domenica 27 febbraio 2022

OLTRE LA SORPRESA

Non si può certo dire che in questa Fashion Week milanese, che volge al termine, siano mancate creatività e sorprese. Da chi ha sfilato per strada con pubblico al seguito, a chi ha trasformato  una fabbrica dismessa in una selva oscura dove un ragazzo con pila accompagnava le modelle, non si sa se per illuminare il cammino o l’abito. Per non parlare dei ritorni di nude look e sensuali mises, complete del mitico reggicalze, per proseguire con il metaverso o la salita in passerella di quanto di più diverso dalla modella filiforme. Le proposte interessanti comunque ci sono state, anche da parte di chi ha rischiato di coprirle all’insegna del Famolo strano a tutti i costi.




Tra i tanti contrari all'effetto facile Hui, brand fondato da Zhao Huizhou, con una collezione  sintesi di Made in Italy e Made in China, dai tessuti alle lavorazioni. L’abito longuette è in tessuto jacquard, cinese come il colletto; il montgomery ha gli alamari in filigrana; la giacca con quattro tasche alla Mao è in duchesse di seta rossa (foto in alto). I disegni dei paraventi diventano la stampa del pull di mohair e dei pantaloni abbinati. Il bomber è in duchesse di seta, ricamato da mani cinesi. A suggellare l’intesa Italia-Cina, in prima fila le olimpioniche italiane a Pechino Arianna Fontana e Francesca Lollobrigida. Dalla Cina all’India. Vaishali S. (per Shadangule) rende prêt-à-porter la couture e utilizza tessuti indiani lavorati a mano per capi con giochi di drappeggi e plissettature (foto al centro). Creatività portabile nella collezione Recercle Milano. Con un attento lavoro di ricerca, seguito da accurata post-produzione, Chichi Meroni, direttore creativo di L’Arabesque, dà vita nuova a pezzi d’archivio. Aggiunge un orlo di chiffon al rigido blazer, sovrappone allo spento tubino uno chemisier in organza brillante, mette un corsetto sull’abito da cocktail (foto in basso). Patchwork di stampati, asimmetrie, drappeggi, frange e spalle importanti dalla portoghese Alexandra Moura che manda uomini e donne sulla passerella del nuovo Fashion Hub di Camera Moda all’Adi Museum. Qui hanno sfilato ieri i quattro brand ungheresi Abodi, Elysian, Kata Szegedi, Thefour che fanno parte della Budapest Select. Insieme a Nini con borse e cappelli, a Cukovy con i piumini e a Zsigmond con i suoi capi sportivi e sostenibili, dove il nero è dominante.


 

sabato 26 febbraio 2022

RITORNO AL FUTURO

“Tornare a vivere” è il motto del momento nella moda. Chi lo interpreta con una forte spinta della sera, chi vuole conservare all’esterno la sensazione di rilassatezza e confort della casa. Chi guarda alle tradizioni e al passato per prendere quanto può essere utile per un futuro migliore. Potrebbero sembrare frasi ridicole parlando di vestiti e scarpe, invece hanno un loro perché. 



Il cozy mood di Eleventy, per esempio,  assicura capi in cui stare bene (foto qui sopra).  Così il cappotto di pied-de-poule rivela un interno trapuntato, i paltò in tessuto effetto pelliccia avvolgono in un caldo abbraccio. I bomber in agnellino sono perfetti da indossare sul femminilissimo chemisier con gonna plissé soleil. Ecco i pantaloni con coulisse ed elastico in vita per una migliore e più facile vestibilità o il trench con collo e maniche in maglia. 

