Di fronte all’opera di Luigi Pirandello, si ha difficoltà a pensare che sia vissuto e morto nella prima metà del secolo scorso. I personaggi e le problematiche sono straordinariamente contemporanee. Se poi si ha l’occasione di assistere a una pièce con ottime recitazione e regia la sensazione raddoppia. E’ il caso di Uno,nessuno e centomila, al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 29 gennaio. Nato come romanzo nel 1925 e pubblicato a puntate, Uno,nessuno e centomila affronta una delle tematiche esistenziali più del momento. “La scomposizione della vita” l’ha chiamata l’autore che ha anche giudicato il romanzo "il più amaro di tutti" e "profondamente umoristico". E già in queste espressioni contradittorie ci si fa un’idea del quadro che Pirandello racconta.
In scena, sempre presente, Pippo Pattavina (v.foto) nei panni di Vitangelo Moscarda, proprietario di una banca ereditata dal padre, che evoca un flash back. La sua esistenza procede nella totale mediocrità fino a quando la moglie Dida gli dice, en passant, che ha una parte di naso che scende, le sopracciglia ad accento circonflesso, le orecchie diverse e una gamba più arcuata dell’altra. Dida è interpretata da Marianella Bargilli con caschetto-parrucca nero, mentre con i lunghi capelli biondi riveste il ruolo della quasi amante Maria Rosa (v.foto). Da questo momento Vitangelo, per la moglie Gengé, elabora una teoria fino a rendersi agli occhi di chi gli sta intorno un folle. In realtà anche se con note esasperate la sua teoria ha delle basi assolutamente veritiere. Parte dal concetto che ognuno di noi ha tante facce e personalità, che sono quelle che vedono gli altri, oltre a quella che vediamo noi stessi. Una considerazione supportata da ragionamenti filosofici, teorie psicoanalitiche, nevrosi sociali. Dalla schizofrenia al relativismo, dal culto della forma estetica alla voglia di apparire, dall’egocentrismo ai disturbi border line. Perfetta la scenografia, che cambia con una certa continuità, rivelando ambienti con pochi essenziali mobili, colori pop e un’atmosfera fra l’onirico e il surreale. Da vedere.