domenica 31 dicembre 2023

AKEMASHITE OMEDOTOU *

Nella marea di inviti che fluttuano da ogni parte in questi ultimi giorni dell’anno, compreso oggi, stupisce l'invito che a Milano propone un brindisi alle 4 del pomeriggio.  Va bene anticipare l’evento dando la possibilità di avere ben otto ore per riuscire a festeggiarne altri, ma forse si perde un po’ il significato, se così si può dire, del Capodanno. 


E’ invece non è una ridicola iniziativa per  cercare di sfruttare i tempi. Otto ore prima della fatidica mezzanotte, finisce l’anno in Giappone e De Wan di Via Manzoni ha colto il momento per invitare amici e clienti per un festeggiamento anticipato. Nessun riferimento speciale al paese del Sol Levante, ma un’occasione, perfetta per i ritardatari, di mostrare le novità e soprattutto le tendenze più innovative. Che a quanto pare, dalla divertente immagine di Tatiana Raducanu Miss S.Marino 2024, sono davvero moltissime (v.foto).  Collane, occhiali, guanti, borse di ogni genere, dalla micro pochette scintillante alla comoda shopper, a quella di eco-pelliccia con stella benaugurale. Dai gilé, capaci di movimentare e personalizzare l’insieme più semplice, agli orecchini donanti, ai deliziosi vide-poche per un regalo azzeccato, a una serie di anelli di ogni forma e colore.  Non ultimi, i foulard in seta finissima tratti dai dipinti di Roberto De Wan, tra cui, attualissimo, quello con i simboli della pace. *Felice anno nuovo in giapponese.


sabato 30 dicembre 2023

IMPEGNO ED ELEGANZA : VERA SOSTENIBILITA'

  

Fine anno. Da ogni parte festeggiamenti, previsioni, auguri, progetti, promesse, propositi per il futuro, identici al 99% a quegli degli anni prima con l’intervallare di riassunti, "tirature di somme", quadri più o meno sfuocati dell’anno passato. Tutto "targato" con un riferimento alla fine di quest’anno e a quello che verrà. Il libro più letto, il film più visto, lo s
pettacolo più applaudito, il personaggio più nominato, eccetera.  Sparito qualsiasi spazio che non si inserisca in questi elenchi di ricorrente banalità. Fa piacere, quindi, segnalare qualcosa che non presenti risapute caratteristiche da calendario ma che abbia una risonanza in sé, slegata alle date.



Così la presentazione o meglio lo shooting della campagna di Voiceat, neonato brand pugliese di moda creato da Annalaura Giannelli. Un insieme di elementi di stile a formare una cornice perfetta per un prodotto con valenze che vanno al di là dell’eleganza e del tutto made in Italy.  La collezione di borse, shopper, pochette, ma anche mantelle e piccoli accessori, già presentata a Milano, vuole accendere l’attenzione sui temi, non mai abbastanza affrontati, della violenza di genere e della discriminazione, ma anche della sperimentazione e della vivisezione sugli animali.  Con piccoli accenni come disegni o dettagli, senza mai arrivare a una pesantezza integralista.  Il tutto sostenuto da un progetto etico-sociale per contribuire alle cause con parte dei ricavati delle vendite. Coerente con la raffinatezza del prodotto il set scelto: il Teatro di Nardò, gioiello architettonico inaugurato nel 1909, in uno dei centri storici più interessanti del Salento. A indossare i capi le gemelle pugliesi Giorgia e Vittoria Frulloni, identicamente chic (nella foto dello shooting). Tutto all’insegna di un’eleganza e di uno stile mai compiaciuto e mai ridondante, ma che non passa inosservato. Fondamentale per una vera moda sostenibile, che deve durare nel tempo.   


venerdì 29 dicembre 2023

LA VITA E' UN ROMANZO...O NO?

E’ in libreria da mesi e molti l’hanno letto, eppure "il collocamento ideale" di lettura di L’anno dei destini incrociati (Morellini Editore) dovrebbe essere in questi giorni, a fine d’anno, per inaugurare il nuovo. Non per un discutibile tempismo e neanche perché è un cronoromanzo. Ma perché, pur raccontando ogni mese in sintesi i fatti del mondo più importanti o che hanno avuto più spazio nelle cronache, dà in qualche modo elementi per affrontare bene o comunque con speranza l’anno che verrà. E questo l’autrice, che si nasconde sotto il nom de plume di Bea Buozzi, lo sa.

Terzo di una serie, racconta mese per mese la vita dei condomini di un palazzo milanese o che fanno parte della compagnia del locale Macondo. Sono storie di quotidianità con personaggi tutti di fantasia, ma tutti ugualmente ben delineati e caratterizzati da apparire reali. Questo grazie alla scrittura da attenta osservatrice di Bea Buozzi. E alla capacità di saper inserire in tutti gli avvenimenti e i casi della vita, anche i meno felici, una buona dose di ironia e soprattutto di autoironia. Sì, perché quasi in ogni personaggio, e in quelli femminili soprattutto, c’è un po’ di lei stessa, ma con l’ottimismo di "saper vedere il bicchiere mezzo pieno che io non ho".  Quello che succede nel mondo, inserito in quelle due pagine a chiusura di ogni capitolo relativo a un mese, è intitolato Nel frattempo. Un inserimento “en passant” quasi a voler insistere che la vera  vita è quello che succede in quel palazzo, tutto il resto è niente di più di una data, per definirlo cronoromanzo. Confermato da una narrazione scorrevole, veloce, che crea un'empatia con i protagonisti, senza mai privilegiarne uno, ma lasciando a tutti debolezze e pregi che li rendono umani. Con quel minimo fil rouge-jaune per intrigare, senza mai diventare un giallo. Una commedia corale la definisce l’autrice che ha annunciato che L’anno dei destini incrociati, finalista al Premio Bancarella 2023, sarà il suo terzo e ultimo cronoromanzo. In previsione per il 2024 un romanzo più "adulto", che parte da una storia di famiglia e delle sue radici, dove si parla di intelligenza artificiale. Di Sonia Diab l’immagine di copertina.   

mercoledì 27 dicembre 2023

SCELTE DI MARINA

Non occorre essere femministe scatenate per gioire di una mostra come quella per celebrare i 50 anni di carriera di Marina Abramovic alla Royal Academy di Londra, dove in 255 anni nessuna donna si era mai esibita in una personale. Ma non solo, la rassegna, inaugurata il 23 settembre che si concluderà al 1° gennaio, avrà un suo seguito che valorizza il talento femminile. “Voglio organizzare un Women’s Tea Party alla Royal Academy, un evento privato solo per donne. Voglio invitare giovani artiste, scrittrici, scienziate, donne di tutti i campi, attrici. Voglio investire  la mia energia, dare loro il mio lavoro e la mia vita attraverso la mostra e poi prendere insieme il té… Abbiamo subito trovato uno sponsor, sembra che gli inglesi adorino davvero il té” ha detto la madrina delle performance impossibilitata a recarsi a Londra per gravi problemi di salute. Il tea party da Londra si sposterà in altre città, fino al 2026. Le tappe di Amsterdam, Zurigo, Israele e Vienna sono già in calendario.



