All’ultimo giorno della Fashion Week milanese si può dire, con certezza quasi assoluta, che le contaminazioni
sono il trend più ricorrente. E le uniche due sfilate di oggi ne sono
un’ulteriore conferma. Ultrachic accosta il maculato ai tessuti maschili nello stesso capo. Nella blusa
di seta stampa su una metà i quadri e sull’altra le lettere. Sull’abito in
maglia a righe c’è un inserto con una tigre bianca al collo, effetto plastron.
Il cappotto vestaglia è metà a quadri piccoli e metà grandi. Il paltò scozzese
è illuminato da una banda di lamé.
Divertenti i dettagli: dalle borse che imitano i cartelli Caution ai cerchietti
con Like, Joy e Fun(a sinistra). Al Catwalk in progress o Paparazzi at work
sui pull. Alexandra Moura, designer portoghese
al suo debutto a Milano, rende omaggio a Rosa Ramalho, celeberrima ceramista del
nord del Portogallo, donna della campagna con una mentalità visionaria e
futuribile. E così in collezione l’urbano si mischia con il rurale, il classico con il contemporaneo. Per lei come per lui ci sono pantaloni con una gamba tinta unita, l’altra scozzese. La casacca per
lei in lana cotta ha degli aerei volant sul fondo (a destra). Il cappottino perbene, in velluto
a coste doppiopetto, ha la schiena a grandi quadri.Inediti alcuni tessuti dipinti
dalla stessa stilista, che reinterpreta il bestiario di Ramalho. Ultimo giorno anche per i saloni. Da White,
come sempre, molte le sorprese oltre il progetto Give a FoK-us sulla
sostenibilità. 514 i brand presenti di cui 172
stranieri. Tra questi da tenere presente
gli stilisti dell’Estonia. Viene dal
Portogallo, invece, Carla M dove M è l’iniziale del cognome Matos della designer,
con gioielli realizzati in plastica, acciaio, cartone, pneumatici, reti, non di recupero, ma nuovi. Vere piccole opere d’arte presenti al Moma di New York e allo MCA di Chicago. Moltissimi gli accessori, soprattutto
i gioielli al Super, che totalizza 57mila compratori, 21%
in più rispetto all’edizione del 2018. Diverse le proposte dei sei designer armeni. Shabeeg punta sulle stampe di animali. Z.G.est elabora un guardaroba
completo partendo dalla camicia. Da Loom virtuosismi della maglieria. Tra i
Super Talents sudamericani (foto in basso), selezionati in collaborazione con Vogue, i capi
psichedelici dell’argentina Vanesa Krongold. Tra gli italiani emerge lo jogging chic di Veraroad con pigiami in
seta completi di zainetto e gli stampati liberty. Temellini Dog-à-porter ha proposto i suoi cappottini coordinati per padrona e cane.
lunedì 25 febbraio 2019
domenica 24 febbraio 2019
LA MODA DA' SPETTACOLO
Penultimo giorno di Fashion Week
milanese. Antonio Marras mette in piedi uno spettacolo nel suo atélier, spazio fascinoso dove le pareti
al rustico convivono con lampadari a
gocce e tappeti. Poltrone, sedie, pouf, divani di ogni tipo e stile sono
distribuiti nelle varie sale. Niente
musica ma voci che, attraverso la lettura di lettere appassionate, raccontano il
personaggio Modigliani. L’atmosfera è quella di una festa nella Parigi
intellettuale di un secolo fa, con libri e champagne. Le ragazze portano abiti
che uniscono il sweet del velluto e del
pizzo al rough dei tessuti maschili.
I ragazzi hanno cappotti cammello con inserti animalier e giacche camouflage
con ricami. Le note forti di Black is
black, chiudono lo show. Un vero teatro, il Menotti, diventa la passerella di
Marios, brand creato nel 2002 dallo stilista cipriota Mayo Loizou e dal regista
e coreografo polacco Leszek Chmielewski. I capi dello sportswear sono
contaminati: la giacca militare dall’applicazione del pizzo, la maglia a righe tennis da una spruzzata di cristalli.
