Cos'è? Paesi e continenti c'entrano, ma non interessa la loro estensione, il Pil, le città più importanti, i confini, la storia...Forse la storia in quanto rimanda alle persone, alle loro vite, soprattutto alle loro radici. E Se dico radici dico storie è il titolo di un libro di Gian Luca Favetto diventato il recital Le radici davanti per la decima edizione di Scali a mare Pieve Ligure Art Festival diretto da Sergio Maifredi. A condurlo, allo scalo Chiappa, lo stesso Favetto egregiamente supportato dalla straordinaria voce e capacità interpretativa di Saba Anglana e dall'attento accompagnamento alla pianola elettrica di Fabio Barovero. Evocate con passione ma senza eccessi, con fedeltà da cronista ma senza freddezza, con partecipazione ma senza sbavature ruffiane, storie di partenze, di lunghi viaggi senza ritorno, di incontri nel tempo, di qualche rimpianto. Perché come dice Favetto “le radici sono il nostro futuro. Hanno un passato ma esistono per il futuro. Sono destino e destinazione”. Delineano la strada, ci ricordano chi siamo, da dove veniamo e ci aiutano a capire dove andiamo. Nei racconti sembra di vedere i personaggi, il bambino che non vuole piangere, la giovane mamma, il vecchio sommerso dai ricordi. E sullo sfondo città e natura di paesi e continenti. Particolarmente coinvolgente la serata di sabato 29. A far da sfondo agli attori-lettori oltre alle rocce a picco e a un mare blu e inquieto, un via vai di barche e navi con le loro luci e i lampi di un lontano temporale. Purtroppo non così lontano. Preannunciato da qualche goccia vissuta sul palcoscenico con la coraggiosa indifferenza dello Show must go on. Ma trasformatosi, con il rammarico del pubblico, in uno scroscio impetuoso con tuoni e fulmini tali da far temere pericolosi corti circuiti e quindi obbligare a chiudere lo spettacolo con un quarto d'ora d'anticipo. Più fortunato e senza contrattempi lo spettacolo di chiusura del festival, sempre allo Scalo Chiappa. Sul palcoscenico-scoglio domenica 30, Mario Incudine, con l’accompagnamento alla fisarmonica di Antonio Vasta, ha raccontato quasi sempre in siciliano la leggenda di Ulisse e il Ciclope secondo Omero, Euripide, Pirandello e il ligure Camillo Sbarbaro. Molto applaudito il bis con serenata e coinvolgimento del pubblico e la versione sicula, omaggio a Fabrizio De André, di Bocca di rosa.
lunedì 31 luglio 2017
GEOGRAFIA ESISTENZIALE
Cos'è? Paesi e continenti c'entrano, ma non interessa la loro estensione, il Pil, le città più importanti, i confini, la storia...Forse la storia in quanto rimanda alle persone, alle loro vite, soprattutto alle loro radici. E Se dico radici dico storie è il titolo di un libro di Gian Luca Favetto diventato il recital Le radici davanti per la decima edizione di Scali a mare Pieve Ligure Art Festival diretto da Sergio Maifredi. A condurlo, allo scalo Chiappa, lo stesso Favetto egregiamente supportato dalla straordinaria voce e capacità interpretativa di Saba Anglana e dall'attento accompagnamento alla pianola elettrica di Fabio Barovero. Evocate con passione ma senza eccessi, con fedeltà da cronista ma senza freddezza, con partecipazione ma senza sbavature ruffiane, storie di partenze, di lunghi viaggi senza ritorno, di incontri nel tempo, di qualche rimpianto. Perché come dice Favetto “le radici sono il nostro futuro. Hanno un passato ma esistono per il futuro. Sono destino e destinazione”. Delineano la strada, ci ricordano chi siamo, da dove veniamo e ci aiutano a capire dove andiamo. Nei racconti sembra di vedere i personaggi, il bambino che non vuole piangere, la giovane mamma, il vecchio sommerso dai ricordi. E sullo sfondo città e natura di paesi e continenti. Particolarmente coinvolgente la serata di sabato 29. A far da sfondo agli attori-lettori oltre alle rocce a picco e a un mare blu e inquieto, un via vai di barche e navi con le loro luci e i lampi di un lontano temporale. Purtroppo non così lontano. Preannunciato da qualche goccia vissuta sul palcoscenico con la coraggiosa indifferenza dello Show must go on. Ma trasformatosi, con il rammarico del pubblico, in uno scroscio impetuoso con tuoni e fulmini tali da far temere pericolosi corti circuiti e quindi obbligare a chiudere lo spettacolo con un quarto d'ora d'anticipo. Più fortunato e senza contrattempi lo spettacolo di chiusura del festival, sempre allo Scalo Chiappa. Sul palcoscenico-scoglio domenica 30, Mario Incudine, con l’accompagnamento alla fisarmonica di Antonio Vasta, ha raccontato quasi sempre in siciliano la leggenda di Ulisse e il Ciclope secondo Omero, Euripide, Pirandello e il ligure Camillo Sbarbaro. Molto applaudito il bis con serenata e coinvolgimento del pubblico e la versione sicula, omaggio a Fabrizio De André, di Bocca di rosa.