Last but not least le fotografie che, oltre a video, oggetti, installazioni, raccontano la straordinaria creatività dell’artista e fanno parte del catalogo, sono state scattate da una donna, la fotografa italiana Giovanna Dal Magro (nella foto al centro con l'artista). Forse la prima a seguirla nelle sue più famose e discusse performance. Tra le più note Imponderabilia  del 1997 alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna dove l’artista e il suo compagno, il tedesco Ulay, sono in piedi, nudi uno di fronte all’altro all’ingresso della Galleria, obbligando il pubblico a sfiorare i loro corpi e soprattutto a fare una scelta se dare le spalle all’uomo o alla donna (foto in alto da catalogo). Il tema è l’obbligo di una scelta che provoca disagio, a cui si arriva con elementi imponderabili, da cui il titolo. O ancora Rhythm O alla Galleria Studio Morra di Napoli del 1974 dove l’artista è nuda con davanti un tavolo su cui sono posati 72 oggetti, che il pubblico può usare anche contro di lei. Tema: la paura, il dolore, il controllo(foto in basso da catalogo).

giovedì 21 dicembre 2023

CIAK & FASHION

Chi è ritenuto e si ritiene un buon conoscitore di cinema e di moda, maturerà dei dubbi su questa sua conoscenza. Può succedere leggendo già solo le prime pagine di Ciak si sfila-I defilé di moda in trenta film (Postmedia Books). Scritto a due mani da Grazia d’Annunzio, giornalista, e Sara Martin, Professore associato all’Università di Parma per Storia del cinema e Teorie e tecniche della televisione. Già nell’introduzione, dove le autrici scrivono com’è nata l’idea, s’intuisce come il libro, egregiamente documentato, riveli molto di più di una passione fashion-cinefila. Che non significa solo la voglia di raccontare come i due mondi si siano intrecciati, ma il mettere in evidenza “gli aspetti meno ovvi e più trasversali” di quello che si potrebbe definire un genere cinematografico. Appunto “le sfilate come mezzo d’informazione” o “metafore dell’evoluzione di una società".    


La storia parte dagli anni Venti e dai primi film muti di Hollywood. Si parla già di costumisti, ancora lontani dai couturier, che a Parigi dominano la scena con le sfilate negli atélier, riservate a una stretta élite. Poi le star incominciano a vestire gli abiti delle grandi maison, e li indossano anche nei film. I casi citati sono svariati, uno su tutti, negli anni Cinquanta, Givenchy che veste Audrey Hepburn, prima diva filiforme. Molti gli episodi raccontati, le storielle di rivalità, le affermazioni improvvise, i retroscena. Tutto narrato con precisione comprovata, ma mai da un’ipotetica cattedra. Nella seconda parte, quasi a conferma delle pagine precedenti, le schede con foto di trenta film, i più indicativi secondo le autrici. In alcuni le scene di sfilate sono di contorno, in altri sono il clou della trama, altri, con dialoghi appropriati (v.la disquisizione di Miranda, "il diavolo che veste Prada" sul maglioncino "ceruleo") spiegano l’evoluzione . In tutti si racconta l’intesa moda-cinema. Un libro che si legge in un soffio, proprio come il più avvincente dei romanzi. Una lettura così piacevole da far dimenticare i molti refusi, non errori. Perfetta la prima presentazione del libro a Milano, tra gli arredi iconici anni '50 e '60 dell'Arabesque Design Gallery. Con l'intervento da moderatore, competente e mai prevaricante, del giornalista Gianluca Bauzano.

giovedì 14 dicembre 2023

E' NATALE ANCORA

Chissà se c’è ancora qualcuno che festeggia Natale il 25 dicembre? I preparativi sono ormai così anticipati, da pensare di essere in ritardo per S.Valentino. Nonostante i Calendari dell’Avvento, sempre rigorosi nello scandire le date in svariati modi. Così Essenze di Elda, con profumi diversi per ogni finestrella. Chi è rimasto indietro, sia per calcolata convinzione sia per casuale distrazione, può trovare ancora ben più di una proposta. Per regali, addobbi, travestimenti da Babbo Natale, ricette di piatti, location per viaggi, presepi, alberi, festoni, outfit per cani, eccetera.




Incominciando proprio da quest’ultimo punto, chi non vuole ricadere nella banalità del collare rosso o della bandana con strass può scegliere la scintillante medaglietta dorata con impronta zampa di Myfamily.  Originalità e luce sono spesso il filo conduttore.  La luce di Seletti, per esempio, 
viene da un finestra con cielo blu e qualche nuvola (foto in alto). Borsalino ha preparato una Holiday Gift Guide 2023 con variopinti cappelli . Mentre Swarovski ha creato ciondoli e statuine, ovviamente in cristallo con oro, fiocchi, stelle, renne, gnomi, soldatini. Anche se Chanel preferisce essere presente, davanti alla Rinascente di Milano, con i contorni luce della sua celebre boccetta di Chanel 5 (e meno nota 19), l’albero di Natale ha ancora i suoi fans.  Sempre a Milano se ne contano oltre 22. Da quello targato Milano–Cortina in piazza Duomo al supercitato con valigie di Gucci in Galleria, a quello di Boscolo in Piazza Cordusio con gli auguri in tutte le lingue . E' affiancato da un pop store a forma di pacco-regalo, dove fino all'Epifania è possibile acquistare i cofanetti della Boscolo Gift collection e regalare un viaggio. Meno diffuso il presepe, rintracciabile in qualche vetrina, in versione design e quasi irriconoscibile. O, assolutamente da vedere fino al 5 gennaio a Casamadre Arte a Palazzo Partanna di Napoli, la mostra Presepe di Chiara Dynys. L’artista, una delle più interessanti dell’arte contemporanea, lavora sulla "dissoluzione metaforica delle icone tradizionali", "in una mescolanza di sacro e profano", "tra trasformazione e conservazione"(nella foto in basso l'asinello blu). 

sabato 9 dicembre 2023

SCALA DI VALORI

 

Forse è un’impressione. Sembra che mai come quest’anno si sia parlato e scritto della prima della Scala e se ne continui a parlare. Effetto ritardato del silenzio da pandemia? Volontà di distrarsi da guerre ed eventi drammatici?  Mancanza di gossip significativi? Voglia di cultura? Sicuramente il fatto che l’opera fosse visibile in televisione, sugli schermi cittadini e in vari luoghi della città ha contribuito a popolarizzare l’evento.  Ma anche nel “durante” si è parlato e scritto molto di più e molto oltre che di abiti e di recensioni musicali. 


