lunedì 23 settembre 2024

THE END


Si è chiusa la Milano Fashion Week con le proposte per la moda donna,
qualche flash per l’uomo e un po’ di genderless, per la primavera-estate del 2025. A porre la parola "fine", as usual, le sfilate in digitale, tra cui quelle di Chiara Boni con la Petite robe, di Jacob Cohen e di Husky con giubbotti e parka apparentemente classici, ma con linee e aggiunta di dettagli innovativi. Sempre più internazionale il pubblico, ma anche i brand che hanno presentato le loro creazioni.  Svariati quelli in gruppo di un Paese, supportati da Camera della moda, sia con presentazioni o sfilate nella Hub di Palazzo Giureconsulti, sia in location esterne.




 
Dai dieci coreani a Palazzo Isimbardi ai cinque di Seoul nella Hub, agli ungheresi della Budapest Selection, ormai habitué dell’appuntamento milanese, nella Casa degli Artisti di Corso Garibaldi (foto in alto). O ancora nell’ambito dei Black Carpet Awards "per celebrare i leader del cambiamento che promuovono l’inclusione nei campi della moda, dell’arte ..."si è aggiunto un premio speciale dedicato ai giovani creativi POC (People of Color). Nel caffé di Palazzo Reale, il Museo Munch, che ha fornito i dipinti in mostra fino a gennaio, ha presentato la prima Artist Edition progettata dall’artista norvegese Constance Tenvik, classe 1990 (seconda foto dall'alto). E’ una serie di foulard di seta e guanti ispirati alla commedia Gli Uccelli di Aristofane.  
A White, il salone nel Tortona Fashion District intitolato quest’anno Sign of the Times, delle oltre 300 aziende presenti più della metà erano straniere (nella foto al centro l'ingresso). Dal Sud Africa dieci designer, tra cui Maria Uys per Afrigarde con le straordinarie collane della sua Wearable Art. O i capi in tessuti e colori tipici, tutto made in South Africa,  di Abantu. Da Berlino, Prototype con pezzi classici come i blazer riveduti con brio in una scelta di colori a sorpresa. Tessuti di velluto di yak e tinture speciali e sostenibili, che richiamano il folklore tibetano, da Yid’Phrogma, uno degli espositori delle Secret Rooms che accolgono brand emergenti, frutto di accurato scouting. La sostenibilità è un tema dominante non solo all’White.  Nella Hub di Camera della Moda  svariati i giovani stilisti e i nuovi brand che la seguono. Da Pecora Nera che propone una maglieria particolare e vari accessori, tutti realizzati con materiali di riciclo, al brand franco-tunisino Chez nous.  Altro protagonista di questa settimana della moda l’artigianalità, il gusto per le lavorazioni particolari e per il recupero di quelle tradizionali. Molto ben in evidenza nelle collezioni del progetto Puglia Land of fashion ospitato a Palazzo Giureconsulti (nella foto un abito di Maria Elena Di Terlizzi). Insieme alla tendenza per capi che durano nel tempo, all’insegna quindi del rispetto per l’ambiente. Cura nei dettagli, ritorno alla sartorialità, con un occhio ben aperto a vestibilità e confort, quasi sempre identificabile con forme ampie e non costringenti.     


domenica 22 settembre 2024

LA DONNA CHE VERRA'

Un’esplosione di colori, piacevolmente "raddoppiata" dalla cornice di un piccolo, accogliente giardino. Cavia (nome di fantasia per raccontare la voglia di sperimentare)sceglie per presentare la collezione il dehors del ristorante Giacomo. Perfetta location, anche perché la designer Martina Boero si ispira alla vita di tutti i giorni e in particolare al momento della tavola. Ecco quindi il quadrettato delle tovaglie per il miniabito con ampio collo e la brassière da abbinare ai jeans, ma anche le stampe con i servizi da tavola della nonna (foto qui in basso). Grande uso dell’uncinetto  per la maglieria tutta in filati riciclati e con nastri a sorpresa. Ai piedi alcune modelle indossano  calzature create in collaborazione con Crocs con applicazioni di frutta e fiori. 