giovedì 27 luglio 2017
OLTRE IL GIARDINO
Che il turismo
sia una risorsa importante se non fondamentale per il Pil di un Paese non
stupisce nessuno, anche se molti tendono a ignorarlo. Ma che dei giardini possano
venire gestiti come un'azienda con piani di sviluppo, investimenti, strategie
di marketing è già più inconsueto.
Eppure è quello che sta facendo il Principe
Vitaliano Borromeo, forte di una
lunga esperienza manageriale, con le sue proprietà sul Lago Maggiore. Che siano
sempre state meta di visite è risaputo, ma la sua idea non è solo quella di tenere
curati prati, piante e fiori, quanto di inserirli a pieno titolo nel
mercato del turismo culturale . Quindi con un approccio da business aziendale,
più che con una visione conservativa come c’è sempre stata. Interessante e al
passo con i tempi, se si considera che
la generazione dei 35-45enni con figli è molto orientata verso questa forma di
turismo. Ora Isola Madre e Isola Bella insieme alla Rocca di Angera, sempre dei
Borromeo, fanno parte di un network a cui
si è aggiunto a luglio il Parco di Villa Pallavicino. Nato come dimora privata
nel 1855, poi acquisito dalla famiglia genovese Pallavicino che trasformò la villa e ampliò il parco,
divenne un museo faunistico aperto al pubblico nel 1956. Oltre a una collezione
di alberi con fioriture spettacolari e piante anche in estinzione ci sono
daini, zebre, pavoni (il bianco della foto è a Isola Madre, uccelli esotici.
Negli ultimi tempi, nonostante i 60mila visitatori l’anno, la villa era in agonia. Non venivano rinnovate le
piante. Cosa invece importantissima per attrarre un pubblico sempre più
esigente. Come ha spiegato Gianfranco Giustina, curatore dei giardini Borromeo
che è stato recentemente insignito della medaglia di miglior giardiniere al
mondo dalla Royal Horticultural Society britannica. Oltre a seguire
l’organizzazione dei giardini, Giustina viaggia ogni anno da un continente
all’altro alla ricerca di specie nuove, studiandone la possibile
acclimatazione. Ma l’innovazione non si ferma qui. Nel progetto rientra il
riadattamento delle case dei pescatori per farne piccoli negozi o caffetterie per soste
gourmet. Un altro obiettivo è quello di rendere visitabile il circuito per almeno
dieci mesi l’anno. Includendo l’autunno che può avere l’attrattiva del foliage e dei suoi colori. In programma visite guidate su prenotazione
anche fuori orario d’apertura, e pacchetti di due notti, chiamati week end del principe, in una casetta sul
lago completamente ristrutturata. E poi
naturalmente la possibilità di organizzare eventi, matrimoni, feste.Insomma una
serie di iniziative destinate a creare anche nuovi posti di lavoro, proprio
come un’azienda in crescita.
lunedì 24 luglio 2017
PER CENTO GIORNI, PER CENTO NOTTI...
Attraverso un cancello con svolazzanti nastri gialli
si entra in un giardino incantato con letti che invitano al sonno e a sicuri sogni
d’oro . Da un momento all’altro ci si aspetta di vedere comparire una bambina
dai lunghi capelli biondi, seguita da un grande coniglio o da un enorme gatto
buffo o da una carta da gioco con le gambe.