Borsalino  ipotizza un viaggio nell’arte italiana dagli anni Trenta ai Settanta. Sull’ala del cappello spiccano i fori, rimando a  Fontana, i patchwork dell’arte povera, le tracce effetto calce dei cretti di Burri. Le forme iconiche di archivio si movimentano con inediti nastri, la gamma delle stampe animalier si arricchisce della Tigre Reale (foto in alto). Anche l’attenzione alla sostenibilità è un modo per riflettere sul futuro e stare bene. Il Bisonte parla di un nuovo classico e di lusso quotidiano sostenibile. Qualcosa che per l’azienda fiorentina c’è sempre stato: sede nel centro della città e produzione e lavorazioni tutto a km 30. Eccetto gli allevamenti della catena alimentare per le pelli. Grande recupero dei modelli d’archivio rivisitati da rifiniture e dettagli sapienti (foto in basso). Una funzionalità sofisticata e per certi aspetti sensoriale quella di Valextra.  Come la borsa in pelle con minuscoli quadrati di velluto per una piacevolezza tattile. O la micro borsa da portare a tracolla o da appendere in vita . Completata per la sera da frange dorate. Ecco i tric-trac in colori invitanti e le piccole borse-contenitori per occhiali, cellulare, carte di credito, da portare sempre addosso, e da estrarre dalla borsa più grande. Inedita la borsa Nolo Crossbody, per tutti i giorni e tutte le ore, con tasche furbissime e una chiusura ispirata ai disegni d’archivio.  La sera scintillante è protagonista assoluta da Giuseppe Zanotti. Perfetta espressione di una voglia di vivere, del piacere di guardare ed essere guardate. Cristalli quindi dappertutto. Sul dietro del sandalo, sulle stringhe che salgono intorno alla caviglia del sandalo gioiello, sui loafer di peluche, portabili anche come mocassini, sugli stivali, sul tacco triangolare della décolleté che riprende un modello di 25 anni fa. Dettagli preziosi anche sul biker che sostituisce le sneaker. Diamantini anche sui nuovi snow boots. 


IL GUSTO DELLA VITA

Come può L’uomo dal fiore in bocca andare in scena con una donna protagonista? Una donna, una moglie, peraltro solo nominata, accennata, che per Pirandello doveva solo intravvedersi, in un angolo in abito nero, in quella specie di dialogo che è in realtà un monologo. 



Nell’adattamento e con la regia di Francesco Zecca al Teatro Menotti di Milano quella donna è invece lei sola sul palcoscenico, nella convincente interpretazione di Lucrezia Lante Della Rovere. Ed è lei, vedova dell’uomo dal fiore in bocca, che da un altro punto di vista racconta quei piccoli gesti del quotidiano insignificanti, ma in realtà così importanti e vitali come lo sono stati per il marito negli ultimi mesi di vita. Superba la scenografia curata da Arti Plastiche Di Morucci Riccardo. Non un angolo di una stazione come nella pièce originale ma un quadrato con la terra, una tomba dove Lante Della Rovere pianta a una una le spighe, prendendole da un grande mazzo che tiene in mano. Uno specchio riflette la scena da un' angolazione speciale, quasi a ribadire le diverse visioni che la morte o l’aspettativa della morte può dare delle cose. Lei parla, non piange, non si commuove anzi addirittura talvolta sorride, si prende in giro, non sdrammatizza. Con le parole e i discorsi da tutti i giorni sembra voler tenere ancora un po’ con sé il marito. Rivedere i ricordi con l’immaginazione, è l’unico modo per sentire ancora il gusto della vita. Lo spettacolo prodotto da Argot Produzioni e Pierfrancesco Pisani per Infinito Teatro è in scena al Menotti Teatro Filippo Perego solo fino a domani.


venerdì 25 febbraio 2022

COLORE RE

Sarà la voglia di energia positiva, sarà che ormai si possono inventare le tonalità più incredibili, i colori dominano le passerelle, le presentazioni, i video di questa Fashion Week. Luciano Padovan li usa con audacia per décolleté, stivali, stivaletti. Prima di tutti il fucsia che può essere, a sorpresa, all’interno di un tacco piuttosto che su una ruche o ancora nelle geometriche inserzioni sulla tomaia. Molti i plateau. Inediti i torchon sulla décolleté, da modellare come si vuole, e il fiocco che si divide tra le due scarpe(foto sotto).





