sabato 28 aprile 2018

LE RADICI DELL'ORRORE


Non c’è da stupirsi che sia stato selezionato per il Festival del Teatro Italiano di New York, il 17 e 18 maggio. E ancora meno  che il Teatro Menotti l’abbia scelto per la seconda edizione del Festival di narrazioni e contaminazioni.  Stria (in scena ieri e oggi a Milano)con la drammaturgia e l’interpretazione di Claudia Donadoni, la regia di Sergio Stefini e la supervisione di Marco Baliani, più che uno spettacolo è una performance artistica di altissima qualità. Lo spunto è un fatto reale avvenuto nei primi anni del ‘500, anche se le implicazioni sono per certi aspetti, purtroppo, di grande attualità. In un paese della Lombardia ai confini con la Svizzera, una ragazza viene stuprata brutalmente. Per stanare il colpevole le donne decidono di utilizzare Rusina, amica e coetanea della giovane, che viene però accusata di stregoneria e bruciata sul rogo, appunto come una  Stria. Sola sul palcoscenico Rusina-Claudia racconta la storia alternando dialetti del nord a canzoni, danze, vocalizzi, grida. Ogni tanto voci fuori campo puntualizzano gli eventi, nell’ italiano forbito del tempo enunciano editti, condanne, ordini.All’azione diretta si mescolano flash back inquietanti e angoscianti. In cui emerge tutto l’orrore dei metodi dell’Inquisizione, la cattiveria sociale, la dolcezza e la disarmante ingenuità della protagonista. Ottima la scenografia di Massimo Barili in cui le luci giocano un ruolo fondamentale. Notevoli le musiche originali eseguite dal vivo da Giovanni Bataloni.

domenica 22 aprile 2018

FIL ROUGE, ANZI ROSE


Diventa parte della rivoluzione  è scritto sulla pubblicità di un      brand di elettrodomestici che invita all’esperienza a 360° nell’esclusiva tecnologia del suo forno. Ed è proprio vedere da vicino e nei dettagli le trasformazioni e coglierne direttamente il racconto rende il Fuorisalone milanese coinvolgente. Se ne apprezza l’interattività, ma si sente anche l’impotenza di non riuscire a vedere tutto, con il dubbio di essersi soffermati su qualcosa non così fondamentale e aver trascurato le novità più intriganti. Rientra nel discorso della rivoluzione la piccola mostra omaggio Elio Fiorucci creatività e genio nel
Casello Daziario di Porta Venezia. Le foto degli anni ‘70 e ‘80 dell’imprenditore creativo e alcuni degli straordinari oggetti kitsch, diventati pezzi di culto, testimoniano un passo importante della storia del costume. L’esposizione rientra nel Rainbow District, gruppo di commercianti della zona di Porta Venezia che credono nella libertà di espressione dell’arte, del design, della moda e di cui Fiorucci è stato
sicuramente un antesignano e un portavoce. Il legame tra moda e design continua anche con accostamenti, non sempre così indovinati, ma che comunque movimentano. Le zone più coinvolte sono Via Montenapoleone e dintorni, dove Montenapoleone District ha realizzato una mostra dedicata alle architetture degli anni‘30, evidenziate dalle opere grafiche dello studio Job (nella foto in alto la facciata dello storico Garage Traversi).C’è chi come Gucci si limita a presentare la sua collezione in un contesto a sorpresa (v.foto al centro).E chi come Maryling in Via Manzoni ospita pezzi d’arte e, per sottolineare la femminilità del suo stile, sceglie un’artista donna, Anna Godessi. Bottega Veneta propone pezzi d’arredamento disegnati dal direttore creativo Tomas Maier con la consulenza per le luci di Osanna Visconti di Modrone. Krizia presenta Horah, installazione che prende il nome dalla danza popolare di origine israeliana,  composta da trenta lampade. A Palazzo Bocconi, in una scenografia a effetto, da vedere gli Objets Nomades di Louis Vuitton. In Corso Como nella boutique Anteprima debutto della Design Collection di MGM. I vetri luminosi di Paola Croci spiccano da Momomì. Marni con la Vereda continua il suo viaggio nell’artigianato colombiano. Forse meno entusiasmante degli altri anni House in motion, l’evento organizzato dalla rivista Interni nei cortili dell’Università degli Studi. Uno strano fil rose lega i gorilla con lampada e i conigli sedia di Stefano Giovannoni (foto in basso) con il labirinto aereo in filo di policarbonato di Jacopo Foggini, per interpretare la nuova fragranza di Ferragamo. Da vedere fino al 28 aprile.
 

