venerdì 27 dicembre 2013

CALENDAR DOGS

Maggio

 Febbraio

In quest’epoca di umanizzazione dei quadrupedi, i calendari con cani e gatti sono riusciti ad avere la meglio su quelli con i bambini. Dai canili/gattili che li trasformano in composit con le proposte di “adozioni” ad agenzie e uffici che si promuovono presentando  lo staff con gli amici pelosi. Alcuni calendari sono diventati una tradizione  attesa con ansia. Come quello dei  Cavalier King Charles veneziani. Questi cani non solo sono venti e bellissimi, ma hanno tutti come  padrona una giovane e affascinante professionista di Venezia.  Sono nati fra il 2005 e il 2012, chi a New York chi a Venezia e la loro vita da viziati si svolge tra una casa con giardino in un campo di San Marco e un appartamento in un grattacielo di Manhattan. E proprio su questa “doppia nazionalità” ha giocato Giovanna Dal Magro, fotografa ufficiale dei venti,  alla ricerca ogni anno di un nuovo filo conduttore. Sei mesi  sono dedicati a Venezia e a sei avvenimenti ricorrenti, dal Carnevale alla regata storica, alla mostra del cinema. E sei mesi a eventi newyorkesi doc, tipo Halloween o celebrazioni natalizie. Per Venezia la cornice è barocca, per New York lineare design. I cani non compaiono mai da soli, ma in gruppo o in coppia, e alcuni, i più docili e ubbidienti, appaiono anche due volte. Si chiamano  Balthazar, Lexington, Sissi, Chelsea, Madison, Brooklyn, Dakota, Gramercy, Caroline, Scott, Vito, Jefferson, Weezy, Beyond, Santuzza, Tiffany, Bigey, Giovanni, Rose, Vinny e tutti augurano buon anno.     

mercoledì 25 dicembre 2013

CERCASI MAYA DISPERATAMENTE


Si chiama Maya, ha tre anni è un chihuahua. E’ stata portata via dai ladri insieme a tutto quello che c’era di prezioso in una casa di Mestre. La sua padrona Donatella è disperata. Di tutto quello che non ha più  se ne può fare una ragione, con il tempo è rimpiazzabile. Maya no. Era la sua amica, la sua  compagnia, una delle sue ragioni di vita. Donatella soffre, continua a pensare cosa può essere capitato alla sua Maya, un piccolo cane dolce e desideroso d’affetto.  Forse  qualcuno l’ha adottata, perché è carina,  socievole , facile da gestire per le sue dimensioni. In questo caso, se chi l’ha presa ama veramente i cani, si può rendere conto del dolore della sua padrona. Maya ha il microchip. Basta portarla da un veterinario che può leggere il codice e risalire al proprietario.  E sarebbe il più bel regalo di Natale, da fare e da ricevere.

venerdì 20 dicembre 2013

DODICI RAGAZZE PER ME



 Lo shooting
Centinaia di ragazze hanno risposto all’appello, ma solo dodici sono state scelte per legare a un mese dell’anno il proprio ritratto.   Ragazze calendario, che c’è di nuovo? La novità è che sono tutte plus size, curvy, taglie comode, appartengono cioè a quell’altissima percentuale di donne (il 40% in Italia) che veste una taglia sopra la 44. E che sta diventando un interessante target di riferimento. Tanto che non solo grandi stilisti si stanno occupando di loro, ma anche Vogue, ingiustamente accusato, con le sue modelle filiformi, di spingere le adolescenti all’anoressia, ha il suo Vogue Curvy on line, per il piacere delle fashion victims sovrappeso. Il calendario, alla sua seconda edizione, è legato a un’altra rivista per plus size, il blogmagazine Beautiful Curvy, ideato da Barbara Christmann giornalista, stylist e personal shopper . Dopo il successo del calendario 2013, primo nella storia dedicato alle taglie forti (è stato scaricato da settemila persone) si è deciso di replicare.  Delle venti ragazze passate attraverso varie selezioni, le dodici finali sono  state  scelte dalla redazione. Stefano Bidini, fotografo di moda e pubblicità, ha  realizzato il servizio. Lo shooting si è svolto il 30 novembre e per qualche giorno sul blog sono comparse le foto del backstage . Alcune delle calendar girls, tutte alla prima esperienza sul set  hanno cominciato la loro attività di  modelle, attrici e showgirl. Quanto alle foto definitive sono ancora top secret. Il  calendario  sarà on line ai primi di gennaio e scaricabile da Beautifulcurvy.com. A fianco di ogni ragazza ci sarà un suo ritratto con caratteristiche, aspirazioni, progetti, passioni.  

mercoledì 18 dicembre 2013

PER RICORDARE

 Enrico Baj "I funerali dell'anarchico Pinelli"

