venerdì 27 ottobre 2023

GIOVANI STILISTI CRESCONO

Collegare la moda all’interiorità può sembrare eccessivo e fuori posto. Però è vero che qualsiasi forma di creatività, anche la più modesta, parte da un pensiero. A maggior ragione se si tratta di un’espressione di talento creativo come le capsule collection dei migliori diplomati in Fashion Design di tutte le sedi italiane dello IED, Istituto Europeo di Design. Al Base di Milano ieri lo IED ha partecipato con il Fashion Show Future Starts Slow alla nona edizione di Fashion Graduate Italia  di Piattaforma Sistema Formativo. Dodici neo diplomati, di cui quattro in coppia, hanno presentato le loro collezioni per donna, uomo e genderless (nella foto qui sotto, l'uscita finale dei diplomati). Che raccontano lo stato attuale della moda, filtrato da pensieri, ricordi, considerazioni personali. 




Matteo Rossellini con Aìre rielabora l’infanzia nella campagna toscana e in passerella sfilano ragazzi in giacche e completi comodi in colori piacevoli, sempre con un mazzo di fiori in mano (foto in basso). Zineb Sanak con (E)STASI metabolizza la paura del futuro con petali argentati sulle gonne e collaretta scintillante sul cupo cappotto grigio. Dorotea Oddo per Animata Materia esplora il meccanismo perfetto giocando con gli intrecci di corda e di maglia sul tessile (foto al centro). Maria Chiara Sorbino per Vitruviana lavora sulla perfezione del corpo umano con drappeggi e tagli speciali, anche tondi. Con Stain, Angelica Siddi cerca, attraverso i materiali e le stampe, una protezione sicura. Eilèmà di Analisa Corvace dà purezza al nudo: per lei dal jeans esce una gonna di tulle, per lui la giacca è extralarge. Tutti hanno paura di Alessio Dolfi e Carlotta Mora parla di un altro mondo in cui le geometrie prevalgono: il lungo gilé con cappuccio, le spalle squadrate, il cappuccio che scende a coprire i pantaloni sul davanti. Con i tessuti, i colori, le lavorazioni di Fragile, Annarita Biava vuole raccontare la fragilità del corpo. Natural Rhapsody di Susy Zhang e Jieru Yang, contro l’inquinamento ambientale di cui anche la moda è responsabile, propone abiti e spolverini trasparenti con applicazioni, realizzati con materiali di scarto. Daria Gastaldi con Crysalis pensa all’uniforme come nuovo modello di espressione. Infine per il progetto Talent to Talent, che si prefigge di creare sinergie con le città gemellate con Milano, ha sfilato la capsule collection Melancholy di Lara Campos de Oliveira, studentessa dello IED di San Paolo.

 

mercoledì 25 ottobre 2023

LA MONTAGNA INCANTATA

Per quanto sia l’adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti Le otto montagne, al Teatro della Cooperativa di Milano da ieri al 29 ottobre, è un’opera a sé, frutto di creatività diverse. Dove ognuno a suo modo ha dato un proprio originale contributo. Tutto poi coordinato dalla regia di Marta M.Marangoni e dalla drammaturgia di Francesca Sangalli. Non a caso l’autore del libro, Premio Strega 2017 da cui è stato tratto anche un film, ha detto in proposito: “Mi piace molto come le mie parole sono distillate e sono contento che la storia sia raccontata in altro modo, che ha più a che fare con la memoria”. 