Non siamo sul set di un’ennesima rivisitazione di Alice nel paese delle meraviglie ma a una meno lirica presentazione
di materassi. La storia di questi prosaici, ma utilissimi oggetti però
giustifica pienamente la cornice. Si chiamano Eve, ma la prima donna non
c’entra. Il nome, come spiega Jas Bagniewski uno dei fondatori del marchio,
viene dalla riscrittura di uno in greco. La magia, invece esiste, dal momento
che i materassi sono venduti arrotolati e sotto vuoto, quindi con un ingombro
minimo e facili da trasportare. Una volta aperta la confezione nel giro di tre
ore si aprono e si rivelano bianchi con
l’elemento distintivo della striscia gialla. Sono fatti di tre centimetri di memory foam che prende la forma del
corpo e di un rivestimento in poliestere ipoallergenico, anti-acaro, resistente
e facilmente lavabile. Ma quello che rende la magia completa è che Eve, di
design inglese ma prodotto in Germania e frutto di ricerche e sperimentazioni
con 71 prototipi durate quattro anni, si acquista solo on line (SleepEve.it),
arriva entro cinque giorni e si può provare per cento notti. Se non si è
soddisfatti si può restituire. Nel senso che un incaricato viene a casa lo
ritira e rimborsa la cifra spesa. Particolare non trascurabile ha una garanzia
di dieci anni. A questo punto non è una magia il fatto che la brillante
intuizione di tre giovani inglesi nel giro di appena due anni sia diventata
un’azienda di 81 dipendenti con un fatturato di 12 milioni di sterline, giro
d’affari in 14 paesi, e dallo scorso maggio una quotazione alla Borsa di
Londra. Convinti che “Una giornata fantastica comincia dalla notte prima”, i
fondatori stanno mettendo a punto un’intera linea per il letto con cuscini, lenzuola, coperte, eccetera.
Qualcuno ha chiesto se nel kit prevedono anche un partner. “Non ancora, ma sui
nostri materassi assicuriamo un ottimo sesso” è stata la pronta risposta di Jas
Bagniewski.
giovedì 20 luglio 2017
LA FORZA DEI PICCOLI
Che “la civiltà non si misura a metri quadri e
cubatura” siamo tutti d’accordo, ma per esserne certi si può fare un salto a
Monte Castello di Vibio in provincia di Perugia, dove c’è il teatro più piccolo
del mondo. Non a caso la scritta si legge in un documento dei primi Ottocento
che parla appunto del Teatro della Concordia. Ed è anche diventato il suo
slogan. Ovviamente non fa solo riferimento al cartellone degli spettacoli, che
può essere di qualità anche in uno spazio modesto, ma alla sua estetica. E’ in
sostanza la miniatura di un teatro dell’opera, come il Teatro Farnese di Parma
a cui è gemellato, con palchi, platea dalle poltrone di velluto rosso, foyer
affrescato, caffè, camerini e solo 99 posti a sedere. Anche la sua storia è
interessante. E’ stato fatto costruire da nove famiglie del borgo umbro (con
pianta a cuore) e inaugurato nel 1808. Il nome fa riferimento al clima di pace tra
i popoli, che si stava creando dopo la Rivoluzione francese. A differenza di
quanto si può pensare, dato che i palchetti su due ordini sono distribuiti su
nove colonne, le famiglie sponsor non
avevano un loro palco fisso. Ogni mese si spostavano in quello accanto, in modo
che tutti potessero avere la visione centrale della scena. Più Concordia di
così… La struttura dei palchi, completamente in legno, assicura una perfetta acustica
tanto che il teatro è usato come sala di registrazione. Per più di un secolo ci
sono stati spettacoli, con una grande intensità soprattutto tra il 1930 e il
1940, quando si esibivano una filodrammatica e una corale locale. Nel 1951 il
Concordia ha chiuso per inagibilità, dopo aver ospitato nel 1945 il debutto
sulle scene di Gina Lollobrigida, allora diciottenne, in Santarellina di Eduardo Scarpetta. Nel 1993, riaperto dopo sette
anni di restauri, ha avuto 155 mila visitatori e 55 mila spettatori. Nel 2002 gli
è stato dedicato un francobollo. Ora, oltre che come teatro, funziona per
feste, eventi, matrimoni. Proprio come succedeva dal Settecento in poi, per i
piccoli teatri di corte italiani ed europei.(Dall'alto, il teatro ora, il foyer, il teatro nel 1929). www.teatropiccolo.it
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