Come sempre da Hui, un habitué della Milano Fashion Week, la Cina incontra l’Europa, ed ecco la pulizia delle linee dell’Occidente per tessuti e stampe orientali e viceversa.  La camicia Oxford si sposa con il lungo mantello in seta con caratteri cinesi (foto al centro). La trasparenza (tendenza di stagione) è interrotta da ricami in 3D.  Top e bluse in tulle, con volants e applicazioni si accompagnano a jeans a zampa d’elefante. Tutto fresco e portabilissimo. Ancora un cinese in passerella in uno dei saloni della Stazione Centrale. E’ Septwolves, brand di Fujian nella Cina occidentale, nato nel 1990, che conta ben 1800 negozi e 500 corner. Amatissimo dall'attore Adrien Brody, da tre stagioni sfila a Milano con l’uomo e arriva questa volta con qualche uscita femminile. Per lui giubbotti, giacche, parka con cappuccio. Molto bianco, ma con stampe argentate. Sexy le proposte per lei: spencer asimmetrici, giacche corte con elastico a sottolineare la vita, gonne fascianti con spacco vertiginoso, abiti neri trasparenti illuminati da cristalli (foto in basso). Molti gli occhiali, produzione del brand, in acetato e titanio, anche a LED e luminosi.  In linea il face to face  moda cinese e moda italiana in Galleria Meravigli, seguito da show. Focus: come raccontare e comunicare lo stile cinese. Dalla Cina alla Palestina. Presentato oggi sotto il porticato di Palazzo Giureconsulti, hub di Camera della moda, Trashy Clothing, brand  palestinese dei due giovani direttori creativi Omar Braika e Shukri Lawrence. Per una vera  sostenibilità, utilizzano tessuti di scarto e campionature digitali per una moda che definiscono di “lusso anti-lusso”.  


sabato 21 settembre 2024

UN' ESTATE DI IDEE

Recuperare i capi di archivio con elementi che li aggiornino, apparentemente un’operazione semplice, in realtà possibile solo potendo contare su “contenuti” forti. Così la collezione di Curiel, che riutilizza vecchi modelli come l’abito con collo alla Audrey Hepburn,  ma in inediti colori pastello o la camicia in cotone rivisitata con un logo lucido. Notevole l'Atelier Collection, la capsule di Matteo Thiela che costruisce un abito sul manichino, facendoci girare intorno il filo. Il tutto rispettando perfettamente lo stile Curiel. Una lavorazione per pezzi unici che richiede un minimo di otto ore, davvero affascinante da vedere, oltre che nei risultati (foto qui sotto). In vendita a dicembre una piccola collezione "da ballerina" con capi da usare per la danza ma anche, dovutamente abbinati, per la sera. 



Arabesque nei suoi modelli evoca il Grand Tour, guarda ai broccati dei palazzi, introduce pizzi, rievoca  capi dell’archivio vintage. A Palazzo Isimbardi, con lo sfondo del magnifico giardino, dieci brand coreani presentano le loro creazioni. Proposte diverse tra loro, alcune genderless, ma tutte con un’ attenzione speciale alla sostenibilità. Dalle borse con accurate lavorazioni a mano alla maglieria rivisitazione di pezzi classici, a capi con stampe trompe l’oeil. Dagli abiti da sera alla semplice T-shirt ma sempre con qualcosa in più. Si chiama  Aurora Boreale il luxury beachwear per la prossima estate di Cristina Ferrari(foto sopra). E non è un nome di fantasia ma si riferisce a quei cristalli che impreziosiscono bikini, tute, abiti con sfaccettature tali da creare colorazioni cangianti, appunto l’effetto aurora boreale che quest’anno a maggio si è visto anche in Italia. Tulle elasticizzato, chiffon di seta, microfibre colorate i materiali, preziosi ma indistruttibili e a prova di tuffi marini. Nella Sala delle Cariatidi sfila J.Salinas brand del peruviano Jorge Luis Salinas, tra i più conosciuti internazionalmente della moda sudamericana. Noto per le lavorazioni artigianali come la maglia all’uncinetto per abiti, giacche, pantaloni, tute, da abbinare a gilé in pelle o top con maniche a palloncino. Colori solari:  arancione , rosa shocking, giallo, con flash di verde e azzurro. Vasta la collezione di Rodo presentata nel nuovo show room milanese. Tra le novità il denim, che si ritrova nelle sneakers senza lacci, nelle ballerine, nelle borse in accostamento alla pelle. Ma anche il vimini pied-de-poule per borse, sneakers , ballerine. Molti gli intrecci. Trasparenze e swaroski per impreziosire le clutch per la sera, ma non solo. “Borse con vista” si potrebbe definire la presentazione di De Marquet,  sulla terrazza al settimo piano dell’Hotel Milano Scala. Tre i modelli di punta, La Bonjour in vitello dalla linea pulita, piccola ma capace, con tracolla in alternativa, in diverse tonalità, tutte inedite, e le due borse a tracolla TwoTone e Outline in vitello e rafia e in vitello e velluto. 



