Penultimo giorno di Fashion Week
milanese. Antonio Marras mette in piedi uno spettacolo nel suo atélier, spazio fascinoso dove le pareti
al rustico convivono con lampadari a
gocce e tappeti. Poltrone, sedie, pouf, divani di ogni tipo e stile sono
distribuiti nelle varie sale. Niente
musica ma voci che, attraverso la lettura di lettere appassionate, raccontano il
personaggio Modigliani. L’atmosfera è quella di una festa nella Parigi
intellettuale di un secolo fa, con libri e champagne. Le ragazze portano abiti
che uniscono il sweet del velluto e del
pizzo al rough dei tessuti maschili.
I ragazzi hanno cappotti cammello con inserti animalier e giacche camouflage
con ricami. Le note forti di Black is
black, chiudono lo show. Un vero teatro, il Menotti, diventa la passerella di
Marios, brand creato nel 2002 dallo stilista cipriota Mayo Loizou e dal regista
e coreografo polacco Leszek Chmielewski. I capi dello sportswear sono
contaminati: la giacca militare dall’applicazione del pizzo, la maglia a righe tennis da una spruzzata di cristalli.
La cinese Angel Chen guarda ai costumi di un’antica tribù nomade della Cina: le
forme incuriosiscono, i colori incantano (in alto). Ci si chiede chi li indosserà. Poi si
scopre che sotto una palandrana improbabile o un poncho anomalo ci sono pantaloni,
giacche, spolverini, dal taglio impeccabile. Da Laura Biagiotti, Lavinia
recupera il monogramma creato dalla mamma nel 1975 e lo mette dappertutto. Dalla
casacca ai pantaloni, dagli abiti alle borse in tonalità sul rosso, sul bianco
e nero o anche in rilievo sul cappotto bianco trapuntato. A chiudere la sfilata,
vestita di bianco, come le modelle delle ultime uscite, Pat Cleveland, icona
delle passerelle anni ’80, in una sensuale camminata-balletto. La giapponese
Chika Kisada, con un passato di ballerina classica, dalla danza prende le
nuvole di tulle, l’eleganza, le morbide scarpine con i lacci. E aggiunge un
tocco di punk. “Quando indossate i miei
abiti vorrei che apprezzaste il movimento dei tessuti sul corpo e il senso di
confort” dice il giapponese Ujoh, del brand omonimo, e, infatti, confort e
attenzione all’ambiente sono i due punti forti della collezione. Debutto con
una presentazione-spettacolo di VGrass Studio, marchio parte di un importante
gruppo cinese, completamente made in Italy: tessuti, produzione, stile firmato Rodolfo
Paglialunga. Stampe inedite, ricami preziosi, tocchi di colori dipinti a mano e
petali tagliati a laser con effetto tridimensionale (in basso). Un inno al Made in Italy
anche la collezione di Eleventy che reinventa capi classici. Così il tailleur è
proposto con vari tipi di pantaloni. Le felpe sono realizzate con filati nuovi
come il cotone e il cammello. La maglieria ha ricami particolari. Gli abiti
sono fluidi, di diverse lunghezze, sempre con il punto vita segnato.
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