giovedì 29 febbraio 2024

VA IN SCENA L'ORRORE

Assistere a uno spettacolo così è molto più di una prova per le proprie emozioni. Prende nell’intimo, commuove, provoca, indigna, spaventa, disgusta, fa sentire in colpa: un vero pugno nello stomaco. E proprio per questo dopo, a mente fredda, si realizza che di spettacoli come Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute dovrebbero essercene di più e soprattutto dovrebbero essere visti da tutti. Al Teatro della Cooperativa di Milano, dal 20 febbraio al 3 marzo, con la regia di Renato Sarti, è una sua rielaborazione di un testo per il teatro di Marco Paolini. 


Sarti, infatti, aveva visto Ausmerzen di Paolini che parlava di Aktion 4, il primo sterminio di massa nazista perpetrato su disabili e malati mentali, i cosiddetti "fardelli inutili, di cui era venuto a conoscenza negli anni Novanta, quando preparava lo spettacolo sul lager della Risiera di San Sabba.  L’aveva giudicato perfetto per ricordare, a cent’anni dalla nascita che cade quest’anno in marzo, Franco Basaglia, il rivoluzionario della storia della psichiatria.  Alla sua richiesta di portare lo spettacolo al Teatro della Cooperativa, Paolini aveva risposto “Perché non te lo fa ti? Mi fido” lasciandogli carta bianca su uno spettacolo basato sul suo. Documentato con foto, articoli di giornale ecc. rievoca, appunto, il progetto attuato dai nazisti dal 1939 al 1941. Che prevedeva l’eliminazione di malati mentali, disabili, bambini affetti da malformazioni, ritenuti "vite indegne di essere vissute". Dietro tutto questo un’organizzazione che coinvolgeva oltre ai militari che comandavano il tutto, scienziati, illustri clinici, infermieri, ospedali, medici di famiglia e anche suore. Le persone venivano prelevate dalla famiglia con l’assicurazione che sarebbero state curate  o comunque seguite per un migliore inserimento nella società e poi venivano uccise. Tra l’altro in questo modo scienziati e medici sperimentavano tecniche che poi si sarebbero rivelate fondamentali per la Soluzione Finale, tra cui le camere a gas. Questa "eugenetica", a cui aderirono molti medici, perseguiva l’igiene razziale,  per cui per tutelare  la parte buona e sana della popolazione tedesca,  si doveva difendere i geni sani espellendo quelli deboli, con la sterilizzazione prima e
 l’eliminazione fisica poi . Sul palcoscenico, a raccontare di questo  accanto al regista, l’attrice disabile Barbara Apuzzo (nella foto con Renato Sarti) che, come ha scritto  Sarti, “con il suo corpo, la sua voce, la sua presenza fisica renderà ancora più chiaro il messaggio”. Notevole la scenografia dello stesso Sarti : una scrivania, una sedia  e una bilancia da studio medico e tutto il fondale, lati compresi, tappezzato di cravatte e di qualche vecchio capo, appesi come stracci alla rinfusa.  Proprio come le tante vite soppresse, confusamente, senza nome, né rispetto.   


 

lunedì 26 febbraio 2024

LA MODA E' BUONA

Sono in molti a esserne convinti. La moda non è più così "frivola". E non solo per il PIL del Paese. Ora più che mai cerca, in modo diretto e indiretto, di affrontare i non pochi problemi della convivenza nel mondo e il futuro del pianeta. E la convinzione che possa fare molto esiste. Camera Nazionale della Moda Italiana si sta occupando, oltre che di sostenibilità, anche di inclusione e diversità.  Grande segnale quello di indire una conferenza sull’argomento il primo giorno a Palazzo Giureconsulti, tornato suo hub.  






Qui si è reso noto il protocollo di intesa  per “promuovere la parità di trattamento”, “sensibilizzare e stimolare  chi opera nel settore per favorire l’integrazione, l’inclusione e la valorizzazione delle differenze”. A siglarlo l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri (UNAR) rappresentato al tavolo dei relatori dal direttore generale Mattia Peradotto, l’ African Fashion Gate (AFG) con il fondatore Nicola Paparusso e Camera della Moda con il presidente Carlo Capasa. Al tavolo anche Alessia Cappello, Assessora Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano,  che ha ribadito come la moda abbia il potere di trasformare gli intenti in atti concreti. E Tamu McPherson  Ambassador di CNMI che ha vissuto da vicino il razzismo e sa come può paralizzare il settore. Espressione delle intenzioni e primo risultato le presentazioni nell’Hub  delle collezioni di diversi marchi provenienti da tutto il mondo, oltre a quelle di brand emergenti.  Straniere il 40% delle 300 aziende presenti al White, tenutosi come sempre in via Tortona dal 22 al 25 febbraio. Tema e filo conduttore della manifestazione un’attenzione più forte alla donna,  vera protagonista della moda. Come ribadisce il titolo Women Magic creatures. Svariate le proposte. Nelle Secret Rooms, le cinque stanze nascoste con i nuovi talenti,  Alberto Ciaschini con, per la seconda volta, décolleté e sandali dal tacco a forma di sigaretta ma spenta, non intera come nella scorsa edizione. Il designer cinese Yangkehan reinterpreta i costumi della tradizione. Miao Ran, designer cinese e produzione made in Italy, con tutto genderless.  La 24enne  Samanta Virginio con il suo pop femminile. Vari nuovi marchi dalla Spagna  come Flabelus con le  espadrillas riviste in velluto, lino e altri tessuti e una soletta speciale. Surkana con la collezione disegnata a Barcellona, ma prodotta in tutto il mondo secondo le eccellenze di lavorazione.  Tra i fedelissimi La Milanesa, con le borse  dai nomi delle vittime di femminicidio del 2023 . Tra le  novità la grande shopper con elementi in rilievo e quella con frange in neoprene (foto in alto). Da J’Essentia, l’artista Francesca Jennnifer Puzzo, fondatrice e direttrice creativa del brand, prende spunto dai suoi quadri per le borse (foto in basso). In tessuto plissé soleil le divertenti shopper di Multitudes. Dettagli interessanti come plissettature nel tessuto e fili che fuoriescono nella maglieria, il tutto con sapienti accostamenti di colori da Cettina Bucca (foto al centro). Pezzi d’arte più che accessori, scarpe in particolare e qualche capo d’abbigliamento, da Yume Yume, brand di Amsterdam che guarda al Giappone.