venerdì 20 settembre 2024

NOVITA' VO CERCANDO E LE TROVO

Uno spolverino bianco da indossare sui propri abiti, una stanza tutta bianca con solo una linea arancione che la percorre. Modelle che sfilano con gli abiti di punta. E’ la presentazione di Mantù che propone capi frizzanti a tinte forti: abiti, giacche, pantaloni, tuniche in cotone e lino con tagli sartoriali. 


Loro Piana celebra i cent’anni a Palazzo Belgioioso. Il lino è protagonista nei capi e nelle installazioni d’artista con il lino grezzo e nei foulard del centenario. Ma anche nei piccoli gioielli e in una linea di occhiali in acetato, con i nomi delle giacche iconiche. Drumohr accoglie gli ospiti con un gelato preparato da Massimiliano Scotti, chef gelatiere quarto al mondo. Sulla sua giacca bianca e sul grembiule in rilievo "il biscottino"(tipico jacquard del brand) ton sur ton. Che si ritrova in maglie e gilé. Perfetti per accompagnare gonne e pantaloni plissé soleil, pantaloni in seta e viscosa effetto velluto. 


Da Sarawong (seconda foto dall'alto)tutto parte da un antico racconto cinese su un mondo ideale. Che tradotto in capi diventa scelta di tessuti leggeri: un lucente raso, un morbido lino di seta di gelso.  Per silhouette fluide con drappeggi, volant, scintillii e trasparenze. Da Hanita c’è un nuovo minimalismo, non mortificante ma donante. Quindi pulizia nelle linee, nessun eccesso, grande uso dei pois in diverse dimensioni. Gianluca Capannolo  entusiasma con le sue geometrie: abiti e bluse a forma di cerchio, o di quadrato, cappa rettangolare in seta, anche stampata con suoi disegni (foto in alto), da accessoriare con le maxicatene d’oro in plastica riciclata. Nate con la camicia Chiara donna di marketing, Consuelo fotografa e Chiara designer. Il loro brand Cuantico (deformazione voluta del quantico matematico), presentato al mitico Bar Basso, ha solo camicie, soprattutto a righe. Con vita stretta, con cappuccio, lunghe quasi miniabito, e perfino imbottite per sostituire il pull. In cotone, made in Italy, tutte con tasca sagomata e bottoncino rosa su un polsino (foto in basso). Piacevoli sorprese nell’accessorio. Santoni prende i colori dell’estate sulle coste marchigiane per una collezione a 360 gradi. Per Serpentine, calzature chic di varie altezze, per il sandalo Virna con cinturino alla caviglia, per la decolleté Sibille, per il mocassino Carla in pelle metallizzata e per le sneakers. Curati e lucenti i dettagli. Tra i pezziforti di Giuseppe Zanotti, ai suoi 30 anni di attività, i sandali e le ballerine di cuoio intrecciato, espressione di un artigianato impareggiabile. Sung Kim, direttore creativo e fondatore  del brand coreano Dell’Est, ha mostrato le sue borse e la piccola pelletteria nello store aperto da un anno in Viale Montenero. Filo conduttore la geometria delle linee che si ritrova nelle forme delle borse, in genere piccole, ma anche nei dettagli come il diamante d’oro sul borsellino. Flash divertenti come l’uncinetto fibbia o le colorazioni fumetto. La ninfea è il tema ispiratore di AGL, convertito in margherita per sandali e ballerine dalla punta quadrata. Giochi di pelle intrecciata, ricami e pelle tagliata da laser con effetto denim. Immancabili gli stivaletti rock con alta suola. Ultima novità lo stivale in pelle traforata (foto al centro) e una piccola collezione di borse. 

