venerdì 27 luglio 2012

FRASI FATTE


“Sono alta 1 metro e 63 con le calze di nylon”. “Per dormire indosso solo Chanel N°5”. Sono due delle tante frasi di Marilyn Monroe che hanno fatto la storia. Quasi come “Dategli delle brioches”.  
Di Marilyn si continua a parlare. Si scoprono nuovi episodi della vita . Vengono trovati scritti, diari, lettere. Si pubblicano libri, biografie, autobiografie. E’ da una di queste che si è saputo di Colin Clark. La fiaba, è il caso di dirlo, ma vera, di un ragazzo inglese che, a ventitrè anni, si trova a Londra sul set di “Il principe e la ballerina” con Marilyn e passa una settimana con lei in adolescenziali effusioni dormendo perfino nel suo letto. E’ riportata nel film di Simon Curtis, da vedere per l’ interpretazione di Michelle Williams nel ruolo della Monroe e di Kenneth Branagh, in quello di Laurence Olivier, dibattuto fra la fascinazione per una donna incredibile e l’intolleranza per una poco professionale attrice. Dibattimento comune a molti uomini avvicinati dalla star.  Da John Huston con cui fece la  prima  apparizione in un film importante “Giungla d’asfalto”. A Lee Strasberg che si rifiutava di averla come allieva per la non puntualità, ma che si arrese consigliandole di arrivare in anticipo.
Meno noto il fatto che durante la guerra lavorò in una fabbrica di paracaduti, indossando una salopette che a suo dire “aveva lo stesso effetto sui colleghi di una cappa rossa per un toro”. O che è stata un’antesignana dei toy dog. Con un chihuahua che riempiva di deiezioni gli studios, sotto il suo sguardo indifferente. Quanto al fatto che considerasse i diamanti i migliori amici di una ragazza, forse era solo per la finzione del film “Gli uomini preferiscono le bionde”. Comunque è bastato perché, per il cinquantenario della morte, il gioielliere  Marco Bicego gli dedicasse un bracciale con una miriade di diamanti su fili di oro bianco.  Le  scarpe con tacco, invece, le portava davvero e non solo nei film. Di queste diceva “Non so chi le ha inventate, ma tutte le donne gli devono molto”. E un sandalo in camoscio laminato argento simile a quello di “Quando la moglie è in vacanza” è l’omaggio a Marilyn di Ballin. In vendita da settembre, ha sulla suola una bocca rossa e uno strass che ricorda il neo dell’attrice.

martedì 24 luglio 2012

PROFUMO DI LONDRA


Sarà perché c’è voglia di distrarsi dai problemi che ci opprimono. Sarà perché sono a Londra e coincidono con i sessant’anni di regno di Elisabetta. Certo che di queste Olimpiadi se ne parla e se ne è parlato moltissimo. Dai commenti dei maître à penser sulla opportunità o meno delle spese sostenute. Ai report delle dispute poco “decoubertiane” tra gli atleti icona, per chi porterà la fiaccola. Alle dozzine di itinerari nella capitale inglese, non tutti così inediti, proposti dai giornali. Dagli speciali sui probabili campioni e le sfide più attese agli amarcord  di Olimpiadi passate, dove le immagini sono in primo piano. Come quella dell’uomo seduto sulla Sagrada Familia. E’ un tuffatore ripreso da Massimo Lovati alle Olimpiadi di Barcellona del 1992. Scatto ancora più straordinario, perché precedente l’era photoshop. Fa parte di un servizio della rivista Blue Liguria (ora in edicola) dedicato agli atleti liguri a Londra e a un fotografo, appunto Lovati, ligure, che da decenni racconta con il suo obiettivo le Olimpiadi.
T-shirt Vivienne Westwood