domenica 25 febbraio 2024

STORIE DI TRADIZIONI E SAPER FARE

Oggi ultimo giorno di Fashion Week in presenza, domani cinque sfilate in streaming e il popolo della moda si sposta a Parigi.  Una giornata non pienissima, ma con svariati spunti interessanti. Da Hui,  brand cinese, la designer Hui Zhou Zhao continua quel percorso di collegamento tra Occidente e Oriente, tradizione e modernità. Ecco il trench con jacquard a motivi geometrici e floreali, i cappotti con l’interno decorato da disegni tradizionali. O ancora il simbolico Panda ridisegnato dall’intelligenza artificiale sui pullover. Per insistere sul mix di passato e nuove tecnologie (foto in alto). Un ottimo casting alla sfilata di Chiara Boni, perfetto per far risaltare la caratteristica iperdonante dei capi. Dagli abiti da gran sera con vita strizzata sottolineata da un fiore, balze, drappeggi, maniche a palloncino, al tailleur con giacca doppiopetto e gonna in tessuto quadrettato.  Anche il tailleur di tweed è dipinto addosso, così come il completo in pied-de-poule rosso e nero con collant coordinati. Intrigante la scelta di colori: un arancione ben calibrato, un melanzana tenue, un punto particolarissimo di viola, oltre ai classici nero e grigio. Tutto è misurato e studiato per una femminilità decisa, ma mai urlata e vistosa, che solo un curriculum nella moda come quello di Chiara Boni può garantire. 






Di tutt’altro genere la collezione di Raisa Vanessa, brand di Istanbul creato dalle gemelle Raisa e Vanessa Sason. Nei loro capi, quasi esclusivamente da sera, ben 87 stili differenti con tessuti  paillettati, velluto e chiffon di seta, ricami a mano. Presentazione assolutamente scenografica nella Sala della Cariatidi (foto al centro). Quando funzionalità e praticità combaciano con l’estetica. E’ il caso delle borse di De Couture di Massimo Mariotti. Dalla borsa completamente reversibile a quella che si appiattisce completamente per entrare in valigia, al secchiello da ricomporre in vari modi, semplicemente con l’uso di zip. Tutte rigorosamente made in Italy, perché disegnate da Mariotti a Roma e realizzate nelle Marche con lavorazioni artigianali. Il saper fare è un’arte e Baldinini lo dice con la mostra Fino ad ora come allora curata dall’artista Matete Martini che con le sue opere, foto e video, prendendo ispirazione dall’archivio, racconta la storia e appunto il saper fare dell’azienda di calzature romagnola. Accanto ai quadri e alle installazioni i nuovi modelli e quelli di un tempo di cui sono rivisitazione in chiave Tremila. La mostra dopo la Fashion Week milanese sarà a Berlino nel nuovo monomarca del brand (foto in basso).


 

sabato 24 febbraio 2024

LE SORPRESE NON FINISCONO MAI

Non si può certo dire che questa Fashion Week manchi di varietà e  di sorprese. Da Khrisjoy il direttore creativo Marzia Bellotti, continua il suo viaggio alla scoperta dei quattro elementi. Ora è il fuoco. Così il piumino si colora con pennellate omaggio ai dipinti di Mimmo Rotella, diventa di tweed, si ricopre di paillettes multicolore. Arthur Arbesser, come sempre, stupisce per il modo poetico di guardare il mondo. Questa volta il soggetto è una meravigliosa signora che ai suoi occhi da bambino aveva il più bel negozio di Vienna (foto al centro). L’ha ritrovata dopo tanti anni e da alcuni di quegli oggetti che ora la signora tiene in casa ha creato le stampe per gonne plissé, abiti, camicie. Li propone con i suoi “classici” come le giacche trapuntate laminate, il trench con drappeggio sull’orlo, la maglieria jacquard effetto acquarellato. Niente è scontato. 





