mercoledì 31 gennaio 2024

SULLA PUNTA DELLA LINGUA

Un ritorno atteso quello di Antonello Taurino, in prima ieri, al Teatro della Cooperativa di Milano.  Nessun dubbio che non avrebbe deluso, difficile però immaginare che avrebbe potuto superare le aspettative, come è stato. Il format di Sono Bravo con la lingua. Una storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer, scritto da Taurino con Carlo Turati, è lo stesso del precedente spettacolo. Solo sul palcoscenico, all’accendersi delle luci Taurino parla al cellulare con la madre. Sta aspettando una conferma per la sua partenza per Silicon Valley dove, grazie all’intermediazione di un parente, è richiesto da un’azienda hi–tech per la sua conoscenza di lingue antiche. Peraltro pochissimo apprezzata in Italia, come racconta. 



Ma alla mamma quello che interessa è fare avere un pacco di taralli, lui è pugliese, al cugino e vuole assolutamente sapere a che gusto. Questo il tormentone che interrompe ogni tanto la disquisizione sulle parole, sulle traduzioni in altre lingue, appunto sui fonemi, gli aforismi, le etimologie che si amplia questa volta con le figure retoriche, fino ad arrivare alle frasi palindrome(esempio: Il burino con i rubli, definizione di Putin). Il tutto con continui riferimenti all’attualità e ai suoi personaggi, senza mai indulgere sugli effetti facili. O con interessanti dissertazioni sui meccanismi del linguaggio, sulla sua nascita, sulle coincidenze e le dissonanze dei vari idiomi nel mondo. E questo Taurino lo fa non solo senza mai mettersi in cattedra, nonostante la sua formazione da docente, ma facendo diventare le informazioni la base di argomentazioni con traguardi di comicità irresistibili. E soprattutto assolutamente inediti. L’unico difetto dello spettacolo, se così si può dire, è quello di essere talmente  intriso di comicità, che all’uscita dal teatro riesce difficile  riuscire a ricordare anche una decima parte delle frasi dette. Sono bravo con la lingua è al Teatro della Cooperativa da ieri al 4 febbraio, per riprendere poi dal 9 all’11 febbraio. 

sabato 27 gennaio 2024

L'ORIENTE SULLA SENNA

Non si poteva scegliere luogo migliore per l’Oriental Fashion Show tenutosi a Parigi durante la settimana della Haute Couture. Lo Shangri-la Palace, infatti, pur appartenendo alla multinazionale alberghiera di Hong Kong, è uno degli otto palazzi storici della ville Lumière. Nel 16° arrondissement, con vista a 360° gradi sulla Senna e la Tour Eiffel, fu costruito nel 1899 su progetto dell’architetto Ernest Janty per Roland Bonaparte, nipote del più famoso Napoleone. Restaurato e trasformato in hotel dal celebre progettista Richard Martinet, è una perfetta sintesi di art de vivre francese e fascino asiatico. Tra i suoi ristoranti anche l’unico cinese stellato della Francia. 




Qui, nei grandi saloni dalle tappezzerie con fili d’oro, hanno sfilato dieci esponenti dell’alta moda d’Oriente, più uno spagnolo. Abiti prevalentemente da sera, non certo facili da indossare e destinati a un mercato molto d’élite. Una passerella all’insegna della pace e della fratellanza, espressione della volontà di rafforzare sempre di più i legami tra i paesi. Difficile, ovviamente, parlare di tendenze comuni, più facile individuare in ogni collezione il riferimento al paese d’origine e alle sue tradizioni. L’egiziano Hany El Behairy ha puntato sui colori non dimenticando certo il nero e il bianco (foto in alto). Ika Butoni dall’Indonesia ha giocato sulla seta con stampe dei costumi locali. Gowher Gouvernet, una dei quattro  stilisti dal Turkmenistan,  con pantaloni e giacche si è più avvicinata a canoni occidentali(foto al centro). Anche Nazym Arunaz dal Kazakhstan con una profusione di tulle e volant di chiffon per abiti corti e camicie di seta da indossare con gonne al polpaccio (foto in basso). Molti i richiami all’Oriente, invece, dalla spagnola Rena.

