lunedì 22 dicembre 2025

QUANDO IL PET E' RADICAL CHIC

Chissà se succede perché nascono meno bambini o perché nelle case ci sono sempre più cani, gatti, anche conigli.  D’altra parte è vero che l’aumento dei pet è inversamente proporzionale alla diminuzione dei bambini.  Certo un negozio di giocattoli che vende giochi per animali se vent’anni fa faceva notizia, oggi passa inosservato o quasi. Ma non è il caso di Città del sole, per oltre cinquant’anni punto di riferimento per chi cerca giochi “intelligenti”, raffinati, dai quali è bandita la plastica. Per alcuni detrattori, ingiustamente, considerati radical chic. 




Per questo Natale propone “giochi per chi scodinzola, fa le fusa e ruba il cuore di grandi e piccoli”.  Sono di United Pets brand milanese, nato nel 1999, perfettamente in linea con la filosofia di Città del sole. Quindi, oltre che esteticamente gradevoli anche per gli umani, i giocattoli sono realizzati in materiali sicuri, atossici e sostenibili, spesso rigenerati. Ovviamente sono superfunzionali con quella nota di ironia di chi gli animali li conosce e li comprende. Forse il pet non l’afferra, ma i padroni capiscono che gli oggetti sono ben studiati, proprio per loro. Ecco per i cani i giocattoli in gomma aromatizzati al rosmarino, alla nocciola e alla liquirizia, o in bio resina al formaggio o al tartufo, per una masticazione sicura. I peluche sono trattati con oli essenziali terapeutici per un riposo rilassante stile pet-spa. Per i gatti ecco i tirabaffi adattabili a ogni tipo di tavolo  che sono davvero un oggetto di design o la cuccia Cat View da finestra per viste a 360°. Non trascurabile il beverino candidato al Compasso d’oro.

domenica 14 dicembre 2025

NON E' IL SOLITO CANTO

Per quanto ogni anno aumentino e siano sempre più anticipati i festeggiamenti natalizi, sono sempre più numerosi i detrattori  che sostengono di non poterne più del Natale, lo considerano uno stress e non vedono l’ora che arrivi l’Epifania che, da tradizione, tutte le feste se le porta via. Tanto che ormai si può parlare di conformismo dell’anticonformismo. Per questo uno spettacolo come Arianna Scommegna in Canto di Natale di Charles Dickens al Teatro Gerolamo di Milano il 13 e il 14 dicembre è perfetto per riequilibrare, almeno idealmente, le posizioni. 




“Dedico lo spettacolo a tutti coloro che non ne possono più né di Dickens né del Natale….perché sono i veri protagonisti contemporanei di questa meravigliosa storia di rinascita e speranza; allo Scrooge che è in noi” scrive Scommegna. E solo un’attrice dai mille talenti come lei avrebbe potuto essere così persuasiva in questa "lettura" del famoso racconto dickensiano. Sostenuta dalle musiche dal vivo della fisarmonica e le composizioni originali di Giulia Bertasi, con la quale l’attrice da anni condivide il percorso artistico, diventa di volta in volta un personaggio diverso. Dal protagonista Scrooge, il vecchio ricco e avaro banchiere londinese al suo defunto socio Jacob Marley, dall’umile contabile Cratchit all’affettuoso nipote Fred. Con eccezionali cambiamenti di voce, atteggiamenti, movimenti fa rivivere la situazione da mistery-horror del racconto. Mette in evidenza  l’ insensibilità da padrone del signor Scrooge,  ma giocando abilmente con l’ironia riesce a renderlo  più  goffo omuncolo, spaventato e impotente, che cattivo da temere.  

venerdì 12 dicembre 2025

TUTTE LE DONNE DI RINO

Sono bastati i pochi momenti d’inizio spettacolo per pensare, e penso sia stato un pensiero generale, quali altre meraviglie, frutto di riflessione, ironia, attenzione al mondo intorno, avrebbe potuto scrivere se non fosse morto a soli 31 anni. Si parla di Ahi Maria! Un teatro canzone per Rino Gaetano in prima nazionale al Teatro Menotti di Milano da ieri.   