AGL gioca sui contrasti e così sulla stringata maschile spolvera dei cristalli, con il piercing movimenta lo stivaletto in pelle bottalata. Sul mocassino mette un motivo di laccio regolabile tipo corsetto, che si ritrova anche negli stivaletti. Gli stivali sono cosi morbidi che possono ripiegarsi e diventare dei tronchetti. Anche qui il colore  e le stampe colorate sono in primo piano, soprattutto sui cuissard. Da Santoni l’arancio è la tinta principe, da sola sulla suola carrarmato o in abbinata all’azzurro, per sandali dai listelli sottilissimi o sui tronchetti in versione sfumata (foto al centro).  Tre dimensioni e tre colori forti per le nuove borse di Beatrice.B per accessoriare una collezione che punta sui mix di classico e pop. La maglia sportiva si abbina ai pantaloni in seta, il bomber è in velluto liscio ma a pelo lungo, il cappotto scozzese è rivoluzionato dalle frange, la gonna è in alpaca. Tutti i materiali con certificazione sostenibilità. Classica con brio potrebbe essere definito in termini pseudo-musicali la collezione di Annarita N. dominata da un bordeaux orchidea e un verde in tutte le gradazioni. Da Hanita l’ispirazione va dalla Persia all’America dei Navajos. Inevitabile quindi che i cromatismi siano in evidenza nelle lane realizzate con filati riciclati come nelle stampe. Vari i richiami anni ‘80 e ’90, tagli e dettagli sartoriali, molti pezzi per sera e dintorni. Maryling sceglie i colori della natura, il senape, il ruggine, il verde bosco, con qualche raro flash di tonalità accese, per una collezione che guarda ai pezzi clou del passato, ma senza vaghezze nostalgiche. Dalla minigonna all’abito plissettato e stampato, dal cappotto doppiopetto in check o cammello al completo gonna portafoglio e blusa in seta portato sotto il giaccone country con frange sul dietro (foto in basso).


giovedì 24 febbraio 2022

TENDENZA VARIABILE

Non si può certo dire che in questa Fashion Week milanese manchino le proposte. Anzi sono talmente tante che è quasi impossibile individuare delle tendenze, a meno che non si prenda come tendenza proprio la varietà. Per vestire tutti i tipi di donna in occasioni e per stili di vita differenti.  Si vuole il calore, la morbidezza e un look da star, ma si è animaliste intransigenti? Ecco le pellicce di Alabama Muse realizzate con pelliccia ecologica di grande qualità e tagli e rifiniture sartoriali. Alle volte colorate, spesso con un fiocco da mettere e togliere. Sempre con quel glamour un po’ Sixties che si ritrova negli accessori: borse, colbacchi, colli da applicare . 




 


Capi con una storia? Anche questo è possibile. Non si tratta d’ispirazione da un libro, un luogo, un film, ma della storia di cosa e come sono fatti. Succede nella collezione di Gilberto Calzolari chiamata Ecomachia, termine coniato da due studiosi americani per definire la competizione non voluta tra natura e cultura.  E quasi a ribadire questa lotta, e in un riciclo rispettoso dell’ambiente, lo stilista impegnato nella sostenibilità utilizza tessuti e materiali  delle divise della 2° guerra mondiale. Dimezza il trench per farne un tailleur a cui aggiunge un colletto di pelliccia ecologica colorata. Lo zaino per il paracadute diventa una gonna sexy da indossare con una blusa con volant. La trapunta di nylon per coprire le motociclette si trasforma in mantella. Il tubino in seta stampata si rinnova con maniche catarifrangenti nella plastica recuperata dal mare. L’abito in georgette con balze e volant è ingabbiato nelle bretelle da paracadutista. Sfila in digitale Anteprima. Sofisticata, come sempre, la collezione che guarda all’architettura e all’arte. Abiti stretti in vita si alternano a morbidi completi in maglia dal look confortevole . Borse scintillanti e sciarpe che avvolgono la testa a formare dei  donanti copricapi. Da Annakiki il direttore creativo Anna Yang immagina un futuro cibernetico in cui l’abbigliamento diventa una versione migliorata del corpo umano. In passerella sfilano capi dove il gusto per le geometrie è dominante. A cominciare  dalle spalle enfatizzate e squadrate per continuare con i pantaloni a due colori, nero protagonista, e grigio. Per proseguire con i ziz-zag verdi sulla giacca, piuttosto che il paltò in tweed sfilacciato che forma una stella sul davanti. O ancora il cappotto di peluche a quadri irregolari bianchi e neri. Chiude la sfilata una modella con protesi dorate.  Torna il piacere di indossare la giacca e Blazé, in un affascinante appartamento con boiserie, stampe e una ricca biblioteca, dà una dimostrazione  delle molte e possibili variazioni sul blazer. Bluse iperfemminili e gonne a pieghe, tailleur pantaloni e sportivissimi maxipull a trecce, cappottoni doppiopetto e leggiadri abiti stampati da Momonì. A indossarli in un video Greta Ferro, la protagonista della fiction Made in Italy.