La storia è la stessa, quella di Pietro, interpretato da Andrea Lietti, che a 31 anni torna nel luogo di montagna dove ha passato le estati da bambino per vedere il rudere che gli ha lasciato il padre morto da poco. I suoi ricordi del passato si mescolano alle emozioni del presente, tutto dominato da una passione per la montagna ereditata dal padre, con cui il rapporto è sempre stato difficile. La montagna non è solo l’arrampicarsi, il piacere della conquista, la sfida con se stessi, ma è soprattutto la metafora di una vita libera, dove il superfluo non esiste, dove c’è tempo e spazio per pensare. Accanto a Pietro in scena c’è Bruno, interpretato da Giuliano Comin, il ritrovato amico d’infanzia che non è mai sceso in valle, tranne per vedere il mare una sola volta. Parla poco ma quello che dice è pregnante, come lo sono i lunghi silenzi. Con lui e con la sua straordinaria efficienza Pietro rimetterà a posto il rudere. Frasi di tutti i giorni si alternano a considerazioni sulla vita, emerge l’amicizia, la passione per il salire, l’altezza, i silenzi. Silenzi interrotti dalla voce fuori campo di Arianna Scommegna, che cita come "eco della montagna" parole di Mark Twain e Hemingway. Quasi in contemporanea ai movimenti poetici e significativi della performer Alice Bossi che ricava suoni, rumori, vibrazioni, ispirate alla montagna, dalle installazioni sonore di Dario Buccino. Le luci che ricordano l’acqua, il ghiaccio, i sassi sono di Alessandro Barbieri mentre le musiche e le canzoni, tutte originali, sono di Fabio Wolf.  

lunedì 23 ottobre 2023

UN'OPERA DA NON PERDERE

 

S’intitola Extravagare.Rituale di reincanto, lo spettacolo con cui debutta a Milano la compagnia Opera Liquida il 9 e il 10 novembre. Un nome quello della compagnia non casuale, ma legato agli attori e agli artisti che ne fanno parte. Fondata da Ivana Trettel 15 anni fa, la compagnia è, infatti, formata da detenuti ed ex detenuti della Casa di Reclusione di Milano Opera, la cui direzione collabora al progetto con il patrocinio del Ministero della Giustizia e del Comune di Milano. 

Opera Liquida fa parte della rete nazionale Per Aspera ad astra – come riconfigurare il carcere attraverso cultura e bellezza. E proprio sulla ricerca di cultura e bellezza capace di ribaltare il concetto del male insito nella natura umana ed esprimere una società in armonia, tratta la storia poetica di Extravagare. E’ scritta da Ivana Trettel che, oltre la drammaturgia, ne ha curato la regia insieme ad Alex Sanchez. Particolare la scenografia di Marina Conti e la stessa Trettel, con la collaborazione di detenuti scenografi e il contributo dell’artista cinetico Giovanni Anceschi, autore del Grande oggetto pneumatico fulcro dello spettacolo. Provenienti da diverse discipline i linguaggi espressivi, come sempre nelle produzioni di Opera Liquida. L’intervento dei detenuti è anche nei costumi che, realizzati sotto la guida di Tommaso Massone, sono disegnati dal designer di alta moda Salvatore Vignola. Così come le luci e l’audio dell’allestimento tecnico. Lo spettacolo si tiene nel teatro di 400 posti del carcere di Opera negli stessi giorni della seconda edizione della Masterclass, L’officina di opera Liquida: un incrocio di sguardi tra teatro e accademia, la cui frequentazione è gratuita per studenti universitari e operatori. L’ingresso del Teatro della Casa di reclusione è in via Camporgnago 40. Lo spettacolo, il 9 e il 10 novembre inizia alle 21, ma è richiesto al pubblico di presentarsi 30 minuti prima.  Biglietti 15 euro, ridotti (under 26 e over 65) 10 euro. Per informazioni e acquisto biglietti operaliquida.org entro il 5 novembre.


sabato 21 ottobre 2023

6? 60? 600? 6000 GRADI DI COMICITA'

Riuscire a intrattenere da soli un pubblico di ogni età, provocando risate per quasi due ore non è cosa facile. Se poi nel monologo sono del tutto inesistenti le banalità e anche i luoghi comuni sono raccontati in modo tale da non essere comuni, la difficoltà raddoppia. Infine quando il filo conduttore è un argomento di grande attualità e interesse, affrontato in modo chiaro e comprensibile anche per dei bambini (molti in sala), si può parlare di eccezionalità. 


