Il titolo è perfetto. Anche se non è originale, ma è quello di una raccolta di poesie dello scrittore caraibico Edouard Glissant. La terra inquieta per lui significa la coesistenza di culture diverse, come nelle sue isole. Nella mostra della Fondazione Trussardi, alla Triennale di Milano da oggi fino al 20 agosto, anticipa il racconto di un mondo instabile e con problemi sempre più gravi di uomini, confini, guerre. In questo caso l’arte diventa la chiave interpretativa di una realtà che non si può ignorare, come ha detto Massimiliano Gioni, ideatore e curatore dell’esposizione: “Di fronte alla crisi della globalizzazione e la tragedia dei
rifugiati, il ruolo dell’artista è quello di inseguire e mostrare una verità attraverso molteplici narrazioni”. Di sessantacinque autori di quaranta paesi, da molto noti a quasi sconosciuti, le opere da vedere. Installazioni, quadri, foto, video. Linguaggi diversi, ma anche approcci differenti. Dal poetico al rigoroso didascalico, dall’emblematico all’intensamente drammatico. Si entra da una porta con la scritta Others contrapposta a quella accanto chiusa, con EU Citizens. L’allegoria continua con le bandiere degli stati europei uguali, perché tutte malconce e coperte di fango, del bulgaro Pravdoliub Ivanov. L’autobiografico s’incontra subito dopo nel lavoro della siriana Manaf Halbouni (classe 1984) che vive a Dresda: una vecchia Panda trasformata in una casa, su cui scappare in caso di xenofobia assassina. La precarietà è espressa da un gruppo di gente che sale su una scala da aereo, senza aereo, di Adrien Paci (foto in alto). Tragici, realistici, ma senza compiacimenti i video che vedono affiancate immagini di bellissime spiagge con bambini che si tuffano, ad altre con cadaveri di uomini coperti da carta stagnola. Disperante l’installazione che utilizza alcuni degli oggetti personali delle 368 vittime di un naufragio al largo di Lampedusa nel 2013. In un corridoio, passaggio obbligato del percorso espositivo, il video di un mare tranquillo fronteggia quello di un mare in burrasca con le grida dei naufraghi. Intenerisce e forse strappa un sorriso, anche se amaro, la sfilza di scarpe che con piccole pezze di stoffa diventano barche a vela, del belga Francis Alys. Sono le stesse, tenute in mano dai bambini, nella foto di copertina del catalogo(seconda foto dall'alto). Espressiva più che mai la barca dell’algerino Adel Abdessemed piena di sacchi neri (terza foto dall'alto). O Mare nostrum dello svedese Runo Lagomarsino dove una carta geografica con nave fa da sfondo a pantaloni e maglie sparsi per terra. Simbolico anche il video di Steve Mc Queen con il volo sulla Statua delle Libertà (foto in basso). Infine in una sala, le prime pagine della Domenica del Corriere e foto d’epoca raccontano Ellis Island e i milioni di italiani immigrati negli Stati Uniti, da fine Ottocento alla prima guerra mondiale.