mercoledì 3 dicembre 2025

PERCHE' DELITTO E CASTIGO ?

Uno dei romanzi più famosi della letteratura di tutti i tempi diventa uno spettacolo teatrale di meno di due ore. Delitto e castigo è in prima milanese al Teatro Menotti da ieri fino al 7 dicembre. La regia è di Andrea Baracco, ma l’adattamento teatrale è di Glauco Mauri, e data di vent’anni fa. Un’operazione coraggiosa che rivede nella contemporaneità situazioni, confronti, inquietudini di sempre. 




Nessuna caratterizzazione della scena, ma un allestimento sobrio ed essenziale che lascia alla credibilità degli attori, e di conseguenza al pubblico, la possibilità di definirla. Attuali anche i costumi,   ben caratterizzati sui personaggi. A cominciare dal protagonista Raskolnikov, interpretato da Gabriele Graham Gasco in T-shirt, pantaloni da tuta e sempre un cappello in testa. E’uno studente di 23 anni senza soldi, che passa le sue giornate in un tugurio nella zona più malfamata di S.Pietroburgo. Con lui si alternano gli altri personaggi. Dalla sorella Dunja (Arianna Pozzi) bella e corteggiata, disposta, per aiutare finanziariamente il fratello, a sposare un suo ammiratore, Woody Neri, nella doppia parte del ricco pretendente e del rivale meschino e vizioso. C’è l’amico affezionato e generoso Razumichin (Giulio Petushi) che, al corrente dell’assassinio di due donne perpetrato da Raskolnikov, cerca di aiutarlo in tutti i modi. C’è Sonja (Aurora Spreafico) che nel romanzo ha una lunga parte e qui è solo la povera ragazza dai buoni sentimenti legata al protagonista, costretta a prostituirsi per mantenere la matrigna tisica e i fratellastri. E infine c’è Porfiu (Paolo Zuccari) nel ruolo del poliziotto amorfo. La trama è soprattutto nei pensieri e nelle esternazioni del protagonista, nei suoi tormenti esistenziali, nella sua incapacità di prendere decisioni e nella sua disperata ricerca di un luogo dove vivere e soprattutto di uno scopo per vivere.  

martedì 2 dicembre 2025

IL POTERE DELL' ARTE

Che l’arte sia portatrice di importanti messaggi non è una novità. Ma è molto più raro che le opere di un artista si riferiscano tutte a tematiche legate ai diritti umani e siano il risultato di un’indagine che può aiutare a “smascherare il male”. Così per Fabio Mauri (Roma 1926-2009) da scoprire in Fabio Mauri. De oppressione alla Triennale di Milano da domani al 15 febbraio. 




Non è un caso che la mostra, curata da Ilaria Bernardi, sia presentata e realizzata, in collaborazione con la Triennale e lo Studio Fabio Mauri (Associazione per l’arte L’Esperimento del mondo) dall’Associazione Genesi. Fondata nel 2020 da Letizia Moratti che ne è anche presidente, ha come missione l’educazione ai diritti umani attraverso l’arte contemporanea. Con la scoperta di artisti giovani e la riscoperta di storicizzati anticipatori, che con i loro lavori hanno fatto e fanno riflettere su tematiche come l’ambiente, le vittime del potere, la parità dei diritti. Le opere di Mauri utilizzano diversi linguaggi, dal disegno alla pittura, dalla scultura alla performance, dall’installazione ai video, alla scrittura. Nell’insieme raccontano come il secolo scorso sia stato attraversato da grandi drammi. Con un invito, tramite anche corpose e sovente ironiche didascalie a non abbassare la guardia, perché il male si può ripetere. Dal video dell’artista con un’immagine proiettata sulla sua fronte, riferito a una sua conferenza sulla "Ricostruzione della memoria a percezione spenta"(foto in basso). Alla foto di Goebbels in visita ufficiale a una mostra e di fronte la gigantografia di un’equazione, risultato di una ricerca sul principio dell’errore. Alle immagini di repertorio di nazisti con minuscole didascalie che prendono in giro il loro stupido apparire, tipo “Vincono a vela”, “Definiscono l’arte”, “Amano il ballo”, “Si legano ai classici”, “Si abbronzano”, ma anche “Utilizzano gli sciocchi”. Sotto le foto un inquietante quadrato nero. Diverte, ma fa pensare Vomitare sulla Grecia, riferito alla dittatura dei colonnelli a seguito del colpo di stato del 1967, con la foto dell’interno di un aereo e intorno sacchetti per vomitare. Sul tema della censura l’installazione Amore mio, in una stanza chiusa al centro dell’esposizione. Interamente affrescata con colori forti e un faretto che il visitatore può girare illuminando certi disegni e nascondendone altri (in alto a sinistra).  Durante la mostra sono previste visite guidate, workshop, incontri organizzati da Genesi con i propri patrocinati, L’Università Cattolica, il Fai Ponte tra culture con l’associazione Amici del Fai, Gariwo-la foresta dei giusti e Robert F.Kennedy Human Rights Foundation Italia.