Si è chiusa la Milano Fashion Week con le proposte per la moda donna, qualche flash per l’uomo e un po’ di genderless, per la primavera-estate del 2025. A porre la parola "fine", as usual, le sfilate in digitale, tra cui quelle di Chiara Boni con la Petite robe, di Jacob Cohen e di Husky con giubbotti e parka apparentemente classici, ma con linee e aggiunta di dettagli innovativi. Sempre più internazionale il pubblico, ma anche i brand che hanno presentato le loro creazioni. Svariati quelli in gruppo di un Paese, supportati da Camera della moda, sia con presentazioni o sfilate nella Hub di Palazzo Giureconsulti, sia in location esterne.
Dai dieci coreani a Palazzo Isimbardi ai cinque di Seoul nella Hub, agli ungheresi della Budapest Selection, ormai habitué dell’appuntamento milanese, nella Casa degli Artisti di Corso Garibaldi (foto in alto). O ancora nell’ambito dei Black Carpet Awards "per celebrare i leader del cambiamento che promuovono l’inclusione nei campi della moda, dell’arte ..."si è aggiunto un premio speciale dedicato ai giovani creativi POC (People of Color). Nel caffé di Palazzo Reale, il Museo Munch, che ha fornito i dipinti in mostra fino a gennaio, ha presentato la prima Artist Edition progettata dall’artista norvegese Constance Tenvik, classe 1990 (seconda foto dall'alto). E’ una serie di foulard di seta e guanti ispirati alla commedia Gli Uccelli di Aristofane.
A White, il salone nel Tortona Fashion District intitolato quest’anno Sign of the Times, delle oltre 300 aziende presenti più della metà erano straniere (nella foto al centro l'ingresso). Dal Sud Africa dieci designer, tra cui Maria Uys per Afrigarde con le straordinarie collane della sua Wearable Art. O i capi in tessuti e colori tipici, tutto made in South Africa, di Abantu. Da Berlino, Prototype con pezzi classici come i blazer riveduti con brio in una scelta di colori a sorpresa. Tessuti di velluto di yak e tinture speciali e sostenibili, che richiamano il folklore tibetano, da Yid’Phrogma, uno degli espositori delle Secret Rooms che accolgono brand emergenti, frutto di accurato scouting. La sostenibilità è un tema dominante non solo all’White. Nella Hub di Camera della Moda svariati i giovani stilisti e i nuovi brand che la seguono. Da Pecora Nera che propone una maglieria particolare e vari accessori, tutti realizzati con materiali di riciclo, al brand franco-tunisino Chez nous. Altro protagonista di questa settimana della moda l’artigianalità, il gusto per le lavorazioni particolari e per il recupero di quelle tradizionali. Molto ben in evidenza nelle collezioni del progetto Puglia Land of fashion ospitato a Palazzo Giureconsulti (nella foto un abito di Maria Elena Di Terlizzi). Insieme alla tendenza per capi che durano nel tempo, all’insegna quindi del rispetto per l’ambiente. Cura nei dettagli, ritorno alla sartorialità, con un occhio ben aperto a vestibilità e confort, quasi sempre identificabile con forme ampie e non costringenti.