martedì 20 dicembre 2022

SERIE CON L'ASTA

C’è una nuova serie sull’web, da ieri. Le puntate di dieci minuti ogni due settimane, si possono seguire su Youtube, anche dopo l’uscita. le storie sono ambientate in una galleria casa d’aste a Firenze. Quadri alle pareti, opere da revisionare sulle scrivanie, sculture, piccoli oggetti ovviamente d’arte, scatoloni da aprire. Gente che si scambia opinioni, commenta, telefona, persone che arrivano con pacchi. Un nucleo fisso di personaggi e poi qualche comparsa occasionale. C’è molta animazione, anche se lo storytelling non prevede intrighi amorosi, né plot da giallo. 



Si tratta, infatti, di vita vissuta. Il luogo non è un set ma una vera galleria d’arte. Chi si muove all’interno non sono né attori, né comparse. Sono i famigliari, gli esperti, il team di lavoro e anche un cane che vivono la quotidianità di un’autentica casa d’aste, la Galleria Pananti. Fondata nel 1968 da Piero Pananti come galleria d’arte è diventata anche casa d’Aste nel 1999.  Ad affiancare il fondatore il figlio Filippo, ora direttore e amministratore, e da dieci anni l’imprenditore Ugo Colombo. L’idea della serie è nata dalla voglia di far conoscere la storia della galleria ma soprattutto di svelare quello che succede tra le quinte delle aste, un mondo sconosciuto e per molti intimidente. “Attraverso queste brevi storie vogliamo coinvolgere un pubblico più ampio e giovane….nel viaggio che un’opera compie da quando entra in Galleria e prima di essere battuta” commenta Filippo Pananti. E quale formula migliore che una web serie tra reality show e documentario? Dietro la macchina da presa il regista Giovanni Piscaglia, classe 1984, capace di evidenziare l’importanza delle tradizioni, la conoscenze e il pragmatismo degli attori, ma anche coglierne informazioni e notizie sull’arte, intervallate da spunti di humour e fiorentinità. Tra i personaggi e interpreti oltre il fondatore e l’amministratore, che diventa battitore per le aste, Emanuele Castellani esperto di arte antica che studia le condizioni delle opere, anche  delle  moderne e contemporanee. E poi Lorenzo Lippi, grafico e design, che cura la grafica del catalogo e la copertina dove il soggetto non è mai scelto per il valore di mercato. Casa Pananti è visibile, oltre che su Youtube, sul sito www.pananti.com e su Facebook di Pananti Casa.


 


sabato 17 dicembre 2022

RIVIVERE L'ORRORE

Che sia uno spettacolo straordinario l’hanno detto le critiche e i commenti del pubblico. Ma solo vedendo Il Rumore del silenzio al Teatro della Cooperativa di Milano se ne comprende davvero il livello altissimo. Una capacità di emozionare e dare i brividi che difficilmente si vede sul palcoscenico. 



In scena Laura Curino e Renato Sarti, che ha anche scritto il testo e curato la regia. Due sole persone che riescono a impersonare il pensiero, il dialogo, il dolore, le espressioni dei molti coinvolti in quello che è stato uno degli episodi più tragici del dopoguerra: la strage di Piazza Fontana a Milano, nella Banca dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969, in cui morirono 17 persone e ne rimasero ferite 86, di cui alcune  gravemente.  Una strage, causata da una bomba, di cui i mandanti, per quanto chiari fin dall’inizio, sono stati  nascosti e protetti con processi-farsa portando a condanne ingiuste e alla morte d’innocenti. Renato Sarti inizia raccontando delle sue prime esperienze in una Milano in cui stava arrivando il sessantotto, con ironia, qualche brano musicale giusto per i riti dell’epoca (Non arrossire di Gaber), la voglia di fare, la ricerca di un lavoro. Poi improvvisamente uno scoppio e incomincia la narrazione della strage per cui Sarti da voce fuori campo diventa interprete, assume il ruolo delle persone coinvolte, di quelli rimasti vivi e dei morti, rivissuti dai famigliari. Ed è singolare ed entusiasmante  questo mettere insieme momenti del quotidiano di persone normali con le fasi di una spaventosa  tragedia.  Dove anche gli oggetti sono protagonisti: una cintura per fermare un’emorragia, una macchina da scrivere, un telefono, un ritrovato pacchetto di una delle vittime, che diventa un crudele ambasciatore di morte . Laura Curino è Licia Pinelli, la moglie dell’anarchico, suicidato in Questura, ed è lei a raccontare la vita  che si spezza, le notizie che non arrivano o che arrivano ai famigliari, quando il telegiornale le ha già date. E’ l’orrore più forte, che dà i brividi per cui s’intuisce dietro un mondo di mostri veri, che non hanno niente a che vedere con quelli dati in pasto al pubblico attraverso i giornali. Il ritmo è incalzante, senza un attimo di tregua, ci si indigna, si avrebbe voglia di gridare, ma poi ci si accorge che è difficile trattenere il pianto.  A far da cornice, i disegni di Ugo Pierri e Giulio Peranzoni e la video installazione di Fabio Bettonica. Una scenografia apparentemente surreale, ma di fatto molto realistica e che va diritto al cuore, più di qualsiasi filmato. Peccato che domani sia l’ultimo giorno.



venerdì 16 dicembre 2022

UN NATALE DA CANI

I cani non sono più un’idea regalo. Da mettere sotto l’albero il 25 e gettare in un cassonetto il 26, magari ancora con il fiocco rosso o dorato. Sono diventati destinatari di regali. E quello che è interessante non solo di oggetti(leggi cappottini, guinzagli, bandane) che piacciono ai padroni. 



