Davvero geniale la formula di spettacolo di Lo sciopero delle bambine. L’eroicomica impresa del 1902, in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 14 dicembre. Con la regia di Enrico Messina, che ha curato anche i testi e la drammaturgia insieme a Domenico Ferrari e Rita Pelusio, racconta un importante momento nella storia del lavoro minorile e della condizione femminile, ignoto ai più.
L’evento, come dice il titolo, è lo sciopero delle bambine, o meglio delle "piscinine", come venivano chiamate in dialetto milanese le piccoline, bambine dai sei ai tredici anni che lavoravano sfruttate e sottopagate nelle sartorie di Milano. Uno sciopero che era stato ridicolizzato dai giornali e dai padroni, ma che aveva avuto il sostegno di donne impegnate socialmente e femministe come Anna Kuliscioff. Qualcosa quindi difficile da proporre con il rischio di caduta nel patetico e soprattutto nel goffo. Superato completamente dalla scelta di far raccontare l’episodio da due piccioni che su un cornicione o un marciapiede osservano tutto e si fanno delle domande. I due piccioni, le bravissime Rossana Mola e Rita Pelusio, benissimo vestite e truccate da volatili da Lisa Serio, sono eccezionali nell'imitazione dei movimenti degli uccelli, soprattutto della testa. I loro commenti apparentemente surreali, in realtà sono perfetti per evidenziare la tematica. Sono giochi di ironia e metafore per illustrare la situazione, come quelle briciole "di cui non accontentarsi", e continuare a lottare per i diritti e contro le ingiustizie. Al termine di ogni replica segue un incontro di una ventina di minuti con personalità della società civile sui temi dello spettacolo. Ieri sera con Martina Bettinelli di una cooperativa contro l’emarginazione e con Eleonora D’Errico, giornalista e scrittrice, autrice di La donna che odiava i corsetti, su Rosa Genoni, creatrice di moda, attivista socialista e protofemminista(1867-1954), nonché sostenitrice dello "sciopero delle bambine".










