Sarà un atteggiamento old fashion e poco millennial, ma fa piacere vedere degli under 25 raccontare in modo entusiasta il loro progetto. Però senza prosopopea e senza l’esaltazione e il piglio d’artista, più o meno compreso. Il che trattandosi di moda non è così comune. Si sta parlando di Avant Defilé, ieri e oggi a Palazzo Giureconsulti a Milano. Un evento patrocinato dal Comune e da Camera Nazionale della Moda Italiana in cui dieci diplomandi della Scuola di Moda IED di Milano presentano le loro dieci collezioni di tesi. Per ognuno di loro uno stand dove esporre il progetto e ogni 45 minuti una sfilata a turno nel salone del palazzo cinquecentesco, nel loggiato e in Piazza Mercanti. I tre migliori progetti votati dal pubblico saranno premiati. Ecco i nomi dei futuri stilisti.
Emma Baroni in Je vois encore ricorda il suo paese o meglio le valli e le tradizioni del suo Trentino, con abiti in tessuto d’arredo, maglieria calda e confortevole nei toni e con i disegni della natura. Davide Casadei per Indossando la pioggia inserisce elementi contemporanei e quasi futuribili nel classico, spesso per un doppio utilizzo come per il collo del pull o la geniale borsa gilet al 100% in cotone spalmato (foto in basso). Andrea Cella per Round Around guarda all’abbigliamento sportivo d’alta quota, ne studia le lavorazioni, trae spunti per i dettagli, trasforma piumini in zaini. Alessia Ferrucci con Azione di cura dà un riconoscimento ai lavori "non riconosciuti", come di chi tiene pulita una casa. Trasforma il grembiule in abito stratificandolo, o in trench, usa finti stracci spiegazzati per pull e maglie. Matteo Gagliano propone Circadian Rhythm, una collezione onirica pensata per la donna ma con qualche capo per lui, prende i tessuti e le imbottiture dei materassi ed elementi del vestire militare. Fil rouge il cavallo, sempre presente nei sogni. Filippo Ghini per Not Scary è influenzato dall’horror e dall’estetica dell’arte gotica ed ecco piumini che sembrano animali in cui infilarsi ed enormi stivali neri con decorazioni bianche. Stefano Marra presenta una collezione per tutte le taglie e più uomo che donna. Si chiama Icaro di cui racconta la storia di annientamento e ricostruzione. Un mix di militare e stile disco in materiali riciclati, come la pelle di struzzo lavorata con carta abrasiva. In materiale riciclato anche i manichini. Niccolò Mattavelli in Edo Yankees, come anticipa il nome, mette insieme streetwear e lavorazioni sartoriali giapponesi, con capi che riecheggiano tenute delle arti marziali e un camouflage provocatorio con le stampe di dollari e yen. Marco Servedio e 3 K come le iniziali di tre parole giapponesi che significano sporco, pericoloso, esigente e definiscono il lavoro dell’operaio. Capi quindi da lavoro con tessuti tecnici e zip invisibili o con doppio cursore. Cristian Torchia con Momento propone una collezione femminile che esce dai canoni per un’estetica che gioca su stratificazioni, tridimensionalità, cuciture con taglio a vista. A disposizione dei visitatori il magazine fotografico pubblicato annualmente dallo IED e realizzato con i progetti degli studenti. Quest’anno s'intitola Walking e i progetti, camminano per Milano.