giovedì 19 settembre 2024

RAGIONE E SENTIMENTO

La creatività si lega sempre di più al pragmatismo e questo, con le dovute eccezioni, si riscontra nella fashion week milanese. Arthur Arbesser si chiede “perché continuare a ideare nuovi vestiti”. Così ha deciso di puntare su collezioni piccole e compatte, che soddisfano il proprio piacere creativo, senza danneggiare o invadere l’ambiente intorno. Quindi una collezione fatta di pochi capi. L’ispirazione sono mani affusolate che lavorano. Rappresentano la capacità di plasmare il mondo. Sono stampate sull'abito-camicione (foto al centro). Ma sono la testimonianza del lavoro nei tre pezzi in quadrettino Vichy riveduto, che ricorda vecchi pavimenti, o nello speciale cotone gessato giapponese. Le fiches del poker diventano gioielli, le scarpe e i cappelli sono in tessuti per tende. 






Un pensiero quello di Arbesser in linea con lo slow fashion di Zona 20 che, come anticipa il nome (la velocità massima da tenere in certe strade), propone pezzi che durano nel tempo, ispirati ai suoni e ai colori. Dal gilé in pelle che può essere un miniabito alla giacca a maniche lunghe, che diventano corte slacciando dei bottoni. E poi le asimmetrie, nei colletti e negli scolli delle camicie (foto in basso). Quasi tutti i capi sono genderless. Anche Premiata, azienda centenaria punta sul genderless. Non per i sandali con alto tacco presi dall’archivio, ma per le slip-on in cavallino stampa zebra o maculata o per la collezione di sneakers in cotone al 100% made in Italy. Curiose le scarpe con suola Vibram ma con tomaia sostituibile. Completano la collezione borse e giubbotti in nylon rigenerato. Da Anteprima la stilista Izumi Ogino collabora con l’artista giapponese Mika Tajima per mettere nei suoi capi il senso di tranquillità e serenità che si avverte nelle sue opere. Ed ecco trasparenze, volumi ampi e fluttuanti, colori tenui, materiali leggeri come tulle, anche per i cargo.  Da accessoriare con borse a rete o miniborse gioiello. Borsalino immagina un tour nel Bel Paese alla scoperta dei mestieri tipici italiani e propone cappelli caratteristici dei vari luoghi. Dalla coppola (foto in alto) al cappello dei "cowboys maremmani". Collabora con Damiani che festeggia i cent’anni con tre cappelli che troneggiano nelle vetrine del gioielliere in Via Montenapoleone. La cloche Belle Epoque  con orecchini pendenti in oro  bianco e diamanti che richiama la pellicola cinematografica, il classico cappello Sophie con una catena in oro rosa, diamanti e perle e il baseball con margherite in oro rosa e diamanti e una spilla.  Artigianalità e attenzione alla sostenibilità anche da Raffaella D’Angelo che fa sfilare, insieme alle modelle, donne reali con chemisier, abiti sottoveste, pantaloni, ma pure copricostumi e bikini nei colori dei fiori, con ricami e stampe in armonia. 