La composizione degli ospiti nel palco d’onore è stata analizzata da più parti e perfino il grido dal loggione contro il fascismo ha avuto quasi più risonanza dei pomodori e le uova sulle pellicce alla prima della Scala, made in Capanna, del ’68. C’è chi (Aldo Grasso) ha paragonato la prima della Scala a X Factor, perché entrambi generatori di “pagelle” sui giornali: alla Scala il vero spettacolo è in platea (vip, abiti, acconciature) a X Factor lo spettacolo sono le liti tra i giurati. Ma a parte tutto questo ci sono stati momenti ed effetti positivi: dall’avvicinamento dei giovani all’opera con la pre-rappresentazione al porre l’attenzione sul melodramma, forse la forma di spettacolo più tipicamente italiana. Ma anche la presenza di molti turisti. I ricordi di personaggi storici famosi. Verdi in primis per cui è stato organizzato un itinerario-video in 3 D. O ancora piccoli eventi nei musei, nei luoghi storici, nei negozi come l’invito non stop dalle 10 alle 19 del 7 dicembre da De Wan in Via Manzoni. Con il direttore d’orchestra Alberto Veronesi, presidente del Comitato promotore per le celebrazioni del centenario di Giacomo Puccini, il soprano Mila Shariy che ha cantato arie in tema. E gli inediti foulard in seta con la riproduzione dei dipinti di Roberto De Wan, ispirati alla Turandot. Tra cui quello con lo sfondo del teatro, nella foto.   

venerdì 8 dicembre 2023

SCENE DA UN SET

Non lo sanno in molti, ma uno dei primi presepi della storia è stato pensato e creato da San Francesco, per ribadire con una povera capanna il suo credo “Non conta ciò che hai, ma conta ciò che sei”. Ma non è un presepe quello in mostra nella Chiesa francescana di Sant’Angelo a Milano (foto in basso).  Anche se il riferimento al Santo patrono d’Italia c’è. S’intitola Sorella Madre e racconta con foto d’archivio l’interpretazione di Valentina Cortese nel film Fratello sole, sorella luna del 1972, diretto da Franco Zeffirelli. Un evento che fa parte delle iniziative per ricordare la grande attrice a cento anni dalla nascita, come del regista Zeffirelli, suo "gemello astrale" e grande amico. Come confermano alcune lettere esposte. Ideatrice e curatrice del progetto Elisabetta Invernici, che da più di dieci anni si occupa come biografa di Cortese.



Sono scatti di scena e fuori set in bianco e nero del film, tutti a firma di grandi fotografi, che anche loro appaiono, stampati in tavole di 40x30 cm. Ma la cosa più interessante, come è spiegato con foto e testi sul retro delle tavole, alcune scene del film richiamano dipinti della grande pittura italiana del 500, per la posizione, l’atteggiamento e lo sguardo degli attori. Da dove si deduce l’attenta e scrupolosa ricerca di Zeffirelli di ricreare queste situazioni. Particolare l’immagine di Valentina Cortese, che nel film interpreta Monna Pica madre di S.Francesco, e Graham Faulkner, nella parte di S.Francesco, posizionati come la Madonna e l’Arcangelo Gabriele delle Annunciazioni nell’arte (v. foto della locandina). Anche i costumi di Danilo Donati sono una copia perfetta di quelli dipinti. In mezzo alle tavole fotografiche, a formare una installazione due sculture lignee ricavate da tronchi d'albero, datate dal 1470 al 1480, che raffigurano la Vergine e Giovanni Evangelista, Dolenti ai piedi della croce, contributo artistico di Fine Art by Di Mano in Mano, società cooperativa di lavoro per servizi specializzati nella vendita e nell’acquisto di oggetti d’arte e antichi.  La mostra, aperta al pubblico oggi, chiuderà il 7 gennaio 2024. Il 16 dicembre alle 16,30 è previsto un dibattito con esperti di storia dell’arte proprio sull’ispirazione del film ai grandi dipinti del passato. A cui seguirà alle 18 un concerto dell’organista Stefano Marino. Un’ottima occasione per visitare una chiesa cinquecentesca ritenuta allora 
tra le più belle della città, tanto da essere chiamata Paradiso di Milano

martedì 5 dicembre 2023

IL TRIONFO E' SERVITO

Non si poteva scegliere luogo migliore per esporre il Trionfo da tavola di Giò Ponti, una delle 400 opere disegnate dal grande architetto  e conservate nel Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia a Sesto Fiorentino (di cui Ponti è stato direttore artistico dal 1923 al 1933). Da domani e fino al 28 gennaio sarà esposto nella sala da pranzo di Villa Necchi Campiglio, a Milano. Un’iniziativa voluta e organizzata dal FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, per valorizzare i suoi Beni, tra cui appunto le case come la villa di Via Mozart, in collaborazione con la Fondazione Museo Archivio, costituita nel dicembre 2019. 



Una scelta non certo casuale, ma perfettamente in linea con il contesto, a cominciare dagli arredi, gli arazzi e gli stucchi nel soffitto con motivi naturalistici creati da Piero Portaluppi, progettista della villa. A seguire con le porcellane Rosenthal e i bicchieri di Murano con intarsi in oro della casa. Il Trionfo da tavola progettato da Ponti, che della Manifattura di Doccia è stato direttore artistico dal 1923 al 1933, con la collaborazione di Tommaso Buzzi, che di Villa Necchi ha curato gli arredi, e modellato dallo scultore Italo Griselli, è composto di 41 elementi originali. Di gusto Art Déco fu commissionato alla Richard Ginori dal Ministero degli Esteri per ornare le tavole delle sedi diplomatiche italiane nel mondo, per i pranzi importanti. E’ un’allegoria dell’Italia, raffigurata come una donna con la corona turrita seduta su un trono-conchiglia, impreziosito con perle, coralli, crostacei rappresentativi del Mare Mediterraneo. Intorno ci sono degli specchi che riflettono e danno ulteriore luce  all’opera bianca e oro. Completano l’insieme varie sculture di cui quattro più grandi che fanno riferimento alle bellezze d’Italia, alla sua natura, la sua storia, la sua cultura: dal cane che morde il serpente al cavallo marino, dal cavallo rampante al putto barocco sul delfino. Pur essendo sicuramente un’opera imponente non ha niente di eccessivo o stonato, in perfetta sintonia con l’arredamento di Villa Necchi sontuoso, elegante, ma mai sopra le righe. Per i visitatori è previsto un podcast sulla storia e la realizzazione del centrotavola, e visite guidate a cura del FAI dedicate, oltre all’allestimento e al racconto dell’opera in mostra, anche alle tradizioni di casa.

domenica 3 dicembre 2023

DIVINO SPETTACOLO

Dire di Divina Commedia Reloaded, in prima nazionale al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino a questa sera, che è uno spettacolo straordinario, ne rivela solo una prerogativa. Sicuramente l’originalità, come sottolinea anche il sottotitolo  No Gravity Theatre, è un elemento forte, ma non il principale. Riuscire a mettere sul palcoscenico un’audace interpretazione dell’opera di Dante dove tutto è perfetto, dalla coreografia ai movimenti dei ballerini, dalle luci al sonoro, non è cosa facile. 


