giovedì 28 ottobre 2021

DI LIBRI SI VIVE

L’understatement non rientra tra le molte doti di Brunello Cucinelli. Ma è anche vero che le buone iniziative devono essere comunicate con enfasi. Specie se riguardano la cultura spesso messa in secondo piano. Perfettamente in linea, l’imprenditore umbro del cashmere ha esposto il suo progetto al Teatro Strehler di Milano. Sul palco, accanto a lui Massimo de Vico Fallani, consulente e amico, da lui definito come il Tolomeo per Alessandro Magno. In piccolo. In un angolo la testa di Adriano imperatore, da sempre suo ispiratore. Anche in questa occasione. Quando, visto l’aumento dei fatturati dopo la quotazione in borsa del 2012, si è chiesto “cosa poteva fare per l’umanità”. Costruire una Biblioteca Universale a Solomeo è stata la risposta, certo indotta da Adriano per il quale "fondare biblioteche è come costruire granai pubblici". 


Avrà sede in una villa settecentesca circondata da un grande terreno e ospiterà inizialmente dai 30 ai 35 mila volumi per arrivare a 400-550 mila (v.disegno sul palco accanto a una stampa della Biblioteca di Alessandria). Questi tratteranno cinque discipline: filosofia, architettura, letteratura, poesia e artigianato. Saranno acquistati in tutto il mondo, in lingua originale, per cui sono previste anche traduzioni dei volumi mai tradotti. Saranno solo testi dell’autore, non saggi di altri a commento. Un comitato di dieci persone si occuperà del reperimento, sotto la direzione sua e di Massimo de Vico Fallani. Una biblioteca per l’umanità, ha ribadito  Cucinelli che dovrà sopravvivere per mille anni,  “magari con qualche lavoro di ristrutturazione”. Dopo di lui se ne occuperanno figli e nipoti, e a questo proposito ha chiamato sul palco la nipote Vittoria, 11 anni, appassionata di libri. “Fare una biblioteca oggi, ha commentato l’imprenditore bolognese Gianluca Vacchi, grande amico di Cucinelli, è un’iniziativa contemporanea e futuristica”.  A conferma Vacchi, attivissimo sui social, ha riportato i risultati di alcuni studi che dicono come negli Usa i giovani  preferiscano studiare e leggere sul cartaceo e che solo il 9% sceglie gli e-book. Nessuna risposta sull’investimento previsto, una delle poche richieste precise dalla platea, in una serie di domande con consigli, complimenti, propri pareri su libri e lettura, alcuni al limitedell’autoreferenziale.    

martedì 26 ottobre 2021

L'ARTE E' IN OGNI STANZA

Il fascino della casa-museo è forte, chiunque ci abbia abitato. Sono case di scrittori, poeti, artisti.  Con le dovute eccezioni. La Casa Museo Belvedere a Pollone, a pochi chilometri da Biella, è una di queste. Apparteneva  alla gallerista Valeria Belvedere scomparsa improvvisamente nel 2020. Non solo propone arte contemporanea, ma ha ospitato spesso artisti che qui hanno posizionato le loro opere, secondo quello che i francesi chiamano l’accrochage.  


Figura di riferimento del panorama artistico milanese, Valeria Belvedere nella galleria in Via Senato, aperta nel 1987, ha esposto e fatto conoscere gli artisti più interessanti di quei quasi quarant’anni. Come testimoniano le foto e gli speciali quaderni, uno per ogni anno, che la figlia di Valeria, Giulia, ha voluto raccogliere in un prezioso archivio (nella foto in basso Valeria Belvedere con Hidetoshi Nagasawa e Fernanda Pivano a un'inaugurazione nel 1988). L’8 ottobre la Casa Museo è stata inaugurata nell’ambito di Viaggio. Orizzonti, frontiere, generazioni, festival alla sua quarta edizione che fa incontrare viaggio e arte, nei palazzi del Piazzo di Biella.  E’ una casa su tre piani, con un bel giardino, in un gruppo di edifici alcuni dei quali del Seicento. Valeria Belvedere l’ha acquistata e restaurata, senza modificarne troppo l’interno, ma rendendola più funzionale per l’esposizione delle opere e per ospitare gli artisti. Così in una stanza si trovano i lavori di alcuni di loro, che magari hanno dormito proprio lì. Le opere, diverse site specific, sono disseminate dappertutto: nell’ entrata, nella cucina funzionale, nei bagni,nel soggiorno vissuto, dove a fianco di un comodo divano c’è una sedia scultura di Luca Quartana (foto in alto).
 