mercoledì 24 gennaio 2024

POESIA? DRAMMA? FARSA? FAMILIE FLOZ

Il poetico e il comico insieme, con l’aiuto del surreale, non sono rari da vedere in uno spettacolo. Ma saper unire comico e dramma, senza togliere niente ai due stili o sminuirli, mantenendo forte il poetico, è una rarità. I Familie Flöz ci riescono in Dr. Nest al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, da ieri fino al 28 gennaio. 


In quest’ultima opera della compagnia tedesca tutto si svolge in un ospedale, o meglio nel reparto del “remoto sanatorio Villa Blanca”, che poi si rivela accogliere malati mentali. Con una premessa, a luci accese sul pubblico, in cui i cinque attori (due dei sette autori si occupano della regia e uno dei due anche delle straordinarie maschere, prerogativa del gruppo teatrale) in veste di degenti e a viso scoperto corrono e saltano tra le poltrone, chiedono il biglietto per vidimarlo, lanciano urla, l’unica donna gira impaurita tenendo tra le braccia un bambino, o meglio un orribile fantoccio di pezza. Il vero spettacolo inizia con il risveglio del Dr.Nest che si identifica curiosamente anche con il suo arrivo nell’ospedale, dove ha modo di conoscere i dottori, ma anche imbattersi nei pazienti e soprattutto nelle loro manie. Non sono delineate chiaramente ma le si intuisce. C’è il maniaco dei travestimenti, c’è quello terrorizzato che schiva ogni rapporto e solo con la musica riesce a trovare una sua tranquillità, c’è la ninfomane che vuole conquistare il Dr.Nest sul quale però ha già messo gli occhi una dottoressa. Ci sono gli inservienti, confondibili con i degenti. Si instaurano strani balletti, irresistibile quello iniziale con i camici, e poi conflitti più o meno aperti, studiate e non studiate complicità che coinvolgono tutti, anche il nuovo arrivato che  finisce per confrontarsi con due se stessi, con una chiara allusione alla schizofrenia. In realtà non accade niente di particolare se si eccettua un matrimonio con tanto di marcia nuziale tra due degenti, o inservienti? Una vera trama non c’è o meglio ognuno può cogliere la sua, aiutato anche dalle interessanti scenografie, che si spostano rivelando ambienti da ospedale, ma sempre diversi, e presagi di fatti a sorpresa, al limite dell’horror. Un’ora e mezza d’intrattenimento che si vorrebbe non finisse mai. Dove tutto, dalle musiche alla recitazione, all’espressione delle maschere, ai minimi dettagli è perfetto.

 

 

venerdì 19 gennaio 2024

SI, VOLARE

Quanti sono stati nel tempo gli scritti, le opere, gli spettacoli, le storie dedicate a Icaro? Una figura quella del primo uomo volante che può entrare in tanti mondi, svelare desideri, aspirazioni, insuccessi ma anche successi, voglia di elevazione, coraggio, incoscienza, determinazione, passione folle ecc. Per Daniele Finzi PascaIcaro è l’opera più rappresentativa della Compagnia che porta il suo nome. Scritta nel 1989 ai suoi esordi, l’artista la ripropone più di trent’anni dopo al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano (dal 18 al 21 gennaio). 


