Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi |
La buona fotografia nel cinema è sempre
più apprezzata e non occorre essere dei cinefili per capire quanto sia
importante. Eppure alzino la mano quanti
conoscono il nome dei direttori della fotografia
di film passati alla storia? Pochissimi.
Anche ora che non si va più al cinema come
un tempo, richiamati dai divi famosi, ma si
sceglie in base al regista e magari si
conosce anche l’autore della colonna sonora. Bisogna che un direttore della fotografia sia pluripremiato
o
con almeno due Oscar perché il suo nome
sia ricordato. Assolutamente in linea con una legge degli anni Quaranta
per cui in Italia sono ritenuti autori di un film il regista, il
produttore,lo sceneggiatore, chi scrive
le musiche, ma non il direttore della fotografia. A sottolinearne finalmente l’importanza il volume “L’Arte della cinematografia” in edizione
italiano-inglese (Skira Editore). E chi ne poteva essere migliore curatore di Vittorio Storaro? Non solo per aver collezionato numerosissimi premi tra cui
tre Oscar e aver affiancato i maggiori registi nei loro capolavori (Coppola per
“Apocalypse Now” dove interpreta la parte di un reporter e per cui ha ottenuto il primo Oscar, Bertolucci per molti film
tra cui “L’Ultimo Imperatore” che gli ha fruttato il terzo Oscar, dopo quello
per “Reds” di Warren Beatty del 1981) ma perché da anni si batte per il
riconoscimento del direttore della fotografia come autore. Storaro, alla
presentazione del libro ieri al Cinema Anteo di Milano, introdotto da Paolo Mereghetti, ha emozionato una foltissima platea per due ore, raccontando del suo
mestiere e del cinema. “Coppola, ha
spiegato, mi ha chiamato per il mio modo di interpretare il rapporto luci e ombre… Il cinema ha poco a vedere con
la realtà, è un’interpretazione di questa e il mito della caverna di Platone è una perfetta metafora del
cinema”. Ha anche mostrato un video che
raccoglie spezzoni dei suoi film, divisi
secondo i concetti di luce (v.”Ultimo Tango a Parigi”), di colori (v.”Apolcalypse
Now”), di elementi (v.”Philip Tracy” di Warren Beatty), di muse (v.”Tango” e “Flamenco”
di Carlos Saura). Storaro nel libro ha raccolto le immagini di 150 film dal 1910 al 2013,affiancate da schede-profili
dei cinematographers, come sono chiamati i direttori della fotografia negli Usa
e come lui ama definirsi. I testi sono di Bob Fisher scrittore del cinema di
Los Angeles, uno dei massimi professionisti in questo campo, e del critico
Lorenzo Codelli. Allegato al volume un
DVD con micro pezzi di 150 film, curato da Daniele Nannuzzi con una
musica ottimamente creata ad hoc da
Francesco Cara.