E' possibile prendere i capisaldi
del guardaroba classico, nei tessuti e nei
colori della tradizione, e farne una
collezione donante, non scontata e innovativa?
Luisa Spagnoli c’è riuscita. Parte dai ’70, uno dei periodi più creativi, e in
particolare dall’Inghilterra. Utilizza i tartan, ma declinati su tessuti armaturati. Recupera lo chemisier con stampe
barocche ( a destra in alto), reiventa la gonna di diverse lunghezze. Fa uso di pied-de-poule e
finestrati, ma li femminilizza accostandoli alla seta maculata. L’elegante
pantalone con pinces e cintura lo
propone in denim. Il trench è in ciré, il pull a rombi. Sera a effetto con
tessuti maschili per fogge femminili e illuminati dal lurex. Borbonese dalle borse
passa al total look, orecchini compresi. Ma non dimentica le origini e stampa
l’OP, il famoso occhio di pernice, anche sulle calze. Da Roberto Cavalli il
direttore creativo Paul Surridge si
concentra sulle stampe, nel rispetto della continuità. Punta alla fluidità delle
linee e alla morbidezza.Gioca con le plissettature. Prende dall’archivio il
pitone jacquard, s’ispira all’Art déco per la sera. Sartorialità senza
ingessature per gli abiti di lui. Da Alberto Biani il tessuto è sempre il
protagonista. Molte le stampe che si mescolano con accattivante eleganza ai
quadri. Nicola Brognano, 28enne promessa della moda, per il brand che porta il
suo cognome, immagina una fuga dell’irrequieta Maria Antonietta da Versailles.
Ed eccola con zaino, tute in pile, ma anche abiti dalle maniche rigonfie in uno
stampato che richiama le tappezzerie del Petit Trianon. Cappottini e giacche di
leopardo da Simonetta Ravizza, ma sono agnelli stampati. E’ tempo di svolta,
infatti, per la signora della pelliccia. Solo pelli di animali della catena
alimentare, con qualche pezzo eccezione, non in sfilata, per il mercato coreano
e cinese. La pelliccia diventa accessorio ed ecco la versione baby della
Furrissima in mongolia o in shearling da
applicare alla cintura. In passerella anche l’uomo. Divertente, colorata,
piacevolmente irriverente, e per un’acquirente giovane, la collezione di GCDS,
dove le due prime lettere non stanno per Giuliano Calza, direttore creativo
insieme al fratello, ma sono l’inizio di God
Can’t Destroy Streetwear. Cividini festeggia i trent’anni e nella scenografica
Sala delle Cariatidi, in cui sfila, mette un tavolo dove due suoi
artigiani-pittori lavorano con la tecnica dello stencil e della serigrafia. La
collezione mischia femmminile al maschile, sul Principe di Galles crea un
effetto luminoso. L’animalier compare
su giacche e gonne. Come colonna sonora la voce di Françoise
Hardy, perfetta icona in quel suo mettere insieme un vestire da uomo e un
fascino di donna vera. La passione per la stampa contagia anche l’accessorio e
Giuseppe Zanotti rivisita il maculato, in particolare il leopardo, la zebra, la
giraffa per tacchi, tomaie, dettagli. Grande varietà nei tacchi, dallo
stiletto altissimo al platform per il sandalo(a sinistra in basso), al tacco 45 per la nuova bebé,
allo stiletto basso, al tacco squadrato per stivali e tronchetti.
Nessun commento:
Posta un commento