“Mi sforzo di
dipingere meravigliosamente tristi verità” così ha scritto Max von Moos. La frase
sintetizza temi e linguaggio del surrealismo. E’ uno degli artisti di Surrealismo Svizzera, da domani al 16
giugno al MASI di Lugano (nella foto una sala vista lago). La non concordanza
e cioè Svizzera con la a, non è un refuso.
Ma un imperativo, che esprime e
sottolinea il lato aggressivo del movimento, ha precisato la curatrice
Francesca Benini. Risponde alla domanda scritta in grande sul muro della prima
sala del percorso espositivo Esiste un
surrealismo svizzero? La mostra, ha spiegato Tobia Bezzola direttore del MASI,
non vuole essere enciclopedica, ma una selezione di artisti dagli anni Venti ai Quaranta. Dai precursori come Hans Arp e Paul Klee, che
non si consideravano dei surrealisti, agli esponenti di gruppi d’avanguardia e
progressisti, banditi dalla cultura
istituzionale repressiva di quegli anni. Nelle loro opere, di pittura in
prevalenza e di scultura, sono evidenziate
le due linee
principali del surrealismo e cioè quella verista con uno stile pittorico preciso
e dirompente e quella che punta sull’inconscio, sulla metamorfosi, quasi al confine
con l’horror. A conferma delle associazioni
illogiche, tipiche del surrealismo, i titoli delle opere, o le frasi
dei pittori, ma anche degli scrittori
come André Breton tra i fondatori del movimento, scritte su pannelli. Come di
Jean Viollier Lo spaventapasseri affascinante
(foto al centro), Visione in un cassetto,
dove visi di donna, fiori, nuvole esplodono, appunto, da un cassetto come pezzi di un
sogno, o Meditazioni ginevrine, ritratto di due donne che parlano, tratteggiate con pennellate di luce. O Il
mondo al contrario di Werner Schaad
con le case posate sul collo di uomini
in giacca e cravatta. O ancora Il menu senza appetito, disegno di Paul
Klee con carote e verdure che prendono la forma di arti umani e un fiore che
diventa una bocca carnosa. Commuovente e strepitosa condanna della violenza Il fiore in pericolo (foto in basso), stilizzata scultura
di Alberto Giacometti.
perfetto
RispondiElimina