Ecco per esempio i cofanetti di Genuina Pet Food con monoporzioni di cibo cucinato, molto graditi ai pelosi e con il beneplacito dei veterinari, perché al 100% monoproteici. Si tengono fuori dal frigorifero, sono già cotti e pronti all’uso. Per far contenti i padroni, i cofanetti possono essere personalizzati con il nome del cane. Amusi propone un petfood rigorosamente made in Italy, studiato da veterinari nutrizionisti. Si acquista sul sito e per conoscere la crocchetta giusta si compila un test con le caratteristiche e lo stile di vita del cane. Regalo in alternativa, o in aggiunta, sempre di Amusi, brand nato nel 2021, il kit di toelettatura. Niente trucchi e profumi, che i quattrozampe detestano, ma shampoo a secco, spray scioglinodi, crema balsamo da naso per scongiurare i fastidi cutanei, soprattutto nei cuccioli che spesso si leccano il naso con infauste conseguenze. Il Mandarin Hotel di Milano ha studiato soggiorni mirati per i cani in partnership con Poldo Dog Couture. Con un welcome kit composto da  morbidi dog-bed, raffinate ciotole in porcellana e due percorsi, di cui uno di quattro ore con dog sitter dedicato, trasporto con la Poldo car al Parco Sempione, in una delle aree cani più cool della città, toelettatura e per finire, invece del gelato estivo, una fetta di Canettone. Inutile dire che il regalo di cappottini e simili è sempre contemplato e le proposte sono quadruplicate rispetto agli anni passati. Basta dire che al prossimo Pitti Immagine Uomo a Firenze verrà inaugurato Pittipets, un settore interamente dedicato agli animali da compagnia. Sarà nella Polveriera di Fortezza da Basso, in uno spazio disegnato ad hoc da Ilaria Marelli, affermata designer con un ben fornito curriculum di allestimenti per brand internazionali.   

sabato 10 dicembre 2022

SOTTO E INTORNO ALL' ALBERO

Ci sono nuove tendenze per questo Natale? Una è l’anticipazione  a inizi novembre. Il calendario dell’Avvento ha già avuto il tempo di impolverarsi e i cioccolatini, se ci sono, di diventare rancidi.  Gli abeti veri hanno cominciato a perdere gli aghi e i regali nascosti di Babbo Natale sono già stati scoperti dai bambini più intraprendenti. A parte questo si può dire che il rosso non è più il colore sovrano. Si parla di azzurro, di verde che fa sempre ecologico e addirittura del discussissimo viola. E questo vale anche per gli alberi.



Louis Vuitton in collaborazione con Lego ha proposto, in tutte le sue vetrine nel mondo, alberi di Natale fatti di mattoncini che riproducono monumenti francesi noti. A Milano, in Via Montenapoleone c’è l’albero simil Torre Eiffel realizzato con i bauli monogrammati su fondo azzurro, fatti di mattoncini. Certo l’ecologico si fa sentire, sono calati notevolmente gli acquisti di alberi veri e c’è stata un’impennata di alberi finti.  Nel Christkindlimarkt, di Zurigo, il più grande mercatino di Natale al coperto d’Europa, il famoso abete di Natale di 15 metri non è più illuminatissimo. Per chi lo vuole più splendente, ai suoi piedi ci sono quattro biciclette elettriche con generatore integrato per far risplendere, a forza di pedalate volontarie, le 300 palle natalizie. Anche nei regali c’è un occhio di riguardo agli sprechi, assolutamente in antitesi al consumismo dell’inutile idea regalo, da sempre pezzoforte del Natale. I cofanetti-regalo con viaggi e soggiorni sono più che mai ambiente-oriented e mirati per indirizzarsi a chi li apprezza davvero. Come i Boscolo Gift. Si va da Eco Retreats, fine settimana in eco hotel ai Veggie d’autore con una selezione di ristoranti vegetariani, vegani, crudisti, plant-based, uno degli ultimi trend alimentari. Oltre a Un giorno in cantina nelle aziende vinicole emergenti o Grandi Cru in giro tra i produttori più importanti.



giovedì 8 dicembre 2022

RICORDI NON PERDUTI

La scenografia è intrigante:  dei lumi per terra a formare un percorso e un grande orologio di ispirazione daliniana che pende dall’alto. Si presenta così il palcoscenico di Via del Popolo al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino all’11 dicembre. 


Subito dopo l’apertura del sipario entra Saverio La Ruina autore e unico attore. Quel percorso è, ma solo inizialmente, quello di un cimitero, in cui La Ruina cammina con il suo amico Tonino. Poche battute in prima persona con ricordi flash divertenti che preparano all’atmosfera del paese, Castrovillari in Calabria, anzi di quella strada, appunto Via del popolo, dove si svolge la storia. O meglio una doppia storia, attraverso cui La Ruina racconta con episodi e incontri della sua vita nell’arco di più di cinquant’anni, il cambiamento del mondo, del modo di pensare, delle abitudini.  Quei duecento metri  che ora si percorrono in pochi minuti, hanno rappresentato molti anni fa un percorso di mezz’ora. Scandito da chiacchiere, commenti, pensieri, piccole rivalità, anche sogni. C’era un falegname, un fabbro che magicamente risolveva i problemi, un ristorante, due bar, fra cui quello del padre dello stesso Saverio, con i suoi avventori fissi, tre negozi di alimentari e poi il cinema Ariston, dove il vero film si svolgeva di fuori più che all’interno e i film non avevano mai finale, ora diventato un parcheggio. Al racconto dei vari luoghi si intrecciano i ricordi di amori, sperati e veri, di colloqui con il padre, di risate con amici, di shake ballati con energia. Tutto sul filo di un’ironica malinconia, senza dare giudizi o lasciarsi prendere da nostalgie ridicole e patetismi. Quando esce per gli applausi La Ruina è visibilmente commosso. Come il pubblico.  



venerdì 2 dicembre 2022

L' ARTE VA IN BORSA, E NON SOLO

Il legame moda arte ormai è un fatto acquisito, ma c’è anche chi ha incominciato a crearlo quasi un secolo fa. Ed è Louis Vuitton che, da ieri a domani, espone gli accessori disegnati dai più famosi artisti del mondo al Convention Center di Miami Beach durante l’Art Basel Miami Beach. 



Un interesse che si è visto anche nel design dei suoi spazi espositivi e nella Fondation Louis Vuitton di Parigi progettata da Frank Gehry.  Una passione datata a quando Gaston Louis Vuitton, nipote del fondatore, fece realizzare le pubblicità e i flaconi del profumo da artisti. Dal 1988 Vuitton ha portato avanti la tradizione collaborando con grossi nomi dell’arte contemporanea e del design. Da Sol Lewitt a James Rosenquist, da César a Olafur Eliasson, a Takashi Murakami di cui è in mostra una scultura a forma di panda su uno dei classici bauli della maison. E poi ancora Yahoi Kusama di cui si festeggia i dieci anni di collaborazione, con due sue statue di cera esposte proprio nella lounge. Non manca naturalmente la collezione  Artycapucines di quest’anno, un’interpretazione di artisti della borsa Capucine, nata nel 2013, che porta il nome  della prima sede parigina di Vuitton, appunto in Rue Neuve des Capucines. In edizione limitata di 200 esemplari, acquistabili nei negozi Louis Vuitton, portano la firma di Daniel Buren, Ugo Rondinone, Park Seo–Bo oltre che dall’architetto Peter Marino e della pittrice francese Amélie Bertrand e dell’americana Kennedy Yanko. E ognuna esprime le caratteristiche del suo creatore.    

lunedì 28 novembre 2022

ATTI DA UN PROCESSO

Una scelta non casuale quella di inaugurare la stagione del rinnovato Teatro di Via Osoppo di Milano, dedicato a Valentina Cortese con Atti del processo a suor Virginia Maria de Leyva monaca di Monza. Con lo spettacolo, fedele trasposizione degli atti di un lungo processo davvero svoltosi dal novembre del 1607 al giugno dell’anno dopo, il direttore artistico Antonio Zanoletti, che è anche il regista, vuole evidenziare un preciso indirizzo: una lettura della storia su diversi piani. 