La cinese Angel Chen guarda ai costumi di un’antica tribù nomade della Cina: le
forme incuriosiscono, i colori incantano (in alto). Ci si chiede chi li indosserà. Poi si
scopre che sotto una palandrana improbabile o un poncho anomalo ci sono pantaloni,
giacche, spolverini, dal taglio impeccabile. Da Laura Biagiotti, Lavinia
recupera il monogramma creato dalla mamma nel 1975 e lo mette dappertutto. Dalla
casacca ai pantaloni, dagli abiti alle borse in tonalità sul rosso, sul bianco
e nero o anche in rilievo sul cappotto bianco trapuntato. A chiudere la sfilata,
vestita di bianco, come le modelle delle ultime uscite, Pat Cleveland, icona
delle passerelle anni ’80, in una sensuale camminata-balletto. La giapponese
Chika Kisada, con un passato di ballerina classica, dalla danza prende le
nuvole di tulle, l’eleganza, le morbide scarpine con i lacci. E aggiunge un
tocco di punk. “Quando indossate i miei
abiti vorrei che apprezzaste il movimento dei tessuti sul corpo e il senso di
confort” dice il giapponese Ujoh, del brand omonimo, e, infatti, confort e
attenzione all’ambiente sono i due punti forti della collezione. Debutto con
una presentazione-spettacolo di VGrass Studio, marchio parte di un importante
gruppo cinese, completamente made in Italy: tessuti, produzione, stile firmato Rodolfo
Paglialunga. Stampe inedite, ricami preziosi, tocchi di colori dipinti a mano e
petali tagliati a laser con effetto tridimensionale (in basso). Un inno al Made in Italy
anche la collezione di Eleventy che reinventa capi classici. Così il tailleur è
proposto con vari tipi di pantaloni. Le felpe sono realizzate con filati nuovi
come il cotone e il cammello. La maglieria ha ricami particolari. Gli abiti
sono fluidi, di diverse lunghezze, sempre con il punto vita segnato.
sabato 23 febbraio 2019
E' LA STAMPA BELLEZZA!
E' possibile prendere i capisaldi
del guardaroba classico, nei tessuti e nei
colori della tradizione, e farne una
collezione donante, non scontata e innovativa?
Luisa Spagnoli c’è riuscita. Parte dai ’70, uno dei periodi più creativi, e in
particolare dall’Inghilterra. Utilizza i tartan, ma declinati su tessuti armaturati. Recupera lo chemisier con stampe
barocche ( a destra in alto), reiventa la gonna di diverse lunghezze. Fa uso di pied-de-poule e
finestrati, ma li femminilizza accostandoli alla seta maculata. L’elegante
pantalone con pinces e cintura lo
propone in denim. Il trench è in ciré, il pull a rombi. Sera a effetto con
tessuti maschili per fogge femminili e illuminati dal lurex. Borbonese dalle borse
passa al total look, orecchini compresi. Ma non dimentica le origini e stampa
l’OP, il famoso occhio di pernice, anche sulle calze. Da Roberto Cavalli il
direttore creativo Paul Surridge si
concentra sulle stampe, nel rispetto della continuità. Punta alla fluidità delle
linee e alla morbidezza.Gioca con le plissettature. Prende dall’archivio il
pitone jacquard, s’ispira all’Art déco per la sera. Sartorialità senza
ingessature per gli abiti di lui. Da Alberto Biani il tessuto è sempre il
protagonista. Molte le stampe che si mescolano con accattivante eleganza ai
quadri. Nicola Brognano, 28enne promessa della moda, per il brand che porta il
suo cognome, immagina una fuga dell’irrequieta Maria Antonietta da Versailles.