mercoledì 18 settembre 2024

VIVA LA LEGGEREZZA

Potrebbe essere lo slogan di questa fashion week milanese. Certo si parla di primavera-estate, ma non è così scontato, specie considerando collezioni dove la sartorialità è l’elemento base. Un esempio è Eleventy che di stagione in stagione rende le sue proposte sempre più appetibili e l’apertura di monomarca nel mondo lo conferma. Ecco tessuti come il lino o il cotone trattati con una speciale spalmatura. Il lurex solo all’esterno, per assicurare il confort. Speciali garze di cotone giapponesi per camicie e giacche, maglie impreziosite da paillettes, ma ton sur ton per tocchi di luce non vistosi, una gonna in nappa con ricami esclusivi, a mano. Molti i maxi gilé da indossare sui pantaloni con pinces, ampi ma senza eccessi. In suede le sahariane (foto sotto). Impunture che diventano un raffinato elemento decorativo. Colori dominanti tutte le gradazioni del beige e dell’azzurro. 




Il cielo con la minaccia di pioggia non ha compromesso la sfilata di Luisa Beccaria al LùBar, delizioso locale nel cortile della Galleria d’Arte Moderna. L’abito è protagonista, per lo più lungo, in una grande varietà di materiali, dal lino stretch al fil coupé, dall’organza al tulle, al sangallo tagliato al laser. Molti i ricami, spesso a contrasto. Oltre le immancabili stampe a fiori, un ritorno del quadretto Vichy anni 50, perfino per l’abito con strascico da gran sera. Palette cromatica “giocata con i toni dell’orizzonte”. La tradizione e l’elevata artigianalità di un brand d’eccellenza, da cinque generazioni, è visibile nella nuova collezione di Gherardini. Niente è lasciato al caso, per borse innovative al massimo, destinate a durare nel tempo. Tra i fiori all’occhiello la riedizione in edizione limitata di una borsa d’archivio realizzata da artigiane kenyote, per un perfetto connubio tra artigianalità e sostenibilità. Debutto italiano per Raisa Vanessa, brand creato dalle gemelle turche Raisa e Vanessa Sason. In uno dei più fascinosi cortili di Milano ecco una serie di abiti e completi da indossare non prima delle 7 pm. Silhouette che richiamano il movimento dell’acqua, così come tessuti con paillettes che ricordano le squame dei pesci. Colori della natura soprattutto marina: azzurro, verde, bianco, con trasparenze dominanti. Ispirazione la leggenda di due pesci inseparabili dell’antica Grecia, un invito a non arrendersi mai.  Cinque i temi della collezione di Herno, che copre davvero la primavera e l’estate. Ci sono infatti trench e impermeabili, capispalla dal bomber al chiodo, parka di taffetà ma anche pantaloni in seta, top e bermuda in lino, cardigan in maglia a micro rete (foto al centro). Da Los Angeles arriva Out of the blu, la moda neo-pop di BruceGlen, brand creato dai gemelli Bruce e Glen Proctor. Racconta, con le tinte forti delle stampe, sogno e immaginazione, ma con un occhio attento alla sostenibilità: nessun spreco di acqua e attenzione all’elettricità nella produzione. Keqiao, uno dei più importanti distretti del tessile cinese (foto in basso), porta nello scenografico Garden Senato le creazioni di quattro giovani talenti. Geometrie, giochi di drappeggi, pelle lavorata in modo speciale, trafori con svariati flash di tradizione.

martedì 17 settembre 2024

L' IMPORTANZA DI ESSERE NORMALE

Da questo primo giorno "ufficiale" di Fashion Week milanese sembra  sancito l’addio agli eccessi, ai look per stupire o detto brutalmente al"Famolo strano" Questo non significa che si stia tornando alla  pedissequa ripetizione di tutto quello che è classico. Si cerca l’idea, il qualcosa in più, l’elemento caratterizzante che dia vita a un capo senza renderlo un pezzo solo da passerella e per creature efebiche. E questo non è certo facile. Una bella dimostrazione la dà Martino Midali con una collezione dove la leggerezza e la freschezza sono i protagonisti, ma tutto è nella norma e nella portabilità assoluta. E lo conferma lo stilista facendo sfilare, oltre alla modelle, donne "autentiche" dai fisici normali, anche imperfetti con qualche chilo e qualche anno in più delle efebiche ragazze. Ad aprire la sfilata  una celebrazione con la danza dell’amore libero e della pace universale. In perfetta sintonia(foto in alto). 