mercoledì 23 febbraio 2022

IL BELLO DELLA RICERCA

La ricerca nei materiali, nelle forme, nei dettagli per avere capi più confortevoli e più gestibili. Il piacere di rinnovarsi, tenendo conto della tradizione. Sembrano frasi al vento, che dicono tutto e niente. Invece raccontano bene le tendenze della moda femminile in questo momento. Tombolini, per esempio, mette insieme la forte esperienza nei capispalla e nel sartoriale maschile con la sperimentazione di tessuti tecnici per una serie di capi con il leit motiv del plissé. Accanto al cappotto rosso o al trench cammello, dal taglio ineccepibile, propone completi in Cupro lavabili in lavatrice e che non richiedono stiratura.  



Simonetta Ravizza titola Change la sua collezione all’insegna del cambiamento e sceglie come cornice la galleria d’arte di Glauco Cavaciuti. Con le modelle, sullo sfondo del materiale di cui sono vestite, crea delle vere e proprie installazioni. Gioca sui grafismi e i ricami, fa diventare il logo un motivo ornamentale. La mongolia è la protagonista, affiancata da shearling e pelli leggere. Nuovo spirito anche da Borbonese che partendo dall’artigianalità e dai motivi chiave delle mitiche borse, crea una serie intrigante di capi in pelle, come la brassière, il montgomery riveduto, l’abito trapezio (foto in basso). Da  accessoriare, oltre che con le borse, con stivali e cuissard in sintonia e grandi occhiali a farfalla. Baldinini rinnova il logo giocando sui chiaroscuri. Un logo in cui la B dalla forma particolare, diventa il fil rouge che corre e firma i tacchi, i cinturini degli stivali, le suole. Molte di queste sono a carrarmato, ma in realtà leggere e flessibili. Svariati i giochi di colore. Le stampe sul cavallino  dominano la capsule collection di Arthur Arbesser per Baldinini. Rodo sceglie la Casa del Manzoni per proporre le sue preziose borse e le sue scarpe (foto in alto). Una collezione che si rifà alla tradizione di alto artigianato, ma con varie e inedite sperimentazioni. Così il midollino si accosta alla pelle anche per l’inverno, ma è dipinto in argento o in bronzo. La scarpa con plateau rivela un tacco conico.  Ispirazione Tibet  per la collezione  della cinese Sara Wong che sceglie di presentare la collezione Summit of Purity sotto la volta di vetro dell’Acquario Civico. Colori forti mischiati tra loro e molti dettagli a sorpresa. Dalle frange multicolori ai bottoni a conchiglia, alle tasche borsellino. 


martedì 22 febbraio 2022

APRITI MODA

Mentre sta finendo la Fashion Week londinese, dominata dai giovani, dallo street style, dal no gender e dalla sostenibilità, è incominciata la kermesse milanese. Che si è aperta ufficialmente con l’inaugurazione del nuovo hub all’interno dell’ADI Design Museum. Il tema della sostenibilità è di casa anche qui, sviluppato in modi diversi. Per esempio Cividini prosegue con l’Evoluzione della permanenza che spiritosamente Piero Cividini traduce con “Continuiamo a fare le stesse cose”.  In realtà lo stile rimane immutato, ma la ricerca nelle lavorazioni si rinnova continuamente, sempre tenendo fede a quel principio di creare capi che durino nel tempo e quindi nel rispetto dell'ambiente.




Ecco le maglie dipinte una per una con l’aerografo, pezzi unici in cui l’imperfezione diventa un must. Sempre attraente la maglieria mouliné che unisce vari fili ritorti presi da uno stock di magazzino. Inedito il giaccone che mette insieme piumino, maglia e montone. O il cappotto aderente in vita, chiuso da zip, in poliestere riciclato e metallo (foto al centro). In chiave green anche le due capsule collection del nuovo progetto di Martino Midali.  Si chiama Maison Martino Midali e mette insieme le varie capsule collection  che raccontano le sperimentazioni del brand. Una riguarda la rivisitazione delle scarpe friulane con i tessuti di scarto di un’azienda del distretto tessile di Como, specializzata in jacquard per arredamento (foto in basso). Molti quindi i motivi jacquard, gli optical, con qualche flash di barocco. La seconda s’ispira al Giappone, si chiama Kimonomania, ed è fatta di spolverini e giacche, nello stile fluido di Midali, completamente double face. Da una parte in velluto stretch, dall’altra in stampati floreali, animalier e geometrici, che occhieggiano alla tradizione orientale. Parafrasando in qualche modo la canzone cult Walk on the wild side di Lou Reed, Cuoio di Toscana con Step into the green side, propone una mini collezione  al 100% naturale e sostenibile. Sono cinque borse di cui due  grandi e due più piccole  e un mocassino unisex. La scocca esterna delle borse è in cuoio intrecciato, scarto dell’industria alimentare, l’interno è in iuta  con le illustrazioni di Giorgia Ascolani. Il mocassino  è in cuoio tinto a mano  con tomaia  trattata con tannini vegetali e suola verde per ribadire il green (foto in alto). Nelle  sale di Palazzo Turati ha sfilato Oblique Creations , marchio 100% made on Italy: tagli sartoriali, silhouette e colori classici con piccoli dettagli innovativi e caratterizzanti.  