Eleventy nelle sue collezioni di "classici di nuova generazione" introduce lavorazioni e materiali inediti. Come la pelle di lama per il trench (foto al centro) morbida e sottile, le giacche di shearling  rasato, leggerissime ma calde. Intreccia paillettes e lurex con filati preziosi.  Debutta con la tuta da sci piumino con inserti in montone. Sempre nelle sue tonalità soft e raffinate. Anche J.Salinas (dove J sta per Jorge)peruviano, per la prima volta a Milano, fa sfilare maglieria con punti e giochi di trafori particolari, camicie con balze, completi in pelle con inserti di maglia. Si chiama non a caso Cosy Sunday e propone un abbigliamento per lei e per lui per week end rilassanti, che significa capi in materiali morbidi (cashmere e seta) e comunque ecosostenibili, con tagli comodi. Chichi Meroni per Arabesque pensa alla natura, all’obbligo di rispettarla, per non esserne sopraffatti.  Un pensiero che esprime nei suoi capi, rigidi sul davanti e con fantasia e mossi sul retro. Il tutto in una visione fiabesca con riferimenti anche al Parco Guel di Gaudì. Gianluca Saitto ambienta la sua presentazione al Museo Bagatti Valsecchi, per il quale ha progettato le prossime divise del personale. Molti i riferimenti agli anni Venti del secolo scorso, lustrini, frange, collane, rivisti in colori sgargianti (foto in alto). Anche nell’accessorio non mancano le sorprese, che rivelano un pensiero. A cominciare da Rodo che nella luminosa suite nel nuovo Hotel Casa Baglioni Milan presenta sandali e décolleté con, come tacco, il simbolo dell’infinito in finto legno o metallizzato, o un tacco a cono dorato. O  ancora fili di perle su clutch e scarpe coordinate e un animalier riveduto per borsa e scarpa. Anche De Marquet sceglie la vista, quella delle Terrazza Palestro, il ristorante del Centro Svizzero. La collezione si amplia e  alla borsa di varie dimensioni con grande logo dorato aggiunge la shopper e le borse in collaborazione con il designer Sung Kim già nei negozi da oggi. Nuova pure la Treasure ben chiusa da zip, “per le milanesi che girano in bicicletta”. Sorpresa significa anche le tradizioni mantenute. Ne è una dimostrazione Il Bisonte, dove ogni pezzo è pensato, progettato, realizzato a 30 km da Firenze. Borse, borsoni, tracolle, zaini e piccoli accessori con tutto il fascino della tradizione, ma perfetti e in linea con i tempi e i ritmi di oggi (foto in basso).  


 

venerdì 23 febbraio 2024

ALLA RICERCA DELL' EVERGREEN

C’è chi pensa che in questo momento ci si riempia la bocca di parole come sostenibilità e tradizione artigianale. Eppure è una tendenza, basata su una scelta saggia. Un capo o un accessorio, curato con attenzione, dura di più perché non invecchia e soprattutto non diventa un rifiuto inquinante. Il suo costo e quindi il prezzo è più alto, ma  giustificato. Non sono in pochi a pensarla così. Cividini è uno di questi. “Cose belle fatte bene per durare” s’intitola la collezione: un guardaroba completo, dalla giacca in beaver di lana da portare con i pantaloni dalla abbottonatura laterale al trench con inserti in pelle, ai giochi di lucido e opaco per la sera (foto in basso)





Drumohr, che in azienda autoproduce il 75% dell’energia interna, propone una capsule collection di ineffabile morbidezza interamente realizzata con scarti di cashmere in colore naturale: il completo abito-cardigan, la maglia con cappuccio e quella girocollo. Oltre  i pull con "biscottino" di tutti i colori e con inserimenti di un filo di lurex. Anche da Curiel c’è una capsule collection con pezzi unici realizzati da Matteo Thiela. Partendo proprio da un filo, che il designer gira con maestria intorno a un manichino, si costruisce un abito. Il resto della collezione è fatta di tessuti pregiati e lavorazioni sartoriali in una varietà di toni tenui con flash di tabacco, verde, rosa e nero(foto al centro). Attenzione alla funzionalità ma puntando anche sull’estetica e il donante da Sa Su Phi, brand nato nel 2020. Milanese, non cinese come farebbe supporre il nome, formato dalla sillaba iniziale dei nomi delle fondatrici e designer Sara Ferrero e Susanna Cucco, più un Phi che esprime la comune ricerca della sezione aurea. Letto normalmente dà una frase francese. Anche qui ci sono tutti i pezzi del guardaroba interpretati per essere più funzionali e duttili.  Lunghi pull con aperture laterali per raggiungere con le mani le tasche dei pantaloni, camicie in georgette di seta da indossare con gonne a vita alta, perfetti per la sera.  Colori: midnight blu, bianco e anche un rosa speciale. Tutto prodotto in Italia da donne. Anche Hanita crede nell’eleganza senza tempo e propone una collezione “quite luxury”. Grande ricerca nei materiali, nei dettagli e nelle rifiniture. La giacca in gessato con una laminatura scintillante, il drappeggio sull’abito, il cappotto doppiopetto spigato con collo sciallato da una parte, normale dall’altra. Simmetrie ed equilibrio nelle geometrie per le calzature di AGL. Le punte acute e il taglio triangolare del tacco, per stivali , décolleté, sandali (foto in alto).  Micro borchie rotonde sullo scarponcino in pelle matelassé. Tacchi rettangolari per la serie  con zip. Grande uso di cristalli e strass  per il fiocco  sulla scarpa animalier, come sul mocassino di camoscio. Ormai un classico lo stivale in lattex con platform in gomma naturale espansa.


giovedì 22 febbraio 2024

UNA MODA CHE FA SCINTILLE

Non è una grande constatazione ma il colore non è così presente in questa Fashion Week, almeno non così come lo sono frange e paillettes e tutto quello che è scintillio. Da Anteprima lo scintillio sembra uscire dal video immersivo sul fondale della passerella.  E’ nell’abito in maglia indossato sotto la giacca ampia di taglio maschile, è negli “accenti” di filo metallico sul cappotto, negli inserti di acrilico lucido delle gonne, nel miniabito con cappuccio in rete argentata(foto in alto). Lucentezza e frange di perline anche nella sera di Mantu’ che ricorda il Charleston e gli anni 20 del secolo scorso. Come per il giorno con giacche e abiti dalla vita segnata, spalle enfatizzate, maniche a corolla in una gamma di toni pacati e sensuali. Pezzi diversi per accontentare vari tipi di donne, perché “ognuna deve essere unica”.