Davvero superlativo, perché con tutte queste caratteristiche,  6°(sei gradi) spettacolo di e con Giobbe Covatta che, in scena ieri e oggi, ha inaugurato il filone comico, “mai semplice intrattenimento” del Teatro della Cooperativa di Milano. Il tema è il riscaldamento del pianeta che, come si sa, va aumentando in modo terrificante. Covatta dopo un piccolo preambolo, dove le occasioni per ridere sono già moltissime, immagina di essere nel futuro fino al 2123, quando la temperatura del pianeta, se si continua così, arriverà appunto a 6 gradi in più. Chi parla potrebbe essere quindi il nipote o il pronipote dello stesso Covatta. In un mondo dove l’ignoranza regna sovrana, la disoccupazione è galoppante ma al passo con l’incoscienza. Gli spunti di comicità sono moltissimi, ma mai scontati o risaputi. La popolazione è sempre più vecchia, si partorisce a 90 anni, per cui i bambini non vogliono più nascere. La sanità è uno sfacelo, negli ospedali si tende a risolvere qualsiasi malanno in modo drastico, anche per ridurre la popolazione in spaventoso aumento. Le nevi si sciolgono perfino a ottomila metri. Inutile il tentativo di Dio di mandare il figlio Gesù sulla terra a tentare di risolvere la situazione. Ogni tanto Covatta interrompe la narrazione, per cui diventa protagonista di aneddoti irresistibili, per prendere le vesti di scienziato e spiegare cosa sta succedendo al pianeta.  Ad accompagnarlo in qualche momento la musica dell’ottima chitarra di Ugo Gangheri. Gran finale con un mappamondo che scoppia. Molti del pubblico rifletteranno sull’argomento, altri il giorno dopo non se ne ricorderanno più, ma sicuramente tutti si saranno divertiti. Con una comicità intelligente.


venerdì 20 ottobre 2023

UN MONDO IN VITRA

Dire “luogo unico” per Vitra non spiega cosa significhi. Meglio conosciuto come Vitra Museum (a Weil-am-Rhein in Germania, ma vicino a Basilea) è molto di più di un museo. E’ fabbrica di mobili e oggetti dei maestri del design contemporaneo, esposizione ambientata (foto in alto), punto vendita, shop da museo, giardino, ristorante, sale per conferenze. Le costruzioni sono delle firme più note dell’architettura, tra cui Frank Gehry, Zaha Hadid, Tadao Ando, Claes Oldenburg, Alvaro Siza, Herzog & De Meuron. Ognuno con il suo stile per un eclettismo entusiasmante. Edifici con rivestimenti metallici o tutti in vetro o in mattoni. Con linee curve o svettanti in altezza. Con quel tanto di surreale da piacere a un bambino. 





Come la Vitra Slide Tower di Carsten Holler, 30 metri in acciaio con orologio, punto panoramico sul campus e scivolo. O la piattaforma in acciaio zincato di Ronan ed Erwan Bouroullec che, intorno a un albero di ciliegio, funge da panca. Più recenti la torre di tre metri in ceramica effetto mattoni di Nathalie du Pasquier. Diogene, l’unità abitativa di Renzo Piano, interpretazione in chiave moderna di un capanno arcaico, più che la botte del filosofo.  La Garden House  del giapponese Tsuyashi Tane, in materiali tutti sostenibili e per la maggior parte a Km zero, per riporre gli attrezzi di giardinaggio, con angolo caffè e toilette per i giardinieri(foto al centro). Si trova, come altre, nel giardino creato da Piet Oudolf con piante perenni spesso autorigeneranti, arbusti, erbe, cespugli, fiori selvatici. Fonte d’ispirazione e di nutrimento per le api "allevate" nei vicini e colorati alveari di design (foto al centro, sullo fondo la Slide Tower). E’ un esempio dell’attenzione per l’ambiente e la sostenibilità di Vitra. Che prevede entro il 2030 un’economia circolare che garantirà un utilizzo più lungo dei prodotti, il loro riciclo e lo smaltimento. In quest’ottica l’iconica Eames Plastic Chair, disegnata da Charles & Ray Eames, riveduta in plastica riciclata dai rifiuti domestici. E’ in vendita nel Circle Store, dove c’è un servizio riparazioni per dare lunga vita agli oggetti. In perfetta sintonia le mostre. Dal 21 ottobre al 3 marzo è di scena Iwan Baan. Moments in Architecture. Anche se l’olandese Baan è considerato uno dei grandi fotografi di architettura, le sue immagini non trattano solo gli edifici, ma anche chi li vive e li frequenta. Per esempio lo stadio di Pechino di Herzog & de Meuron, è raccontato nelle fasi di costruzione con svariati scatti e ritratti degli operai che ci hanno lavorato. Accanto a Manhattan o Las Vegas, propone realtà sconosciute, come una chiesa sotterranea in Etiopia o un cimitero alle Filippine. <
Non m’interessa ritrarre edifici al di fuori del tempo, quanto l’attimo specifico, il luogo e le persone che vi abitano…il modo in cui le persone interagiscono con quello spazio e le storie che ne nascono> spiega Baan (nella foto in basso Chandigarh, India).

mercoledì 18 ottobre 2023

DOVE ANDAVA MANZONI?