E’ stato presentato ieri nella Sala del Grechetto di Palazzo Sormani a Milano. Realizzato dal fotografo-giornalista Alberto Roveri il video-documento “Pino Pinelli”  è uno degli eventi, sempre troppo pochi, per ricordare la morte “non accidentale” dell’anarchico, dopo 44 anni. In parte è in forma di intervista alla moglie Licia e alle figlie Silvia e Claudia, quest’ultima presente ieri. In parte è un susseguirsi di flash che raccontano le manifestazioni e i cortei di quegli anni, i visi e gli scritti di chi c’era, la disgustosa conferenza stampa del questore Guida con l’orribile menzogna del suicidio. C’è la scena ricostruita dello scoppio della bomba di Piazza Fontana dal film “Romanzo di una strage”, concessa  dal regista Marco Tullio Giordana e le riprese, tratte dai telegiornali, del funerale delle vittime della strage della banca e di quello di Pinelli 18esima vittima. Ci sono le foto dell’anarchico-ferroviere con la moglie al matrimonio, nella vita normale , con le bambine.  Ma niente è concesso alla retorica. Niente sbavature o quadretti famigliari alla Mulino Bianco. Solo immagini strumentali per inquadrare il personaggio, non per  conquistare la lacrima del pubblico. Come ha detto Piero Scaramucci, il primo ad avere intervistato la vedova Pinelli, il video superando quella tendenza diffusa di “costruire icone e santini”, presenta Pinelli “non come un emblema ma come una persona”.  Licia, Silvia e Claudia parlano sempre una  per volta, riportano testimonianze, ricordano, esprimono pareri in modo pacato, con la fermezza e il rigore di chi vuole informare, far sapere,  non portare alla commozione fine a se stessa.  Ma non è una narrazione distaccata che potrebbe essere determinata dai molti anni trascorsi, per le figlie quasi una vita intera. No,nel racconto  quei momenti rivivono in tutta l’intensità. Le  bugie pubbliche, le insinuazioni del potere provocano stupore, indignazione, sconvolgono  come fossero appena state dette. Il racconto invece del calore degli amici rende partecipi.  Quando la narrazione sembra diventare più intensa,   si interrompe,  per evitare l’effetto facile della  drammaticità.  E poi riprende. E lo stacco aiuta  a mettere a fuoco meglio quanto si dice, a fissarlo nella mente, a collocarlo come un altro tassello. Per inquadrare in modo sempre più chiaro la terribile ingiustizia che non si può e  non si deve dimenticare. E’ sperabile che questo video-documento non si fermi a Milano e alle  commemorazioni di Piazza Fontana, ma vada in giro e sia visto da più gente possibile.     

martedì 17 dicembre 2013

NATALIZZAZIONE


La natalizzazione è di anno in anno anticipata. Dal 15 dicembre a novembre, poi a ottobre, sovrapponendosi a Halloween e ora,  a settembre, qualcuno parla di alberi e decorazioni. Sviscerato già a fine luglio il tema  rientro a scuola. Il processo si conclude irrevocabilmente il 26 dicembre per lo scatenarsi dei cuori di San Valentino in abbinata shock alle “allegre mascherine” di Carnevale. Durante la natalizzazione le vetrine si riempiono  di capi di abbigliamento e accessori rossi con flash di verde. L’oro è dappertutto, attutito solo da qualche spruzzata bianca similneve.  Il pigiama, lo slip, il cappotto, l’abito da sera, la tuta da sci che avevamo visti grigi, neri o azzurri diventano di colpo rossi. Per il loro riutilizzo a fine feste non ci sono problemi. Il rosso, sdoganato da colore bambinoso e un po’ pacchiano, non solo in una certa tonalità è l’emblema di  Valentino  e in attesa di riconoscimento ufficiale da Belle Arti e Caran d’Ache, ma da anni le fashion addicted sono pronte a scendere in piazza per inneggiare al rosso come il nuovo nero. Teoria che crea disagio nel  superstite manipolo delle casalinghe di Voghera, per decenni rassicurate su nero e filo di perle come lasciapassare internazionale di eleganza. Quanto al verde  è  nella sua stagione di tendenza, anche se non esiste ancora un vero e proprio movimento del verde come il nuovo nero. Per l’oro poi nessun problema dato che il barocco, da anni all’opposizione, lotta per arginare la minaccia di un possibile ritorno al mortificante minimalismo. Tolleranza zero invece sulle fantasie. Eccetto per il travestimento da Babbo Natale e qualche T-shirt pseudo-spiritosa. Non occorre essere Anna Wintour per capire che una renna sul maglione, passabile fino ai 6 anni, può rendere inguardabile anche l’adulto maschio più fascinoso (v.Colin Firth in “Il diario di Bridget Jones”). Un consiglio per chi vuole regalare qualcosa di molto natalizio  ma fruibile tutto l’anno? Un libro. Come “Regalo di Natale” con i racconti dei giallisti (Sellerio) o “Cinque cuccioli sotto l’Albero” di W.Bruce Cameron (Giunti) che presto diventerà un film con gli stessi produttori di Twilight Saga. Hanno copertine decisamente Merry Christmas ma si possono leggere anche a Ferragosto, sotto l’ombrellone.    