Nel loggiato al primo piano (foto qui sopra) con una parete di finestre, si concentrano pezzi importanti: le sculture metalliche di Karpuseeler con il riferimento ai suoni o appesa al soffitto una scultura in metallo di Hidetoshi Nagasawa che ricorda una barca rovesciata, elemento ricorrente nella cultura nipponica. Un’opera dell’artista giapponese (1940-2018) insieme a un’altra del lucano Giacinto Cerone (1957-2004), anche lui presente con diversi lavori nella Casa Museo, sono a Palazzo Ferrero per una Mostra Omaggio a Valeria Belvedere. 
La Casa Museo Belvedere è visitabile su prenotazione ancora il 30 e il 31 ottobre, mentre la Mostra Omaggio continua, come il festival, fino al 9 gennaio. Per info:www.palazzoferrero.it
 

venerdì 22 ottobre 2021

NON SOLO BURATTINI

Più che una mostra è un viaggio in settant’anni di vita quotidiana, di arte, di spettacolo, di politica in Italia, raccontati attraverso la creatività multiforme di Tinin Mantegazza (1931-2020). Non a caso s’intitola Tinin Mantegazza, le sette vite di un creativo irriverente.  E’ stata inaugurata il 16 ottobre al Teatro Bruno Munari di Milano, progettato da Italo Rota  e ora affidato al Teatro del Buratto, che ha curato l’allestimento dell’esposizione.

 

Da vedere, distribuiti su due piani teatro compreso,  250 pezzi tra foto, pupazzi, oggetti, disegni, dipinti, filmati provenienti in prevalenza dal Museo Civico delle Cappuccine di Bagnocavallo che, insieme a Velia Mantegazza regista e moglie dell’artista, ha collaborato alla realizzazione della mostra. Questa prevede un percorso di nove sezioni.  Una prima è dedicata ai lavori di Tinin e Velia per il Teatro Verdi e il Teatro del Buratto. Sono pupazzi, video, oggetti di scena per vari spettacoli, dal primo L’Histoire du soldat del 1975 ad altri con la voce di Paolo Poli, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, le musiche di Franco Battiato, la consulenza scenografica di Alik Cavaliere.  Vere pietre miliari del teatro di animazione. Una seconda sezione racconta con ritratti e disegni 
i legami di Tinin con i suoi amici pittori e illustratori, tra i quali Pericoli, Luzzati, Munari, Fontana. L’amicizia con il mondo di Brera e del cabaret milanese anni ‘60 è, invece, testimoniata in un’altra sezione da foto di Lauzi, Gaber, Cochi e Renato, Jannacci, Umberto Eco. Poi ci sono i pupazzi creati per gli spettacoli in TV, tra cui il famoso Dodò (v.foto). Quindi i racconti e le filastrocche illustrati e le collaborazioni per Il Corriere dei Piccoli.  E infine, una sezione a luci rosse, che viene opportunamente occultata in caso di visite di bambini,  dove il talento arguto e irriverente di Tinin è lanciato a mille. La mostra chiude il 21 novembre. L’ingresso gratuito è solo con prenotazione obbligatoria e visita guidata (prenotazione@teatrodelburatto.it).

mercoledì 20 ottobre 2021

SOTTO LA TENDA

Dire che in un’ora, con una scenografia minimale e una drammaturgia senza enfasi, coinvolge e fa pensare, è insufficiente per descrivere la forza espressiva di Saverio e Chadli Vs Mario e Saleh. Lo spettacolo, in prima nazionale, è il primo dei quattro del teatro di narrazione di Saverio La Ruina, in scena al Menotti Teatro Filippo Perego di Milano. Seguiranno i due classici  Dissonorata e La Borto e a conclusione Polvere


Sul palcoscenico, all’inizio in penombra, s’intravvede una tenda con tre sedie, un tavolo, degli zaini.  Qui si trovano a convivere due superstiti di un terremoto. Uno è un occidentale, cattolico, di nome Mario, lo stesso La Ruina, l’altro è un musulmano, Saleh. Il personaggio doveva essere interpretato  da Chadli Aloui (nella foto con La Ruina) nato a Palermo da genitori tunisini, che ha collaborato, tra l’altro, per il finale, ma per un grave problema, non gli è stato possibile. Ora nel suo ruolo c’è Alex Cendron. Il dialogo inizia al buio, con dei cenni al colore della pelle, alla diversità. Mario pronuncia frasi pesanti nei confronti di Saleh, senza rendersene conto. Sono i luoghi comuni sul musulmano, visto sempre, chiunque sia, come un terrorista. Questo non controbatte con violenza, si limita a mettere in evidenza la superficialità dell’altro, comune a tanti occidentali. Non s’infuria se il compagno di tenda s’impossessa maldestramente del suo tappeto di preghiera. Gli consiglia di usare gli auricolari  per sentire musica a tutto volume. Quando Mario poggia il Corano su una sedia e ci sale sopra per sistemare la tenda in alto, Saleh reagisce. Però poi quando Mario parla della moglie morta, probabilmente nel terremoto, a poco a poco si ritrovano più vicini, ed è Saleh a ricordare l’orrore dell’11 settembre “che ci ha divisi”. E qui si percepisce tutta la poesia di cui è capace Saverio La Ruina. Lo spettacolo, che ha debuttato ieri, è al Menotti Teatro Filippo Perego fino al 24 ottobre.