Autore, regista, interprete, ma soprattutto talento eclettico, Finzi Pasca ha al suo attivo uno straordinario e variegato curriculum di creazioni che vanno dall’opera lirica a spettacoli per cerimonie olimpiche e per il Cirque du Soleil, a eventi grandiosi come l’installazione per l’inaugurazione, a Mosca nel 2020, del più grande organo della Russia con i 24 migliori organisti del mondo che si sono esibiti per 24 ore consecutive.  Questo Icaro è la storia di una fuga a due, ma non d’amore, per cui Finzi Pasca prima di aprire il sipario cerca nel pubblico una persona con cui condividere l’esperienza. La scena si apre quindi su una ipotetica e sublimata stanza di ospedale senza tempo, con baldacchini che diventano parte integrante della storia, così come l’armadio bianco, con una valigia sopra che si scoprirà piena di fiori finti, destinato a spalancarsi a sorpresa sulla libertà. Perché la stanza non ha né finestre, né porte, l’unico contatto con il mondo è attraverso le suore che non si vedono mai. Finzi Pasca, continua a parlare al pubblico, alle volte con la persona che ha scelto tra gli spettatori. Progetta, spiega, domanda, racconta. Addirittura suona, anzi fa suonare la rete di un letto. Il surreale è prevalente, mescolato alla fiaba e al viaggio nell’assurdo,  tratteggiato con spunti cominci e anche di vita vissuta. Il sipario si chiude sui due che scappano e una musica da lieto fine cinematografico. 

giovedì 18 gennaio 2024

E' IN SCENA IL DISAGIO

Sembra un voluto contrasto che lo spettacolo Dopodiché Stasera mi butto sia andato in scena ( il 16 e 17 gennaio) al Teatro Gerolamo di Milano, piccolo gioiello di fine ‘800. Tanto che quello che si vede a sipario aperto, prima dell’inizio, non sembra una scenografia, ma un allestimento in corso. Quando poi voci fuori campo pronunciano frasi da rapper al limite del turpiloquio, il contrasto rasenta il fastidioso. Irritano le risate del pubblico. Poi entrano in scena gli attori ed è un crescendo di divertimento e di risate, non superficiali. 



Sono i quattro del Collettivo Generazione Disagio, Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Andrea Panigatti, Luca Mammoli, anche autori dei testi, che da dieci anni portano avanti, con le dovute attualizzazioni, questo “spettacolo manifesto”. Tre di loro rappresentano la Generazione Disagio:  giovani invecchiati “non abbastanza da godere degli sconti e troppo giovani per essere presi sul serio”. “Non abbiamo più la paghetta ma non ci danno ancora lo stipendio” dicono. Oltre ai tre, un laureando, un precario e uno stagista, c’è un conduttore che li coinvolge in un gioco dell’oca in cui l’ultima casella è il suicidio, unica via di uscita possibile. Nel percorso i tre, a seconda di quello che chiede la casella, raccontano pezzi di vita, "sfighe", ricorsi,  aspirazioni con cui riuscire a raggiungere il tragico obiettivo. Spesso si imbattono nella casella "Imprevisto" da cui può emergere  qualcosa di positivo: un riconoscimento sul lavoro, il ritorno di un ex fidanzata e simili che fanno indietreggiare automaticamente il concorrente e allontanare il suicidio. Le gag continuano inarrestabili, non c’è mai un momento di stasi. Il pubblico è coinvolto fisicamente come nel caso delle palline colorate da lanciare sugli attori. Impossibile distrarsi, anche perché nel disagio portato alle stelle c’è, purtroppo, un’impeccabile, pure se esasperata, analisi delle contraddizioni in cui viviamo. Finale movimentato sulle note di Stasera mi butto, 45 giri successo-tormentone fine anni 60 di Rocky Roberts. 

lunedì 15 gennaio 2024

TUTTO E' BENE...

