lunedì 31 luglio 2023

LA SOSTENIBILE TRASVERSALITA' DEL JEANS

Difficile pensare che fino a pochissimo tempo fa, già nel terzo millennio, in business e prima classe di importanti compagnie aeree era vietato indossare i jeans. E questo nonostante a fine anni 70 Vogue Italia, avesse pubblicato un servizio di personaggi famosi, che allora non si chiamavano ancora celebrities, tra cui l’Avvocato, in jeans. La caratteristica di trasversalità pop del jeans viene messa in evidenza anche nella nuova edizione di Genova Jeans  dal 5 all’8 ottobre. Un grande evento che coinvolgerà la città già da domani. Dal 1° agosto infatti parte la campagna, per cui le serrande dei negozi di Genova, soprattutto del centro storico, saranno tinte del famoso indaco, il blu Genova che ha dato il nome al mitico pantalone. 


Dappertutto saranno affisse le foto artistiche del fotografo genovese Fabio Accorrà, autore di libri fotografici tra cui proprio I colori di Genova. Altri quattro genovesi del mondo dello spettacolo su banner, canali social e video daranno voce e volto al progetto oltre i confini della città. Sarà dato valore ai negozi degli artigiani e verranno invitati operatori e addetti del settore moda. Insomma il jeans diventa “un veicolo fondamentale di rigenerazione urbana” come ha detto il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi. Sempre con uno sguardo alla filiera italiana del jeans e ai progetti di sostenibilità ambientale. 


Un'ulteriore dimostrazione di come il jeans, sdoganato dalla sua caratteristica di indumento da lavoro, sia diventato un capo fondamentale nella moda e non solo. Pressoché presente ormai in tutte le sfilate di prêt-à-porter comincia ad apparire anche tra i capi d’atélier . Così la limited edition Denim Couture di Don the Fuller, marchio emergente pioniere nella ricerca di tele denim pregiate e di lavaggi e finissaggi innovativi e sostenibili. Che propone quattro capi combinabili tra loro, un top-bustier, un giubbino, una minigonna e un panta-cargo con dettagli e costruzione sartoriale. In vendita solo in negozi iperselezionati (foto in basso)

 

mercoledì 26 luglio 2023

MUSICA SUGLI SCOGLI

Nel 2021 il presidente Sergio Mattarella l’ha nominato cavaliere per le “altissime qualità morali, intellettuali, professionali”.  Difficile pensare che si tratti di un personaggio di spettacolo.  Eppure è Mario Incudine (classe 1981) cantante e autore che con Antonio Vasta musicista, diplomato in pianoforte, polistrumentista, si è esibito ieri sera sugli scogli di Pieve Ligure per Rammendi Musicali, il secondo incontro della XVI edizione di Scali a mare Pieve Ligure Art Festival, ideato da Sergio Maifredi. 



Anche se il tono di Incudine era scanzonato e piacevolmente  interattivo con il pubblico, sono bastati pochi minuti per rendersi conto del livello dello spettacolo. E del perché dell’onorificenza. Con le sue canzoni in siciliano ha fatto conoscere nel mondo la cultura dell’isola, che non significa solo amore e bellezze naturali ma anche dignità e lotta contro la mafia. Tra l’altro Incudine organizza spettacoli con carcerati. Perfetto l’accordo con Vasta, straordinario con il pianoforte ma anche con le fisarmoniche. Erano incredibilmente a loro agio i due in un angolo dello scalo, dato che il mare aumentava a vista d’occhio tanto che gran parte del pubblico, numerosissimo peraltro, era appostato sulle scalinate e i terrazzamenti sopra le rocce intorno. Tra le canzoni, quasi tutte precedute da una breve spiegazione data la difficoltà per i più di capire il dialetto, trascinante quella dedicata alla figlia undicenne di Incudine, dolce e appassionata. Omaggio ai liguri ed emozionante la versione siciliana di Bocca di Rosa di De André, con  infiltrazioni di humour siculo. Forte, commuovente, la canzone sulla dignità, preceduta da un discorso conciso e senza fronzoli sull’importanza di fare crescere nei siciliani la consapevolezza che non si è soli di fronte alla mafia.  Uno spettacolo davvero entusiasmante che si avrebbe voluto continuasse ancora. Nonostante i ripetuti bis. Complici, certamente, la magia del luogo, la luna crescente, il mare che rumoreggiava quel tanto per dare un brivido e un’ottima organizzazione tecnica che ha permesso un audio da grande teatro.