giovedì 17 febbraio 2022

NOVECENTO IN PRATO

Cosa c’entra una gallina in legno con le rotelle nella Sala dei Tessuti Antichi del Museo del Tessuto di Prato. C’entra e molto. Perché Novecento Elegante. Abiti e accessori dalla donazione Fineschi  vuole raccontare un secolo di storia  attraverso oggetti e abiti appartenuti ai Fineschi, famiglia di imprenditori attivi a Prato da metà dell’Ottocento. Dell’intera collezione fatta di 160 pezzi, raccolti negli ultimi vent’anni da Ada Tirinnanzi, moglie di Antonio Fineschi, e donata al Museo nel 2021, ne sono stati scelti ottanta per la mostra aperta il 13 febbraio.





Il percorso espositivo è cronologico, ma segue anche dei temi. C’è l’abbigliamento femminile con capi da giorno e da sera tra cui pregevoli modelli anni Venti che si rifanno alle creazioni dei grandi couturier parigini, ma anche vesti da notte, negligé, oltre a centrini, bordure e lavori di ricamo. Fino a capi di grandi stilisti anni Ottanta come Gianfranco Ferré e Rocco Barocco. Più tutta una serie di accessori come borsette, bijoux e perfino fibbie e bottoni (v.foto al centro). Per l’abbigliamento maschile ci sono completi da giorno, frac, smoking e soprabiti, soprattutto del primo Trentennio del Novecento e poi cappelli, bastoni e set da fumo in sepiolite. Decisamente inedita l’esposizione di abiti da bambini anni Venti e Trenta accompagnata da giochi da tavolo e giocattoli dell’epoca.  Per meglio inquadrare il periodo sono esposte riviste di moda, figurini, campionari appartenenti al Museo, e due dipinti del 1934 di Galileo Chini, pittore e ceramista fiorentino tra i protagonisti del Liberty italiano, imparentato con i Fineschi(v.foto in basso). A completare il tutto un filmato realizzato dal Museo con foto tratte dagli album di famiglia e riprese originali. La mostra, curata dalla conservatrice del Museo Daniela Degl’Innocenti con la collaborazione di Valentina Sonnati, è aperta da martedì a giovedì dalle 10 alle 15, venerdì e sabato dalle 10 alle 19 e domenica dalle 15 alle 19. Chiude il 29 maggio. 

martedì 15 febbraio 2022

CHE SARA SARA'

“La fantasia come soglia di libertà”. Può sembrare una frase a effetto, un filo retorica, come dicono i francesi “per sbalordire il borghese”.  Ma nel caso di Sara Parziani è vera, reale, pensata. Del suo male, una  malattia rara del collagene, ne ha fatto un tema per la sua identità,  cogliendo la libertà di raccontarsi. Sempre in termini tra l’ironico e il surreale, senza nessun compiacimento pietistico.


