giovedì 29 settembre 2016

APPUNTAMENTO A PARMA



Per curare una mostra non ci vuole solo competenza, ma soprattutto creatività, specie se il tema non è istituzionalizzato.  Come a Parma per le celebrazioni del bicentenario dell’arrivo di Maria Luigia d’Asburgo, già imperatrice di Francia. Delle sedici mostre  in luoghi diversi  qualcuna sta finendo, alcune  proseguono, altre non sono ancora iniziate, molte si concluderanno nel 2017. 
                       Parlano della passione della Duchessa per i libri, dell’interesse per l’educazione, del suo contributo all’arte, delle sue tavole, della  visione politica, del suo amore per le terme. Domani ne iniziano due, unite dallo stesso titolo Ferré e Comte. Dettagli. Grandi interpreti tra moda e arte. Sono nel seicentesco palazzo del Governatore, restaurato di recente, e resteranno fino a metà gennaio.  Uno sguardo al vestire di Maria Luigia e del suo periodo non poteva mancare  dato che con lei e Joséphine Beauharnais è nato lo stile impero più volte ripreso nel tempo da couturier e stilisti. Ma non è un’esposizione di capi pedissequa rivisitazione, ci sono spunti, assonanze ,come dice il titolo. Da cui emerge il talento di Ferré, la capacità di osservazione e rielaborazione di concetti in chiave contemporanea. E l’allestimento lo evidenzia: sale spoglie con qualche elemento caratterizzante. Una cornice da cui vedere incolonnati tre cappotti in tessuto damascato. Una vecchia cassettiera con gli attrezzi di sartoria e poi su manichini  una camicia con le maniche arricciate, come pare le portasse Maria Luigia. Una giacca dal collo rialzato sul dietro,  solo la gonna con crinolina di un abito (foto in basso).  Al piano di sopra  Michel Comte in Neoclassic, guarda a quella corrente di pensiero e stile, ne vede i lati  retorici e negativi, l’espressione pericolosa del potere, la svolta alla dittatura. Si alternano installazioni, fotografie, riproduzioni.   Il terzo Reich con le rovine, due volti di persone morte nelle fosse ardeatine, statue distrutte, gli ori e le croci del   Vaticano, i quadri con l’incoronazione di Napoleone. Tutto è in sale piuttosto buie, tranne l’ultima, piena di luce che entra dalle  finestre affacciate sull’abside del Duomo. Qui le immagini sono a terra, tra cui la riproduzione inscurita  dell’incoronazione, una visione di nevi eterne che allude alla   campagna  di Napoleone in Russia, principio della sua caduta(foto in alto).    

mercoledì 28 settembre 2016

IL CORAGGIO DI RACCONTARSI


Non è facile mettersi in gioco e parlare apertamente delle  proprie debolezze. Specie se sono comuni a molti, tanto da non fare notizia, e si è un personaggio pubblico.  Paola Turci
(v.foto)lo ha fatto e non solo con il suo libro, ma anche sul palcoscenico con Mi amerò lo stesso scritto a quattro mani con Alessandra Rucco. In scena al Teatro Menotti di Milano, da ieri al 30 settembre. L’ambientazione del monologo sono le quinte di un teatro, dove lei arriva, vuole truccarsi, si guarda allo specchio e incomincia a parlare di sé. Con autoironia,  spontaneità e una straordinaria naturalezza. Di quello che dice alcune sono banalità, ma assolutamente funzionali per insistere sulla normalità della situazione. Quale donna, a vent’anni, non si è sentita brutta e  sempre alla ricerca di sicurezze, fino a fare dell’amore un  mezzo per ottenerle?  Ovviamente sbagliando. E lei, Paola Turci, dopo un incidente, di cui fa solo un piccolo cenno, ha dovuto imparare ad accettarsi quando il suo volto è stato deturpato. Ora guarda quasi con tenerezza la ragazza di un tempo insicura della sua bellezza, quando invece non doveva esserlo. Da quello che dice si intuisce  il lavoro importante che ha fatto su se stessa per recuperare stima, per piacersi. Ma non ha nessuna pretesa di vantarsene, né di volere insegnare qualcosa. Eppure è certo che un messaggio lo dà. Forte e utile. E lo si è visto dagli applausi sentiti e dalla quasi standing ovation del pubblico. Ottima la regia di Emilio Russo che, appassionatosi sul tema, ha voluto fortemente lo spettacolo e saputo tirare fuori il meglio dalla cantante. Convincente la scenografia dove gli specchi nascosti o più evidenti giocano un ruolo di coprotagonisti. E chi voleva sentirla cantare non è stato deluso, soprattutto nella coinvolgente interpretazione di Before the night, cavallo di battaglia di Patti Smith. 