Che non si ferma quindi ai fatti ma, attraverso le testimonianze dei vari personaggi, affronta tematiche come la diversità sociale, la sopraffazione del potere, il rapporto uomo e donna. Quel racconto del Manzoni, accennato e poi subito interrotto con “la sventurata  rispose”, si riapre e diventa un quadro vivo, forte, drammatico, dove la suora peccatrice è solo una pedina, un infelice simbolo dei tempi. La scenografia è minimale, ma ben caratterizzata dalla presenza delle grate e di un imponente scranno dove siede il notaio. Davanti a lui sono interrogate svariate persone informate sui fatti. Parlano, ricordano, s’indignano, si difendono, accusano. Senza mai arrivare a toni esasperati, cosa che rende tutto più credibile e vero. Il ritmo è incalzante, fino a sfiorare la suspense, senza mai lasciarsi andare a compiacimenti o effetti facili. Per questo il finale coinvolge ed emoziona. Atti del processo a suor Virginia Maria de Leyva monaca di Monza, andato in scena il 27 novembre, giorno di inizio del processo, continua dal 1° al 4 e dall’8 all’11 dicembre, con repliche dal 16 al 19 marzo.


venerdì 25 novembre 2022

MISERY NON DEVE MORIRE


Chi ha letto il romanzo di Stephen King o ha visto la trasposizione cinematografica del 1990, diretta da Robert Reiner, ha difficoltà a pensarne una versione teatrale. Misery, prodotto da Fondazione Teatro Due e Teatro Nazionale di Genova con la regia di Filippo Dini, al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 27 novembre, si rivela molto più che incuriosente. 

Non solo riesce a mantenere intatta l’emozione del thriller, che sconfina nell’horror, ma lo fa con una scenografia, di Laura Benzi come i costumi, apparentemente molto tradizionale. Su una piattaforma girevole appaiono di volta in volta la camera da letto dove è tenuto prigioniero lo scrittore(Aldo Ottobrino), la cucina e il corridoio della casa dove si aggira la psicopatica carceriera (Anna Scommegna) e  l’ingresso con il portico dove arriva due volte lo sceriffo (Carlo Orlando) che indaga sullo scrittore scomparso. Il dialogo fra  Scommegna e Ottobrino è veloce e sostenuto, con un incalzare di frasi banali miste a esternazioni violente di lei, battute di humour di lui, tranelli, ricordi. In un’alternanza ben calibrata di brivido e commedia. Con un doppio finale, di cui il secondo assolutamente a sorpresa. Che svela cosa c’è dietro la follia della donna che obbliga il suo scrittore preferito sotto minaccia di morte a riportare in vita il suo personaggio. Dietro quel Misery non deve morire, come diceva il titolo del film, ben chiara l’esaltazione del potere magico della narrazione. Capace di prendere a tal punto di non volere mai vedere la parola Fine.


giovedì 24 novembre 2022

RAGAZZE NEL PALLONE

Un altro attacco ai pregiudizi, legati a un periodo molto buio della storia italiana,  ma ancora in parte attuali.  Viene dal teatro  con Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 27 novembre. Tratto dall’omonimo romanzo di Federica Seneghini, giornalista del Corriere della Sera e Marco Giani storico, docente e membro della società italiana di Storia dello sport racconta  la fondazione della prima squadra di calcio femminile e la sua rapida abolizione negli anni del fascismo. 



In scena le bravissime Federica Fabiani, Rossana Mola e Rita Pelusio  nel ruolo di tre ragazze milanesi che decidono di costituire questa prima squadra. Considerazioni tipicamente femminili si alternano a piccoli resoconti famigliari, scherzi, prese in giro, commenti. L’entusiasmo alle volte  lascia il posto all’incertezza, la passione per il progetto cresce fino a spezzarsi in un attimo.  Nelle diverse scene il pallone è sempre presente. Vero protagonista  è il feticcio, il simbolo  della voglia di sfidare la maschilista mentalità dominante. Ma non è un pallone di cuoio come quello dei calciatori maschi, è di gomma. Perché questo imponeva il regime, oltre alla gonna invece dei pantaloncini per cui la palla poteva essere passata solo rasoterra per ovvie ragioni e sempre con un portiere uomo, meglio se ragazzino. Tutto questo perché il calcio non era considerato uno sport da "giovinette"in quanto poteva creare dei problemi per la maternità . L’ottima regia di Laura Curino, unita alla convincente recitazione delle tre attrici, riesce a mettere in risalto la ridicolaggine dei pregiudizi, ma anche l’atmosfera di paura e preconcetti che si viveva in quei tempi. Senza mai cadere nel drammatico, ma sempre con un approccio ironico, molto più efficace. 


martedì 22 novembre 2022

COCKTAIL D'ABRUZZO

Dopo Le Zirre di qualche blog fa, ecco Vuscichè. Questa volta il nome viene dal dialetto abruzzese, ma a chiamarsi così è sempre un brand di moda. Vuscica, vuscichi e vusciche, parola che cambia a seconda delle zone, significa mescolare vigorosamente e racconta l’intento del marchio di Roseto degli Abruzzi. Quello di mescolare vecchi tessuti con materiali nuovi nati dal riciclo, ma anche mettere insieme lavorazioni artigianali diverse. 