...quel che finisce bene. Si è conclusa la settimana della moda maschile a Milano in presenza. Domani cinque sfilate in streaming. Un panorama di passerelle e presentazioni che conferma un’omogeneità di pensiero e di obiettivi, in luce da qualche stagione. Basta con i colpi di scena, anche perché la gente non si stupisce più, e via a proposte, almeno all’80 per cento, concrete. Non si può parlare di un uomo nuovo, ma si può con certezza dire che il suo abbigliamento ha una vestibilità più confortevole. I capi sono più leggeri, perfetti da portare in valigia, ma giustamente caldi come i "bimaterici", realizzati con due tessuti. Più flebile il divario tra città e tempo libero, tra sera e giorno. Il cappotto per anni spodestato da giacconi, bomber e simili, continua a dominare la scena: curato nei dettagli, di svariate forme e materiali, spesso molto lungo. Tra i più visti il trench da portare anche con cintura slacciata. Il richiamo alla natura è forte. 



E' di ispirazione per la scelta di colori ma non  solo. Ha pensato al mare Armani per i capi di Emporio e il rumore del mare è stato nella colonna sonora della sfilata. Miuccia Prada ha fatto sfilare la  collezione creata con Raf Simons su un pavimento in vetro sotto al quale s’intravvedeva acqua e verde. Tutta diversa la cornice per la passerella odierna di KB Hong, raffinato brand del gruppo cinese K-Boxing (foto in alto): giochi di luci ed elementi metallici che svettano nel futuro. Una collezione fatta di classici ravvivati non solo dai piccoli cristalli inseriti sui tessuti più pesanti come sul pied-de-poule, ma anche dai dettagli. Come le pieghe laterali dei pantaloni, piuttosto che la chiusura della giacca o ancora i flash di stampe cinesi a sorpresa su giacche e cappotti. Pineider, storico marchio fiorentino della scrittura, da più di 200 anni, ha approfittato della settimana della moda per presentare una piccola collezione di borse, agende, agendine, portadocumenti interpretati dalla dissacrante ironia del designer scozzese Charles Jeffrey(foto in basso). A chiudere la settimana nell’hub di Camera Moda a Palazzo Giureconsulti la retrospettiva dedicata agli stilisti degli anni ’80 che hanno trasformato il corpo umano: Calugi e Giannelli, Giorgio Correggiari, Maurizio Bonas, Piero Panchetti. Con le esclusive illustrazioni di Jacopo Ascari.  

domenica 14 gennaio 2024

REVISIONE E ISPIRAZIONE

Non scontato mettere insieme i capisaldi del guardaroba classico e stravolgere poi il tutto. Si è visto da Simon Cracker in passerella a palazzo Arca "che sembra fluttuare sull’acqua". Il patchwork è dominante. C’è la giacca di tweed, il tailleur con minigonna per lei, il denim stampato, lo scozzese, il pizzo nero. Con il fil rouge delle perle, di grandezza normale sotto la giacca maschile o giganti in un’enorme collana o una sola perla a sostituire il fiore all’occhiello. “Gli abiti sono sempre costruiti e decostruiti con la tecnica dell’upcycling, dicono, ma vogliamo far capire che l’upcycling è un mezzo non un fine”. C’è il pensiero di un lifestyle legato ai tempi, ma rispettoso dell’essere umano dietro l’interessante collezione di Via Piave 33. Dall’indirizzo padovano dove è cresciuto Alessandro Spaggiari, il direttore creativo. Pochi capi in tessuti naturali per durare nel tempo che si rinnovano nei dettagli, candele di alluminio per un’illuminazione meno aggressiva, un kit per sciacquare il viso dal contatto con il tecnologico. 