lunedì 26 settembre 2016

E' LA FINE



Ultimo giorno di sfilate milanesi  che la Camera della Moda dedica ai giovani. Con l’esclusione di Mila Schön, brand storico ora disegnato dal talentuoso Alessandro De Benedetti, classe 1973. La sua intrigante  collezione prende  spunto dal mondo del lavoro  per arrivare a capi donanti. La tuta, punto di forza,  di grosso cotone è ingentilita dall’accostamento con materiali flou.   Plissettature e intarsi testimoniano un approccio couture, giusto per la continuità del marchio.  Tagli importanti anche dal cinese Ricostru che sfila nel Teatro Armani. La stilista  Rico Manchit Au insegue un’estetica contemporanea, con qualche occhiata alle tradizioni del suo paese. Tessuti di colori sobri sono movimentati da tulle che li ricoprono, le spalle sono squadrate, abbondano le plissettature. Nuovi i pantaloni in seta con spacchi nel mezzo per un andatura chic e sexy(foto in basso). Tutt’altro spirito, oltre che continente, da San Andrès dove il messicano Andrès Caballero, direttore creativo, immagina i capi per una Morena de mi corazon, così si chiama la collezione. Romanticismo  all’ennesima potenza: abiti che modellano il corpo e stringono la vita in tessuti  preziosi, damascati, translucidi, spruzzati di Swarovski, realizzati per la maison dai tessutai di Como. In tema la musica dal vivo dei mariachi. Trionfo di ruches, balze e volant da Piccione Piccione. Colori delicati con l’eccezione di un giallo limone forte.   Presentazione a effetto per le borse di Benedetta Bruzziches, una degli artigiani selezionati per la mostra Crafting the future. Storie di artigianalità e seduzione al Mudec di Milano, fino al 13 ottobre. Pochette con fiori in 3D, clutch di cristallo, secchielli in saffiano, borsette di pied-de-poule e agende sono appoggiate su piccole piattaforme sospese a un filo che si muovono leggermente, come nuvole in viaggio, sulle note  del violoncello o del pianoforte del bravo Piero Salvatori. Sempre più ampio e  più frequentato (un incremento  del 5% rispetto all’edizione 2015 di settembre) White (foto in alto). Rinnovato Super, il salone di Pitti Immagine, e non solo come location, ora è in Piazza Bo Bardi nella nuova Milano. Più selezione, con solo qualche inciampo, più brand di ricerca, più internazionalità. Divertente la performance di Gentucca Bini che ha vestito con The charm of the uniform ragazzi e ragazze dell’accoglienza. Con funzionalità da architetto e brio da creativa (foto al centro). Fine di giornata con Fashion Shenzen, l'Associazione moda più importante della Cina.In passerella le trasparenze e il bianco ottico di Ellassay, il black and white chic, con flash sadomaso e punk di La pargay, i lunghi abiti su tela effetto carta con ideogrammi di Haiping Xie.

sabato 24 settembre 2016

QUOIDENEUF




La passerella di Antonio Marras è un negozio di parrucchiere anni Cinquanta. Signore sotto al casco sfogliano riviste.  Davanti sfilano ragazzi e ragazze con capi patchwork, dove il denim si accosta al pizzo, alla seta a righe, alla pelle. I tagli sono inconsueti. Tutto è audace e imprevedibile, ma sulle ragazze l’effetto è di grande seduzione. Ancheggiano su ciabattine ultrapiatte o su sandali dai grossi tacchi(foto a sinistra in basso). Improvvisamente le signore sotto al casco si alzano e si scatenano  in un twist-rock, raggiunte da partner, di colore come loro, e ugualmente scatenati (L’ispirazione  arriva dalle foto di Malick Sibidé, l’occhio di Bamako).  E viene voglia di ballare. Non altrettanto da Blumarine, e non per la musica scelta. Sfilano capi  dalla costruzione perfetta, molti del genere per sognare, ma un po’ déjà vu. Il personaggio ispiratore è Tina Modotti per il nero in abbondanza e  l’uso di ruche e volant. Il rosa è la tinta dominante, anche troppo. Di grande femminilità le gonne ampie, perfette per la giravolta, abbinate a piccole  brassière di bardottiana memoria.  Un top in seta stampata e scollo crochet(foto a destra), un microbomber in organza con piume in vernice, sono piccoli pezzi che con la gonna in organza stampata  diventano una tenue de soirée.  Portati con i jeans sono invece easy. Sono alcune delle proposte di Giulia Marani. Due delle quali hanno sfilato sul tappeto rosso del Lido. La giovane stilista(classe 1984) è stata, infatti, scelta con altri tre emergenti per proporre mise da sera  durante la mostra  del Cinema di Venezia.E lei ha pensato a qualcosa che le sue coetanee potessero utilizzare in varie situazioni, senza sentirsi overdressed. Da Cividini i toni un po’ cupi, le sovrapposizioni, le maniche lunghe che coprono le mani, di primo acchito fanno pensare all’inverno. Ma poi i filati sottili, certe lavorazioni, i giochi di colori rivelano un guardaroba funzionale e assolutamente fresco e innovativo. Il rigato e l’asimmetrico sono i punti forti da Aquilano-Rimondi. Il jersey trattato come lurex per i pantaloni e i pannelli in paillettes drappeggiati sugli abiti sono le novità. Al cervo, simbolo di amicizia  e amore, è dedicata la collezione di Leit Motiv. La natura quindi è il fil rouge.  E così nelle stampe si ritrovano fiori  reinterpretati con un disegno a mano e vari animali. Ci sono anche i pesci incisi sul metallo delle fibbie, dei bracciali, delle collane, dei cerchietti. Giuseppe Zanotti Design si allontana dallo spirito rockstar, ma conserva gli strass per disegnare farfalle sul cinturino del sandalo gioiello (foto in alto). O per ingentilire quello tipo frate con suola di gomma. Tra le proposte a sorpresa il tacco di solo 4 cm per sandali con lacci e la sneaker iperleggera in raso di seta, spruzzata di cristalli.      