Borsa-guanti da box Anteprima
Borsa-racchetta da ping pong Anteprima
Grande l’interesse di moda e dintorni per i giochi. Stella McCartney, con Adidas, ha disegnato per gli atleti inglesi un kit così completo che lascia libera solo la scelta del pigiama. Giorgio Armani vestirà gli italiani nelle occasioni non competitive in midnight blu e bianco, con flash di rosso e verde. Bianco e blu, ma stile Grande Gatsby, per gli americani firmati Ralph Lauren. Gli atleti di S.Marino saranno vestiti da Ferragamo. Mentre quelli dell’Azerbaijan, a sorpresa, da Ermanno Scervino. Ma è soprattutto per gli sportivi da poltrona che l’offerta è vastissima. Dalle T-shirt con medaglie trompe-l’oeil di Vivienne Westwood, per lui, alle  scarpe e agli occhiali con l’Union Jack di Jimmy Choo, alle  borse da sera fatte a racchetta da ping pong o a guantoni da boxe di Anteprima. Dai gioielli e i portachiavi con i cerchi ai foulard e le cravatte con le bandiere.   Fino addirittura ai profumi. Come quelli di Union, venduti da Selfridges a Londra,  con fragranze di erbe solo della campagna inglese e Union Jack sul flacone. O l’eau de toilette Five Circles, dove prevalgono le note dei fiori e degli agrumi, di Marinella, il mitico cravattaio napoletano che l’anno scorso ha aperto in Maddox Street. 

venerdì 20 luglio 2012

UNA ZEBRA TRA GLI ULIVI




Dei due elefanti regalati da Indira Gandhi, ne è rimasto uno. L’altro è morto due anni fa, a 45 anni, per un attacco cardiaco. I leoni non ci sono più. Le zebre sono ancora molte. Non è uno zoo, ma un parco zoologico un po’ particolare. Si trova sull’isola Maggiore dell’arcipelago Brioni, nell' Istria, e parte degli animali sono stati regalati (o  sono i discendenti di quelli regalati) a Tito, Presidente dell’allora Jugoslavia, da ospiti doc. Come Richard Burton, Elizabeth Taylor, Sophia Loren, Carlo Ponti, Gina Lollobrigida, oltre numerosi capi di stato. Dalla morte di Tito, Brioni è  parco nazionale. Gli animali non sono l’attrazione principale, ma una delle tante. Zebre e elefanti sono stati importati dal dittatore-presidente, ma Brioni non è una sua scoperta. Nella belle Epoque, l’arcipelago, acquistato da un magnate austriaco, è stato  il luogo deputato per le vacanze  dello smart set. Con grand hotel lussuosi, casinò, porticciolo, regate, concorsi letterari, concerti, campo da golf. Secoli prima era già stato preso di mira dai Romani, come raccontano i resti di una città  sul mare, con villa  dal loggiato di 80 metri, templi, biblioteca, porticato. Da vedere, se non altro per la posizione, tra una spiaggia di acqua limpida e una vegetazione foltissima. Nel fitto bosco, improvvisamente, una radura con un muro a forma di schermo. Quel che resta del drive in personale di Tito.  Non lontano  un enorme ulivo. Dicono abbia 1700 anni e sia il più vecchio della Croazia.
All’isola maggiore di Brioni si arriva  con la nave da Fasana, a mezz’ora d’auto da Rovigno. Sul porto, quasi deserto, si vedono due grandi alberghi, senza lo smalto del lusso ridotti a costruzioni anonime, ma non invasive.  Non attirano più gli happy few, che preferiscono le ville nascoste nel verde lungo la costa.  Da dove si muovono solo per il polo, il golf o per veleggiare su un due alberi.

mercoledì 18 luglio 2012

LA BORSA E' LA VITA?