Simon Cracker
Eleventy
   
                                Canali
Brett Johnson ricrea uno chalet di montagna per la sua raffinata collezione, dove i materiali superlativi fanno a gara con i dettagli funzionali e intelligenti. Improntata  al confort e al benessere la collezione di Eleventy presentata nella nuova, luminosa sede. I consueti colori rassicuranti, con flash di barolo, speciale combinazione di pigmenti, e grigio ardesia. Varie proposte bimateriche, in due diversi materiali pregiati e svariati capi reversibili. Buon uso del velluto, da quello a coste grandi al millerighe. Rientra in questo spirito la collaborazione con Master & Dynamic per due modelli di cuffie Hifi e quella con il brand britannico Mulberry per una capsule collection per lui e per lei. S’ispirano alla Scandinavia, ai colori della sua natura e dell’aurora boreale i capi del marchio pugliese La Torre. Molta ricerca nei materiali come il marrone del pied-de-poule della giacca realizzato con gli scarti del caffé e nei dettagli, dai bottoni alla spilla con il ditale, simbolo del brand. Into Nature s’intitola la collezione di Canali e per accoglierla il salone della Borsa si trasforma in un giardino con siepi di erba della pampas. Novità il "double" espressione della massima abilità sartoriale, per cui anche nel montgomery gli alamari sono rivestiti in tessuto double, frutto di sapiente lavorazione. Santoni guarda alla montagna, non genericamente, ma ai Monti Sibillini nelle Marche avvolti dalla leggenda della Sibilla. Ecco che sugli zaini, i borsoni in shearling, gli inserti di stivaletti e scarponcini appare l’immagine sfuocata da veduta aerea di questi monti. Vasta come sempre la collezione, che utilizza pelli scarti della catena alimentare. Tra gli ospiti Pierfrancesco Favino. Ospite di Stuart Weitzman, al suo debutto ufficiale con la collezione maschile, Brooklyn Beckham. Tre le linee Première, per la sera  con stivaletti dal tacco 4 cm. e loafer con ricami. Club con mocassini e strigate con inserti di tessuto elastico sulla pelle e Resort, più sportiva, con mocassini e sneakers.  

sabato 13 gennaio 2024

L'UOMO IN INVERNO

Procedono a Milano le presentazioni e le sfilate della moda maschile per il prossimo autunno–inverno. La sostenibilità continua a essere un tema di rilievo. Sempre meno con soluzioni "effetto facile" e “per far parlare” e sempre più affrontato in modo realistico con presupposti di ricerca. 

Corneliani
 

                                  De Wan

Così C.P.Company  propone una collezione vastissima, dove rivede e reinterpreta i suoi classici, con un occhio speciale ai materiali. Pezzoforte in questo senso la giacca B-film, con una tintura particolare o i materiali realizzati con fibre rigenerate. Rivisitato l’iconico Parka Explorer, con lenti sul cappuccio. In una tenda un’installazione video che racconta il buon rapporto con il calcio dei clienti C.P.Company. Un rapporto da coltivare e rafforzare. De Wan nella piccola sfilata nel negozio di Via Manzoni ha presentato borse da viaggio e capispalla per uomo e donna realizzati con materiali naturali di recupero. Moreschi guarda ai capisaldi del brand, li rivede e li rinnova. Il mocassino in cervo impreziosito dal dettaglio lavorato a mano, l’inserto in suede sulla derby (la stringata) di vitello. O più audace il mix di mocassino e stringata o l’inserimento della fibbia sulla stringata. L’attenzione al pianeta è soprattutto riduzione degli sprechi, così l’illuminazione a Led in fabbrica, il recupero dell’acqua per il riscaldamento e il condizionamento.  Molte lavorazioni manuali e una ricerca sui materiali per il futuro, annunciate nella presentazione da un boschetto di piante e da un piacevole buffet di pasticceria verde. La scelta di tessuti organici e a basso impatto caratterizza la collezione di Corneliani, proposta in una presentazione che evidenzia il "savoir-faire sartoriale". Lo show room diventa un laboratorio dove si eseguono i momenti cruciali delle 300ore  per la realizzazione di una giacca: dal taglio all’imbastitura, alla cucitura finale. Intorno i capi, appesi o indossati dai modelli. Obiettivo di ognuno la leggerezza, la morbidezza, ma soprattutto la "plurifunzionalità". Il cappotto con le spalle non segnate e la giacca che può essere portata con camicia e cravatta, ma perfetta anche sul dolcevita. Tutto studiato per una “valigia intelligente”. Colori classici del vestire maschile, nero, marrone, cammello con flash di lavanda e brandy. Il nero si riconferma colore d’attualità, nei tre quarti della collezione da Dolce & Gabbana, in stile militare e marinaro o illuminato da ricami da Emporio Armani. Tra gli eventi l’inaugurazione, in Via della Spiga, del flagship store Marsèll, brand di calzature per uomo e donna e accessori, progettato dal berlinese Lotto Studio. Su due piani, è caratterizzato da una sofisticata scelta di materiali e da un’armonica e interessante suddivisione degli spazi.