 “Normalmente, commenta, le persone non vogliono sentire parlare  di vicende tristi o dolorose”. Basandosi sulla sua formazione( ha studiato con il regista pedagogo Jurij Alschitz e continua a seguire laboratori in contesti differenti) ha scritto  una drammaturgia con cui ha vinto il premio L’Artigogolo. Che, con varie aggiunte, è diventata un libro e di recente è stata portata in scena al Pacta dei Teatri durante il Festival della Scienza, a Milano. Lo spettacolo, come il libro, s’intitola Romanzo di un’anamnesi. Un titolo  che gioca sul doppio  significato della parola anamnesi. Ricordi, reminiscenze, ma anche cartella clinica di un paziente. Sola sul palcoscenico racconta la sua vita, dove  la malattia ha un rilievo importante. Cammina, fa gli esercizi che le hanno prescritto. Il monologo ogni tanto s’ interrompe per dare spazio e voce alla figura di un’infermiera pronta al prelievo o di un dottore che non sa ascoltare.  Ma anche le sue gambe dialogano tra loro, quella uscita dal gesso con l’altra, che non ha subito interventi. All’inizio non si riconoscono. “Io parlo con gli oggetti, confessa Sara, per esempio converso con il frigorifero che chiamo il mio migliore amico gay. Gli racconto i miei problemi”. Ogni tanto durante le medicazioni parte una radiocronaca scritta da lei e recitata da un attore. Sono un lui e una lei che s’incontrano e ne nasce una conversazione folle.  Il libro è edito dalle Edizioni ChiPiùNeArt nella collana Le nebulose. In marzo, a Milano, in data e teatro ancora da definire, è prevista la replica dello spettacolo.  

lunedì 14 febbraio 2022

TEMPO DI IMMERSIONI

Una palazzina a Rodeo Drive dove i colori dominanti sono il rosa, soprattutto, e il nero, ma a guardare bene si percepiscono delle macchie, un mix di animalier e camouflage in tinte inedite, versione graffitaro. Qualcosa non in linea con il lusso vistoso e sopra le righe di Beverly Hills e nemmeno con il brand il cui nome si legge sul muro, Burberry. 




In realtà è tutto in perfetta coerenza, espressione di un’evoluzione e dei tempi. Anche i negozi della famosa strada non sono più quelli con i tavoli da biliardo per intrattenere i clienti, le poltrone kitsch, i lampadari eccessivi, i bar stile discoteca, le commesse vamp (e classiste) genere 
Pretty Woman. Burberry non poteva non far parte di questa rivoluzione. Nel suo flagship store propone un’esperienza immersiva, una celebrazione della libertà d’immaginazione con un viaggio attraverso suoni e colori che inizia proprio dall’esterno. Dove i muri della facciata s’ispirano alla collezione Animal Instinct del direttore creativo Riccardo Tisci. Fatta di quelle stampe astratte  con vaghe forme di animali che si ritrovano nei capi, sia da uomo che da donna, per la prossima primavera-estate. L’immersione prosegue nelle vetrine che vogliono ricreare l’atmosfera e la cornice delle sfilate. Continua all’interno con gli altoparlanti a specchio che si arrampicano sulle scale e i video delle sfilate proiettati giganteschi su schermi, dal pavimento al soffitto. Tutto rafforzato con l’audio, in cui musiche varie si mescolano con i suoni del vento e della natura. L'immersione sarà possibile fino al 7 marzo.

mercoledì 9 febbraio 2022

INVECE E' PROPRIO FRANCESCA

Si può ironizzare sul femminismo e la condizione della donna senza essere blasfemi o controproducenti per una giusta causa. Si può prendere in giro vegetariani, vegani e maniaci del biologico, senza essere scontati. Si può parlare di maschio Alfa e della sua distrazione domestica senza dire quello che in decine di spettacoli ha già fatto ridere centinaia di persone. Dopo aver visto Non è Francesca. Storie di ordinaria contraddizione in prima milanese al Teatro della Cooperativa (fino al 13 febbraio) se ne ha la conferma. Anzi si ha la certezza che si può continuare a trattare questi argomenti con efficacia e humour, senza mai cadere nel ripetitivo o nella farsa di cattivo gusto.


 