Un laboratorio degli studi cinematografici Barrandov a Praga

Il primo museo della borsa in Oriente apre domani, 19 luglio. Nella Corea del sud, a Seul. E’ una conferma di quanto sia importante questo accessorio. Non come fenomeno di moda quanto  come oggetto di mercato. Non ha taglie.  A parte rare eccezioni è adatto a tutte le età. Ne esistono per ogni occasione e di ogni prezzo. Non si deve adattare alla persona, quindi è un perfetto oggetto regalo. Se è firmata, diventa l’asso nella manica per rendere di tendenza una mise anonima. Insomma la borsa è più facile da vendere, particolare non trascurabile in un momento di crisi. “Esprime le nostre esigenze, non possiamo lasciare la casa senza di lei” è il commento poetico-filosofico di Judith Clark,  curatrice del museo e docente di moda e  museologia al London College of Fashion.
Realizzato dall’azienda di borse Simone, il Simone Handbag Museum è in un edificio in vetro di 10 piani chiamato Bagstage, a forma di borsa a un manico. All’interno ci sono  laboratori di designer e due negozi. Esposti trecento pezzi, provenienti da mezzo mondo, che raccontano quasi 500 anni di storia.  Dalla borsa in seta e metallo del 1550  fino ai modelli del 2012. Tra i pezzi top una clutch di Boucheron del 1880 con motivi floreali in oro e una Birkin di Hermès in coccodrillo rosso del 1998. “La gente mi chiedeva spesso la storia e l’origine della borsa” ha detto, in un’intervista al Financial Times, Kenny Park fondatore e presidente di Simone, che ha speso quasi un milione e mezzo di euro per creare la collezione”La mia speranza è che chiunque è interessato alla moda,specialmente alle borse, lasci il museo con una borsa nel suo cuore..o al suo braccio”.
Dicono  che la donna di potere non porti la borsa, le basta un  cellulare per avere qualsiasi cosa e Franca Sozzani e Anna Wintour, direttori di Vogue Italia e Vogue America, ne sono la testimonianza. Riusciranno a convincere almeno le fashion victim, dato che anche gli angeli portano la borsa? (v.foto)

venerdì 13 luglio 2012

RITORNO A ROVIGNO


Un porto molto animato, un antico borgo con bei palazzotti, una serie di locali ideali per l’aperitivo al tramonto, ristoranti dalla cucina intrigante, qualche negozio curioso, piccole gallerie d’arte, ma anche un parco verdissimo, spiaggette tra gli scogli con acque limpide e pulite. Rovigno, in Istria, ha tutti gli elementi per una vacanza al mare bilanciata, senza troppa mondanità, ma neanche nell’isolamento totale. Il quadro risulta ancora più accattivante se si aggiunge  che il paese è costruito su una penisola, che prima era un’isola, quindi con il mare da tre parti. E ancora che faceva parte della Repubblica di Venezia, come si vede dai tetti rossi delle case, dal campanile della chiesa di Sant’Eufemia nel punto più alto della città, dalla grande porta, parte della cinta muraria, con il leone simbolo della Serenissima. Il leone di S.Marco è anche sulla Torre dell’orologio, ma non è originale del XII secolo, è stato inserito in uno dei vari  rimaneggiamenti sette secoli dopo. Da vedere il museo della Batana, antica barca locale dal fondo piatto, così unica e particolare da essersi guadagnata la protezione dell’Unesco. Batana è anche il nome del Centro delle Arti visive, costruzione interessante anni Cinquanta dove si tengono mostre di pittura e fotografia. Come nel grande edificio accanto, l’ex Manifattura Tabacchi, entrambi affacciati sul lungomare. Da qui inizia la passeggiata che costeggia gli  stabilimenti balneari. Continuando si raggiunge il parco e la zona dei grandi alberghi. A parte un ecomostro, fortunatamente in odore di eliminazione, gli altri, nonostante le dimensioni, riescono a inserirsi nel paesaggio. Anzi l’Hotel Lone, costruito nel 2009, è un ottimo esempio di architettura  contemporanea. Fa parte dei Design Hotels ed è anche il primo Design hotel della Croazia. La struttura esterna ricorda quelle delle grandi navi da crociera attuali, che a loro volta ricordano appunto dei palazzoni. Ma sarà per l’inserimento tra gli alberi, sarà per il mare vicinissimo, l’impatto risulta gradevole. Accentuato dalle  pareti a specchio che riflettono la luce naturale e il verde intorno. La forma a Y crea all’interno una grande hall-lobby su cui si affacciano i piani delle camere. Al centro c’è un’installazione in alluminio  di Ivana Franke, una delle più quotate artiste croate. Intorno confortevoli poltrone di varie tinte e tavolini neri bassi, su cui è possibile scrivere e disegnare con pennarelli colorati. Recentemente il Lone è stato la location per alcune scene di "Diana" il  film di Oliver Hirschblegel, con Naomi Watts nella parte dell'infelice principessa, in uscita nel 2013.