 

E tutto all’insegna della sostenibilità e del recupero, non solo di vecchie stoffe o accessori datati, ma delle tradizioni. Sempre con un occhio puntato al futuro. Del pianeta soprattutto. Un progetto sicuramente ambizioso di moda circolare che si propone di abbattere il consumo di energia e anche di stabilire una rete di contatti tra le persone coinvolte nel lavoro. Punta all’esportazione sia attraverso i negozi, sia potenziando il sito internet. Europa è il mercato a cui mira maggiormente, seguito da Usa e Far East. Il 45% dei capi sono genderless. Dai cappotti, con tessuti rigenerati dalle tipiche coperte abruzzesi, alle giacche lasciate a taglio vivo e trattate con pigmenti e tinture particolari. La maglieria è sempre fatta a mano con lana di pecora, ovviamente locale. Gli abiti femminili sono in broccati e tessuti damascati, resti di magazzino. Le borse hanno rifiniture, pannelli, manici, frange realizzate con pelli di scarto. Nella collezione per la primavera-estate 2023, chiamata Ripple e presentata allo scorso salone White, il motivo ispiratore è l’acqua. E così “i volumi, i tagli e le cuciture rimandano all’effetto delle increspature che muovono uno specchio d’acqua”. 

sabato 19 novembre 2022

MANI DI FATA. DAVVERO

Si chiude oggi la mostra Nel segno di Brunetta, alla Galleria Bolzani di Milano dal 3 novembre. “Un grande successo” ha commentato Alberto Bolzani che, esattamente a distanza di 35 anni, accoglie un’altra esposizione della famosa, impareggiabile disegnatrice Brunetta Moretti Mateldi, meglio conosciuta come solo Brunetta.         





Definirla disegnatrice è riduttivo. Brunetta, oltre ad avere una mano eccezionale, a cui ha contribuito la frequentazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e dell’Albertina di Torino, è stata un’ artista a tutto tondo. Dotata di una strepitosa creatività ha saputo anticipare di molti anni modi, mode, stili. E la mostra, per quanto ricca ne dà solo un piccolo assaggio. Come ha detto il gallerista, si è preferito dare di ogni “campo d’azione” una testimonianza. Così accanto ai modelli schizzati negli atélier e durante le sfilate, per cui è soprattutto nota,  ci sono altri svariati, interessanti lavori.  Come gli abiti da lei disegnati e poi realizzati dalla sartoria Franco Fracchiolla nei primi anni 70. Tre sono da vedere su manichini, di cui due sono una straordinaria anticipazione dell’asimmetrico, che doveva diventare di tendenza quasi vent’anni dopo. O ancora i bijoux con gli schizzi preparatori per Re Ottavio: dall’optical all’ etnico rivisitato. E poi una serie di creazioni dove la fantasia è regina. Dal gatto, sua passione, che diventa un abito lungo con strascico a una New York stilizzata con una figurina, di donna ovviamente, a una Acapulco piena di vita, fino all’autoritratto che la riprende a 15 anni, con uno sguardo e un sorriso molto maturo per la sua età.  Notevole anche la varietà di tecniche usate. Dal disegno a matita all’acquarello, dalla tempera  al carboncino, all’olio. “Le mie mani, la mia mente  non sono mai state inattive. Ho molto letto, studiato, guardato, ascoltato. Io sono fatta di poesia e pazienza” diceva Brunetta di se stessa e questa mostra, progettata e ben curata da Elisabetta Invernici, ne è il risultato e la prova. 


 

venerdì 18 novembre 2022

I PIACERI DELLA CAR...TA

Siamo in un momento in cui la frase "Scarica l’App" è la più pronunciata, la più scritta (of course on line), il tormentone che precede qualsiasi tipo di indicazione, la soluzione divina per ogni problema, la magia che risolve, la mano amica a cui aggrapparsi per tutto. Suona quindi strano, quasi surreale parlare del piacere della carta. L’idea di scrivere qualcosa senza touch, senza schiacciare tasti, senza controllare se c’è campo. 



Eppure esistono degli umani che lo fanno e non sono dei centenari da Guinness dei Primati e nemmeno delle figure isolate, patetiche, alla disperata ricerca di qualcosa che li faccia emergere dalla massa anonima dei figli della rete. E la prova è l’esistenza e il successo di un negozio come Pineider, nato come cartoleria a Firenze nel 1774 e diventato il brand d’eccellenza per la scrittura, con boutique monomarca, oltre che a Firenze, a Milano, Roma, Singapore, New York e shop-in-shop nei più importanti department store come La Rinascente a Milano, Beymen a Istanbul, Isetan a Tokyo, KaDeWe a Berlino. E c’è di più, a fare da Ambassador a Pineider è stato scelto uno dei personaggi più universalmente apprezzati, l’attore Pierfrancesco Favino.  Che con le immagini ha raccontato la sua passione per la scrittura, il viaggio, l’handwriting, insomma tutto quello che fa di Pineider un punto di riferimento senza tempo. 


giovedì 17 novembre 2022

UN RE PRIMA DELLA BATTAGLIA

E’ davvero una sfida riuscire a mettere sulla scena un personaggio shakespeariano come Riccardo III in una chiave di lettura nuova e contemporanea. E’ quello che ha fatto Massimiliano Loizzi con The King. L’ultima notte del re di cui è autore e interprete, al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 20 novembre. 


Solo sul palcoscenico, in poco più di un’ora, costruisce una figura complessa e piena di ombre, sempre giocando sul filo dell’ironia.  Interessante vedere come la drammaticità del Bardo rimane intoccata e soprattutto non attaccata, pur arrivando il monologo in certi momenti a sfiorare la satira. Ma quello che Loizzi vuole mettere in risalto nella sua “versione riveduta e scorretta” è la tragedia della guerra. Che, come dice con un ghigno satanico Riccardo a un certo punto della storia, “è fatta per ottenere la pace”. E nella sua ultima notte il re rivede tutta la sua vita, gli omicidi, le bassezze, i tradimenti  perpetrati, e si prepara alla battaglia. Con un ultimo emozionante grido, vero pezzo di bravura, in cui inveisce, tra ricordi, rabbia, speranza.  Notevole la scenografia,  apparentemente anonima, che con le luci ben studiate di Jacopo Gussoni si anima per fare emergere la figura emblematica del re, in trench nero con corona scintillante, ora tra le mani, ora sulla testa.

lunedì 14 novembre 2022

WHAT'S ZIRRE ?

Arrivata da Napoli la capsule collection Milano Tartan di Le Zirre, dedicata a Milano, è stata in un pop store in Corso Garibaldi  per metà del mese di ottobre riscuotendo un buon consenso tra le milanesi.