Diversa, ma basata sugli stessi principi la collezione La mia Africa di Simonetta Ravizza, indossabile da donne di tutte le età (foto al centro). Dominanti i colori terra, il kaki, il sabbia, il marrone, e ovviamente il bianco e flash di nero.  Raffinati pizzi e giochi di intarsi nei lini e nelle sete per gonne lunghe, camicie, pantaloni. Mussole e suede per giacche e scialli, anche con frange, e sahariane.  Seta animalier per gli abiti seducenti e femminili. Il tutto in un’atmosfera da té nel deserto con finger food in armonia. Anche le sorelle Francesca e Alessandra Piacentini per Miss Bikini guardano all’Africa (foto in basso). Ma è un’Africa tribale, più jungla, nella scelta delle stampe e soprattutto nei colori.  Accanto a bikini e costumi interi, vestaglie-chemisier, top, gonne: un beachwear buono anche per la sera al mare. Una base classica su cui lavorare con note, tagli e spunti nuovi. Una grande ricerca nei tessuti da Custo Barcelona, dove la stampa ipercolorata è dominante.  Ecco giacchine trapuntate con lurex, pantaloni effetto scaglie di sirena, volants a ingentilire il pantalone e la tuta, chiffon animalier . Decisamente più tranquilli, con addirittura il completo, i capi per lui. L’intramontabile Satisfaction fa da colonna sonora alla sfilata di Fracomina, al suo debutto con il beachwear. Riferimenti ai Settanta  per le minigonne, ma anche ai Novanta, come il trench riveduto da una plissettatura sul dietro.   



 

lunedì 16 settembre 2024

PRONTI, A POSTO, VIA!

La Fashion Week milanese comincia ufficialmente domani, ma sono già in molti ai blocchi di partenza con eventi vari. La città, soprattutto le vie dello shopping, sono piene di gente, stranieri quasi tutti, non si sa se in proseguo di vacanze estive o per la moda. Fa comunque piacere considerando i dati dell’industria dell’abbigliamento, non certo così confortanti. 

 


Tra gli eventi di spicco la sfilata degli studenti dell’Istituto Marangoni, la scuola di moda che nel 2025 compirà 90 anni. Festeggia, invece, oggi il suo compleanno Roberto De Wan nel negozio di Via Manzoni. Un modo per presentare le sue novità. Svariati i modelli di borse, tra le più interessanti quelle in lana bouclé effetto astrakan di tre dimensioni. O ancora quelle in una grande varietà di colori dalle linee volutamente geometriche. Molto apprezzate le tracolle, da portare anche a mano, in pelle con frange in tonalità audaci, ma perfette per completare svariate mises (foto in alto di Bruno Colombo) . E ovviamente nuovi occhiali che vanno ad aggiungersi alla gigantesca collezione. La Cina è sempre più vicina ed ecco nei saloni dell'Hotel Four Seasons l’eccellenza del cashmere di Qinghe, città nel nord della Cina a poco meno di 400 kilometri da Pechino. Sono cinque aziende che trattano il prezioso filato in tutte le fasi, dalla raccolta del grezzo alla pettinatura, alla filatura fino alla produzione di capi o accessori come sciarpe, cappelli, guanti, calze. Da vedere esposti 18 look (foto al centro). La prima volta anche per Ely Shiva brand fondato dall’imprenditrice ucraina Elizaveta Yurusheva, interamente disegnata e prodotta a Milano. Sono abiti e camicie in tessuti raffinati e molto femminili: cady di seta, popeline di cotone impreziosito da paillettes, pizzo macramé, chiffon.  Tutto giocato con linee pulite (foto in basso). La moda incontra il cinema. All’Anteo Palazzo del Cinema  proiezione del film Biki. La donna che rese “divina” Maria Callas, con la regia di Michele Mally e la sceneggiatura dello stesso Mally e di Simona Segre-Reinach.  