lunedì 9 luglio 2012

L'ANNO SCORSO? A MARIENBAD, NATURALMENTE


 Le terme, in basso, un concerto. (foto Giovanna Dal Magro)

Il film di Alain Resnais del 1961  non è stato girato a Marianske  Lazne (nome originale in ceco della stazione termale). La cosa potrebbe non fare notizia,  perché nel cinema, tutto è finzione. Se non fosse che la  località è in Boemia, che come Praga, da anni ha offerto e offre le location  di moltissimi film, anche di produzione americana. Non solo, ma il festival del cinema  di Karlovy Vary, a mezz’ora d’auto, fino a 60 anni fa si teneva in parte a Marienbad.  Comunque, vale la pena andarci e i cinefili potranno constatare quanto sia stata fedele la ricostruzione di Resnais.
Vi si arriva salendo per un fitto, verdissimo bosco. E’ a solo 500 metri d’altezza ma si ha la sensazione di trovarsi in un luogo speciale. Una grande strada  costeggia un parco secolare e sale verso le terme. I palazzi, tutti maestosi, datano dalla fine ‘800 ai primi ‘900. Molti gli elementi déco, stemmi particolari, torrette,cupole, vetrate. Un palazzo  ha addirittura  una campana dorata nel sottotetto. Spicca la chiesa ortodossa rossa e bianca. E finalmente   le terme. Sono famose, non per l’acqua calda come a Karlovy Vary, ma per quella fredda, dai 7 ai 10 gradi, soprattutto da bere. All’ingresso nella parte nuova  , rotonda e funzionale,   ci sono  le  scaffalature dove lasciare il proprio bicchiere.Più che un bicchiere è un mug  a un manico, ma piatto, ovviamente in porcellana di Boemia. Sotto il lungo colonnato delle vecchie terme la gente cammina, si siede all’unico caffé, ascolta i concerti per cui esiste uno spazio limitato da una balaustra metallica. Guarda gli affreschi al soffitto, le targhe sulle pareti. Una ricorda l’incontro di Goethe,  settantaduenne, con la diciassettenne Ulrike Von Levetzow, di cui si innamorò perdutamente. Ogni tre ore la grande fontana a fianco “suona”. Spruzzi diversi accompagnano le note. Tra i pezzi preferiti il verdiano “Va pensiero”. Vale la pena fare qualche passo in più e salire all’Hotel Nove Lazne. Con passatoia rossa, o meglio  red carpet, sugli scalini d’ingresso, è la perfetta immagine del grand hotel Belle Epoque.  Non distante, immerso nel verde, Villa Patriot. Più piccolo, elegante, con un colonnato neoclassico e un ristorante  minimal chic, dove gustare  le migliori trote della Boemia. www.marianskelazne.cz