Zirre in napoletano vuole dire terribili, ma per le borse che portano queste nome l’accezione del termine è decisamente positiva. Sono terribili perché sconvolgono, in qualche modo, i meccanismi della produzione e anche della distribuzione, perché sono frutto di creatività non incanalata. Ma soprattutto perché s’impongono con caratteristiche inedite. Si autodefiniscono con un’ironia tutta partenopea, eco-logically correct. Sono, infatti, realizzate con tessuti di scarto pregiati, quindi realmente upcycled e sempre limited edition. Nate da un’idea di Pierluigi ed Eleonora Frezza le borse sono completamente artigianali, curate nei minimi dettagli con rifiniture  di alta qualità. Al 100% made in Italy, riescono ad avere prezzi competitivi. Il punto forte? Sicuramente la varietà di proposte, legate alle tendenze moda, ma mai prevedibili o troppo allineate. Si va dalla borsa con manico alla tracolla, dalla shopper al secchiello, dallo zaino alla pochette.  Sempre in mix di colori, per cui si adattano a svariati insiemi e nello stesso tempo possono dare quel tocco fashion alla mise più classica e minimale.  Per il prossimo inverno Le Zirre propone anche camicie in seta dai colori forti, due cappotti damascati e i capresini, poncho asimmetrici in viscosa con frange alle due estremità.  Last but non least l’attenzione al pianeta di Le Zirre si estende anche agli animali. Non solo non utilizzano prodotti di origine animale ma nemmeno materiali ottenuti con test effettuati sugli animali. La collezione di Le Zirre è in vendita on line e in pochi negozi italiani di cui la maggior parte in Campania.

sabato 12 novembre 2022

RAGIONE E SENTIMENTO

Leggendo un romanzo autobiografico o scritto in prima persona, escludendo ovviamente quelli molto di azione, thriller, horror e fantascienza, può capitare di pensare che tutte le vite potrebbero  essere al centro di una storia.


Troppa nebbia nel cuore di Tiziano Marelli (Cooper Edizioni) è uno di questi. E lo è particolarmente, perché coinvolge e prende più di molti fantasy anche ben congegnati. Certo nella vita dell’autore, giornalista milanese con un lungo curriculum tra radio e giornali, c’è una figura paterna con aspetti oscuri scoperti tardi, un fratello mai conosciuto, che quasi alla fine compare, ma potrebbe non essere lui. C’è l’incontro con un’amica segreta di questo padre assente. Sono dei colpi di scena ben descritti, che catturano. Ma non è questo che rende la lettura  coinvolgente. E neanche il tipo di scrittura coerente o le descrizioni così precise e puntuali da riuscire a immaginarsele. Sono i sentimenti, le considerazioni, i pensieri, le emozioni. Insomma quella nebbia nel cuore, che non è solo un titolo, che emerge di continuo, capace di tenere in sospeso, quasi di irretire. Perfino l'innamoramento per l'attuale moglie, anche se appena accennato e tratteggiato nel quotidiano con un filo d’ironia, riesce a farti entrare nella storia,  come un persuasivo romanzo d’amore. Colpisce la profondità dei sentimenti e la capacità di esprimerli unita a un giusto realismo. Ed è forse per questo che le poche pagine in cui si parla di un contatto con una sensitiva, per chi non è un fan dell’esoterismo, risultano non sempre comprensibili, quasi un po’ stonate. Accattivante e in armonia, ma non retorica, la foto in bianco e nero dei Navigli milanesi con la nebbia in copertina. Un libro da leggere.


giovedì 10 novembre 2022

PUNTO CROCE

Quando di una mostra si dice “interessante” spesso è perché non si riesce a inquadrarla, non emoziona, ricalca dei modelli, punta su effetti facili. In questo caso “interessante” non si può considerare un commento positivo. Invece la parola “interessante” riferita alla mostra Federico Guida ARBOR alla Fondazione Stelline di Milano, non solo mantiene il suo significato, ma esprime un giudizio totalmente positivo. 




Intanto la scelta della croce, le otto opere esposte, infatti, sono delle croci di legno da cui il titolo Arbor, radice latina di Albero. Ricavate dai resti di una Pieve, sono la base su cui sono applicati dipinti a olio su lino. Per quanto sagomate come i crocifissi medioevali, ne sono solo una citazione, rivista in una chiave assolutamente contemporanea. Sia per i trattamenti, dai colori della verniciatura al rivestimento in tessuto a righe, sia per i dipinti inseriti. Ogni croce ne ha uno importante al centro, e altri intorno più piccoli disposti con una precisa simmetria.  Al  primo colpo d’occhio sembrano ricalcare la pittura del ‘500 e ‘600, ma guardandoli meglio, soprattutto i ritratti, sono di volti quanto mai attuali per i capelli, l’espressione, lo sguardo.  Riprendono immagini di storia sacra come la Pietà, la Crocifissione, la Maria Maddalena. I dipinti piccoli intorno completano ogni storia che non vuole essere quella di Cristo, ma la storia dell’uomo, della vita, della rinascita spirituale. Sono immagini di galassie, nebulose, eclissi, ma anche dell’arnia delle api, simbolo di vita, di teschi, di dettagli del legno o di un piccolo cane, simbolo di fedeltà. Mentre in alto c’è sempre qualcosa che racconta di un’ascendenza, del mistero del divino contrapposto alle immagini orizzontali del quotidiano.  Molto forte, inquietante ma quasi didascalico, il dipinto di una nascita, che non ha nulla a vedere con il Vangelo, ma racconta della condizione umana di cui la nascita fa parte. Federico Guida, milanese  classe 1969, non ha fatto studi teologici, ma ha frequentato l’Accademia di Brera.  Lavora, oltre che con i colori e le vernici, con il gesso, i tessuti e la fotografia. Con le sue opere ha raccontato la realtà delle  notti milanesi, dei manicomi, dei derelitti. Le croci sono nate dopo un lungo coma provocatogli da un incidente. La mostra, curata da Mimmo Di Marzio come il catalogo, è da oggi all’11 dicembre alla Fondazione Stelline, divisa fra la Sala del Collezionista e il Quadriportico del Chiostro.

sabato 5 novembre 2022

ACCADDE IN OTTOBRE


Non è semplice raccontare un momento storico, analizzando i fatti senza aggiungere considerazioni di parte o troppo legate a personaggi e nello stesso tempo lanciare un messaggio preciso. Ci sono riusciti con il loro progetto Renato Sarti, che ha curato anche la regia, e Sergio Pierattini, che ha scritto il testo con la consulenza storica di Mimmo Franzinelli. Ottobre 22 è in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano dal 28 ottobre al 13 novembre . Come annuncia il titolo parla della Marcia su Roma e di come sia stato possibile che Vittorio Emanuele abbia dato a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo, prevedibile anticamera di una dittatura. In scena lo stesso