mercoledì 19 luglio 2023

VEDO ROSA

“Che la si ami o che la si odi, il film è fatto per ognuno di noi”. Questo si dice nel trailer del film Barbie, in uscita in questi giorni. E’ da augurarsi che sia così, dato che è costato alla Warner Bros, la casa produttrice, circa 100 milioni di dollari. Diretto da Greta Gerwig attrice, regista, sceneggiatrice (classe 1983) parla dell'iconica bambola Mattel che dal suo mondo rosa arriva a quello vero, con i suoi toni cupi, reali e metaforici. Dove tutto non è così perfetto, le donne tranne qualche curvy ultimamente inserita per essere politically correct (e rialzare il fatturato calante della Mattel) non sono tutte giovani, con tette sode, vitino da vespa, gambe lunghe. Non vestono di rosa, spesso firmato, non vivono in case rosa e non viaggiano in decappottabili o in camper rosa. E soprattutto c’è la cellulite. 

 



Con Barbie, che ha il viso e il corpo di Margot Robbie, c’è l’immancabile Ken con il sorriso a 96 denti e i capelli platinati di Ryan Gosling. Si parla di implicazioni sociali, politiche, economiche. In Vietnam il film è stato vietato, pare, per i rapporti con la Cina. Sono sopraggiunti gravi problemi alle aziende di vernici per l’abuso di tintura rosa. Da mesi, infatti, tutto si sta tingendo di rosa. In internet abbondano le immagini di case tipiche di tutto il mondo colorate di rosa.  O ancora, interi guardaroba rosa sono proposti come tendenza del momento.  Con Airbnb si può dormire in luglio per due  notti nella casa rosa shocking di Barbie a Malibu, a picco sul Pacifico.  Con piscina, pista da ballo, arredamento “in stile”, ma nella stanza di Ken che, non essendo sposato, non può dividere la camera con Barbie. Ma ci sono proposte anche meno esclusive, come borse, zainetti, portafogli, tutti con logo B o scritta intera, prodotti da Loungefly, in pelle vegana e quindi sostenibili.  E per chi vuole "andare oltre", ecco Barbie e Ken versione Funko pop nei loro migliori travestimenti: in lamé da disco, con cappello western, con abito da sera e fascia da presidente. 


giovedì 6 luglio 2023

STILISTI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI

La moda è cambiamento, è implicito nella parola. Sarebbe strano se non fosse così. Il cambiamento deve e continua a esserci. Da un po’ di tempo non riguarda più solo i contenuti, ma anche la forma o la formula. Quelli che si pensavano punti acquisiti e irremovibili sono stati riprogrammati. E’ di questi giorni la dichiarazione alla stampa di Giorgio Armani che riferendosi alla Haute Couture di Parigi, ha rivelato di "sentirsi a disagio". La trova trasformata. Niente più location fastose, e anche i capi proposti sono sempre meno importanti.  




Chanel ha sfilato sul quai della Senna alla partenza dei Bateaux Mouches con modelle con cane al guinzaglio. Maria Grazia Chiuri per Dior parla di sottrazione obbligatoria, Pierpaolo Piccioli per Valentino di essenzialità. Un’alta moda più vicina al prêt-à-porter?  L’indiano Raul Mishra sfila con i suoi capi dai ricami straordinari, ma mette gli occhiali da sole alle modelle, quasi a confermare l’uso "da giorno". In primo piano la ricerca, dalla particolare lavorazione all’utilizzo di materiali sostenibili. A Parigi durante l'Haute Couture ritorna a Saint Germain des Près l’Oriental Fashion Show con le collezioni di stilisti giovani, ma già affermati, libanesi, marocchini (nella foto in alto Mouna Benmaklouf), del Kazakistan (nella foto in basso Aizhan Kolchina), del Turkmenistan, che mettono insieme tradizioni artigianali e impegno per l’ambiente. Ognuno di loro apporta qualcosa di unico, ma anche fondamentale per una ricchezza di proposte. Sparisce in un certo senso il discorso di moda etnica, per essere assorbito in un unico concetto di moda, sempre più attenta ai dettagli, alle lavorazioni speciali, ai capi che durano nel tempo. Con sempre più vicinanza e contaminazioni tra culture di paesi lontani. Perfettamente inseribile in questo trend il riconoscimento dell’Istituto Marangoni di Dubai come prima università straniera accreditata. Come è già avvenuto per Parigi, Londra, Mumbai, Miami, Shanghai e Shenzen, l’Istituto Marangoni, fondato a Milano nel 1935, diventa un nuovo, unico polo d’attrazione per i futuri designer del Medio Oriente (nella foto la biblioteca).