giovedì 22 settembre 2016

BELLE SCOPERTE



Scollature, trasparenze, spacchi, gli elementi per mettere in risalto il corpo ci sono. Mai esagerati, ma per aprire alla bellezza, senza clamore e volgarità. Dopo il proliferare del no gender, fa piacere vedere 

la donna Jenny prototipo della femminilità. I suoi              colori sono sempre tenui, dal beige al bianco al grigio fino all’argento dei lunghi nelle uscite finali. E un flash di rosso fuoco per l’ abito, il lungo a vestaglia e il pigiama palazzo. Le linee sono fluttuanti  ma definite,  come le ampie maniche a petalo o gli inserti plissettati. Angelo Marani pensa alla sera, ma una sera hollywoodiana, dove i colori sono forti e i dettagli preziosi come ricami e inserti. Il pois è il fil  rouge da Anteprima, classico bianco su nero e nero su bianco, bluette su nero, rosato, opaco su lucido, piccolo, grande, gigante. I pantaloni sono dei gaucho riveduti, le scarpe sono stringate maschili ma con il tacco.  Ogni tanto a sorpresa profondi scolli a V sul retro delle maglie, o spacchi laterali sulle ampie giacche-bluse. Per una seduzione misurata e intrigante. Da Les Copains ricompare il nude look, mai sfrontato ma con un alto tasso di femminilità. La collezione evoca una mia Africa, senza insistenze pedanti. La sahariana diventa il punto di partenza, per abiti, tute e persino lunghi da sera. Le righe alte, di colori insoliti e con inattesi accostamenti sono il tema conduttore da Cristiano Burani. All’insegna della leggerezza la collezione di Byblos, con delicate trasparenze stile baby doll, inserti di tulle, maglie di voile su pantaloni ampi, spolverini ricamati e avvolgenti. Daniela Gerini gioca con pennellate di colori su bluse, abiti, giacche di cotone bianco con risultati d’inedita eleganza. Vladimiro Gioia dalla pelliccia entra nel mondo del prêt-à-porter con capi che raccontano di viaggi in paesi lontani. Spacchi e scolli voluttuosi e linee donanti(foto in basso) Per quanto riguarda gli  accessori, Santoni sceglie il salone degli specchi di Palazzo Bocconi. Ma rielabora la cornice con un ipotetico labirinto-lavori-in-corso . Le scarpe  emergono, ma non sai se sono riflesse o reali, se puoi toccarle o solo vederle, con un gioco  divertente  che esalta  ancora di più i particolari: gli intrecci, gli incroci, le frange, gli inserti  argentei, le applicazioni di suède con piccole borchie, che richiamano i pavimenti e i soffitti dei riad di Marrakech(foto in alto). Casadei guarda ai frivoli ed  esibizionistici anni Ottanta  e presenta sandali in colori forti e audaci. Sutor Mantellassi lancia la sua prima borsa, non a caso chiamata Eva. Geometrica, multitasking con manici di ricambio, tracolla inseribile e pochette staccabile all'interno, è in due  dimensioni e in vari pellami e colori, alligatore compreso.