Renato Sarti che interpreta l’allora presidente del consiglio Luigi Facta e Fabio Zulli nel duplice ruolo di un anonimo sequestratore e del segretario del politico. Ed è nella prima parte in cui Facta subisce le minacce di un giovane con la pistola e senza un braccio, perso perché colpito dalla polizia, che si tenta di far chiarezza sui fatti, si vuole individuare le responsabilità. In realtà, come si scopre nella seconda parte, si tratta di un sogno di Facta, che rivela il suo stato d’animo e la sua incapacità di aver saputo prendere una posizione. Grazie alla formula del sogno non c’è un’accusa diretta a lui, ma viene evidenziata una situazione piena di contraddizioni, con molti punti oscuri che conferma il suo ruolo di inutile pedina, senza però minimamente giustificarlo. Con un’analisi, come dice la presentazione dello spettacolo, che può aiutare a “evitare pericolose derive antidemocratiche”. Il ritmo con qualche colpo di scena ma senza eccessi, è incalzante e coinvolgente.  
 

venerdì 28 ottobre 2022

FARSESCO, REALISTICO, ANZI ASSURDO

Teatro dell’assurdo? Commedia? Farsa? Opera drammatica? Il compleanno di Harold Pinter in prima nazionale al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano dovrebbe appartenere al primo genere, ma in realtà è un mix di tipi di teatro. Almeno è quello che appare nell’interessante regia di Peter Stein. Ed è forse questo che rende lo spettacolo così avvincente. 


Tutto si svolge nella sala da pranzo di una pensione sul mare gestita da una coppia di mezza età, Meg e Petey (Maddalena Crippa e Fernando Maraghini). All’inizio un quadro quotidiano di un ambiente piccolo borghese, dove tutto procede con dialoghi all’insegna della banalità, domande e risposte ovvie, luoghi comuni che suscitano risate. Quando scende per colazione il giovane Stanley (Alessandro Averone) unico ospite al momento, lì da un anno, l’atmosfera incomincia ad animarsi. Il personaggio incuriosisce e stupisce il suo rapporto con Meg, in certi momenti materna e accudente in altri severa e giudicante, ma in modo insulso. Il tono è ancora farsesco, ma lascia trapelare qualcosa di stonato. Poi a poco a poco con l’arrivo di due tipi un po’ equivoci (Gianluigi Fogacci e Alessandro Sampaoli) la situazione cambia, si fa inquietante, si avverte sempre più la presenza di questioni irrisolte. Per arrivare a poco a poco a momenti di suspense che sfiorano l’horror, durante la festa organizzata la sera per il compleanno di Stanley, a cui partecipa anche la giovane e provocante Lulu (Emilia Scatigno). Il giorno dopo finale a sorpresa, dove le carte vengono scompigliate e il teatro dell’assurdo si fonde con la commedia. Straordinaria la regia di Stein che dà una sua impronta al lavoro pur nel rispetto totale del testo, tanto da arrivare a inglesizzare le parole italiane , riducendole all’osso, per renderle più simili a quelle inglesi.  Sa mantenere quei mezzi musicali tipici di Pinter, come il fischio o la canzoncina. Non rende mai estremi i ruoli,  per non far perdere la credibilità. Notevole soprattutto la sua capacità di armonizzare le relazioni umane. Come hanno detto gli attori, tutti bravissimi ed entusiasti di aver lavorato con Stein. Con una preparazione  davvero particolare. Hanno vissuto, infatti, tutti insieme in una casa che il regista ha in mezzo alla campagna umbra, provando nel suo teatro personale. Il compleanno sarà al Teatro Menotti Filippo Perego fino al 13 novembre, per proseguire in tournée in varie città italiane fino a marzo.

mercoledì 26 ottobre 2022

PICCOLI SOGNI SOTTOVETRO

Un altro viaggio con i dipinti di Gian Piero Siemek.  Da vedere, come il primo,  nel suo studio di architetto a Milano. Il viaggio, questa volta, è in Italia. Niente architetture o paesaggi, ma mercati e vetrine a Milano e soprattutto nel Monferrato tra Asti, Casale e Moncalvo.  Un viaggio anche nel tempo, perché, come scrive Antonello Negri nel testo 




d’accompagnamento "Se i mercati si allestiscono sempre, le vetrine continuano a esistere, ma quelle scelte da Siemek, tutte riprese dal vero, sono destinate a scomparire presto. Con il loro sapore di vecchio, un po’ polveroso”. Ed è anche questo che dà alle tempere quell’impronta, come scrive Negri, da realismo magico. Se nei mercati il filo conduttore, quasi sempre presente, sono i raggi degli ombrelloni sopra i banchetti, nelle vetrine lo sono i colori rivisti dall’artista, come fossero stati attenuati dal trascorrere degli anni. Per quanto la loro riproduzione sia perfetta, quasi fotografica, gli oggetti diventano protagonisti surreali. Ognuno di loro sembra voler raccontare una storia che va al di là della funzione o dell’uso comune. Così i coltellini svizzeri, con il loro corpo rosso e le tante lame come teste, simulano curiosi animali pronti ad attaccare. I cappelli per signora, come riporta l’insegna, sui loro trespoli si trasformano nei fiori di una strana pianta.  Nella sartoria, in quelle cuciture incomplete sulle giacche, 
si sentono le tracce di un passaggio umano. I reggiseni hanno dei richiami onirici, ben giocati con luce e ironia.  La mostra Vetrine e Mercati 1 è davvero da non perdere. Inaugurata ieri, è visitabile  da martedì a domenica  fino al 17 dicembre,  dalle 14,30 alle 18,30,  in Via Ripamonti 103. Per appuntamento 02536217, 3339390112.


martedì 25 ottobre 2022

VITE VENDUTE

Se ne sente parlare e se ne legge non spesso, ma abbastanza di continuo. Eppure il traffico di esseri umani è uno degli orrori del mondo che tendiamo a nascondere a noi stessi. Abbiamo paura di saperne di più. La mostra fotografica Schiavi invisibili, alla Biblioteca  Chiesa Rossa di Milano, ci avvicina all’argomento nel giusto modo. Le foto in bianco e nero di Alessandro Fodella docente universitario, non mirano a colpirci con effettacci. Vogliono informarci con quella sensibilità che meglio aiuta a capire e a suscitare reazioni che potrebbero rivelarsi anche costruttive. 