venerdì 12 gennaio 2024

FIRENZE-MILANO VIA MODA

Finisce la moda maschile a Firenze ed è subito Men’s Fashion Week a Milano.  Solo il pomeriggio, ma intenso e pieno di sorprese. Da aspettarselo dopo il successo di Pitti Uomo: si parla di 20mila visitatori, di cui 13mila compratori, quasi la metà straniera.  Tra i principali mercati Germania, Francia, Stati Uniti, Belgio, ma quello che è più rassicurante recupero dei principali mercati asiatici. Oltre ai numeri, presentazioni a effetto, personaggi e svariate proposte intriganti. Soprattutto con tendenze che privilegiano un vestire pronto a durare nel tempo, ma ben caratterizzato e con dettagli studiati. Tra gli ultimi eventi con la maiuscola i vent’anni di Aeronautica Militare celebrati nell’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche di Firenze, dove nel gennaio del 2005 è stata presentata ufficialmente la prima collezione .


Ad "aprire" Milano la sfilata di Gucci. Su una lunga passerella rettangolare nell’ex fonderia Carlo Macchi, le proposte  per il prossimo autunno-inverno del direttore creativo Sabato De Sarno. Protagonista il cappotto, giocato in tutte le versioni. Colori tenui ma non spenti. In risalto gli accessori, soprattutto le borse e i mocassini legati alla tradizione. Pochi e moderati i discutibili coup-de-théâtre, come la canotta in lamé o il giubbotto con collo scintillante. Avvenimento clou della serata, alla presenza del sindaco, la mostra  Tailoring School. A journey into education visibile fino al 16 gennaio in Triennale. Presentata da Triennale e da Kiton e curata da Luca Stoppini, consulente per l’archivio moda del Museo del design Italiano di Triennale, racconta l’alta sartoria. Da vedere grandi tavoli, intorno ai quali autentici giovani sarti lavorano alla preparazione di capi. E’ un flash  di quello che succede nella Scuola di Alta Sartoria di Kiton voluta dal fondatore Ciro Paone, “per far apprendere il mestiere del sarto garantendo continuità all’arte sartoriale e dando ai giovani uno stimolo per il loro futuro”. Alle pareti del salone i ritratti dei professionisti che lavorano nella manifattura napoletana, parte del progetto 1300 mani realizzato da Stoppini nel 2013, per l’inaugurazione della sede milanese di Kiton. E un breve video che spiega, con le voci dei promotori, la storia e l’attività della Scuola.

martedì 9 gennaio 2024

ANTICO, DATATO, ANZI INEDITO

La tendenza, l’obiettivo, il punto di arrivo è quello. Nella moda lo ribadisce Pitti Immagine Uomo il salone fiorentino della moda maschile alla sua 105esima edizione. Il titolo della manifestazione, annunciata piena di sorprese, è Pitti Time e il grande orologio, che appare entrando alla Fortezza da Basso, lo annuncia. Time è un tempo declinato in tutte le forme che dà adito a tutte le possibili riflessioni. Dal ripetersi due volte all’anno della manifestazione, all’anticipazione di un tempo/stagione che verrà, allo scorrere del tempo. “Oggi le nuove tecnologie ci tengono in bilico tra tempo reale e virtuale” dice il direttore creativo Angelo Figus.  