Non a caso è uno spettacolo che ha richiesto tre anni di lavoro  e mette insieme tre singoli spettacoli, Inferno, Cantica, Paradiso. L’autore nonché regista, creatore e produttore Emiliano Pellisari è stato definito "architetto del corpo umano". Con  la sua compagnia  tra cui Mariana Porceddu, coreografa  dal 2008, riesce a fare dei sei ballerini parte di costruzioni che appaiono di fronte al pubblico dopo volteggiamenti e cadute . In realtà i danzatori si muovono sul piano orizzontale del palcoscenico con una tecnica, unica nel suo genere, e vengono riflessi da un grande  specchio inclinato. Sembrano volare, precipitare, risalire; alle volte i loro corpi sono uniti, alle volte  sono drammaticamente soli.  Formano cerchi, piramidi, scale, che con una strategica illuminazione danno vita a figure misteriose e affascinanti. Perfetto il sonoro che si apre con le prime terzine  dell’Inferno  “Lasciate ogni speranza voi ch’ entrate” dalla voce di Vittorio Gassman.  Tra le immagini-composizioni che seguono  riconoscibile e struggente quella di Paolo e Francesca  del V canto dove i due amanti vagano sospesi senza potersi mai incontrare. Oggetti e costumi di vita quotidiana sono inseriti nel racconto del Purgatorio, mentre nel Paradiso si entra in un mondo magico, con spunti presi dall’arte di Magritte, Dalì, Mondrian e una serie di enormi ventagli brillanti che si aprono e sventolano nelle mani delle "anime buone".  


giovedì 30 novembre 2023

IN GIRO PER VILLE E CASTELLI

Nessuno immagina che nel Lazio ci siano almeno duecento tra castelli, palazzi, complessi architettonici, parchi, giardini di grande pregio e con importanti storie da raccontare. Ben 85 di queste dimore storiche apriranno le loro porte gratuitamente l’week end del 2 e 3 dicembre. E’ “il regalo di Natale” della Regione Lazio che vuole far conoscere questi tesori, la maggior parte dei quali nascosti. E’ stata così costituita nel 2017 una rete, in attuazione della legge regionale 8/2016, alla quale al momento sono accreditate, tramite avvisi pubblici periodici, 199 dimore. “La nostra ambizione, spiega l’assessore alla cultura della Regione Lazio Simona Renata Baldassarre, è raccontare questo autentico museo a cielo aperto e al tempo stesso preservare e sostenere un patrimonio che stimola lo sviluppo del turismo e di tanti comparti dell’economia locale”.  





Le dimore, molto diverse tra loro, sono distribuite nelle cinque provincie. Si va dalle più conosciute come la visitatissima Villa Adriana a Tivoli costruita nel 2° secolo DC, con rimaneggiamenti successivi attribuiti al Borromini, o sempre a Tivoli la rinascimentale Villa d’Este (foto in alto), con un giardino all’italiana vero capolavoro, entrambi Patrimonio Unesco, al complesso della Torre dell’Orologio (foto al centro)all'entrata del borgo medioevale di Bassano in Teverina (VT), a Palazzo Pelliccioni (foto in basso)di Roma con straordinari affreschi e arredamento contemporaneo, abitato dai proprietari. O sconosciuta ai più, ma usata come set per il cinema,  Villa Mondragone di Monte Porzio Catone (RM). Qui è stato interamente girato  The Gentleman’s Wager II di Jake Scott con Jude Law e Giancarlo Giannini. Per aiutare i visitatori è stato studiato un progetto di audio guide in inglese e in italiano per ogni dimora e una app per smartphone e tablet con le informazioni sui monumenti, le gallerie fotografiche e i riferimenti geolocalizzati delle dimore. Considerato il periodo, è stato anche indetto il concorso La dimora si fa bella per il miglior presepe e il migliore allestimento natalizio realizzato dai proprietari.  Elementi di giudizio, oltre creatività e originalità, il messaggio spirituale, l’uso di materiali e tecniche artigianali e il richiamo alla tradizione storica e artistica del territorio. Al vincitore è destinato un premio di 5mila euro da usare per migliorare la propria dimora. Per info: retedimorestorichelazio.it 

sabato 25 novembre 2023

COLTO, INTELLIGENTE, ANZI COMICO

Ormai il teatro ha mille forme, o meglio mille linguaggi. A parte i canonici ora centenari, è entrata sul palcoscenico una grande varietà di sfumature. Dalle parole al mimo, dagli effetti speciali alla musica, dall’intervento dei video all' interazione con il pubblico, alla rivisitazione di classici. Nel drammatico come nel comico. Anzi nel comico le formule sono forse le più numerose. Affabu(r)lazione fino a domani al Teatro della Cooperativa di Milano,  per la serie comica del cartellone, è una di queste. Interpretato da Alessandro Ciacci e scritto da lui in collaborazione con Carlo Turati è un monologo in uno stile particolare e inedito. Ciacci, riminese (classe 1989) vincitore del Premio Alberto Sordi 2022, definito dal Corriere della Romagna il più intellettuale dei comici e il più comico degli intellettuali, risponde perfettamente alla definizione.

