Ultima
giornata di sfilate milanesi. La congestione e il traffico nei posti clou calano a poco a
poco, aiutati anche dal filo di sole che cancella la pioggia.
Lucio Vanotti |
Apre
DSquared, questa volta niente scenografie a effetto, ma un minimale sfondo di
passerella rosso e nero. Abbastanza in contrasto con una collezione che racconta più di cinque secoli di storia
del costume, con dovizia di particolari.
L’imperfetto è il tema di Angelo
Marani. Può essere l’asimmetria di un cappotto, uno spacco nella gonna plissé
di pelle da cui esce imprevisto del pizzo. O ancora un taglio alla Fontana sul davanti del pull o il profilo di un
miniabito che si interrompe bruscamente. Dietro, evidente, una grande ricerca
di materiali e lavorazioni.
Arthur Arbesser |
“Ho
cercato di fare qualcosa di prezioso, perché è quello che i negozi vogliono da
me” dice Arthur Arbesser che da viennese doc
prende spunto dalle uniformi e, con tagli e contaminazioni, crea una
collezione insolita e molto femminile. La sahariana è realizzata in seta
dorata, il cardigan minimale ha un volant dorato sul fondo, l’austero abito
nero ha un malizioso colletto di lana bianca. Trionfo del sartoriale da Mila Schön. Ecco la collaretta asimmetrica sul retro del trench, le ruche double face per l’abito con vita segnata, un pannello laterale sul cappotto chiuso da zip, spalle enfatizzate per il giaccone. Quella di Vivetta è forse l’unica collezione dove non esiste il maschile/femminile. Tutto è donna all’eccesso. Certo c’è qualche spunto preso dalle divise militari, ma minimo rispetto a quanto è tratto dal mondo della danza, dai disegni di Erté, dall’Oriente più romantico. Per San Andrès lo stilista Andrès Caballero si ispira ai colori forti, cari alle donne della comunità messicana Mazahua. I capi dai tagli lineari e rigorosi sono movimentati da ruches al collo, da volant in vita o da dettagli preziosi come colli di volpe e visione e ricami di cristalli. Linee pulite, essenziali, volumi ampi e scivolati, nessuna concessione a dettagli inutili da Lucio Vanotti: un guardaroba completo di grande vestibilità con un’elegante scelta di colori. E’ una bambola degli anni Duemila la donna di Piccione Piccione. Nei capi in sete leggere, tulle, ma anche panno e tweed, ci sono ricami, stampe e motivi in 3D vagamente pop.
nero ha un malizioso colletto di lana bianca. Trionfo del sartoriale da Mila Schön. Ecco la collaretta asimmetrica sul retro del trench, le ruche double face per l’abito con vita segnata, un pannello laterale sul cappotto chiuso da zip, spalle enfatizzate per il giaccone. Quella di Vivetta è forse l’unica collezione dove non esiste il maschile/femminile. Tutto è donna all’eccesso. Certo c’è qualche spunto preso dalle divise militari, ma minimo rispetto a quanto è tratto dal mondo della danza, dai disegni di Erté, dall’Oriente più romantico. Per San Andrès lo stilista Andrès Caballero si ispira ai colori forti, cari alle donne della comunità messicana Mazahua. I capi dai tagli lineari e rigorosi sono movimentati da ruches al collo, da volant in vita o da dettagli preziosi come colli di volpe e visione e ricami di cristalli. Linee pulite, essenziali, volumi ampi e scivolati, nessuna concessione a dettagli inutili da Lucio Vanotti: un guardaroba completo di grande vestibilità con un’elegante scelta di colori. E’ una bambola degli anni Duemila la donna di Piccione Piccione. Nei capi in sete leggere, tulle, ma anche panno e tweed, ci sono ricami, stampe e motivi in 3D vagamente pop.