Siamo in un momento in cui la globalizzazione commerciale è sempre più invasiva. Soprattutto per quel che riguarda la moda, gli stessi monomarca sono in Via Camerelle a Capri, in Via Montenapoleone  a Milano, in Madison Avenue a New York. Il concetto di boutique è sparito o ha delle connotazioni molto particolari. Fa quindi piacere dare visibilità a quel che rimane delle botteghe storiche. Da anni per Milano se ne occupano Elisabetta Invernici e Alberto Oliva. Con la pubblicazione di libri, l’ampliamento della zona da considerare ed eventi vari. Sempre con molto seguito.




In ottobre per i 150 anni della morte di Alessandro Manzoni hanno progettato i tour manzoniani nei luoghi cari allo scrittore, dai palazzi storici dove risiedeva o dove aveva amici, ai giardini e alle vie dove amava passeggiare, alle botteghe, appunto. Nel primo Quattro passi con Manzoni si sono toccati vari luoghi tra cui la Galleria Bolzani con la mostra di Gigi Pedroli sui luoghi manzoniani. Il mercoledì dopo è stata la volta di Manzoni e i salotti milanesi. Con un tour che partendo, come il precedente, da Piazza dei Mercanti a fianco del Duomo, attraversa le vie del centro storico con i palazzi delle grandi famiglie che Manzoni frequentava. Tutti con facciate sobrie e rigorose e meravigliosi cortili e giardini nascosti, collegati tra loro, dove si ritrovavano i signori milanesi nella bella stagione. Di qualcuno c’è la targa di chi lo abitava, di qualcuno ci sono piccoli aneddoti da raccontare. Due le botteghe con una storia molta diversa tra loro. L’Erbolario di Via dell’Orso, azienda famigliare nata 45 anni fa e nota in tutto il mondo per i raffinati profumi e le creme tutte rigorosamente naturali. Non c’era ai tempi di Manzoni, ma i profumi pare fossero una sua passione. Il tour si conclude alla bottega Cilento 1780, un lussuoso negozio di abbigliamento maschile aperto un anno fa da Cilento, storica sartoria napoletana nata nel 1780. Ovviamente Manzoni non l’ha frequentata, ma soprattutto la sua seconda moglie Teresa Stampa, un po’ cagionevole di salute, andava spesso in quei locali che per quasi due secoli sono stati prima la Spezieria Brera poi l’Antica Farmacia Brera. Ugo Cilento, ottava generazione dell’eccellenza sartoriale, con un culto per le tradizioni, ha voluto mantenere intatti gli elementi storici. E il negozio è davvero da visitare (foto in basso). 


domenica 15 ottobre 2023

IL RICICLO E' IN SCENA

Non è certo una notizia. Finalmente, e fortunatamente, da tempo si parla di sostenibilità con conseguente maggiore attenzione all’ambiente. In questo caso, però, si sta parlando di palcoscenico, di teatro. E non si tratta di una commedia o di un dramma sull’argomento. In Trash!, in prima nazionale dal 13 al 15 ottobre al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, tutti gli oggetti utilizzati dai quattro artisti della spagnola Tothem Company (musicisti, acrobati, ballerini, attori) sono oggetti riciclati. Da cui provengono musiche, diventano soggetti di gag, coreografie, balletti. 