venerdì 15 ottobre 2021

STORIA DI (NON) ORDINARIA PANDEMIA

Cosa potrebbe succedere se improvvisamente il Covid-19, lui in persona, la pallina con gli aculei, si mettesse a dialogare con l’umano. Parlasse in termini seri anche con un filo di supponenza, mediata da ironia, di come sia potuto succedere quel dramma che ha visto morire tanta gente. Questo ha immaginato Renato Sarti e poi studiato e portato sul palcoscenico del Teatro della Cooperativa di Milano, con il titolo Vairus-La spada di Damocle. La scena si apre con la caduta di un quasi sipario con scritti i dati dei morti e dei contagiati nel mondo, seguita dall’arrivo sotto al palco di Sarti. Subito dopo dall’alto, sostenuto da un filo come una marionetta, scende la pallina-virus, anzi vairus, pronuncia all’inglese, in humour-polemica. Inizia un dialogo, ma di fatto è lo stesso umano  che dà la voce al virus. Il palcoscenico, su cui a un certo punto Sarti  sale,  è chiuso da una rete.  Sulle pareti intorno sono proiettate immagine varie, famosi dipinti ma anche personaggi  coinvolti, quando il dialogo affronta temi di cronaca. Vari i cenni alle cattive gestioni, alla superficialità del non aver dato peso a quanto scienziati e scrittori avevano annunciato, primo fra tutti David Quammen von il suo Spillover, ritenuto un’inutile Cassandra. Qualche riferimento alle epidemie del passato entrate nella letteratura. Mai attacchi moralistici, tutto filtrato con l’humour della vocetta del virus, tanto da provocare spesso la risata. Il gioco-dialogo continua, rimbalza su altri virus che scendono dall’alto. L’umano è in netta minoranza, anzi è solo, capisce gli errori fatti, non vuole ammettere le sue responsabilità, ma non può ignorare la spada di Damocle che pende su di lui e sul mondo intero.  


Gran finale con tutti i virus in movimento e Sarti con un giubbotto con aculei, creato da Carlo Sala come la scenografia, che canta e si muove come una rockstar. Perfette le video-installazioni di Fabio Bettonica. Vairus-La spada di Damocle è al Teatro della Cooperativa fino al 31 ottobre. 

 

giovedì 14 ottobre 2021

PERICOLI A SORPRESA

È una sorpresa la mostra Frammenti di Tullio Pericoli inaugurata il 13 ottobre a Palazzo Reale, a Milano. Di lui tutti conoscono i ritratti che meglio di tante parole mostrano tipologie umane, persone particolari, vicende, storie, fatti. In questa sua personale i ritratti ci sono, ma sono di persone, anzi personaggi reali, alcuni che l’artista ha avuto modo di conoscere, altri che appartengono al passato. Sono stati dipinti dal 1991 fino al 2018, senza alcun riferimento cronologico. 


Ed è incredibile che di qualcuno di loro c’è un solo tratto, un particolare, un dettaglio che li rende riconoscibili, meglio di una biografia. Di Pasolini per esempio è l’espressione degli occhi.  Di Marcel Proust c’è lo  studio nell’abbigliamento. Dietro agli occhiali di Cesare Pavese si percepisce  la vita, il dolore, il pensiero. Primo Levi è lieve e sfuggente (al centro). Samuel Beckett, dipinto varie volte, è cupo con gli occhi che scrutano (in basso).  Non ci sono donne. Comunque i ritratti non sono che una sezione  molto interessante della mostra. La maggior parte sono oli su tela con paesaggi. Paesaggi più immaginati che visti. Paesaggi dell’anima forse, nei quali si intravvedono figure, ombre, qualcosa di altro rispetto al paesaggio, che però può essere letto in questo contesto. E poi ci sono i Frammenti piccoli, compatti, che emozionano. Colori, sovrapposizioni, dietro pensieri, ricordi che spingono alla riflessione. Ma anche fanno sorridere come gli acquerelli e matita o china su carta tipo Crack o Fuori registro, che raccontano strani percorsi. 