Le immagini, soprattutto ritratti, si riferiscono alla Cambogia, anche se le storie che trattano sono dovunque nelle zone più povere del mondo, con lo stesso substrato culturale e sociale. Dietro a ogni foto c’è la storia di un viaggio alla ricerca di una vita migliore, un sogno brutalmente infranto, il dramma della delusione che segue all’illusione. Molto spesso con il tradimento da parte di altri esseri umani nei quali si confidava. Come ben riassume in quel testo di presentazione il Professor Fodella. E i casi riguardano soprattutto le persone più deboli, giovanissime donne costrette alla prostituzione, di cui si intravvede solo la figura in un contesto notturno. Ma anche bambini strappati alle madri per diventare oggetto di orribili traffici. Poche fotografie ma di tale intensità che è difficile  pensare a un quadro più drammatico e coinvolgente di questo.
 La mostra, che chiude il 5 novembre, è un’occasione per visitare, per chi non la conosce, la Biblioteca Chiesa Rossa, ricavata in una tipica cascina lombarda del Seicento. Con un’ottima selezione di libri, più di una sessantina di posti per la consultazione, un’area per i bambini con le pareti affrescate con l’arca di Noé. Il tutto in un piccolo parco con prati ben tenuti, alberi secolari, svariate panchine, due aree cani affiancate. E un calendario fitto di eventi. 


lunedì 24 ottobre 2022

CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI

Più che una mostra Le Pietà di Michelangelo.Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi, appunto nella Sala delle Cariatidi di Milano, si può definire un’installazione in movimento, anzi meglio un vero e proprio spettacolo. Dietro al quale, oltre alla collaborazione fattiva di Comune di Milano, Comune di Firenze e Musei Vaticani, c’è lo straordinario progetto artistico di Massimo Chimenti e gli allestimenti dell’architetto Valter Palmer.   



I tre calchi storici delle tre Pietà sono un’occasione unica per conoscere il percorso artistico di Michelangelo. Dalla Pietà Vaticana che rivela l’entusiasmo di un Michelangelo poco più che ventenne alla Pietà Bandini del Museo dell’Opera di Firenze, dove lo stile meno ridondante e la grande drammaticità narra di un artista più maturo e tormentato, fino alla Pietà Rondanini, ora al Castello Sforzesco di Milano, un “sublime non finito” su cui il Buonarroti lavorò fino poco prima di morire, con alcune parti, chissà se di proposito, rimaste incomplete. Ma anche i calchi hanno le loro storie da raccontare, non solo attraverso i pannelli esplicativi, ma con le proiezioni e le elaborazioni digitali sui teli, alti come la sala, che fanno da sfondo a ogni scultura e aiutano a cogliere i dettagli delle opere.  Perfetta la scelta della musica, tra il mistico e il minimalista, un ben studiato sottofondo capace di scandire il tempo in sintonia con le luci che creano una significativa penombra. Ma molto del pathos è da attribuire alla Sala delle Cariatidi. Un luogo di grande impatto emotivo che con i muri un po’ scrostati e volutamente non restaurati vuole ricordare le offese della guerra, in aperto contrasto con lo sfarzo delle volte e dei preziosi lampadari di Palazzo Reale.  La mostra, aperta il 22 ottobre, chiude l’8 gennaio. L’ingresso è gratuito.    

venerdì 21 ottobre 2022

WARHOL COLPISCE ANCORA

Non sono molti gli artisti contemporanei di cui si sono viste così tante mostre e in così tanti luoghi, come Andy Warhol. E non dipende certo dal suo essere stato artisticamente prolifico. Eppure capita ancora di scoprire in sue personali qualcosa di nuovo o, se già visto, raccontato con un allestimento in modo inedito. Andy Warhol. La pubblicità della Forma alla Fabbrica del Vapore di Milano, da domani al 22 marzo, è una di queste. Da vedere più di trecento opere suddivise in sette aree tematiche e tredici sezioni. Dai primi lavori come illustratore, soprattutto per la moda, negli anni ’50 fino alle opere degli anni ’80. Dai primi, tra l’altro, si scopre un suo straordinario tratto. Interessanti accanto a questi le didascalie con le osservazioni di Warhol. Alcune divertenti, come quelle sulla promozione di scarpe rapportate ai compensi. 





Ad aprire l’esposizione la BMW Art Car dipinta da Warhol (con tanto di video della sua realizzazione) perfetta per interrompere l’ovvietà delle varie Marilyn intorno. Straviste certo, ma sempre con qualche nuova caratteristica come del resto gli stravisti Mao. Comunque il concetto del ripetitivo concorda perfettamente con la concezione artistica di Warhol.  Che come dice di lui Achille Bonito Oliva, curatore della mostra con Edoardo Falcioni, è un vetrinista felice. Una definizione per niente sminuente, ma che mette in evidenza la volontà di Warhol di fare bene le cosetrasmessagli dal suo radicato calvinismo, per cui con la ripetizione riesce sempre a migliorare. A questo proposito il critico cita anche la sua aspirazione a essere una macchina per poter ripetere all’infinito. Con questo suo approccio il Raffaello della società dei consumi di massa americana, continua Bonito Oliva, riesce a dare dignità alla neutralità dell’immagine. Accanto alle più conosciute tele e serigrafie su seta, cotone e carta, molti dischi, un computer Commodore con sue illustrazioni digitali, anticipatrici dei NFT, le mitiche scatole di Brillo con un manichino che veste il marchio. Svariate foto polaroid con ritratti di personaggi più o meno noti e una macchina polaroid con la custodia in pelle con la sua firma. E poi ancora la ricostruzione sintetizzata della Factory con un troneggiante divano rosso (foto in alto). Un po’ effetto facile, ma giusta nel contesto, l’installazione con enormi fiori stile Warhol illuminati da luci cangianti (foto al centro). Andy Warhol. La pubblicità della Forma dà il via "a una stagione per la Fabbrica del Vapore di mostre e attività culturali all’insegna della sua nuova missione di centro d’arte contemporanea” ha scritto Maria Fratelli, dirigente Unità Progetti Speciali e Fabbrica del Vapore. Prossima tappa l’arte trasversale di Zerocalcare. 

  





mercoledì 19 ottobre 2022

RELATIVAMENTE A EINSTEIN

La scena all’apertura del sipario è uno spettacolo di per sé. In primo piano un tronco d’albero rinsecchito e contorto, nel fondale il video di un cielo azzurro intenso, con grandi nuvole che si spostano. Poi entra la protagonista, sola sul palcoscenico, vestita di rosso. Siamo al Teatro Menotti Filippo Perego alla prima di Einstein & me. Me è lei, la signora in rosso nei panni di Mileva Maric, la moglie del più grande genio di tutti i tempi, Albert Einstein. A interpretarla Gabriella Greison, autrice della pièce e del libro omonimo da cui è stata tratta. E fisica, proprio come Mileva Maric. 