Mai forti polemiche, pochissimo protagonismo, abbondante autoironia e la capacità, solo sul palcoscenico occhieggiando ogni tanto a un leggio, di far rivivere le scene raccontate, con mille digressioni e parentesi. Tra i temi dominanti quello della fidanzata  che vuole un bambino e le sue motivazioni per farle cambiare idea. Con piccoli spunti realistici, ma tutto giocato su un umorismo fluido e spesso irresistibile. Come preannuncia peraltro il titolo, il modo di esprimersi è colto ma mai supponente, presuppone una perfetta conoscenza della lingua italiana, della letteratura e uno stile elegante che si ritrova anche nell’aspetto fisico di Ciacci, alto, slanciato, bel viso, in scena sempre in completo e camicia, spesso anche con cravatta. Lo spettacolo prosegue veloce, senza interruzioni, sempre frizzante, con moltissimo materiale che avrebbe potuto reggere e venire più valorizzato, forse, addirittura in due spettacoli.


venerdì 24 novembre 2023

ETICA & MODA

E’ inedita l’ispirazione di un nuovo brand di moda presentato, con un seguitissimo party, mercoledì nel Quadrilatero milanese. Il riferimento forte, ma non forzato, è la Maria Maddalena di un Vangelo Apocrifo. La meretrice pentita dei più attestati Vangeli, nel Vangelo Apocrifo viene descritta come una donna nobile, coraggiosa e anche la più importante e la più amata da Gesù tra gli Apostoli. Di lei si parla nel mistery Il segreto della Maddalena (Les Flaneurs edizioni), quarto romanzo di Annalaura Giannelli, avvocato e consulente d’importanti aziende della Puglia, dove è nata e dove vive. Ed è proprio dall’immagine di Maddalena, emblema della non considerazione e dell’impotenza della donna di fare sentire la sua voce, che Giannelli ha creato Voiceat




E’ un’azienda che attraverso i suoi accessori e i suoi capi, tutti interamente made in Italy e in materiali sostenibili, vuole far riflettere su tematiche sociali. Non a caso nella prima borsa della collezione in canvas riciclato e manico in bambù, c’è la Maddalena
(foto in alto) interpretata dal pittore andaluso José Maria Pena . Che si ritrova anche sulle T-shirt. Il muso di un babbuino con la scritta No vivisection è invece sulle piccole tracolle o sul retro delle felpe con cappuccio. Mentre la pantera dei dipinti di Etiennette Johan, celebre pittrice francese del secolo scorso, che compare su diversi modelli di borse, invita al rispetto per l’ambiente e alla difesa degli animali. Incisivo e perfetto il logo con il profilo di una donna che urla e la scritta Voiceat. Lo si ritrova inciso su una medaglia nei portachiavi, sulle shopper, sulle pochette in canvas ed ecopelle (foto al centro), ma anche ciondolo di una collana o in fondo alla zip delle deliziose mantelle-giacca con colletto in piedi. Coerente con un’idea di moda etica, Annalaura Giannelli(la signora bionda nella foto in basso) destina una parte dei ricavi dell’azienda alle associazioni che operano nelle categorie “difese” dal brand. In pochi mesi è riuscita a sostenere economicamente un'associazione leccese che aiuta le donne vittime di violenza. La collezione è in vendita anche sul digital store: www.voiceat.it.

giovedì 23 novembre 2023

DUE RITRATTI, UN ENIGMA

A un critico d’arte dire che la mostra sulla Prima Monna Lisa, intriga e affascina più per quanto scritto, detto e illustrato nei video, che per l’opera stessa, può sembrare un’eresia. E non perché non è sicuro che l’autore sia Leonardo da Vinci. Apre domani nella sontuosa sede della società Promotrice delle Belle Arti in Torino, all’interno del parco del Valentino, la mostra Leonardo da Vinci. La Prima Monna Lisa.  Organizzata dalla Mona Lisa Foundation con sede a Zurigo, in collaborazione con SM.Art, azienda produttrice di mostre ed eventi, e WeAreBeside, editore e produttore di progetti artistici e culturali di Milano, propone il dipinto forse più studiato di tutti i tempi.




“Un’opera che serve come stimolo, approfondimento culturale, perché l’arte è anche questo” ha detto Francesca Biagioli fondatrice di WeAreBeside. In una sala tra tende di velluto rosso è appeso il ritratto di una donna più giovane della Gioconda, con lo stesso enigmatico sorriso, lo stesso abito con gli stessi ricami, le mani nella stessa posizione, ma con uno sfondo di montagne scure tra due colonne, diverso dal quadro del Louvre. Ma la vera mostra è il percorso che il visitatore fa con tablet e cuffia. Davanti a cartelli con numeri può attivare un video che spiega i vari passaggi e gli studi fatti, con testimonianze di esperti. Raccontano come l’opera sia chiamata la Monna Lisa di Isleworth, cittadina vicino a Londra, perché acquistata e appartenuta a un mercante del luogo. Documenti spiegano che il dipinto fu commissionato a Leonardo da un ricco commerciante di tessuti che voleva un ritratto della moglie.  La Gioconda del Louvre fu invece commissionata dieci anni dopo da Giuliano de Medici e dipinta a Roma. La donna del ritratto è meno giovane, lo sfondo non è lo stesso, come la tecnica usata.I colori confermano i diversi momenti della realizzazione dei dipinti, dovuti all’introduzione di colori portati dalle Indie da Cristoforo Colombo. Un’altra prova è l’incompletezza della Prima Monna Lisa rispetto alla seconda. Spesso Leonardo lasciava i suoi dipinti incompiuti, come ne dipingeva due dello stesso soggetto. Così la Vergine delle Rocce, una al Louvre, l’altra alla National Gallery di Londra. Ulteriore prova un disegno di Raffaello, che pare abbia frequentato l’atélier di Leonardo, con una giovane ritratta nella stessa posizione delle due Monna Lisa, con colonne sui lati come la Prima. Un vero e proprio giallo dove tecnica e storia hanno lavorato e lavorano insieme con continue diatribe. “L’arte turba, la scienza rassicura” ha detto, riprendendo una frase di Georges Braque, Salvatore Lorusso Professore ordinario dell’Università di Bologna, sostenitore della Prima Monna Lisa, come “unico ritratto” di cui il quadro del Louvre è la seconda versione. La mostra chiude il 26 maggio 2024.



mercoledì 22 novembre 2023

RIDERE PER RIDERE

Il disagio che può creare uno spettacolo molto divertente è non riuscire a ricordare, appena usciti dal teatro, più di un quinto delle battute che ci hanno fatto ridere. Così è stato per il monologo Storie Sconcertanti di e con Dario Vergassola, solo ieri sera, al Teatro della Cooperativa di Milano. L’attore, che quest’anno festeggia i vent’anni di carriera, parte dalla sua attività di intervistatore per cui tra Zelig, il salotto di Serena Dandini e varie presenze in tv si è confrontato con moltissimi personaggi, dalle veline e i calciatori ad attori, scrittori, scienziati, politici, manager. 