Ed eccola con zaino, tute in pile, ma anche abiti dalle maniche rigonfie in uno
stampato che richiama le tappezzerie del Petit Trianon. Cappottini e giacche di
leopardo da Simonetta Ravizza, ma sono agnelli stampati. E’ tempo di svolta,
infatti, per la signora della pelliccia. Solo pelli di animali della catena
alimentare, con qualche pezzo eccezione, non in sfilata, per il mercato coreano
e cinese. La pelliccia diventa accessorio ed ecco la versione baby della
Furrissima in mongolia o in shearling da
applicare alla cintura. In passerella anche l’uomo. Divertente, colorata,
piacevolmente irriverente, e per un’acquirente giovane, la collezione di GCDS,
dove le due prime lettere non stanno per Giuliano Calza, direttore creativo
insieme al fratello, ma sono l’inizio di God
Can’t Destroy Streetwear. Cividini festeggia i trent’anni e nella scenografica
Sala delle Cariatidi, in cui sfila, mette un tavolo dove due suoi
artigiani-pittori lavorano con la tecnica dello stencil e della serigrafia. La
collezione mischia femmminile al maschile, sul Principe di Galles crea un
effetto luminoso. L’animalier compare
su giacche e gonne. Come colonna sonora la voce di Françoise
Hardy, perfetta icona in quel suo mettere insieme un vestire da uomo e un
fascino di donna vera. La passione per la stampa contagia anche l’accessorio e
Giuseppe Zanotti rivisita il maculato, in particolare il leopardo, la zebra, la
giraffa per tacchi, tomaie, dettagli. Grande varietà nei tacchi, dallo
stiletto altissimo al platform per il sandalo(a sinistra in basso), al tacco 45 per la nuova bebé,
allo stiletto basso, al tacco squadrato per stivali e tronchetti.
venerdì 22 febbraio 2019
NON SOLO FUMO
Milano: Zona Navigli, ora di
punta, strada a doppio senso con macchine in coda e un tram che arriva. Due
ragazze, con tutte le caratteristiche delle blogger, all’uscita di una sfilata,
si fanno fotografare in mezzo alla strada bloccando il traffico. E quando il
tranviere scampanella,giustamente impaziente, gridano proterve: “Ma cosa fa non
capisce?”. Fa piacere quindi scoprire che il fantastico mondo della moda non è quello, anche se è quello che
vede la gente. Quasi finita l’era di “Mi
sono ispirato a…”. Oltre l’importante lato economico s’ incomincia a vederne il
lato sociale. Dietro a un vestito c’è del lavoro certo, ma di che tipo? Regolarmente
retribuito, o fatto di sfruttamento o peggio minorile? Cosa succede agli abiti
che si buttano via, dove si riciclano? Come far capire al consumatore finale
che un capo costa di più perché ha il valore aggiunto della sua sostenibilità.
Su queste considerazioni e molte altre si fonda il progetto Give a Fok-us di cui è direttore
artistico Matteo Ward, brillante trentenne fondatore del brand Wrad. E’ stato
presentato oggi a Milano all’inaugurazione del salone White, alla presenza del
sindaco Sala e di varie autorità. Al centro del progetto, un’installazione realizzata
dal gruppo DrawLight, che mette insieme arte, tecnologia, creatività e scienza(in alto). Guardare avanti, ma recuperando i pezzi forti
della tradizione, un altro modo intelligente di vedere la moda. Trussardi con Archive+Now
fa rivivere i suoi pezzi iconici,
soprattutto in pelle, con la rivisitazione di giovani creativi. In questa fase
iniziale del progetto, oltre le prime
interpretazioni esposte, un video di sei minuti curato da Giulia e Camilla
Venturini, art director e designer, dove loro stesse indossano vari capi e
accessori(al centro). La ricerca dei tessuti è il punto forte di Hanita, per la maggior parte
in fibre naturali o ricavati dal riciclo di materiali. Attenzione ai dettagli e
sofisticate lavorazioni sartoriali come
le plissettature, piuttosto che le decorazioni che guardano all’India e all’Oriente o la pioggia di
paillettes. Ricami fatti a mano e frange realizzate su antichi telai, quindi senza
l’uniformità industriale, caratterizzano la maglieria di Biancalancia che utilizza soprattutto baby Alpaca e cashmere
a più fili sottilissimi. “Le nostre capre vivono in Mongolia, non le tosiamo ma
le pettiniamo”. E’ il motto di Saldarini Cashmere che trasforma i velli delle
capre in imbottiture ecologiche. E per mostrarne i risultati propone flash di
due collezioni di apprezzati giovani stilisti, Marco Rambaldi, vincitore del Green
Carpet Award 2018 e il giapponese Ujoh. Recupero
delle tradizioni artigianali e di certi tipi di lavorazioni a mano, uniche nel
loro genere, anche nella intrigante capsule collection di Les Copains. Un
omaggio ai cent’anni della Bauhaus, di
cui riprende la scelta dei colori primari, giallo, rosso, blu. Gli stemmi-logo
diventano una decorazione, così come il ferro da lana per chiudere il cardigan(in basso).