venerdì 20 aprile 2018

INGINOCCHIATOI A LUCI ROSSE E DESIGN IN 3D


“Cosa fa Kartell?” domanda un quarantenne in tiro. “Mobili” risponde solerte la signora al suo fianco. “Interessante, devo arredare casa” replica lui. “Non sono il tuo genere, sono di plastica” ribatte lei perentoria. La conversazione avviene a Milano nella fila per vedere il progetto Crossing Generation nel negozio Kartell. Le persone in coda hanno già passato  

un severo sbarramento con richiesta d’invito e nome in lista, all’entrata pomposamente definita per i Vip. Per fortuna questo è un episodio isolato. Il pubblico del Fuorisalone sembra davvero consapevole e interessato nel modo giusto. Nessun ragazzetto fuori dagli eventi ad aspettare il personaggio, magari uscito dal Grande Fratello. Niente blogger e influencer che, sfidando con coraggio il senso
del ridicolo, sfoggiano gli insiemi più improbabili per farsi notare. C’è desiderio di vedere novità, installazioni intriganti, capire cosa può portare il domani. Ci può essere la finalità di trovare il divano giusto, ma anche quella di capire se si può fare qualcosa contro l’inquinamento, piuttosto che scoprire quali saranno i materiali dei prossimi anni. In questo senso il Fuorisalone di Zona Tortona e soprattutto il Superdesignshow, su progetto e direzione di Gisella Borioli, risponde a queste curiosità.  Ci si può divertire con gli oggetti di Idea come l’inginocchiatoio,  per pregare ma anche per farlo strano, oppure il box gabbia per bambini troppo vivaci o la culla da utilizzare come
barca. Si sente esclamare “Che meraviglia!” nel percorso creato da Caimi Brevetti per mostrare e far sperimentare i suoi pannelli fonoassorbenti. Ci sono gli oggetti e i giochi di EcoBirdy realizzati in plastica riciclata(in alto). C’è l’auto di Stahl & Partners che diventa un luogo dove vivere e lavorare. C’è l’affascinante installazione (al centro a destra) e la mostra di Dassault Systèmes, azienda giapponese del software di design in 3 D, che affronta il tema dell’inquinamento.  C’è una casa completa di cucina e bagno, dove ogni oggetto e mobile è made in Italy e scelto da Giulio Cappellini, direttore artistico di Superdesignshow. E infine, all’ingresso, c’è una stanza progettata da Elena e Giulia Sella di Design ByGemini dove tutto, eccetto il pavimento pied-de-poule, è rosa Barbie.

giovedì 19 aprile 2018

A MOLTI PIACE GRANDE


Sorprendere è tra gli obiettivi di questo Fuorisalone milanese, ormai troppo viziato dalle più incredibili installazioni, dalle performance più discusse, dalle parade più coinvolgenti. Difficile dire qual è l’elemento che in questo momento è più trainante. Di certo stupire ha sempre il suo effetto. Per quanto si possa avere un atteggiamento professionale, difficile restare indifferenti a una costruzione con volumi geometrici bluette, che troneggia in piazza Gae Aulenti (in alto). E’ Lighthenge, "un raggio italiano nel cielo dell’energia globale", progetto di Edison e Stefano Boeri, che sembra contrapporsi, idealmente, allo Stonehenge di Jeremy Deller. Il king size comunque continua ad avere i suoi fans. Come può passare
inosservata Pantosh Chair, sedia in legno alta 3 metri  collocata ai piedi, si fa per dire, del Museo del Novecento in Piazza Duomo? Diventa un ottimo stimolo per andare a vedere le sedute dei designer brasiliani di Be Brasil allo spazio Edit di Via Marroncelli. Qualche sedia normal size è visibile alle fermate del tram di Via Broletto e Foro Bonaparte. Un’altra tendenza che salta gli occhi è la passione per il verde, alle
volte intesa come inno alla sostenibilità, altre come ricetta per una vita più rilassante. Il fil vert si snoda per tutta la città, ma trova il suo spazio più felice all' Isola e dintorni. A cominciare dagli orti di piazza XXV Aprile, proprio davanti a Eataly. A pochi passi Don’t call me Daphne, ermetica installazione di Elena Salmistraro per Timberland, con le sue ghiande-sedili che pendono dai rami, vuole rappresentare madre natura che protegge la creatività femminile (al centro). E continua con tutto il mondo ecosostenibile di artigiani e brand Rething Materials all’ombra del Bosco Verticale. Nella boutique Pinko di Via Montenapoleone Hanging Garden dell’artista australiana Mikala Dwyer richiama gli sguardi. I sacchetti-vaso con le micro-biosfere sono in sintonia con la campagna di sostenibilità del marchio. Attenzione alla natura ma anche alla salute. Proteggersi dal sole è la finalità di Sun il progetto di Buro Belén, lo studio di due  giovani  designer olandesi. Per sfruttare l’effetto positivo del sole, evitandone i danni e impedendo l’inquinamento all’ambiente portato dalle creme. La soluzione sta in una fibra fatta di sisal, lino e seta con cui è possibile filtrare i raggi pericolosi. Con questa realizzano abiti, visiere, occhiali, cappelli, un parasole, una tenda per cambiarsi in spiaggia. Li hanno esposti in un allestimento poor-chic con cocktail a base di Mama Vodka, la vodka delle donne del Nord, ad Alcova nel mezzo di NoLo (Nord Loreto) il nuovo indirizzo del design (in basso). Per il momento, a giudicare dai negozi intorno piuttosto vuoti,non è ancora esploso. Però all’ingresso dei vari vernissage, filtri e controlli sono già diventati rigidi e implacabili. E un po’ ridicoli. 
 