Con flash di queste interviste, una serie di ricordi personali, incontri con gente comune, ne ha ricavato una serie di storie "sconcertanti" che racconta con una parlata molto veloce, alle volte anche troppo. Dove l’aggettivo "sconcertante" è indicativo di quel gusto di Vergassola per l’esasperare, con sapiente vis comica, e rendere irresistibili situazioni banali. Chiunque può trasformarsi in macchietta, ma non c’è cattiveria nel suo modo di raccontare, anche perché è lui il primo a disegnarsi pagliaccio. Tra i momenti più divertenti quello quando parla del suo rapporto con le donne, dell’incapacità di conquistarle o meglio del farsela dare. Mai patetico, sempre brillante. Su questo tema ben due canzoni che intona suonando la chitarra e dialogando con il tecnico delle luci. Interessante e piena di spunti comici anche la presentazione del suo libro con piccole storie–fiabe che parlano di amori strani, di animali, di incontri. O anche una serie di freddure-giochi di parole, riflessioni, mini barzellette dette con un ritmo incalzante che provocano risate e applausi incontenibili. Perfino il nome della produzione dello spettacolo è dettato da sense of humour: Remi in barca.

martedì 21 novembre 2023

RAGIONE E SENTIMENTO

Il titolo è rimasto lo stesso del romanzo Accabadora, di Michela Murgia premio Campiello 2010, uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni. Ma lo spettacolo sul palcoscenico del Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, ieri sera, non è la rivisitazione teatrale del romanzo. La drammaturgia di Carlotta Corradi, su richiesta della regista Veronica Cruciani, ne racconta in un monologo solo una parte. Con un punto di vista diverso, quello di Maria data a sei anni in affido a una donna, una sarta, appunto la "accabadora" di Soreni, immaginario paese della Sardegna. 


Una donna che Maria ama come una madre vera e ammira, ma che ha lasciato, fuggendo nel continente, dopo aver scoperto che è una "accabadora", aiuta cioè le persone in fin di vita a morire. Parola con la stessa radice dello spagnolo "acabar", uccidere. In una raffinata scenografia dove compaiono solo gli scheletri di mobili, Maria, la straordinaria Anna Della Rosa, dialoga senza risposta con la Tzia Accabadora, in fin di vita. All’inizio rivede episodi della sua infanzia, l’innamoramento, da bambina timida, dello sposo al matrimonio della sorella brutta, i giochi, le scoperte. Poi a poco a poco le viene in mente la verità taciuta, quindi il tradimento. La sua voce cambia, diventa accusatoria, ma mai diretta, perché sempre filtrata dall’affetto lontano, da una tenerezza che continua a vivere in lei soprattutto adesso di fronte a una donna morente. Non è facile da seguire Accabadora, anche se si ha letto il romanzo. Non va cercata una trama, ma un surreale filo conduttore che parla di sentimenti, ricordi, passioni, dolore. Scandito da una diversa intonazione della voce di Della Rosa, da quel suo alternare all’italiano, parole e anche frasi in dialetto sardo o solo con l’accento sardo, ma contenuto, senza mai diventare eccessivo o rasentare la comicità. 

giovedì 16 novembre 2023

IL FUTURO IN UN SORRISO

Sono molte e in crescita le organizzazioni che si occupano di donne in condizioni drammatiche, con bambini da crescere e mariti o compagni da cui subiscono violenze di ogni tipo. E’ fondamentale l’ospitalità e l’assistenza, ma trattandosi quasi sempre di giovani e giovanissime è importante dare loro un futuro che il denaro e l’aiuto materiale non possono assicurare. 




Proprio su questo principio si fonda il progetto solidale di Cesvi, organizzazione umanitaria laica nata a Bergamo nel 1985, a cui a luglio si è affiancata Elena Mirò, noto brand di moda conformata. Sostiene le donne in difficoltà di Philippi, un’area considerata tra le più disagiate del mondo, in Sudafrica, vicino a Cape Town. Qui il Cesvi ha creato la Casa del Sorriso, più che una casa, un quartiere dove le donne sono ospitate, ci sono medici e scuole per i loro bambini e tutta l’area è chiusa e protetta. Attualmente sono 125 le donne e i bambini accolti nella Casa Protetta. Ma la cosa interessante è che qui vengono organizzati dei corsi, per imparare un mestiere per cui le donne potranno un domani lavorare e diventare indipendenti.Il progetto si chiama, non a caso, When the Future meets dreams e propone corsi per imparare a cucinare, corsi da estetista, parrucchiera, ma anche corsi di contabilità per fornire le cognizioni necessarie per poter gestire un domani un centro estetico, un ristorante o altre attività.  Tutto questo per non dover emigrare in cerca di lavoro, ma continuare a vivere nel loro Paese. 123 sono state le persone supportate dal Programma Casa del Sorriso e 14mila200 quelle raggiunte con progetti educativi e di sensibilizzazione. Elena Mirò, oltre a dare il sostegno, si è impegnata in modo concreto con corsi di sartoria. Le ragazze e le donne, oltre a essere seguite da insegnanti in loco, sono tramite video in contatto con le sarte nell’azienda.  Hanno già realizzato piccole collezioni con tessuti locali, compresi i deliziosi  cuscini in tessuto shweshwe cuciti a mano, in vetrina nei negozi Elena Mirò. Tutto questo è raccontato dalle immagini di Gianluigi Guercia, fotografo italiano che vive in Sudafrica dal 2003, e ha vissuto dal 2011 al 2013 in Egitto e Libia documentando la Primavera Araba. Le sue foto raccolte in The  Smile of Women ritraggono giovani donne che tagliano tessuti, cuciono, misurano con il metro, sempre con grandi e coinvolgenti sorrisi di chi può finalmente pensare a un futuro. La mostra è aperta dal 6 al 20 novembre nel negozio Elena Mirò a Milano, prosegue dal 29 novembre al 10 dicembre in quello di Firenze, e si conclude nei monomarca di Bologna e Torino in contemporanea dal 13 al 27 dicembre.

martedì 14 novembre 2023

QUANDO LA BORSA VA ALL' ASTA

Ci sono proprio tutte le iconiche e anche qualcuna in più. Dalle originali che hanno superato i cinquanta alle loro rivisitazioni in chiave contemporanea. Ma oltre alle borse, tutta una serie di accessori, dai foulard ai bijoux, dagli occhiali alle valigie. Tutto raggruppato in ben 497 lotti. Si sta parlando di un’asta di Moda vintage e accessori di lusso che organizza Bolaffi nelle sale della storica sede torinese di Via Cavour 17, il 21 novembre alle 14,30. Da giovedì 16 fino al momento dell’asta (esclusa la domenica) sarà possibile vedere da vicino e anche toccare i preziosi oggetti. Si possono comunque vedere i lotti on line iscrivendosi al sito www.astebolaffi.it. Come si può partecipare on line all’asta. 