giovedì 21 febbraio 2019
FEMMINILE SINGOLARE
Forse è osare troppo dire che in
queste sfilate milanesi la femminilità è in risalto. Una sorpresa, considerando
l’avanzata del no-gender, continuazione in chiave polemica del vecchio unisex.
Un esempio è Genny, che peraltro non si è mai staccata da quell’immagine. La nuova donna Genny è una regina delle nevi, con
quel pizzico di fiabesco da renderla creatura di fascino, ma anche quel tanto
da farne donna attuale e probabile. I
capi sono fluidi, sia gli abiti in seta
che scivolano addosso, sia gli avvolgenti cappotti in morbida lana. Molte le
profilature di cristalli Swarovski. Per la sera una
versione inedita di smoking
con ampi pantaloni in jacquard e bustino-gilet con bretelle in seta. Meno diva,
ma cripto-seduttiva la donna di Antonelli Firenze. Per lei materiali e tagli che
valorizzano la figura. Come il cappotto di lana con lino all’esterno (a sinistra in basso), l’abito
di jersey effetto metallo, il check maschile rivisto con righe in tinta corallo
e i paltò-vestaglia, capo che si ritrova
in molte collezioni, come l’abito camicia. Eccolo infatti da ZLFZSS, brand che
fa parte del progetto Fashion Haining, promosso da HCLC per creare un ponte tra
l’industria italiana e quella cinese. Sfila al Museo della Scienza e della
Tecnica e, coerenti, gli stampati si ispirano
ai dipinti di Leonardo. Grande attenzione alla sostenibilità. Una
ventina di materassi impilati intorno ai quali girano ragazze e qualche
ragazzo, ogni tanto ci salgono sopra, ci si rotolano. Siamo alla sfilata di Act
N°1, marchio fondato nel 2016 da Luca Lin e Galib Gassanoff, come dice il nome,
primo atto della vita dei due designer.
I materassi evocano la camera da letto, luogo dove si sogna, si fa
progetti, si pensa al futuro. Qui le camicie di seta diventano abiti vestaglia.
I colori dell’autunno londinese sono uno dei punti di partenza della collezione
di Anteprima (in alto a sinistra). Ogni capo, dal giaccone
matelassé al cappotto redingote, dal tailleur al paltò patchwork di tessuti
finestrati, sono un perfetto ed equilibrato mix di elementi maschili, spunti di
femminilità, casual chic. I colori dell’autunno anche nella presentazione di
Gentry Portofino (in alto a destra). L’affasciante Sala Mengoni, attico di Cracco in Galleria , diventa
un giardino con foglie secche e piante, dove le modelle sono parte di tableaux vivants, enfatizzati dal riflesso negli specchi. E si
apprezza la perfezione delle lavorazioni. La stessa sala Santoni la trasforma
nel percorso di una mostra. Cinque installazioni di donne a ognuna delle quali
si accorda un certo tipo di scarpa. Si ispirano alla Milano dell’architettura
le scarpe, ma soprattutto le borse di Salar, brand creato dalla coppia, nel
lavoro e nella vita, della pugliese Francesca Monaco e del messicano Salar Bicheranloo. Ecco il
colore del Castello Sforzesco, un effetto dorato che richiama la casa della
Fondazione Prada, eccetera. Un omaggio a Milano che ogni tanto si tinge di
esotico, come le borchie metalliche che ricordano piccole le piramidi vicine a
Citta del Messico (foto in alto).
Iscriviti a:
Post (Atom)