Sul palcoscenico Francesca Puglisi, napoletana, diplomata alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, con una sedia, due pesci rossi in vasca e Alexa, l’assistente vocale, a cui pone domande, interrompendo le riflessioni a voce alta. Che poi, metafora del ruolo prevaricante della tecnologia informatica, diventa sempre più invadente, fino a rivelare quasi una specie di tresca con il compagno di Francesca, non ancora rientrato a casa. E proprio da questa ansia dell’attesa nascono i dubbi, le elucubrazioni, appunto le contraddizioni del monologo. Da un lato lei lo aspetta pronta a preparargli il suo piatto preferito, dall’altra è contenta che non ci sia più, con il suo
shit corner di vestiti sporchi. Con la sua indifferenza a qualsiasi problema, la sua distrazione, il suo non occuparsi di niente, tra cui il citofono, da aggiustare da più di un anno. E’ uno spunto per parlare di cosa vogliono le donne, di cosa vorrebbero dagli uomini, che si allarga a tematiche del momento.  Dalla raccolta indifferenziata, motivo di contrasti e divorzi, ai vegetariani. Dalla sostenibilità alla società Instagram, che vuole tutti connessi, belli e di profilo. Certo ci sono vari luoghi comuni, spesso espressi in napoletano. Non sono pezzi forti, servono a completare il quadro. Il ritmo è veloce, senza pause, con qualche momento d’interazione con il pubblico, che esalta ulteriormente la simpatia dell’attrice. Il testo è suo, scritto in collaborazione con Laura Pozone con cui ha curato la regia e con Riccardo Piferi. Con una supervisione di Lucia Vasini. Puglisi, alla fine, ha ringraziato tutti, aggiungendo anche un ricordo affettuoso e commuovente della giornalista Luisa Pronzato, fondatrice della 27esima ora, scomparsa la notte prima. 

 

lunedì 7 febbraio 2022

INTORNO AL CABARET

Chiamarlo spettacolo è improprio, anche se il ritmo è talmente veloce e incalzante da riuscire a intrattenere, appassionare, divertire, proprio come un cabaret di livello. S’intitola non a caso Cabaret: L’arte ribelle. Ed è un evento diviso in tre parti che si tiene al Teatro della Cooperativa di Milano. Lo conduce, e ne è anche ideatore, Flavio Oreglio. Racconta la storia del cabaret dalla genesi in Francia, di cui si è parlato nel primo incontro il 9 gennaio, all’avvento in Italia, fino ai giorni nostri, di cui si parlerà nel terzo appuntamento del 6 marzo. 

Il secondo appuntamento titolato Il cabaret che non ci fu è stato ieri. Oreglio prende in osservazione l’Italia dal 1890 al 1945 mettendo in risalto cosa è stato percepito di questa forma di spettacolo.  Quali sono state le analoghe forme preesistenti da noi e come si sono evolute. Tutto naturalmente è basato su documenti che Oreglio ha raccolto, con attenzione e passione, in vent’anni. Davvero interessante quello che si viene a sapere, soprattutto i collegamenti che si scoprono, addirittura il perché di certi avvenimenti. Tutto ben raccontato dall’autore-presentatore che non sale mai in cattedra, nonostante l’accuratezza quasi scientifica della sua ricerca. L’esposizione è brillante, in forma colloquiale, ma con giusta scelta di parole. Ogni tanto interrotta per intonare e suonare con la chitarra un brano famoso. Si scopre così che la mitica Reginella, pezzoforte di Roberto Murolo, ha molti punti in comune con O mia bela Madunina composta nel 1934 da Giovanni D’Anzi. Tutto quello che si dice è ben inquadrato nel periodo storico, corredato con la proiezione di foto d’epoca. Inevitabili, quindi, i riferimenti alle ridicolaggini del fascismo. A quella censura che respingeva tutto quello che veniva d’oltralpe e dove le canzonette erano accettate perché divertivano il popolo, distraendolo dai reali problemi e dalla politica. Che comunque riusciva a essere scavalcata dalla genialità di qualcuno. Dall’apparentemente innocua Maramao perché sei morto, che alludeva in realtà a un importante personaggio all’innocente Tamburo principal della banda d’Affori, che comandava un numero di pifferi, guarda caso, uguale a quello dei parlamentari del regime. 

Finale aperto alle domande del pubblico in cui Oreglio ha colto l’occasione d’informare dell’esistenza di un archivio storico del cabaret, consultabile anche su un sito e di presentare, per chi volesse saperne di più, con  molto spirito, il suo libro  L’arte ribelle. Con i ritratti in copertina, che si ispira agli affiches di Toulouse-Lautrec, dei massimi nomi del cabaret italiano Dario Fo, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Cochi e Renato e i Gufi.


sabato 5 febbraio 2022

TRE DONNE

Taddrarite è il titolo dell’atto unico in scena, fino a domani, al  Menotti Teatro Filippo Perego di Milano. E’ la traduzione in siciliano di Pipistrelli, come dice il sottotitolo. Perché nel buio, proprio come i pipistrelli, hanno vissuto le tre protagoniste, tre sorelle. Un buio non reale, ma metaforico, che non hanno scelto, ma nel quale sono state costrette con il matrimonio. 