Dall’inizio, quando i quattro compaiono avvolti in sacchi neri che con i loro movimenti emanano suoni particolari e catalogabili come musiche. Fino alla fine, quando ramazze, tubi, copricerchi formano la parola "Trash" che da terra legata a dei fili si solleva in alto (vedi foto). Straordinari i suoni che riescono a recuperare da cassette per attrezzi, bidoni della spazzatura grandi e piccoli. Vari i colpi di scena come gli ombrelli che improvvisamente spuntano dall’immondizia e si aprono (vedi foto), bottiglie di plastica che emettono suoni.  Perfetti i tempi, la sintonia, ma anche il dialogo, raramente a parole più spesso a gesti, smorfie, sguardi, atteggiamenti. Continue le richieste al pubblico di partecipare con un battimani per finire una musica o per dare inizio a un’altra. Il coinvolgimento è continuo senza un attimo di tregua. Immancabile finale con due spettatori chiamati sul palco che, grazie alla comunicabilità dei quattro, sono divertiti e divertenti. Si ride, ci si stupisce, è un susseguirsi di sorprese. Non ultima quella di trovare tutti e quattro gli artisti all’uscita del teatro che salutano e ringraziano. Non è una lezione di come riciclare sicuramente, ma può dare delle idee. 



venerdì 13 ottobre 2023

OLTRE LA ZUCCA

Finiti i ritorni a scuola e la festa dei nonni, mentre tutti stanno prendendo la rincorsa per il Natale, che si fermerà solo con le segnalazioni per gli innamorati o aspiranti tali di S.Valentino, ecco che compare l’americanissima Halloween. Con tutti gli anticipi del caso. Il dolcetto-scherzetto, legato a un porta a porta improponibile da noi, diventa una fonte di consumismo nei più svariati campi. Dimenticando zucche, maschere, travestimenti. Anche la moda ci si mette. Fortunatamente non tutte le proposte sono forzate. O almeno dietro il bieco consumismo, c’è un’idea o una buona finalità.




Così, per esempio, la borsa Mercoledì di La Milanesa, brand lanciato qualche stagione fa al Salone White che crea borse sostenibili, realizzate con materiali riciclati e lavorate da artigiane turche, per supportare il progetto di ricostruzione dopo il terremoto dello scorso febbraio. Quanto a Mercoledì s’intende la tenebrosa figlia maggiore della famiglia Addams. E’ una media borsa a tracolla, che può avere anche un piccolo manico, avvolta in lunghe piume,  con su un lato una o più bambole in abito nero e trecce nere, copie conformi di Mercoledì.
Dato che Halloween coincide con l’atteso ponte dei Santi non sono da scartare le 9 città fantasma da brivido. E’ un’iniziativa di Musement piattaforma digitale su cui si possono prenotare più di 55mila viaggi in oltre 140 paesi. Andare a Fatehpur Sikri, città del Rajastan che doveva diventare la capitale dell’impero, abbandonata per mancanza d’acqua, può essere impegnativo. Come andare a Nelson, nel Nevada, sede di giacimenti d’oro e d’argento disabitata dalla chiusura delle miniere. Craco, in provincia di Matera o Vilarino da Furna, vicino a Braga in Portogallo, sono altrettanto interessanti e più proponibili. La prima (foto in alto) arroccata a 400 metri, al massimo splendore nel Medioevo, per una frana è deserta dal 1963 . Compare nel film Basilicata Coast to Coast. La seconda (foto in basso) nel Parco Nazionale Peneda-Geres, è stata completamente sommersa dalle acque. Solo quando il livello dell’acqua si abbassa si può intravvedere quel che resta delle case. 


giovedì 12 ottobre 2023

EMPATICI, GENEROSI, LIBERI, ANZI ERETICI

 

La parola "eretico" ha una connotazione negativa, o almeno è quello che libri e non solo ci hanno inculcato. Se poi si considera chi è stato giudicato eretico nella storia, il punto di vista cambia, anzi in certi casi si capovolge completamente. Ma di rado si fa una considerazione di questo genere.  E’ un grande merito quindi quello di Tomaso Montanari, storico dell’arte, accademico, saggista nonché firma eccellente di Il Fatto Quotidiano (nella foto). Con il suo spettacolo Eretici al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, purtroppo solo ieri sera, ha fatto riflettere sul tema,  partendo dall’etimologia della parola eretico, dal greco "aireo" che significa scegliere. 