  


domenica 15 settembre 2024

L' ARTE IN BORSA

 Cosa ci fa un dipinto di donna, che si scoprirà essere Maria Maddalena del Vangelo, del ritrattista spagnolo José Maria Peña, in mezzo a borse e dintorni, al Mipel (fiera milanese da oggi al 17 settembre) nel settore dedicato alle nuove proposte?  Lo stesso ritratto è riportato su una shopper in canvas con manico di bambù. Ma non è l’unica borsa con la stampa di un dipinto, del particolare di un’opera o di una scultura.  




E’ la collezione per la prossima primavera-estate di Voiceat, azienda made in Italy creata da Annalaura Giannelli, avvocato, consulente d’impresa e scrittrice. Un nuovo esempio di contaminazione tra arte e moda.  Qualcosa iniziato con Yves Saint Laurent e i suoi "abiti Mondrian" negli anni 80, ma che ha avuto dei precedenti addirittura agli inizi del secolo scorso con Rosa Genoni, prima stilista  della storia, per anni ignorata che solo da qualche anno è stata recuperata grazie al lavoro della giornalista Elisabetta Invernici. I suoi due abiti, donati dalla figlia al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, sono ispirati uno alla Primavera del Botticelli,  l’altro a un “manto da corte” tratto da un disegno del Pisanello. Ma per Voiceat il riferimento all’arte non è solo una scelta estetica, fa parte di un progetto etico che non vuole soltanto vestire e accessoriare la donna ma “dar voce”, da cui il nome, a importanti temi sociali.  Come la discriminazione della donna, per questo la scelta di Maria Maddalena, passata alla storia come una prostituta pentita, invece figura nobile, coraggiosa “nonché la più importante degli apostoli”.  Sulla quale Giannelli ha scritto e pubblicato un romanzo. Ma ci sono anche le stampe di animali, vittime di sperimentazione, caccia, vivisezione. A completare il messaggio, formalmente, l’utilizzo esclusivamente di materiali sostenibili e la lavorazione artigianale. Che garantisce una cura particolare dei dettagli, sempre preziosi e ben studiati, come la targhetta-gioiello con il logo da staccare e utilizzare come un ciondolo. Funzionali e assolutamente di tendenza i modelli. Dalla shopper anche in denim, alle piccole ma capaci tracolle con la stampa di animali. Dai bauletti di varie dimensioni, pure come bagaglio da week end, alle pochette, leggere, con un geniale manico. Completano la collezione T-shirt con le stesse stampe delle borse e le mantelline, in tessuto impermeabile o scozzese con interno in seta. Non presente al Mipel, ma in collezione per l’estate 2025, borse di vario tipo con l’intrigante, e piena di riferimenti, stampa della "donna farfalla". E’ The flapper, un dipinto realizzato dall’illustratore americano/tedesco Franz Xavier Leyendecker per la copertina di un numero di Life del 1922 (foto in basso). 


mercoledì 11 settembre 2024

DOVE VANNO?

Difficile, anzi impossibile non notarla, passandoci davanti in macchina. Facile, anzi sicuramente condivisa, una figura umana scolpita, che in mano tiene un borsone e il suo busto sembra completamente staccato dalle gambe e quindi sospeso in aria. Siamo in Corso Italia a Genova, il lungomare che dalla Foce, sede del Salone Nautico, porta a Boccadasse, vecchio borgo in piena città. Solo avvicinandosi a piedi all’installazione, ci si rende conto che il borsone della scultura in metallo, che rappresenta un ragazzo, è tutt’uno con la sua gamba e quindi ha un sostegno. Accanto c’è un’altra figura con lo stesso borsone e il corpo “interrotto” e senza testa e più in là ci sono il borsone in questione e gli stessi scarponcini indossati, ma solo con un pezzo di gamba coperta dai jeans. 