C’è una dualità nei capi di Viviers (foto al centro). Dipendono idealmente da due elementi, il carbonio, che rappresenta la terra e il mondo spesso aspro in cui viviamo, e il cristallino scintillante, che è il domani che vorremmo, come una nuova età dell’oro. Disegnata da Lezanne Viviers la collezione è interamente prodotta in Sud Africa con vari interventi di artigiani locali e grande uso di materiali sintetici e di recupero, mischiati a fibre naturali. E’ stata presentata allo Starbucks di Piazza Cordusio che, con Camera della Moda, ha selezionato e supporta il marchio "per promuovere il valore della manifattura locale e dell’estetica artigianale". La lucentezza è anche sulle scarpe. Come da Giuseppe Zanotti che ha dato un nuovo corso alla sua creatività, più pensato e consono al periodo di cambiamenti in cui viviamo.  Linee geometriche e squadrate per i sandali con piccolo tacco, per le pseudo ballerine con fibbia di strass, per le décolleté con tacco a stiletto.  Dai piedi alla testa. La luce per i cappelli di Borsalino viene dai brillanti spruzzati sul basco, ma anche dalla catena/collana legata al feltro, ovviamente staccabile. Per il resto una prevalenza delle tinte del deserto. Sempre più in auge il cappello da cow boy. Anche con paraorecchie incorporato per il freddo e fodera arancione per l’allegria.  Colore colore colore sulla passerella di Sagaboi, brand caraibico in grande sviluppo. La location di una sfilata, si sa, è importante specie se in armonia con i capi presentati. Come la Villa Mirabello scelta da Daniela Gregis. Costruita nel XV secolo in stile rinascimentale lombardo, prima casa di caccia, poi azienda agricola, quindi inglobata nella città, è ora una fondazione. Nel cortile (con l’ombrello), nel chiostro e nelle sale hanno sfilato le modelle e tre modelli. Per loro completi, abiti, giacche, pantaloni, ma anche piumini in quell’inconfondibile stile. Molto midnight blu anche insieme al nero. Arancio, giallo, rosso e rosa shocking accostati e coloratissime stampe sulla seta (foto in basso). Le Twins, cioè le gemelle Sara e Tania Testa, fondatori e direttori creativi del brand, hanno scelto la grande sala d’ingresso del Teatro Manzoni. Qui le ballerine della Scuola di Danza Principessa si sono esibite in performance alla sbarra. Per loro una scintillante esplosione di lurex, paillettes, pizzi in svariate tonalità. 


mercoledì 21 febbraio 2024

CHE INVERNO SARA'? SI SA

Molto movimento oggi alla Fashion Week. Si può già cominciare a farsi un’idea delle tendenze per il prossimo autunno-inverno.  Quello che è certo, e non è una novità perché si era avvertito nella scorsa stagione, c’è più attenzione a proporre un buon prodotto che duri nel tempo. Non rinunciando a sottolineare l’identità del brand o a osare con i dettagli. Simonetta Ravizza "con spirito manicheo", dopo un’estate bianca propone un inverno nero. Ma un nero gioioso, frizzante, perché illuminato da maxi paillettes e da strass, senza esagerazioni. Riscaldato da pellicce tutte rigorosamente di animali della catena alimentare (foto qui sotto).  Dalla capra cashmere alla Kidassia, fino al tacchino, di cui si usano le piume. Dice la stilista: “Per una donna chic con un pizzico di rock”. Che vuole indossare giacche, gonne, pantaloni, cappotti con cui girare per New York dalla mattina a notte inoltrata. 


   

 



Anche Blazé Milano guarda a New York, ma alla "mela" dell’East Village che punta al "bon chic bon genre" con capi raffinati e pratici, capaci di mischiare con saggezza elementi del guardaroba maschile con quelli del femminile. Location come sempre una casa privata, questa volta un loft d’atmosfera. Husky, senza mai abbandonare  la sua anima country, continua il cammino verso il sartoriale con ottimi risultati. Ecco cappotti e caban in cashmere o in lana con all’interno il gilet trapuntato. La giacca  montgomery ha metà manica trapuntata. Sui bomber, anche reversibili, c’è un gioco di H in pelle o con una sofisticata lavorazione a tappeto. Qualche fodera con immagini country della compianta regina, grande estimatrice del brand. Un guardaroba portabile, ma con lampi geniali e anche all’insegna di una sapiente, ma mai urlata sostenibilità,  quello proposto da Gianluca Capannolo. Grande uso di mongolia ricavata da scarti, per sciarpe, cappotti, ma anche per l’orlo della gonna. Pantaloni con pinces in raso e per le più audaci un tubino e una blusa in catene di plastica riciclata. Luisa Beccaria presenta il suo autunno inverno nel nuovo hub e laboratorio creativo del progetto LuBar (che a Milano ha già due ristoranti). Intorno a un tavolo,  con ogni tipo di fiori,  camminano le modelle. “Dal giorno alla notte, dalla campagna alla città" spiega la stilista  mostrando completi giacca e gonna in lana cotta stretch, giacche imbottite in colori perlacei, chemisier a redingote con abbottonatura nascosta, trench con piccolo bordo di velluto, cappotti ampi con cappuccio (seconda foto dall'alto). Linee geometriche e meno Oriente da Sarawong. Sfilano una gonna svasata in pelle con vita strizzata, un abito plissé soleil con collo all’americana, cappotti ampi dal taglio sartoriale. Paillettes e lurex per la sera. Geometrici anche gli occhiali (foto in basso). Da Alabama Muse non ci sono più solo cappotti e giacche, ma anche un piccolo guardaroba con top e minigonne: Alice Gentilucci per le sue pellicce animal friendly s’ispira agli anni 70, o meglio alle protagoniste del cinema di quegli anni.  Da Deneuve a Schneider passando per Birkin. E quindi cappottini bon ton, minigonne a portafoglio, trench alle caviglie, vari ricami di perle e paillettes. Passerella indovinata la storica pasticceria Cucchi all’ora del tè (foto al centro).