La mostra, curata dal critico d’arte Michele Bonuomo in collaborazione con l’artista e con l’allestimento di Pierluigi Cerri, è aperta tutti i giorni dà martedì a domenica dalle 10 alle 19, fino al 9 gennaio.  Il catalogo,  con testi di Roberto Calasso, Giuseppe Montesano, Michele Bonuomo e Tullio Pericoli, è edito da Skira. 


 


 

venerdì 8 ottobre 2021

SCOPRIRE L'ARTISTA

E’ una vera fortuna che la mostra Il giovane Boccioni  alla Galleria Bottegantica di Milano aperta oggi, prosegua fino al 4 dicembre. Perché con un’accurata e faticosa selezione di opere di Umberto Boccioni, realizzate tra il 1901 e il 1909 e provenienti da collezioni private, racconta bene gli anni in cui si forma e si fortifica la sua esperienza artistica, con viaggi e studi a Roma, Padova, Venezia, Milano, un soggiorno a Parigi e un viaggio in Russia.  




La mostra, curata da Virginia Baradel, si divide nei due spazi della galleria affacciati sul cortile del palazzo di Via Manzoni. Nella prima sala da vedere soprattutto i disegni, di soggetti vari, dal paesaggio al ritratto, alle architetture, al nudo, in cui si ha modo di riscontrare la straordinaria mano e lo stile ben definito dell’artista. Di questi fanno parte anche gli studi, come quelli per la statua del Prato della Valle di Padova.  O i fregi del Partenone.  Poche le tele, tutte indicative del talento di Boccioni, ma che documentano anche la sua capacità di sperimentazione di tecniche e di sintesi delle diverse correnti pittoriche,  dal simbolismo al divisionismo, al post impressionismo.  Tra queste  Il Ritratto di scultore, Il Cavalier Tramello e il ritratto della cugina amata Adriana Fabbri.  E naturalmente i ritratti della madre.  Notevoli anche i lavori di cartellonistica e illustrazione, commissioni accettate per problemi economici.  Come le pubblicità, piuttosto che le copertine di giornali e riviste.Interessanti i video con lo studio dei disegni e delle tempere a cura di Niccolò D’Agati. La galleria Bottegantica, Via Manzoni 45 a Milano, è aperta  da martedì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, con ingresso libero.

giovedì 7 ottobre 2021

DIETRO L'ICONA

Che Jacqueline Lee Kennedy Onassis, nata Bouvier, sia stata  molto di più di un’icona dei media, lo conferma anche il successo del film di Pablo Larrain del 2016. Con quell’intervista che svela la donna, dopo una settimana dalla tragica morte del marito. Jackie, scritto dalla scrittrice e drammaturga austriaca Elfriede Jelinek, prodotto da Tieffe Teatro in prima a Milano, aggiunge qualcosa in più al suo ritratto, qualcosa forse di sconosciuto, ma sicuramente di più intimo. Sulla scena la bravissima Romina Mondello è sola, intorno a lei dei corpi, straordinari manichini di Raffaella Montaldo. Sullo schermo dietro, scorrono poesie di Sylvia Plath, di cui Romina-Jackie pronuncia qualche parola. Ironizza sulla sua vita, nel senso di punto vita, sulla sua eleganza. Non è superficialità, è qualcosa per far risaltare il suo essere donna e icona in una vita che in realtà non è stata quella di famiglia perfetta rovinata da una tragedia, di cui tutti hanno parlato. Di Dallas infatti nessun cenno. Il suo dolore non è solo quello di una vedova, per cui la morte del marito cambia la vita. C’è molto di più dietro quel che sembra. 



Per anni è stata una donna costretta in una situazione pesante, obbligata a giocare il ruolo di moglie nella famiglia felice del sogno americano, quando la  vita di coppia è inesistente, solo apparente. Ed ecco i cenni  ai tradimenti di John, alla carne di Marilyn, ai figli persi per una clamidia trasmessagli dal marito. Un dolore da nascondere sempre dietro i flash dell’icona. Non piange mai Jackie, anzi spesso ride, ma è una risata recitata, dolorosa, che rientra nel ruolo che ha dovuto sempre interpretare. Ottima la regia di Emilio Russo. Perfetto il camicione scelto per lei dalla costumista Pamela Accardi.  Chic, ma non donante, perché “Lei il punto vita non lo ha mai voluto mostrare”. 