Con la drammaturgia di Emilio Russo e gli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi  vede in scena un cast solo al femminile, che "dà corpo e voce" alle donne delle canzoni di Gaetano : Berta, Aida, Gianna, Lucia, Maria, Daniela, Rosita. Sono Andrea Mirò, Camilla Barbarito, Laura Frascari, Federica Garavaglia, Francesca Tripaldi, Sofia Weck, Maria Luisa Zaltron. Suonano cornetta, sax, fisarmonica, batteria, pianola, chitarra, cantano da sole o in coro, parlano, si muovono seguendo il ritmo. Ogni tanto una di loro scrive una frase sul grande fondale con disegni e foto mixati, unico allestimento.  Insieme raccontano la vita troppo breve ma soprattutto la capacità del cantautore di raccontare nelle sue canzoni quello che succede, i controsensi, le ridicolaggini, le ingiustizie. Con un tono che passa dall’arrabbiato al grottesco, dall’ironico al sentimentale, dal beffardo al disincantato, senza mai cadere nel drammatico pesante. Un perfetto mix di cabaret, musical, sketch popolari e impegnati. Dietro le canzoni interrotte, inframezzate da piccoli monologhi, ripetute, ma sempre fedeli ai contenuti, si intravvede non solo il musicista-poeta e l’attento osservatore, ma anche l’uomo di scena "influenzato" da Petrolini, Ionesco, Beckett, Karl Valentin.  Insomma un teatro-canzone, come dice il titolo, di cui Ahi Maria è in qualche modo l’espressione sintetica. Impossibile da parte del pubblico non partecipare all’entusiasmo con battimani. Soprattutto per il finale con Nuntereggae più, dove alle famose "frasette" critiche sulle banalità che ci circondano dell’originale, seguono altrettante "frasette" sulle banalità insopportabili attuali. Straordinarie le attrici che hanno regalato un bis, che era un altro piccolo spettacolo.  Ahi maria! Un teatro canzone per Rino Gaetano è in scena al Teatro Menotti fino al 31 dicembre, con una speciale replica a Capodanno.      

giovedì 11 dicembre 2025

DUE PICCIONI CON UNA STORIA


Davvero geniale la formula di spettacolo di Lo sciopero delle 
bambine. L’eroicomica impresa del 1902, in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano fino al 14 dicembre. Con la regia di Enrico Messina, che ha curato anche i testi e la drammaturgia insieme a Domenico Ferrari e Rita Pelusio, racconta un importante momento nella storia del lavoro minorile e della condizione femminile, ignoto ai più. 




L’evento, come dice il titolo, è lo sciopero delle bambine, o meglio delle "piscinine", come venivano chiamate in dialetto milanese le piccoline, bambine dai sei ai tredici anni che lavoravano sfruttate e sottopagate nelle sartorie di Milano. Uno sciopero che era stato ridicolizzato dai giornali e dai padroni, ma che aveva avuto il sostegno di donne impegnate socialmente e femministe come Anna Kuliscioff. Qualcosa quindi difficile da proporre con il rischio di caduta nel patetico e soprattutto nel goffo. Superato completamente dalla scelta di far raccontare l’episodio da due piccioni che su un cornicione o un marciapiede osservano tutto e si fanno delle domande. I due piccioni, le bravissime Rossana Mola e Rita Pelusio, benissimo vestite e truccate da volatili da Lisa Serio, sono eccezionali nell'imitazione dei movimenti degli uccelli, soprattutto della testa. I loro commenti apparentemente surreali, in realtà sono perfetti per evidenziare la tematica. Sono giochi di ironia e metafore per illustrare la situazione, come quelle briciole "di cui non accontentarsi", e continuare a lottare per i diritti e contro le ingiustizie. Al termine di ogni replica segue un incontro di una ventina di minuti con personalità della società civile sui temi dello spettacolo. Ieri sera con Martina Bettinelli di una cooperativa contro l’emarginazione e con Eleonora D’Errico, giornalista e scrittrice, autrice di La donna che odiava i corsetti, su Rosa Genoni, creatrice di moda, attivista socialista e protofemminista(1867-1954), nonché sostenitrice dello "sciopero delle bambine".

 

mercoledì 3 dicembre 2025

PERCHE' DELITTO E CASTIGO ?

Uno dei romanzi più famosi della letteratura di tutti i tempi diventa uno spettacolo teatrale di meno di due ore. Delitto e castigo è in prima milanese al Teatro Menotti da ieri fino al 7 dicembre. La regia è di Andrea Baracco, ma l’adattamento teatrale è di Glauco Mauri, e data di vent’anni fa. Un’operazione coraggiosa che rivede nella contemporaneità situazioni, confronti, inquietudini di sempre. 




Nessuna caratterizzazione della scena, ma un allestimento sobrio ed essenziale che lascia alla credibilità degli attori, e di conseguenza al pubblico, la possibilità di definirla. Attuali anche i costumi,   ben caratterizzati sui personaggi. A cominciare dal protagonista Raskolnikov, interpretato da Gabriele Graham Gasco in T-shirt, pantaloni da tuta e sempre un cappello in testa. E’uno studente di 23 anni senza soldi, che passa le sue giornate in un tugurio nella zona più malfamata di S.Pietroburgo. Con lui si alternano gli altri personaggi. Dalla sorella Dunja (Arianna Pozzi) bella e corteggiata, disposta, per aiutare finanziariamente il fratello, a sposare un suo ammiratore, Woody Neri, nella doppia parte del ricco pretendente e del rivale meschino e vizioso. C’è l’amico affezionato e generoso Razumichin (Giulio Petushi) che, al corrente dell’assassinio di due donne perpetrato da Raskolnikov, cerca di aiutarlo in tutti i modi. C’è Sonja (Aurora Spreafico) che nel romanzo ha una lunga parte e qui è solo la povera ragazza dai buoni sentimenti legata al protagonista, costretta a prostituirsi per mantenere la matrigna tisica e i fratellastri. E infine c’è Porfiu (Paolo Zuccari) nel ruolo del poliziotto amorfo. La trama è soprattutto nei pensieri e nelle esternazioni del protagonista, nei suoi tormenti esistenziali, nella sua incapacità di prendere decisioni e nella sua disperata ricerca di un luogo dove vivere e soprattutto di uno scopo per vivere.  

martedì 2 dicembre 2025

IL POTERE DELL' ARTE

Che l’arte sia portatrice di importanti messaggi non è una novità. Ma è molto più raro che le opere di un artista si riferiscano tutte a tematiche legate ai diritti umani e siano il risultato di un’indagine che può aiutare a “smascherare il male”. Così per Fabio Mauri (Roma 1926-2009) da scoprire in Fabio Mauri. De oppressione alla Triennale di Milano da domani al 15 febbraio. 