E questa moda è più che mai senza tempo. Nel senso positivo. Prende svariati spunti del passato, ne propone dei nuovissimi per quanto riguarda il futuro, ma l’obiettivo che si impone è durare nel tempo. Una moda timeless dicono, che deve avere elementi ben studiati per essere sempre attuale. Con citazioni, interpretazioni, rivisitazioni, ma anche materiali, forme, tagli innovativi che devono restare "contemporanei" negli anni.  Una ricerca, quindi, che sottintende attenzione alla sostenibilità e all’ambiente. Dove la natura è importante. Ed ecco i riferimenti a questa di molte collezioni. Lo stile cittadino rivisitato con componenti del vestire sportivo e viceversa. Moltissimi gli esempi. Tra i più interessanti in questo senso Velvet mi amor,  un’installazione e un libro che raccontano l’uso sapiente e variegato del velluto nelle collezioni di Stefano e Corinna Chiassai. Ma soprattutto ne mettono in evidenza come sia un materiale “che va sempre di moda e che poi effettivamente non va mai di moda”.  Il velluto liscio è un "stoffa antica" legata al barocco e quindi utilizzato per un vestire "chic-festoso". Mentre il velluto a coste è legato all’abbigliamento informale per il tempo libero. I Chiassai, padre e figlia, sono riusciti a cogliere la versatilità del tessuto con sperimentazioni, nuovi colori, nuove lavorazioni (nella foto in basso un esempio). Tra le curiosità anche Pittipets il piccolo salone dedicato ai quattrozampe. Cappottini, collari, guinzagli, maglie, scaldacollo, pettorine anche personalizzabili, e oggetti design come cucce, tappetini, ciotole. In un allestimento divertente disegnato da Ilaria Marelli. Dove domani mattina si terrà un “cocktail bestiale” per buyer e stampa.

sabato 6 gennaio 2024

MOMENTI DI NON TRASCURABILE ILARITA'

"Ridere migliora la respirazione e la circolazione sanguigna, rafforza il sistema immunitario, rilascia endorfine che riducono o eliminano il dolore e producono una sensazione di benessere. Questo a livello fisico. A livello psicologico, ridere riduce stress e ansia, migliora le relazioni, permette di sviluppare un’attitudine positiva alla vita, aiuta a far chiarezza per trovare soluzione adeguate ai propri problemi, favorisce l’autostima". Anche se chi l’ha scritto ha cognizioni di causa e studi in merito, può essere discutibile. Se comunque uno solo dei benefici si realizza anche per una sola persona, vale la pena nella vita scegliere di ridere, se non sempre, almeno ogni tanto, ma soprattutto trovare da ridere/sorridere nelle piccole cose. 



Per esempio, una scaletta su cui sono appoggiati un bambolotto nudo in una micro vasca di plastica rossa e una macchina da cucire giocattolo. Come sono legati i due oggetti? Quale relazione e come si è verificata nella testa e poi nell’azione di qualche bambino/bambina? Oppure perché un cartello stradale vieta di entrare in un parco con cani, quando il parco è un’aiuola intorno a un piccolo monumento con tre panchine? O ancora esiste una classifica delle nove Città Fantasma del mondo da scegliere come meta per "un tranquillo week end di paura". O la classifica delle regioni italiane dove lo spirito natalizio è più forte. I termini di ricerca vanno dall’albero alle decorazioni, dal presepe ai biscotti, dal calendario dell’Avvento alle canzoncine di Natale.  Ma ci sono anche i dieci baci più iconici della storia, rintracciabili nell’arte, dalle sculture del XIX secolo alla Pop art. Tutte queste classifiche sono redatte, con competenza e attenzione, da Musement,  piattaforma digitale che permette di prenotare più di 55mila esperienze di viaggio in oltre 140 paesi del mondo, il tutto in nove lingue. Un’idea di viaggio all’insegna del "famolo strano" o giù di lì, che può far sorridere.