venerdì 13 dicembre 2013

SUPER SUPER SUPER

  



 Foto Giovanni Gastel
Da oggi a domenica grande animazione nella piccola Via Forcella a Milano, in zona Tortona. Porte aperte per tutti dalle 12 alle 20. Si festeggiano i trent’anni del Superstudio il primo insieme di studi fotografici, dove si è fatta la storia dell’immagine, della fotografia, della moda. A dare il via la serata di ieri, raro esempio di come si possa ricordare, fare confronti, perfino rimpiangere, senza che l’atmosfera sia quella del reducismo nostalgico. Oltre che retorico sempre un po’ supponente. E questo nonostante la presenza di molti  protagonisti dell’epoca. Dai padroni di casa e fondatori,  i giornalisti-editori Gisella Borioli e Flavio Lucchini ai  maestri dell’obiettivo  Giovanni Gastel e Oliviero Toscani,  cresciuti con i Lucchini e con il Superstudio. A noti art director, pubblicitari, imprenditori e creativi come Elio Fiorucci, figura  di spicco di quegli anni. Inevitabili gli amarcord, ma divertiti e temperati da ironia,  con riconoscimenti e ricongiungimenti a distanza di decenni. A bilanciare, una massiccia presenza di  under 35,  tra cui figli e nipoti. Come Rocco Toscani, fotografo e clone del papà, in versione meno brusca, che in uno  studio con set immortala gli ospiti. O la sorella Alì che  gironzola  accompagnata dal fido Rischio (jack russel). O Matteo Gastel, nipote di Giovanni, anche lui fotografo e anche lui impegnato nell’instant shooting in un altro studio. Dappertutto gli elementi per ricordare. Dal cortile con la lunga parete serpentone con le foto  di vari personaggi di contorno alla wall of fame all’interno  con i ritratti  di  quelli che hanno fotografato nel Superstudio, dai più ai meno famosi. Ma    tutti responsabili  delle pagine  più  eclatanti delle riviste di moda e delle più ricordate campagne pubblicitarie. Da Richard Avedon a Helmut Newton, da Peter Lindbergh a Bruce Weber, a Annie Leibowitz. E ovviamente le modelle, quelle che  hanno creato il mito delle top: Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Gisele Bundchen, Kate Moss. Per non parlare degli artisti come Keith Haring, Marina Abramovic, Francesco Vezzoli che qui hanno fatto le loro performance o esposto.  O ancora le star   come George Clooney, Charlize Theron, Demi Moore, Kim Basinger, Monica Bellucci. Enormi video proiettano a grande velocità le pagine dei magazine di moda. Sono flash narranti di un periodo  determinante per la storia della moda italiana. E tutto con la cornice di una musica  che, anche se dei Rolling Stones  o r & b  connotata, non è mai datata.  


giovedì 12 dicembre 2013

PANE AL PANE



Un libro intero sul pane toscano? Ma non è un po’ troppo? Poi, quasi immediatamente, viene in mente che è uno dei pochi pani conosciuti dappertutto e non solo in Italia. Non esiste un pane lombardo, anche se la michetta è molto milanese, né un pane laziale anche se ci sono sicuramente dei tipi di pane particolari a Roma, Viterbo, Latina. Il pane toscano ha una sua identità precisa, forse dovuta all’assenza di sale. Basta pensare che serve a fare prelibatezze come panzanella e bruschette e allora si capisce come può diventare il soggetto di un libro. Come appunto “Pane Toscano” di Ornella D’Alessio (Moroni Editore). La scritta sulla copertina in alto “Tutti i segreti del pane toscano e 20 ricette tradizionali” mette sull’avviso che se ne parla in modo concreto, senza dispersioni retoriche o deviazioni di tipo nostalgico. Anche se  quelle righe in basso sulla sinistra,  che iniziano con “Onora  il padre” potrebbero fare ricredere e generare preoccupazione. Ma basta continuare a leggere  per cogliere una smitizzante e stuzzichevole ironia. Confermata dalla firma di chi le ha scritte: Andrea Camilleri. Nella prefazione del libro, pur parlando del pane come di una specie di madeleine proustiana intrisa di ricordi, lo scrittore  non ha  compiacimenti   letterari, ma racconta   in un modo  che invoglia alla lettura. Soprattutto  con quella frase  finale riguardo alle foto di Cesare Moroni, editore-fotografo, e Bruno Buchi: “Sono così vive e così amorevolmente curate che ti pare di sentire provenire da esse il profumo del pane, la croccantezza del pane, e ti viene l’acquolina in bocca”. Assolutamente  coerente il testo di Ornella D’Alessio con Sergio Rossi. Da cui traspare la curiosità e la precisione informativa   del giornalista, ma anche la capacità di apprezzare i piaceri del palato.