Non è un caso che la mostra, curata da Ilaria Bernardi, sia presentata e realizzata, in collaborazione con la Triennale e lo Studio Fabio Mauri (Associazione per l’arte L’Esperimento del mondo) dall’Associazione Genesi. Fondata nel 2020 da Letizia Moratti che ne è anche presidente, ha come missione l’educazione ai diritti umani attraverso l’arte contemporanea. Con la scoperta di artisti giovani e la riscoperta di storicizzati anticipatori, che con i loro lavori hanno fatto e fanno riflettere su tematiche come l’ambiente, le vittime del potere, la parità dei diritti. Le opere di Mauri utilizzano diversi linguaggi, dal disegno alla pittura, dalla scultura alla performance, dall’installazione ai video, alla scrittura. Nell’insieme raccontano come il secolo scorso sia stato attraversato da grandi drammi. Con un invito, tramite anche corpose e sovente ironiche didascalie a non abbassare la guardia, perché il male si può ripetere. Dal video dell’artista con un’immagine proiettata sulla sua fronte, riferito a una sua conferenza sulla "Ricostruzione della memoria a percezione spenta"(foto in basso). Alla foto di Goebbels in visita ufficiale a una mostra e di fronte la gigantografia di un’equazione, risultato di una ricerca sul principio dell’errore. Alle immagini di repertorio di nazisti con minuscole didascalie che prendono in giro il loro stupido apparire, tipo “Vincono a vela”, “Definiscono l’arte”, “Amano il ballo”, “Si legano ai classici”, “Si abbronzano”, ma anche “Utilizzano gli sciocchi”. Sotto le foto un inquietante quadrato nero. Diverte, ma fa pensare Vomitare sulla Grecia, riferito alla dittatura dei colonnelli a seguito del colpo di stato del 1967, con la foto dell’interno di un aereo e intorno sacchetti per vomitare. Sul tema della censura l’installazione Amore mio, in una stanza chiusa al centro dell’esposizione. Interamente affrescata con colori forti e un faretto che il visitatore può girare illuminando certi disegni e nascondendone altri (in alto a sinistra).  Durante la mostra sono previste visite guidate, workshop, incontri organizzati da Genesi con i propri patrocinati, L’Università Cattolica, il Fai Ponte tra culture con l’associazione Amici del Fai, Gariwo-la foresta dei giusti e Robert F.Kennedy Human Rights Foundation Italia. 

giovedì 27 novembre 2025

SOGNI E TATUAGGI

Dopo varie presentazioni in Italia e all’estero è stato proiettato ieri, all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano, Felix, dare to dream  di Valerio Bariletti e Morgan Bertacca, che ne sono pure i produttori. Un docufilm coinvolgente anche per la caratteristica di poter essere “letto” da diversi punti di vista. Dalla più immediata biografia al quadro di un momento culturale. In evidenza concetti di famiglia, generazioni, creatività e arte ai margini. 


 

La storia è quella di Felix Leu che, a sedici anni, lascia la casa e raggiunge la madre a Parigi, dove vive con l’artista Jean Tinguely. Da lì, la controcultura rivoluzionaria degli anni 60 e 70, di cui è un convinto esponente, e un suo ben consolidato concetto di libertà, lo portano a New York.  Qui incontra  Loretta. E’ amore a prima vista, sarà la sua compagna e con lei formerà una famiglia. E sono Loretta e i figli che raccontano il personaggio. Ai loro ricordi si alternano flash con Felix stesso. In questo quadro di anticonformismo e di” rimanere fedele ai propri sogni navigando nell’oceano della vita” si inserisce la scelta di dedicarsi al tatuaggio. Una forma d’arte che non è mai stata considerata tale ma che, come ha detto prima della proiezione Bariletti, è nella storia.  Dopo lo "scrivere nelle grotte" l’uomo ha incominciato a "scrivere sul corpo". Sul proprio come quello altrui, creando empatia. E’ con questa filosofia che la famiglia gira per il mondo con un passaggio in India, immancabile in quella generazione, dove Felix non si fa pagare per i tatuaggi, data la  povertà della gente. Le ultime immagini parlano della sua malattia, di come l’ affrontano lui, Loretta e i figli. La fotografia di ottimo livello riesce a trasmettere luoghi, persone, espressioni e soprattutto ambiente. Forse un po’ lunga la seconda parte e qualche volta risapute certe rievocazioni del mondo hippy.