martedì 20 febbraio 2024

TRAGUARDO FEMMINILITA'

Le idee ci sono e si vedono in questo inizio di Fashion Week milanese. Però, spesso sono troppo affastellate tra loro con risultati non sempre apprezzabili. Anche se finalizzati ad attirare l’attenzione. Martino Midali non punta su questo, anzi vuole comunicare con donne reali. Non a caso accanto alle modelle fa sfilare signore della Milano "impegnata" non sempre con misure efebiche e decisamente over anta. Una dimostrazione della portabilità dei suoi capi. Molto bianco, cappotti a quadri con martingale, svariati trench anche rosso fuoco (foto qui in basso), abiti lineari con scollature indovinate. Una serie di evergreen del guardaroba interpretati con creatività e buon senso. 



Cult mette insieme una sfilata dove il nero è dominante, impostata su capi basici o meglio tutti i capi possibili. Dal chiodo borchiato stile rockettaro alla minigonna Barbie in maglia con volants. Movimenta il pull nero con frange e strass, l’abito diritto in tessuto finestrato con lunghe frange. Con un taglio asimmetrico dell’orlo caratterizza la gonna plissé soleil beige. E’ una gradita sorpresa Maison Jejia, con già 150 negozi nel mondo tra cui Milano, Parigi, Shanghai, ma per la prima volta in una Fashion Week. Giacche di tweed oversize prendono una nuova impronta con i dettagli del guardaroba classico maschile. Come i polsini della camicia inseriti a fondo manica o il pull classico sovrapposto al cappotto. Stampe di fantasia per i pantaloni, esagerati se in total look con le giacche. La collezione è presentata nell’attico della stilista Anna Maria Marino, da lei progettato e in perfetto accordo. L’Oriente arriva al Museo della Scienza e della Tecnica . Arunaz predilige la sera e gioca su velluti e paillettes con l’aggiunta inedita di bustier metallici da sovrapporre al lungo nero o giochi di soffietto per movimentare gonne e maniche. Altri fanno sfilare modelle e modelli a piedi nudi sul parquet della Sala delle Colonne. Per loro completi bianchi con disegni colorati da bambino o schizzi da stilista. Qualcuno ha in mano una bambola di pezza o dei palloncini. Difficile immaginare  certe collezioni su ragazze e signore occidentali. Tutti abiti lunghi spesso coordinati a mantelle con intarsi di velluto, paillettes a profusione, pizzi e ricami preziosi.  In un’altra collettiva sfila Marlea che concepisce solo la sera, anche negli occhiali costellati di brillantini . Leslie Montecarlo è fedele al tailleur pantalone gessato, al tubino nero, ma con volants in fondo. Sulle note di Scandalo al sole sfilano le modelle di Beach & Cashmere  Monaco.  Con pull a disegni geometrici e non, costumi interi e bikini con calzettoni e sneakers. Linee geometrizzanti e molto beige e dintorni fino al bianco per Oblique Creations. Chiude la giornata Fracomina con una collezione all’insegna della femminilità “forte e seduttiva”.Dal bain de soleil in pelle e tessuto, dipinto addosso, ai pantaloni cargo rivisitati in seta, al tailleur pantalone nero illuminato di strass, al rosa Barbie per cappotti e giacche.

lunedì 19 febbraio 2024

FATTE AD ARTE

La Fashion Week milanese ufficialmente inizia domani, ma in città si respira già aria di moda. Incontri di lavoro, shopping scatenati, anticipi di presentazioni. Piazza Duomo, il Quadrilatero e la Galleria Vittorio Emanuele brulicano di gente e l’internazionalità è dominante.  Proprio nella Galleria, ormai luogo d’elezione delle grandi maison, salta agli occhi la vetrina della Libreria Bocca, storica libreria che l’anno prossimo compirà 250 anni, confermandosi la più antica d’Italia. Dietro il vetro, circondati da libri, scelti tra quelli di moda e dintorni, un manichino con due giacche appese, un’altra giacca e varie borse . 




