E’ un momento felice per il cabaret nel senso che, tornato in primo piano, è addirittura entrato nei teatri. Merito anche della sua duttilità e delle sue svariate formule. Quella di Tutto è kabarett al Teatro della Cooperativa di Milano, fino al 30 aprile, è più nuova o per lo meno inaspettata. Prodotto dal teatro in collaborazione con Caffè Hertz, si presenta con tutte le caratteristiche di questo genere di spettacolo e poi a poco poco vira su un piano diverso. Sul palcoscenico Valentina Mandruzzato, Francesca Zaira Tripaldi, Maria Luisa Zaltron dirette da Riccardo Mallus, Caffè Hertz, con la drammaturgia di Riccardo Tabilio.
Il filo conduttore apparente sono le vicende negli anni Venti della ventenne viennese Elli che vuole fare l’attrice e va a Berlino, il luogo migliore in quei tempi per concretizzare la sua aspirazione. Dalla partenza e il saluto all’amica del cuore al viaggio in treno, fino ai primi lavori e alla fondazione di un locale, appunto di cabaret, chiamato Jazz. Ed è qui che salta fuori il cabaret tradizionale, dove sia Elli che amiche e amici, sempre interpretati dalle tre attrici, cantano canzoni rigorosamente in tedesco, suonano il pianoforte o la fisarmonica in pieno stile Lili Marleen. Sempre le tre come voci narranti parlano di una di loro che è stata portata via dai nazisti ed è morta. E qui il cabaret prende una connotazione particolare. Come spiegano alla fine le attrici, quella ragazza è veramente esistita. Si chiamava Lili Grun e lo spettacolo è liberamente tratto dal suo romanzo del 1933 Alles ist jazz, che racconta la sua storia di ebrea, deportata e uccisa in un campo di concentramento. Un libro scomparso per molti anni che è stato ripubblicato nel 2018. E che Caffè Hertz ha messo in luce, con il suo lavoro, nel modo più giusto. Dando spazio all’atmosfera, anche festosa, di quella generazione di giovani artisti inserita in un orribile periodo storico. Con un equilibrato mix per intrattenere piacevolmente ma anche far riflettere.