Tra i pezziforti, che s’immagina saranno contesissimi, la borsa Samurai 1947 di Christian Dior in pelle bianca con motivo di drappeggio, ridisegnata nel 2007 dall’allora direttore creativo John Galliano (al centro). Sempre di Dior le Chouchou in pelle bianca intarsiata, le preferite di Lady Diana e rinominate per questo Lady Dior. Immancabili tre modelli rossi e turchesi della Birkin di Hermès (in alto), che partono da un prezzo, per gli intenditori bassissimo, di 4mila euro. Sempre di Hermès tra i foulard, che negli anni 50 ispiravano le vetrine del negozio parigino di Faubourg Saint-Honoré, un carré disegnato dall’artista Henry D’Origny con un complesso processo tradizionale cinese. E perfino dei mazzi di carte da gioco. Presente, ça va sans dire, la mitica borsa di Gucci con manico e fibbia di bambù. E poi ancora cappotti Burberry, qualche capo di abbigliamento di Yves Saint Laurent e di Bottega Veneta e bijoux dagli anni 40 agli 80 firmati Schiaparelli (foto in basso), Christian Dior, Trifari, Coro, Haskell.  Meno attraenti per le fashion addicted,  ma con una marea di interessati le aste Bolaffi che seguono. Giovedì 23 novembre quella su dipinti, arredi e oggetti dal 1400 al 1900, con i 22 lotti finali appartenuti ai duchi di Windsor, tra cui un cucchiaio di Tiffany in oro, gemelli in argento dorato con le iniziali di Wallis Simpson e di Edoardo e una tabacchiera d’argento con incastonati zaffiri, rubini, smeraldi, regalo di nozze ai duchi. Martedì 28 novembre nella sede di Corso Verona 34/D, saranno all’asta oltre cento modelli di due ruote, dagli anni 50 agli 80: ciclomotori, scooter e motociclette.

domenica 12 novembre 2023

FORME NELL' ACQUA

Nel teatro è ormai diffuso affrontare importanti temi politico-sociali sdrammatizzando con elementi come il surreale o la comicità.  Ma il rischio di cadere nel grottesco, togliendo forza e credibilità  al messaggio, è spesso in agguato. Questo non succede in Chicago Boys, fino al 19 novembre al Teatro della Cooperativa di Milano. Tanto che quando si esce dal teatro il senso d’impotenza e la perdita di speranze per il futuro, resta e persiste. La regia è di Renato Sarti che ha scritto anche il testo, base e sviluppo di quello per un cortometraggio sul tema della privatizzazione, a lui commissionato nel 2004 da Milena Gabanelli per Rai3Report. 



La scena curata da Carlo Sala, come i costumi, vede in boxer e vestaglia in una vasca da bagno 
il bravissimo Massimiliano Loizzi.  Subito si rivela un losco e spietato finanziere che ha deciso di vivere in un rifugio antiatomico, immerso appunto nell’acqua dove mangia, beve, dorme, compra e vende azioni, fa sesso con la escort Svetlana (Elena Novoselova), regalatagli con la gemella Irina che non c’è più da Putin. Alle sue spalle sono proiettate delle foto con le quali,  supportato da Svetlana, racconta come le idee di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia 1976, hanno influenzato il mondo intero e si è arrivati a una situazione di miseria, guerre, prigionia, torture, anche queste documentate con immagini forti. Il ritmo è serrato, non lascia un attimo di respiro, nonostante le facezie con cui il finanziere vuole accaparrarsi la complicità del pubblico. Il finale, ben studiato e inaspettato, toglie quell’impronta surreale che poteva addolcire o mitigare l’orribile quadro.  Ottimo il testo come la regia, perfettamente calati nei personaggi gli attori. Uno spettacolo assolutamente da vedere, meglio se preparati.

venerdì 10 novembre 2023

LA FELICITA' DI METTERSI ALL'OPERA

Leggere di uno spettacolo può incuriosire, intrigare, ma mai riesce a esprimere quello che un buon spettacolo può dare. Questo dipende anche dal rapporto empatico che instaurano gli artisti, dalla scenografia, che nessuna foto può rendere e molto anche dal teatro come luogo. Non dipende solo dalla buona acustica o dalle poltrone comode. Se poi lo spettacolo è in un luogo molto particolare, l’interesse aumenta. Impossibile non superare di molto le aspettative per Extravagare . Rituale di reincanto, ieri e oggi alla Casa di Reclusione di Milano Opera



Non solo si tiene nel teatro del carcere da 400 posti, ma la compagnia, attori, scenografi, tecnici delle luci, è composta quasi interamente da detenuti ed ex detenuti. Si chiama, nome geniale, Opera Liquida ed è stata fondata quindici anni fa da Ivana Trettel, che firma la regia e con Alex Sanchez il testo dello spettacolo. In scena una storia poetica di un tempo passato più di 20 mila anni fa in cui esisteva la società della Grande Madre, dove regnava la perfetta armonia. Poche le parole, ma efficaci, forti, molti i movimenti dei corpi, straordinaria la gestualità in perfetta sintonia con le musiche di cui qualcuna prodotta all’interno del carcere. Anche i costumi disegnati dal designer Salvatore Vignola e realizzati dai detenuti con la guida di Tommaso Massone, morbidi, leggeri in colori neutri, contribuiscono a rafforzare l’atmosfera onirica fra preistoria e futuro. Confermata dagli enormi tubi di plastica, ispirati al Grande oggetto pneumatico, opera del 1959 dell’artista cinetico Giovanni Anceschi, Compasso d’oro alla carriera 2022. A tutto questo si unisce l’entusiasmo degli artisti, del pubblico, dei famigliari dei detenuti, degli agenti di custodia, il senso di solidarietà, inclusività, amicizia che si percepisce. Tanto che i vari controlli, che giustamente si deve superare per entrare, i ritardi all’inizio e alla fine si dimenticano facilmente e rendono una passeggiata speciale quel percorso tra i tristi corridoi che mettono l’amaro in bocca e gli spazi all’aperto, con giardini peraltro molto ben curati.

L' ALTRA META' DEL CIELO

Brescia si riconferma vera capitale della cultura. Con una mostra che rivela l’importanza dell’arte, e quindi della cultura, per diffondere messaggi sociali e non solo. Finché non saremo libere al Museo di Santa Giulia, da domani al 28 gennaio, propone opere di artiste di diversi Paesi. Tema la condizione della donna con un focus particolare sull’Iran. “Il linguaggio artistico riesce a trasmettere l’annullamento del femminile da parte del regime” ha detto Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei che ha organizzato la mostra in collaborazione con Associazione Genesi (progetto interdisciplinare sul tema dei diritti umani) e il Festival della Pace (a Brescia da oggi al 25 novembre). La condizione della donna è considerata sotto tutti gli aspetti, fino al tema dell’ambiente, della guerra, della pace ecc. 