Raramente una commistione di questo tipo non solo è gradevole, ma valorizza tutti i soggetti. Merito sicuramente dell’ottimo vetrinista Giovanni Pegoraro, ma anche degli oggetti esposti. In particolare delle giacche, non solo disegnate,  ma tagliate e cucite da Clara Bartolini (nella foto al centro), non una stilista, ma un’artista a tutto tondo capace di passare dalla scrittura, in particolare la poesia, alla scenografia, alla fotografia. Anche performer e giornalista, ma soprattutto una creativa. Non è un caso che le sue giacche siano griffate con Clara.B’Art. Ma oltre a questo, Bartolini e un’appassionata viaggiatrice e molto di questa sua passione è nelle sue giacche. Sono, infatti, realizzate con tagli di tessuti acquistati in giro per il mondo e poi "accorpati" tra loro con uno studiatissimo coordinamento-contrasto. Anche il taglio  geometrico rimanda a costumi di paesi lontani. Con maniche speciali, aperture da scoprire, fodere a sorpresa e dettagli surreali come i bottoni trompe l’oeil, solo disegnati. Mercoledì le giacche sfileranno in libreria indossate da signore chic per dimostrare la loro portabilità. Perfetto l’accostamento con le borse "architettoniche" di Hussain Harba, architetto iracheno, da 30 anni in Italia. Fatte a mano in colori  e materiali  preziosi e inediti , e tutte pezzi unici, sono sparse qua e là in vetrina. All’interno della libreria, per la gioia degli occhi, i “paesaggi dell’anima” dell’artista ceca Katerina Lukasova

venerdì 16 febbraio 2024

TUTTA UN'EPOCA A SCATTI

Si chiama Faccia a faccia la mostra omaggio a Ernst Scheidegger, nel centenario della sua nascita, al MASI (Museo d’arte della Svizzera italiana) di Lugano dal 18 febbraio al 21 luglio. Titolo perfetto per un’esposizione che non propone solo foto, ma racconta un periodo di grande fermento artistico, con quelli che ne sono stati i protagonisti. Il sottotitolo Giacometti, Dali, Mirò, Ernst, Chagall nomina solo alcuni dei grandi maestri che Ernst Scheidegger ha conosciuto e fotografato, anche con le loro opere e dei quali è riuscito nei suoi scatti a far emergere la personalità. La mostra, curata da Tobia Bezzola, direttore del MASI, e da Taisse Grandi Venturi, mette in risalto questo speciale sguardo dell’artista oltre alla sua poliedricità.  




Nella sua lunga vita (è scomparso nel 2016) oltre che fotografo ritrattista e fotoreporter in giro per il mondo per l’agenzia Magnum, Scheidegger è stato, infatti, photo editor, grafico, designer, filmmaker, curatore di mostre e ha anche fondato una galleria. Il percorso espositivo è diviso in tre sezioni. Nella prima c’è una selezione di foto in bianco e nero, scatti privati e inediti dal 1945 al 1955, in cui si nota come l’autore stia cercando uno stile e, nello stesso tempo, il suo forte interesse per l’essere umano. Dai bambini cecoslovacchi per la strada al cortile di un carcere minorile, all’uomo con i palloncini o a quello che sta installando una scultura, ai ragazzi sulla giostra. Il secondo settore è dedicato al suo rapporto con Alberto Giacometti, conosciuto nel 1943, con il quale visse a Parigi e al quale restò amico fino alla sua morte. Oltre ai molti ritratti dell’artista nel suo atélier mentre lavora (foto al centro), ci sono le foto delle sue opere e anche un ritratto di Scheidegger dipinto nel 1959 dallo stesso Giacometti. Nell’ultima parte del percorso ci sono gli artisti fotografati nei loro studi e alcune delle loro opere. Oltre a quelli citati nel titolo, esponenti del modernismo svizzero e delle avanguardie storiche, astrattisti, architetti come Le Corbusier con i suoi disegni per Chandigarh, scultori come Marino Marini con i suoi animali, nell’ultima sala con la vetrata affacciata sul lago. In una stanza, all’inizio del percorso, da non perdere la proiezione del cortometraggio Alberto Giacometti, realizzato da Scheidegger tra il 1964 e il 1966, in cui l’artista è ripreso per le strade di Parigi e nel suo atélier, dove spiega come nasce un ritratto. 

giovedì 15 febbraio 2024

L' AMORE NASCOSTO

Da un romanzo di Giovanni Verga non ci si poteva aspettare che un quadro di realismo puro, riferito al suo periodo storico. Eppure il riadattamento drammaturgico di Micaela Miano e la messinscena del regista Guglielmo Ferro danno un’attualità, anche se tra le righe, a Storia di una capinera. Al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano fino al 18 febbraio, racconta la vicenda di Maria, la convincente Nadia De Luca che, rimasta senza mamma, vive in convento dall’età di sette anni. Una scelta considerata a fin di bene, suggerita al padre dalla nuova moglie, che vuole favorire i propri figli, in particolare la figlia e sorellastra di Maria, che farà sposare al giovane Nino. Proprio il ragazzo di cui Maria s’innamora nel breve periodo che torna a casa dal convento, prima di rientrarci definitivamente da novizia a suora. 


La storia, letta secondo le norme e le regole che vigevano nelle famiglie a quei tempi, è datata, ma viene attualizzata e resa eterna dal concetto di Amore. Che non è solo quello struggente della povera Maria, che dopo averlo sperimentato, anche se con un solo bacio corrisposto, se lo vede portare via in modo brutale. Tanto che tornata in convento ne morirà dopo una penosa agonia. Ma è anche l’amore del padre che la vede fragile e indifesa e si lascia convincere dalla matrigna a proteggerla tra le mura di un convento, trasformandosi in carceriere spietato prima e in assassino dopo. Commuovente e poetico il monologo in cui Enrico Guarneri, che interpreta magistralmente il ruolo del padre, racconta di una capinera che voleva volare ma, timida e fragile proprio come sua figlia, preferisce ritornare in gabbia e lasciarsi morire. Uno spettacolo che è molto di più "dell’affresco della Sicilia borghese ottocentesca", ma riesce ad arrivare all'introspezione e parlare dell’amore in varie forme. Bravissimi tutti gli attori, notevole la regia e la scenografia con i pannelli scorrevoli e le proiezioni, che in pochi minuti trasformano le cupe stanze del monastero in un sontuoso palazzo.  