L’eretico quindi è uno che sceglie un modo di vivere, un comportamento, un ruolo nel sociale, una sua morale, che non vuole seguire rigidi schemi imposti. Il che può essere molto negativo se supera certi limiti, mentre è assolutamente positivo se la sua è una scelta di libertà e di umanità. Spesso, anzi quasi sempre coraggiosa, perché  diretta  a sovvertire un sistema sbagliato, un abuso di potere, una  errata accezione del termine democrazia. E per meglio illustrare la sua teoria, che più che una teoria è un’intelligente constatazione, Montanari cita personaggi che nella storia sono stati giudicati eretici.  Ed ecco sullo schermo, dove dall’inizio dello spettacolo compare in una cornice dorata la parola "eretici", apparire  foto di eretici. All’inizio in un video parla il capitano di una nave che ha salvato dei migranti contro le disposizioni ricevute.  Poi passano le immagini di Virginia Woolf antesignana di una lotta per la parità dei sessi,  Tina Anselmi ritenuta una "tina vagante" della politica, Tolstoj uno dei più grandi oppositori del regime e delle disuguaglianze sociali, Rosa Luxemburg propugnatrice del socialismo rivoluzionario, Caravaggio con la critica feroce alla Chiesa attraverso i dipinti.  Per finire con Don Milani con la sua scuola contro tendenza. A confermare quanto detto da Montanari l’attrice Daniela Morozzi, accanto a lui, ha letto passi di libri che parlano di loro, i loro stessi scritti o le loro lettere. Ogni tanto, come sottofondo o come intermezzo, le note del sassofono di Stefano‘Cocco’Santini, grande jazzista. Ottima la regia di Matteo Marsan capace di rendere spettacolo un’illuminante lezione, che sarebbe stata forse più incisiva se sintetizzata in alcune parti.


sabato 7 ottobre 2023

GLI IMPAGABILI QUATTRO

Un apparente non politically correct che invece si rivela politically correct, ma in modo intelligente, senza le irritanti ridicolaggini in cui cade spesso questa modalità di comportamento. Un po’ complicata, ma potrebbe essere la definizione giusta per PaGAGnini (sì proprio con gag in evidenza)da ieri fino a domani al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano. 


Uno spettacolo  che da anni gira il mondo con un successo travolgente e anche ieri sera si è visto l’entusiasmo con standing ovation in un teatro pienissimo. Sul palcoscenico un quartetto d’archi che viene da Madrid non proprio regolare, con tre violini, un violoncello e nessuna viola e un repertorio che va da Mozart, Vivaldi, la Carmen, i virtuosismi di Paganini fino al rock, a Serge Gainsbourg, agli U2. Un dis-concerto, come lo definiscono, che mantiene  da anni la stessa struttura rinnovandosi nei contenuti. Dopo un breve inizio,  dove impeccabili i quattro provano i soliti accordi, incominciano le gag che, proprio come nel titolo, attraversano di continuo lo spettacolo. L’aria ispirata dei musicisti o l’enfasi con cui maneggiano l’archetto assume proporzioni assurde, tra il pagliaccio e l’acrobata. Ma non c’è la presa in giro del mondo musicale, perché è tutto sconvolto da quell’approccio surreale e dalla bravura dei musicisti. Capaci di usare il violino o il violoncello come chitarra, cavalcare da cow boy un violino, suonarlo in posizioni assurde, saltare mentre suonano, palleggiarsi uno strumento. Ogni tanto, anche a sipario chiuso, una voce femminile, molto professionale, annuncia il pezzo che sarà suonato e anche questo è in quello stile ironico. Nel finale, rituale il coinvolgimento di due persone del pubblico, un uomo e una donna, per formare il sestetto annunciato, con conseguente innamoramento di un violinista per la nuova musicista sulle note e le parole struggenti di Le temps d’une chanson. C’è chi ha detto che lo spettacolo è un modo diverso per lasciarsi coinvolgere dalla musica. E quindi è politically correct.