Anche i linguaggi artistici sono svariati, perfetti quindi per esprimere una variegata coralità d’intenti. Dai ritratti femminili dell’iraniana Sonia Balassanian, di cui uno è la copertina del catalogo
edito da Skira. Sul volto scritte a comporre una carta geografica del mondo per ricordare che la politica gioca sulla pelle delle persone. Come ha spiegato Roberto Rossini, Presidente del Consiglio Comunale, non è un’immagine provocatoria fine a se stessa, ma ribadisce come l’arte, oltre essere abbellimento, svolga un ruolo politico capace di animare il dibattito. L’ucraina Zhanna Kadyrova lavora con le piastrelle degli edifici abbattuti e ne ricava un abito sulla gruccia, messaggio positivo sulla capacità di trasformare. La cinese Hung Liu polemizza sulla propaganda del benessere nel regime, attraverso il dipinto di un bambino con il cartellino del prezzo appeso, che  rivela in realtà il suo sfruttamento (seconda foto dall'alto). Hangama Amiri, nata in un campo profughi afghano ora basata a New York, costruisce un arazzo con tessuti vari e foto recupero delle tradizioni (prima foto in alto). Sono installazioni video ispirate ad Alice nel Paese delle meraviglie quelle di Farideh Lashai, scomparsa nel 2013 di cui la figlia porta avanti una Fondazione a lei dedicata. Zoya Shokoohi, nata in Iran nel 1987, a Firenze dal 2015, si concentra sulle attività necessarie all’uomo contemporaneo ed ecco due performance in cui coinvolge il pubblico. Una con un’immensa torta di crema a forma di lettere dell’alfabeto, cucinata da lei stessa (terza foto dall'alto), l’altra con dei piccoli contenitori in cui il pubblico deve mettere il respiro (nella foto in basso la griglia con i contenitori). Non poteva mancare nella sezione Storia dell’Iran il cammeo dell'opera di Shirin Neshat: il fucile e le mani con scritte, unica parte del corpo femminile libere dallo chador. 

martedì 7 novembre 2023

AFFRESCO A SCOMPARSA


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E’sicuramente uno degli esempi più monumentali e anche più interessanti di arte effimera. Delle dimensioni di 2.500 metri quadrati, dipinto agli inizi di luglio alle falde del Monte Bianco a 2.300 metri d’altezza, è scomparso molto prima dell’arrivo della neve, solo per la crescita dell’erba. A metà fra la Land Art e la Street Art, per qualcuno Floor Art perché utilizza come base le superfici piane, è, meglio è stato un affresco su erba visibile solo dall’alto, quindi da un elicottero o dalla cabina della funivia Skyway che porta al punto più alto d’Italia. Fotografabile anche da un drone.


S’intitola(va)Une grande dame e rappresenta(va)una signora anziana, presumibilmente una nonna abbracciata alla nipotina che guardano le montagne intorno. Dietro tutto questo la mano e soprattutto la genialità e il pensiero di un giovane artista franco-svizzero. Si chiama Guillaume Legros (classe 1989) ma si firma Saype, fusione di say (dire) e peace (pace). Il suo intento dipingere un messaggio intra generazionale, esistenziale, sociale ed ecologico, sulla bellezza della natura, ma soprattutto sulla sua fragilità e il cambiamento a cui si va incontro e di cui bisogna occuparsi. Coerente, per la sua opera ha utilizzato vernice di gesso, carbone e proteine del latte, quindi materiali completamente biodegradabili. “L’arte ha un potere nella società, è un linguaggio universale, che può influenzare le persone” ha detto l’artista. Non a caso nel 2019 la rivista Forbes lo ha inserito nell’elenco delle 30 persone under 30 più influenti nell'arte e nella cultura.


venerdì 27 ottobre 2023

GIOVANI STILISTI CRESCONO

Collegare la moda all’interiorità può sembrare eccessivo e fuori posto. Però è vero che qualsiasi forma di creatività, anche la più modesta, parte da un pensiero. A maggior ragione se si tratta di un’espressione di talento creativo come le capsule collection dei migliori diplomati in Fashion Design di tutte le sedi italiane dello IED, Istituto Europeo di Design. Al Base di Milano ieri lo IED ha partecipato con il Fashion Show Future Starts Slow alla nona edizione di Fashion Graduate Italia  di Piattaforma Sistema Formativo. Dodici neo diplomati, di cui quattro in coppia, hanno presentato le loro collezioni per donna, uomo e genderless (nella foto qui sotto, l'uscita finale dei diplomati). Che raccontano lo stato attuale della moda, filtrato da pensieri, ricordi, considerazioni personali. 




Matteo Rossellini con Aìre rielabora l’infanzia nella campagna toscana e in passerella sfilano ragazzi in giacche e completi comodi in colori piacevoli, sempre con un mazzo di fiori in mano (foto in basso). Zineb Sanak con (E)STASI metabolizza la paura del futuro con petali argentati sulle gonne e collaretta scintillante sul cupo cappotto grigio. Dorotea Oddo per Animata Materia esplora il meccanismo perfetto giocando con gli intrecci di corda e di maglia sul tessile (foto al centro). Maria Chiara Sorbino per Vitruviana lavora sulla perfezione del corpo umano con drappeggi e tagli speciali, anche tondi. Con Stain, Angelica Siddi cerca, attraverso i materiali e le stampe, una protezione sicura. Eilèmà di Analisa Corvace dà purezza al nudo: per lei dal jeans esce una gonna di tulle, per lui la giacca è extralarge. Tutti hanno paura di Alessio Dolfi e Carlotta Mora parla di un altro mondo in cui le geometrie prevalgono: il lungo gilé con cappuccio, le spalle squadrate, il cappuccio che scende a coprire i pantaloni sul davanti. Con i tessuti, i colori, le lavorazioni di Fragile, Annarita Biava vuole raccontare la fragilità del corpo. Natural Rhapsody di Susy Zhang e Jieru Yang, contro l’inquinamento ambientale di cui anche la moda è responsabile, propone abiti e spolverini trasparenti con applicazioni, realizzati con materiali di scarto. Daria Gastaldi con Crysalis pensa all’uniforme come nuovo modello di espressione. Infine per il progetto Talent to Talent, che si prefigge di creare sinergie con le città gemellate con Milano, ha sfilato la capsule collection Melancholy di Lara Campos de Oliveira, studentessa dello IED di San Paolo.