mercoledì 14 febbraio 2024

CIRCO AL MASSIMO

Non è facile rinnovarsi nel più antico spettacolo del mondo, il circo. Solo per esserci riuscito il Circoteatro Gerolamo merita grandi applausi (da ieri al 18 febbraio a Milano). Ma c’è molto altro che lo rende davvero irresistibile e da non mancare. Intanto l’essersi inserito perfettamente in un teatro, appunto il Gerolamo, piccolo gioiello milanese di metà Ottocento riaperto nel 2017, dopo una lunga chiusura e un grandioso restauro(in basso il teatro mezz'ora prima dello spettacolo). Per l’occasione il pubblico è seduto nei palchi, mentre le poltrone della platea sono state rimosse per creare una vera, anche se piccola, pista da circo. I componenti di La Pregiata Compagnia Circo dei Sogni entrano sia dalle quinte del palcoscenico, sia dalla tenda da dove normalmente entra il pubblico. Prima dello spettacolo alcuni di loro si confondono e interloquiscono con il pubblico. Senza mai esagerare, ma creando da subito un’atmosfera.




Non c’è una vera e propria presentazione ma il regista Paride Orfei, figlio di quel Nando della famosa famiglia circense e il direttore artistico Roberto Bianchin, compaiono in scena, anzi in pista, ogni tanto con storie sul circo come quella della cavallerizza francese che portava nella platea di un teatro di Broadway i suoi purosangue o della spericolata funambola, amata da Napoleone. Ma anche con battute frizzanti, battibecchi, frasi da imbonitori riviste in chiave ironica . Così bravi da non rompere mai il ritmo, anzi da creare aspettativa tra le sequenze ben giocate di acrobati, trapezisti, giocolieri, clown, cantanti, e anche una violinista.  Tutti formati nelle scuole più prestigiose con curricula blasonati o promesse di talento come Cristian Orfei, ultimo discendente della famiglia, dal sorriso che incanta e l’agilità elegante di un felino, inserito dalla rivista Circo Classico  "tra gli artisti più promettenti delle nuove generazioni". Non scontato il repertorio dei clown, dal poetico Paolo Casanova "L'omino dei sogni" adorato negli Usa (foto in alto) ad Anatoli Ackerman, definito "uno dei più importanti clown del pianeta"(foto al centro). Inediti i numeri degli acrobati e delle acrobate, tutte bellissime, con piramidi di sedie, equilibrismi impossibili, capaci di generare suspense come il meglio congegnato thriller. Tutto enfatizzato dall’avere l’esibizione a pochi metri, date le dimensioni del teatro. Non ci sono animali, anche se tra le varie gag si vocifera di un arrivo delle tigri. Ci sono però dei peluche (agnellini o barboncini?) che cantano brani di lirica, canzoni popolari(O mia bela Madunina) e d’autore, alternandosi con Naimana Casanova e Daniele Tommasi che li tengono in braccio. Due geniali ventriloqui specializzati in ventriloquismo lirico.  

venerdì 9 febbraio 2024

A SINISTRA! IL TOVAGLIOLO.

 

"Il design della tavola". Ma non della tavola come pezzo d’arredamento, ma nel senso dell’addobbo, del come apparecchiare. Questo il tema di un incontro o meglio della conversazione con Csaba della Zorza, “andato in scena” qualche giorno fa nel Flagship Store Kartell di Milano. Buona l’affluenza, con una prevalenza, se non una quasi totalità femminile, ma diversificata per fasce d’età.Giustificabile? Sembra proprio di sì. 


E il merito va senz’altro a Csaba della Zorza, conduttrice televisiva scrittrice di libri di cucina e dell’arte di ricevere. Alla sua capacità di essere convincente e sicura delle proprie idee che, dette da altri e in altro modo suonerebbero spesso ovvie e scontate. Perfetta la scelta per la schermata alle sue spalle, come sull’invito, della foto di lei accanto a un gigantesco nanetto di Philippe Starck. Il simbolo del cattivo-gusto-piccolo-borghese-provinciale che Csaba combatte come il drago San Giorgio, sdoganato dal celebrato designer, diventa l’espressione del suo stile fatto di dettagli, anche inaspettati. Non ci sono state grandi rivelazioni se non si vuole considerare tale l’informazione del tovagliolo a sinistra, su cui dibattono da anni maestri/e del bon ton. Tra gli errori imperdonabili la sciatteria. Tra i diktat più a sorpresa le tovagliette adatte solo a un pranzo in giardino/terrazzo e i runner per una tavola sexy. Fondamentale le distanze tra piatto, sottopiatto, bicchieri, da calcolare con il centimetro.  Qualche citazione come quella del libro Come cucinare il lupo un ricettario, per sopravvivere negli stenti della guerra, scritto nel 1942 da Mary Frances Kennedy Fisher. Da leggersi come il consiglio a non sperimentare piatti difficili negli inviti importanti. Qualche osservazione/consiglio su come servire le portate quando non si hanno aiuti. E diverse considerazioni di buon senso su vasi, candele e accessori solo decorativi.  