La storia che racconta è quella di un amore, tra la sconosciuta Milena ed Einstein. Una storia vera, a cui Greison è arrivata con ricerche, documentandosi in vari archivi soprattutto delle università di Zurigo, dove i due si sono conosciuti e di Heidelberg dove Maric ha proseguito i suoi studi, da auditrice, senza potersi laureare perché donna. Dietro la vicenda dei due il racconto della condizione femminile degli inizi del ‘900, che precludeva ogni possibilità di studi scientifici anche a donne dotate. Dal monologo emerge il ritratto di una persona intelligente, determinata, desiderosa di capire il mondo attraverso la fisica, appassionata di formule matematiche, capace di rintracciarle dappertutto. Negli angoli di un palazzo, come in una pizza. Perché tonda su un piatto quadrato da tagliare a triangoli. Ogni tanto la voce di Einstein, interpretata da Giancarlo Giannini, interrompe il monologo.  Conosciuti sui banchi del Politecnico di Zurigo Albert e Mileva s’innamorano e si amano per vent’anni, hanno tre bambini di cui il primo morirà appena nato. Studiano e ricercano insieme anche per quella che diventerà la teoria della relatività. Lui è tenero, la chiama bambolina, la vuole sempre vicino a sé e poi improvvisamente dice di non amarla più. Lei deve solo tenere in ordine la casa e il suo guardaroba e occuparsi dei figli. Lui non vuole più parlare con lei, sedersi vicino a lei in pubblico, a meno che lo richieda un’ occasione ufficiale. Ne emerge il ritratto di un Einstein bieco maschilista, invidioso delle capacità intellettuali della moglie. Eppure Mileva non si accanisce contro di lui, si limita a esporre i fatti, anche con un velato humour.  Si può intuire una forma di competitività di Einstein nei suoi confronti, ma non è lei a metterla in risalto. Sono le dinamiche di un rapporto di copia che non costituiscono un caso isolato. “Il finale della storia, dice Greison, è un viaggio nel futuro, ancora aperto, ancora da scrivere”. Lei stessa ha fatto richiesta al Politecnico di Zurigo per dare una laurea postuma a Mileva Maric. Nel 2018 è stata rifiutata, ma con il nuovo rettorato potrebbe essere accettata. Einstein & me è in scena al Teatro Menotti fino al 23 ottobre.  

venerdì 14 ottobre 2022

SIPARIO !

E’ sempre ben accolta l’apertura di un teatro in questo momento post pandemia in cui Tv, Netflix e compagnia sembrano fagocitare tutto il tempo libero. Se poi il teatro si pone con requisiti non comuni lo è ancora di più. E’ il caso dell’Osoppo Theatre Valentina Cortese, a Milano, che apre la stagione il 27 novembre. 


Nato dalla ristrutturazione di un teatro parrocchiale è il primo teatro al mondo dedicato alla grande diva. Poltrone(299) e tende in velluto blu, palcoscenico di 70 metri quadri, grande atrio con guardaroba, foyer con bar adiacente al centro culturale. Anche questo fatto è un plus del teatro, che diventa un vero punto d’incontro del quartiere. Oltre al centro culturale e al centro sportivo annessi alla Chiesa, è anche cinema d’essai. 

A fare da direttore artistico l’attore e regista Antonio Zanoletti, con una carriera nata sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Strehler, sostenitore del progetto condiviso con la giornalista Elisabetta Invernici, che da anni si dedica al ricordo della diva. Non convenzionali le scelte per il calendario della stagione 2022-2023 che punta sui grandi autori, con un particolare taglio storico. “Nostra ferma intenzione è cercare la verità nel testo, in ciò che gli autori…o le vicende che si affrontano pongono con onestà e sapienza, senza bizzarrie e disinvolte sovrapposizioni” spiega Zanoletti. Emblematico l’inizio con Monaca di Monza, che attraverso gli atti del processo a Suor Virginia Maria de Leyva racconta la vera storia del personaggio manzoniano, realmente esistito. In Scene dall’Amleto, tra le note figure shakespeariane si intravvede la vita del Bardo. Con L’innesto di Luigi Pirandello si tocca il tema della violenza sulla donna con una verità non detta espressamente, ma che va scoperta. Amarsi molto di Francois Mauriac, portato in scena alla fine degli anni ‘50 da Valentina Cortese, mette l’accento sui sentimenti d’amore, ma anche sul disfacimento della famiglia. La stagione del teatro, che vede sul palcoscenico gli attori della Piccola Compagnia, termina a fine maggio con Le intellettuali di Molière, testo pochissimo rappresentato. Comprende anche una serie di eventi culturali e di svago che coinvolgono il quartiere. Dallo spettacolo di clown e artisti di strada del Teatro del Cerchio sugli anni ‘70 al concerto di Natale, alla riscoperta del Manzoni attraverso la descrizione dei suoi paesaggi.  E due mostre, una su le Pietà di Michelangelo, che svela l’esistenza di una quarta oltre le tre note, e una su Valentina Cortese.


giovedì 13 ottobre 2022

CROMATICHE APPARENZE

Il nome De Wan è legato alla moda. Il negozio a Milano in Via Manzoni, come quelli di Torino e Montecarlo, sono un punto di riferimento per gli accessori e non solo. Di uno stile classico ma senza nostalgie, di livello, senza essere sopra le righe. Con materiali di qualità e lavorazioni accurate, garantite da un autentico made in Italy. Il tutto con un non trascurabile ottimo rapporto qualità-prezzo.  Ora questo nome compare su un gonfalone-insegna di una mostra sull’imponente portone della Biblioteca Nazionale Universitaria in Piazza Carlo Alberto, a Torino (foto sotto). E non è un caso di omonimia. 




L’artista di cui sono esposte le opere nella Sala Mostre Juvarra è Roberto De Wan, imprenditore e amministratore delegato della De Wan (nella foto al centro con una sua opera). La rassegna personale dal titolo Cromatiche apparenze, dal 9 ottobre al 4 novembre, comprende una cinquantina di oli e acrilici su tela che vanno da ritratti a paesaggi sempre sfumati, a figure  mitologiche che diventano visioni oniriche, a un quasi autoritratto La Dame Rouge  con un nudo di donna, sullo sfondo di Porta Nuova a Milano e De Wan e la moglie Roberta a lato. Dipinto che è l’immagine guida dell’esposizione ed è riportato solo in parte sulla copertina del catalogo. Una varietà quindi di soggetti che, come scrive Angelo Mastrangelo, curatore sia della la mostra che del catalogo, racconta la volontà dell’artista di “trasmettere una misura espressiva senza condizionamenti, senza limiti nel consegnare e consegnarci il senso profondo della lettura e interpretazione delle quotidiane percezioni”. Forse per questo alcuni dei suoi dipinti, riportati su carré di seta, diventano intriganti e apprezzatissimi foulard. E ieri sono comparsi, durante la presentazione della nuova collezione nel negozio milanese di De Wan, sui deliziosi dolci con pasta di mandorle della storica pasticceria Florio di Torino (foto in basso).