E' un’installazione di Bruno Catalano, classe 1960, nato in Marocco. L’artista italo-francese, che ha esposto nelle più importanti gallerie del mondo, realizza le sue figure in bronzo e argilla, interpretandole con "prodezze tecniche". "Il ragazzo di Corso Italia" fa parte della sua personale La metafora del viaggio con sette sculture, di cui cinque a Genova e due ad Alassio sul molo Bestoso. Sono dei viaggiatori immortalati durante un viaggio di cui non si sa né la destinazione, né la durata. In mano hanno sempre un borsone o una valigia dove tengono pezzi di vita. Sono esseri umani con un equilibrio precario, per questo i loro corpi non sono completi, ma “interrotti”.Ognuno ha un nome e un abbigliamento caratterizzante. Pierre David Triptyque, in Corso Italia, è un ragazzo in jeans e T-shirt stracciati, forse un homeless. Hubert, a Porto Antico, è scalzo e a torso nudo. Benoit e Khadine, in Piazza De Ferrari, sono davanti alla fontana. Simone, alla Stazione Brignole, è l’unico in giacca e cravatta, forse il suo è un viaggio di lavoro (foto in basso).  Inutile dire che è molto importante per l’artista lo spazio alle loro spalle e intorno, ulteriormente enfatizzato da quegli spazi vuoti dei corpi. La metafora del viaggio è da vedere a Genova e ad Alassio fino al 31 ottobre.  

 


venerdì 6 settembre 2024

OLTRE LA FOTOGRAFIA

Come ha detto il curatore James Lingwood Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991, nonostante il titolo, non è una mostra fotografica. Da vedere dall’8 settembre al 26 gennaio al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, è in tutto e per tutto una mostra d’arte. I viaggi di Ghirri (1943-1992) sono più nell’immaginario che nella realtà, e la fotografia stessa è un viaggio che ha come oggetto non un luogo, ma il sentimento del viaggio, il desiderio di scoprire.  Che può anche realizzarsi all’interno di una casa.  Non a caso l’artista è stato definito "astronauta da camera" e la sua idea di dedicarsi alla fotografia è nata da una foto della terra vista dalla luna. Come spiegano nell’interessante video il curatore e la figlia Adele Ghirri, che dirige l’Archivio Eredi di Luigi Ghirri nella casa studio di Roncocesi.





Ghirri inizia a fotografare a 27 anni nel 1970, dopo aver lavorato come geometra. Sono scatti di viaggi in Italia, spesso gite di famiglia, da lui chiamate "avventure minime", in un secondo tempo in Europa. “Quando viaggio faccio due tipi di fotografie quelle solite che fanno tutti …e poi le altre quelle a cui veramente tengo, le sole che considero davvero” spiegava in un’intervista. Nel percorso della mostra le foto sono raggruppate secondo temi.  Nella prima sala intitolata Paesaggi di cartone ci sono manifesti, cartelloni pubblicitari, anche cartoline trovate nelle gite vicino a casa. Si prosegue con Montagne, laghi, sole e mare, luoghi di vacanza istituzionali: alcune immagini con turisti, altre di sola natura. Sempre di piccole dimensioni, essenziali, pulite, alcune quasi sfuocate o con nuvole incombenti. La sala forse più incuriosente è quella dei Viaggi in casa, con mappe, atlanti, mappamondi, palle di vetro con neve, cartoline, spesso circondate da libri. E anche Un atlante tridimensionale dove Ghirri ricostruisce un’Italia in miniatura. Nell’ultima sala, che precede quella del video affacciata sul lago, ecco Viaggi in Italia con alcuni scatti come quelli della reggia di Versailles, richiestigli dal Ministero della Cultura francese o quelli sull'Italia per l’esposizione Viaggio in Italia del 1984. Una mostra ben studiata e quanto mai appagante, dove ogni foto è un piccolo tesoro da scoprire nei dettagli: poetici, provocatori, romantici, ironici come quella scritta MARE a far da sottotitolo al mare di Tellaro o surreale come quella dell’onda inquadrata in una cornice occasionale. O ancora la coppia al ristorante dall’aria annoiata con lo sfondo di un mare volutamente inventato.