 

giovedì 5 ottobre 2023

TUTTA LA VERITA'

Del caso di Julian Assange e della sua "prigionia" se ne sente parlare da dodici anni, fino a qualche tempo fa più assiduamente,  ora sempre meno. Tanto da essercene quasi dimenticati. Ma non è solo il fatto di affrontare l’argomento che riguarda la libertà di stampa cioè “la nostra stessa libertà” che rende davvero interessante Assange. Colpirne uno per educarne cento. Al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano, solo ieri e oggi, lo spettacolo è un monologo in cui, con un suo testo, Alessandro Di Battista, ex deputato M5S(nella foto) parla della vicenda del giornalista e fondatore del sito WikiLeaks


Con una regia e una scenografia essenziale, ma proprio per questo più convincente, che vede sullo schermo l’immagine non nitida di Assange alternata a frasi e a foto di chi le ha dette, a immagini e video espliciti di fatti drammatici. Che non cercano mai l’effettaccio, ma si limitano a riferire quello che lo stesso Assange ha voluto dire nel suo sito e per questo è stato così brutalmente “censurato”. Niente retorica quindi o compiacimento nel raccontare una realtà ampiamente documentata. Nessun commento esaltato, qualche puntualizzazione più personale a cui il pubblico, folto e attentissimo, ha reagito con l’applauso. Ma la cosa forse più pregnante di questo spettacolo è l’uso del teatro come mezzo efficace e coinvolgente per far riflettere su una certa realtà. Non a caso fa parte di un cartellone intitolato Quello che conta, che con più di quaranta spettacoli parla del mondo in cui viviamo, con parole e musica tra realismo, surrealismo, comicità, revival e tutti i linguaggi possibili di scena. 


 

martedì 3 ottobre 2023

LABORATORIO TRA LE STELLE


Stelle che sorreggono altre stelle s’intitola la mostra che apre il 5 ottobre alla Fondazione Elpis di Milano. Può sembrare un titolo a effetto, che incuriosisce e può emozionare, ma non anticipa niente, quasi fuorviante.  E invece ha una sua logica, legata al fatto che con le opere presenti della giovane artista Lucia Cantò (Pescara 1995) non si esaurisce la mostra.  Infatti  queste sono un significativo punto di partenza per un discorso più vasto e decisamente fuori dagli schemi. Come dicono i curatori Giovanni Paolin e Sara Maggioni la mostra vuole avvicinarsi alle persone, interessarsi alle loro relazioni, lavorare  sulle parole, importantissime per Cantò. 



In effetti, oltre lo spazio al pianterreno con tre sue opere, c’è un laboratorio al primo piano, dove undici persone lavoreranno insieme per creare il proprio autoritratto (foto in alto). Un autoritratto molto particolare che parte dallo plasmare un piccolo vaso di argilla e metterci dentro qualcosa di loro stessi: scritti, foto di cui alcune sono già appese ai muri, con sempre qualcosa di organico, legato ai profumi, ai sapori, può essere del latte o un frutto ecc. Si crea così un circolo da cui si intuiscono cambiamenti, ritorni ecc. Gli aderenti al laboratorio sono stati selezionati tra una ventina di persone contattate attraverso dei manifestini distribuiti nel quartiere dove si trova la Fondazione. Di età compresa tra i 15 e i 65 anni. Nessun artista. Lavoreranno insieme su tavoli in legno come quelli dei cantieri edili, con a disposizione argilla, pennarelli e varia oggettistica in giorni fissati, a mostra aperta (Fino al 24 febbraio da giovedì a domenica dalle 12 alle 19). A preparare e anticipare il laboratorio le tre opere di Cantò. Madre, scultura in terracotta identificabile con un vaso, diviso in tre parti che richiamano la figura di una mamma con scritte sulla parte centrale. Edilizia di un pensiero con una "mantovana parasassi", usata nei cantieri, a cui sono appesi dei gladioli destinati a essiccare e infine Stellario dal nome dell’oggetto a cui si ispira: varie corone in bronzo con dodici stelle come si vedevano dietro le madonne nei quadri (foto al centro). La mostra è un’ottima occasione per visitare la Fondazione Elpis, insospettabile all’interno di un grande cortile (Via Lamarmora 26), creata nel 2020 da Marina Nissim per supportare giovani artisti. 

Tra le iniziative il progetto di arte contemporanea Una boccata d’arte diffuso in tutta Italia, che ha visto l’intervento Restrizione emotiva con i vasi di Lucia Cantò a Malamocco, antico borgo sull’isola del Lido, a Venezia (foto qui sopra).