martedì 17 aprile 2018

DESIGN A PALAZZO


Sarà un concetto anni Sessanta, quando la casa chic doveva avere il pezzo antico fra mobili, allora si diceva moderni. Però il  design contemporaneo in una cornice ridondante e barocca  risalta molto di più che in un’ambientazione essenziale. Forse si guarda meno l’oggetto nei dettagli, ma l’insieme è più d’impatto, diventa come un’installazione. A Milano non mancano i palazzi importanti,
sempre più presi d’assalto  durante il Fuorisalone.  Uno di questi è Palazzo Litta, splendido esempio di barocco milanese. Nel suo cortile,Il tempietto nel bosco di Asif Khan accoglie i visitatori(foto in alto). Con alti e stilizzati alberi dai tronchi rossi e senza fronde, in mezzo ai quali, su un pavimento di marmo bianco, amache invitano al relax. Intorno, sotto il porticato, i mobili, disegnati da Raffaella
Mangiarotti e Ilkka Suppanen per Manerba, spiegano come, con leggerezza e colori pastello, un ufficio può diventare luogo confortevole. E lo dicono con i fiori. Nel giardino accanto, la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, uno dei tanti rappresentanti del Swiss Design a Milano, espone pezzi semplici e lineari, creati da giovani artisti: panche, tessuti, sgabelli, sedie, una vasca. In un allestimento accattivante, mix di razionalismo e fiaba. Nei sontuosi saloni del primo piano ci sono i tappeti annodati a mano con i disegni di Jan Kath, molto richiesti per hotel e boutique e i progetti artigianali di Japan Creative, organizzazione non-profit. Le sfere di Flos omaggio a Lino
Sarfatti, risplendono fra stucchi e dorature (al centro a destra). Come la Leaving room, la casa per viaggiare, progettata da docenti e studenti di Naba. O gli straordinari vetri del turco Nude. Tra questi emerge Concentrics, disegnato da Ron Arad composto da quattro vasi da girare e orientare secondo il desiderio e la luce.
Di grande effetto anche la presentazione di Lasvit, marchio di vetri della Boemia, che ha scelto per il suo Monster cabaret  il Teatro Gerolamo, storico teatro delle marionette costruito nel 1868 a imitazione della Scala e restaurato di recente dopo 33 anni di inattività. Al centro della sala, spogliata dalle poltrone, Independant enorme installazione di Maxim Velcovski, con appesi 111 schermi televisivi (a sinistra, al centro).Nei tre livelli di palchi i mostri pensati, immaginati e realizzati in vetro e cristallo da artisti e designers. Da Daniel Libeskind ai fratelli Campana, da Alessandro Mendini a Fabio Novembre, Marteen Baas, Stephan Hamel (nella foto in basso i suoi mostri-bocche). Il tutto con ogni tanto piccoli spettacoli di burlesque sul palcoscenico.