Jackie è al Menotti-Teatro Filippo Perego fino al 17 ottobre. Per info: www.teatromenotti.org

 

mercoledì 6 ottobre 2021

VENEZIA: UN GRANDE FUTURO DIETRO LE SPALLE


Può sembrare un ossimoro il titolo Venezia.I
nfinita avanguardia , considerando che il film tratta della città che più sembra essersi fermata nel tempo. E poi, dalle prime immagini e dai commenti, si capisce come a Venezia lo scambio tra vecchio e nuovo sia continuo, con l’inizio di progetti, tendenze, idee, correnti e non solo nell’arte. E proprio nel racconto da questo punto di vista sta il pregio del film, davvero entusiasmante.




 Prodotto e ideato da Didi Gnocchi, con la regia di Michele Mally, partendo dalla storia e dal patrimonio artistico, svela aspetti sconosciuti della città. Come ha detto alla presentazione Gabriella Belli, storica dell’arte e direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, “va guardata come un esempio unico d’infinita avanguardia”. “Un’invenzione fantastica che può esistere solo nei libri”. “Decadente e d’avanguardia, in bilico fra dissoluzione e progresso” dice Carlo Cecchi, sempre inquadrato in palazzi storici, con i suoi riferimenti alla storia e alla letteratura. E’ lui a far da guida alla giovane pianista Hania Rani, presente in molte immagini e, sempre, con le musiche da lei composte. La voce narrante è di Lella Costa.  Che ogni tanto si ferma per dar spazio ai commenti di personaggi inquadrati in primo piano.  Da artisti come Ai Weiwei o Anselm Kiefer per cui “la modernità di Venezia è anche nel fatto che sta affondando” alla giornalista e scrittrice Luciana Boccardi, veneziana doc. Autorevole, ma sempre con vena ironica, parla  del numero incredibile di ponti, della nascita della Mostra del Cinema, del Lido diventato una spiaggia ambita come le Maldive, ma elitaria. Si viene a scoprire che Venezia è stata la città della vera libertà, dove si è osato tutto. Da Casanova con le sue donne alla marchesa Casati che si presentava al Caffè Florian nuda sotto la pelliccia. O ancora il Carnevale, che rende uguali tutti, ricchi e poveri. Durante il quale, un tempo, gli omosessuali si vestivano da donne, mentre le prostitute  si travestivano da uomini, complete di falli in vetro di Murano. Il film, distribuito da Nexo Digital, sarà in trecento sale l’11, il 12 e il 13 ottobre. 

venerdì 1 ottobre 2021

QUELLI CHE IL CANE...

Quelli che durante il lockdown hanno preso un cane per far giocare i bambini ed essere così autorizzati a uscire e poi per le vacanze l’hanno riportato indietro. Quelli che seguono le mode dei cani e con lo stesso criterio con cui scelgono il total look firmato, acquistano il quattrozampe tendenza del momento, sbarazzandosene appena non è più trendy. Quelli che confondono un cane o un gatto con un buon peluche di marca, e ne pretendono le stesse prestazioni.


Per questi, Quattrozampe in fiera, la pet friendly più famosa d’Italia, a Milano domani e dopodomani, non è adatta. Certo c’è il concorso di bellezza per cani di razza con o senza pedigree. Ma c’è anche la sfilata dei meticci.  Ci sono gli allevatori che presentano i cani campioni, illustrandone caratteristiche e peculiarità. Ma ci sono pure le associazioni a supporto delle adozioni consapevoli, che ne spiegano l’impegno, peraltro largamente compensato. Ma il clou della manifestazione sono le competizioni e i trofei. Le attività sportive, l’agility per i gatti o la gara-simulazione di salvataggio indoor tra le macerie per i cani, organizzata da CSEN Soccorso e Trainer, e poi la Stramilancanina, con un percorso di 4 Km,  a  cui  possono  partecipare in coppia cane e padrone. E infine Un giorno da eroi  per mettere alla prova l’olfatto del proprio amico peloso nell’aria macerie o l'abilità natatoria nella piscina creata per l'occasione.

Quattrozampe in fiera è aperta sabato 2 e domenica 3 dalle 10 alle 19 nel Parco di Novegro, a Milano. L’ingresso è gratuito per i bambini da 0 a 9 anni, per i cani e per i gatti. I visitatori umani devono presentarsi con la mascherina e quelli dai 12 anni in su devono mostrare il Green Pass o il tampone antigenico. Per informazioni: info.quattrozampeinfiera.it