giovedì 8 febbraio 2024

QUANTE STORIE

Apre domani Religioso Amore. Bergognone a Lodi. Molto di più di una mostra, un progetto-evento che comunica l’entusiasmo di chi ci ha lavorato. Religioso amore del titolo non si riferisce solo all’arte sacra esposta, ma alla partecipazione sentita di chi la mostra l’ha voluta, a cominciare dalla curatrice Monja Faraoni, che ci ha accompagnato nel percorso. Tutto parte dai dipinti di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone di cui lo scorso anno si sono celebrati i 500 anni dalla nascita.  In primis il capolavoro, Cristo in pietà. Una Pietà non tradizionale. Gesù è circondato da angeli e da un monaco inginocchiato ai suoi piedi. E’ già in Paradiso e della terra si vedono colline e campanili sotto un cielo cupo. Gli angeli, con ali e vesti colorate, hanno l’espressione di bambini tristi. Cristo non è il trentenne dei crocefissi ma un adolescente con i segni dei chiodi su mani e piedi.




Con questa opera, proveniente dalla collezione d’arte Cagnola di Gazzada Schianno, vicino a Varese, ha inizio il percorso espositivo. Siamo nella Fondazione Maria Cosway nel centro storico di Lodi. E’ un palazzo con una lunga storia. Nato come convento nel Quattrocento fu acquistato a fine Settecento da Maria Cosway, personaggio affascinante e protofemminista, nata a Firenze da genitori inglesi, che ne fece un collegio, per bambine nobili dai 6 ai 12 anni, dove non si insegnava a ricamare, ma si studiavano le scienze, le lingue straniere (lei ne parlava tre). Tra le allieve anche Vittoria Manzoni, figlia di primo letto dello scrittore. Chiuso per lungo periodo l’edificio è stato restaurato negli ultimi anni, per diventare uno spazio per l’arte. Questa prima mostra occupa la cappella e la sala attigua, dove si trova il Cristo. Nella cappella ci sono tre formelle lignee dei fratelli Donati e i disegni del progetto dell’altare dell’Incoronata di Filippo Juvara, mai realizzato. Oltre a un modellino in legno degli studenti del Liceo Artistico di Lodi, che ricostruisce l’originale altare centrale del Tempio dell’Incoronata. Nel Tempio dell’Incoronata, a qualche centinaia di metri, dopo la piazza con il Duomo e il palazzo del Comune (foto in basso), prosegue la mostra. Piccolo gioiello con pianta ottagonale, costruito  dove prima era una casa di tolleranza, conserva nella Cappella di San Paolo quattro tavole del Bergognone con la storia della Vergine (al centro la Cappella di San Paolo e l'esterno). Da vedere, per gli splendidi intarsi, i sedili lignei del coro, dietro l’altare centrale. La mostra è aperta fino al 14 aprile  e l’ingresso è libero. Doveroso citare gli artefici che l’hanno resa possibile: il Comune di Lodi, la Fondazione Maria Cosway, la Fondazione Comunitaria della provincia di Lodi e anche i lodigiani. I tre  organizzatori, infatti, hanno promosso una raccolta fondi per supportare il restauro del palazzo e quindi l’evento. Aziende, imprese, realtà operative e privati cittadini hanno aderito. Raggiunto l’obiettivo di 35 mila euro la Fondazione Cariplo si è impegnata a raddoppiare la somma raccolta. Ben impaginato, ben documentato, da leggere come un romanzo, il catalogo. Non è acquistabile, ma si può avere con l’offerta di 20 euro.          

sabato 3 febbraio 2024

IN DOG WE TRUST

 

Anche l’amante dei cani più appassionato potrebbe ritenere eccessiva la customizzazione di un’automobile, per la sicurezza e il comfort del cane, all’insegna del lusso. Dato che all’interno dell’auto più spartana il cane può star bene, se il padrone è con lui. Ma siamo nel mondo del luxury. Così anche potendo viaggiare comodamente su un’auto qualsiasi se ne preferisce una dal confort lussuoso, magari con aggiunte da estendere all’amico a quattro zampe. Sapendo che questo condividerà volentieri il suo piacere. 


E’ stata accolta con molta curiosità, ma anche vivo interesse la presentazione a Milano della BMW X7, customizzata da Poldo Dog Couture  uno dei più famosi brand specializzati nell’abbigliamento e negli accessori di lusso per cani. Perfino il mitico Poldo, ispiratore del marchio oltre che del nome, ha manifestato con abbai di approvazione l’iniziativa. L’ispirazione per il kit da viaggio, invece, è stata la foresta "illuminata dai primi raggi del sole" come ha spiegato Rossella Barbuto direttore creativo di Poldo Dog Couture. In perfetto accordo quindi con i colori del SUV, o meglio del SAV(Sport Activity Vehicle), nero e Oxford Green. Il kit, che può essere posizionato nell’ampio bagagliaio, è custodito in un baule di ebano, rivestito in pelle martellata verde bosco, con tre cassetti. Dentro i quali, oltre la cintura di sicurezza da applicare al sedile, ci sono un guinzaglio e un collare coordinati, una coperta in nylon e Alcantara sopra cui il cane può distendersi, un cuscino imbottito da agganciare ai sedili per i cani piccoli. Completano il tutto una fiaschetta termica nera per mantenere più a lungo l’acqua fresca e, forse un po’ azzardate, due ciotole in porcellana con logo su vassoio in ebano. Last but not least sacchetti e salviette e uno ionizzatore di essenze, realizzato da un noto naso italiano, per catturare i cattivi odori dell’abitacolo.