Si ritrovano alla veglia funebre del marito della più giovane, una convincente Luana Rondinelli(a sinistra nella foto), nata a Roma ma cresciuta in Sicilia, che è anche regista e autrice del testo. All’inizio è uno scambio di ricordi e commenti accennati, tra un’Ave Maria e l’altra, che diventa sempre più un racconto dell’orrore subito tra le mura domestiche. Anni di soprusi, tradimenti solo unilaterali, indifferenza totale e soprattutto violenze, che hanno dovuto tenere nascoste. Solo una delle sorelle, la più bella e provocante delle tre con blusa scollata e tacchi alti, l’ottima Donatella Finocchiaro (al centro nella foto), è riuscita a dare un taglio netto e ha divorziato. Apparentemente è la più cinica, che non crede all’amore e da un uomo vuole solo il denaro e gli agi che può offrirle, e non ha a cuore nemmeno la figlia. Anche la terza sorella, ben interpretata da Claudia Potenza (a destra nella foto), è vedova. All’inizio sembra reticente, la frena un certo pudore formale, ma poi rivela le violenze subite, tra cui l’umiliazione dell’amica diventata amante del marito. Solo quando parla della figlia s’illumina e pensa di avere uno scopo nella vita. E poi c’è la neo-vedova, l’unica a non voler salvare le apparenze, che non ha problemi a non riuscire a piangere di fronte alla gente.  Dal suo racconto sugli ultimi giorni di vita del defunto affiora un segreto, che quasi la riscatta e le rende dignità. Nonostante la drammaticità, nelle parole delle donne, per la maggior parte in siciliano alle volte anche troppo stretto, non c’è lamentela o piangersi addosso. Rabbia certo, ma tenuta a bada e filtrata da una sorta d’ironia che spinge spesso alla risata. Senza mai arrivare al grottesco. Un buon mix, perfetto per un argomento, la violenza domestica, non mai abbastanza affrontato.  Che spiega anche i numerosi premi vinti dalla pièce.   


mercoledì 2 febbraio 2022

L'AMORE AI TEMPI DEL COVID

Neanche la pandemia ha frenato la grande kermesse consumistica di S.Valentino, partita già in dicembre, prima che i ritardatari avessero finito di confezionare gli ultimi pacchetti natalizi. Considerato il fermo di un anno era inevitabile che la folle macchina si mettesse in moto. Soprattutto pensando che le coppie non ancora consolidate, le maggiori celebranti di S.Valentino, data la difficoltà di scambiarsi effusioni fisiche, vedessero nel regalo un buon succedaneo per farsi promesse. Meno eccitante certo, ma senza rischio di contagi e per i più prammatici anche durevole. 



Quanto alle proposte sono variegate, perché tutto può essere sanvalentinizzato. Dall’abbigliamento alle biciclette, dai cioccolatini alle poltrone, passando per le maggiori ovvietà come i gioielli con cuore, off course (nella foto orecchini di L'Arabesque). Ci sono anche le cene e i week end romantici. Totalmente fuori posto in questo momento, soprattutto per chi è all’inizio di una storia o comunque non convive con l’amato/amata, ma in un passato felice, sempre molto apprezzati. Interessante, a questo proposito, la Boscolo Gift Love Collection. Si tratta di un cofanetto con soluzioni rigorosamente per due, da una a tre notti, da utilizzare anche quando la situazione sarà meno critica, ma su cui incominciare a farsi delle attese-previsioni. Si va da Vespa & Love un itinerario nell’Italia Centrale sulla mitica Piaggio, per sentirsi un po’ Gregory e Audrey, a Camere con vista, un giorno e una notte in una città italiana ricca di bei panorami, a Hotel insoliti, per passare una notte in una villa cinquecentesca piuttosto che in una casa a cupola o su un albero. Da Luoghi d’amore con due notti nelle città più romantiche d’Europa e Extraordinary Istanbul con tre notti nella metropoli turca. Per chi non è ancora preparato a una convivenza, c’è anche la soluzione Fine Dining: per una cena a due in un ristorante stellato o di giovani promettenti chef, dalla Lombardia alla Sicilia. Da programmare quando il Covid sarà meno sulle prime pagine.