venerdì 6 luglio 2012

QUANDO SI DICE AVERE NASO


 Francis Kurkdjian

Un pianista suona ogni giorno, un ballerino esegue determinati passi o fa un certo tipo di ginnastica quotidianamente, un cantante gorgheggia ogni mattina e un naso cosa fa per tenersi in esercizio?
Deve risentire i profumi dei fiori, per esempio, perché con il tempo si dimenticano, non si riesce più a memorizzarli. E’ un “allenamento” che deve essere continuo, non può fermarsi. Lo spiega molto bene  Francis Kurkdjian, uno dei più famosi “nasi”,     a Milano per presentare  una nuova essenza. Classe 1969,  parigino di origini armene, Francis dopo studi di danza classica e pianoforte, a 21 anni, decide di sfruttare il suo straordinario naso . Tra i primi exploit, la ri-creazione del  profumo di Maria Antonietta, con cui si fa conoscere e inizia a collaborare con le più grandi case di moda, fino a quando nel 2009 fonda la Maison Francis Kurkdjian. Sentendolo parlare del suo lavoro , si capisce come realizzare un profumo sia davvero una forma d’arte. Dà delle sensazioni percepibili con il nostro odorato. Proprio   come una scultura o un dipinto sollecita il nostro senso visivo, o una musica il nostro orecchio.  Per Francis il profumo è qualcosa da cui non si può prescindere, “il profumo vi veste” dice. E il suo obiettivo è quello di creare essenze  per tutti i giorni, realmente prêt-à-porter. Come la sua ultima  ispirata alla sorella,  una donna come tante, che lavora, ha dei figli,  una vita attiva, ma  ci tiene a ribadire la sua femminilità e il suo charme. L’eau de parfum si chiama Amyris. Mette insieme  le note dell’amyris, albero della Giamaica, il corrispondente  americano dell’orientale legno di sandalo, e l’iris di Firenze.  Esiste anche  nella versione maschile come eau de toilette, e in questa prevalgono le note più fresche. Perché l’uomo, sostiene Francis, “non capisce” il profumo, non lo ritiene sufficientemente maschile, vuole  solo qualcosa che dia la sensazione di pulito. Entrambi saranno distribuiti in Italia da Campomarzio 70 e in vendita da settembre.

giovedì 5 luglio 2012

SPERIMENTAZIONI




Made in Italy. Se ne parla continuamente. E’ un valore, significa qualità di materiali, alta artigianalità, tradizioni, creatività. Una serie di elementi strettamente connessi, che raramente emergono tutti insieme, nei momenti in cui la moda è comunicata. Come le sfilate per esempio.  Si dà più importanza allo show, ai parterre che spesso non rappresentano assolutamente il consumatore finale. Le molte sfaccettature del made in Italy  si disperdono .  La creatività è sicuramente l’elemento principale, quello che li amalgama. E su questo si focalizza Saverio Palatella  con la mostra-evento all’Atélier ABC Mannequins di Corso Como, a Milano, fino al 5 agosto.  Qui lo stilista, guru della maglieria,  presenta un corto con la regia di Maria Arena, con cui aveva già lavorato.  Si intitola “The Perfect human” ed è il remake  di un corto del 1967 di Jorgen Leth,  che compare ben cinque volte nel film “Le cinque variazioni” di Lars Von Trier.  Un uomo e una donna ripresi nelle varie funzioni che l’essere umano può esercitare. Saltano, parlano(doppiati), si distendono per terra, sorridono, ridono, ascoltano musica . E una voce fuori campo li accompagna. Sono Christiano Cerasola, scrittore e l’attrice Celine Darrien. In un’altra sala è proiettato il videoclip della canzone “Nos silences nos paroles”, scritto e prodotto da Stefano Ghittoni e Amedeo Pace, che ha anche  curato la colonna sonora del corto.
Il tutto è presentato nell’ambiente un po’ surreale di uno show room di manichini. Alcuni, pochi, sono vestiti con abiti di Saverio Palatella, gli altri sono disposti in modi particolari, ora in piedi,   ora distesi, ora imprigionati in uno stand gabbia, a formare una curiosa installazione. Creazione anch’essa dello stilista.