Anche se non ha senso volere inquadrare un romanzo in un genere preciso, con L’occhio del Pettirosso di Giuliana Altamura (Mondadori) si è spinti farlo, diventa un gioco di cui non si può fare a meno. C’è del giallo, ma anche dell’intimistico-psicologico, c’è la filosofia e la fisica, il futuro e la fantascienza, che è diventata realtà. Tutto parte dalla passione dell’autrice per la fisica quantistica.
“Mi piacciono i suoi risvolti filosofici, la visione letteraria nell’ esplorazione della contemporaneità” spiega Altamura che ha una formazione e studi alle spalle tutt’altro che scientifici. Diplomata in violino, è specializzata in filologia moderna con un dottorato di ricerca in storia del teatro. Il romanzo racconta di Errico, un fisico del CERN impegnato nella progettazione di un computer quantistico, attraverso il quale inconsciamente vuole avere un maggiore controllo sulla realtà, o meglio sul dolore per un drammatico episodio della sua infanzia. L’autrice, per quanto il romanzo sia scritto in prima persona a differenza dei due precedenti, non s’immedesima nel personaggio, ma ne rappresenta il maschile che è in lei. Come Greta, la moglie di Errico, più attenta alle emozioni e al suo corpo, interpreta il suo femminile. Nella vicenda s’inserisce a sorpresa il fantarealismo del bitcoin. “Quando ho cominciato a scrivere il libro nel 2017 non era ancora esploso il fenomeno, spiega Altamura, mi incuriosiva e così sono entrata in un forum, dove a differenza di me erano tutti preparatissimi in materia. Mi sono lasciata sorprendere, anche dal linguaggio usato, proprio come succede nella fisica e nell’alchimia”. Anche il titolo è coerente con lo stile del romanzo. Un’apparenza di fantascienza per un realismo scientifico. Nell’occhio del pettirosso, come in altre specie migratorie, infatti, c’è una bussola quantistica, cioè una molecola che segnala la direzione dove emigrare. E questa caratteristica la condivide con Jinrou, la donna cinese, personaggio secondario, ma in realtà decisivo per il finale.