Si è aperta oggi a Palazzo Reale, a
Milano, la mostra di Georges de La Tour. E’ la prima in Italia dedicata a un
pittore ritenuto il più importante della Francia nel Seicento. Solo nel 2011 a
Palazzo Marino erano state esposte con grande successo due sue tele. Conosciuto e stimatissimo, e non solo nel
suo Paese, tanto da essere nominato pittore di Luigi XIII, De La Tour dopo la
morte era stato completamente dimenticato. Fino a quando nel 1915 lo studioso
tedesco Hermann Voss ne aveva ricostruito la storia e a poco a poco si erano rintracciati i suoi
dipinti, di cui alcuni attribuiti a Velasquez, Caravaggio e a un anonimo
fiammingo. Un percorso, quindi, quasi all’opposto di tanti artisti, che
ignorati e non apprezzati in vita, sono stati riconosciuti grandi maestri solo dopo
la morte. Anche per questo non è stato facile mettere insieme le sue opere. A Palazzo
Reale ne sono esposte quindici. Ma non sono le sole. Le affiancano, quelle di
altri pittori del suo tempo, i cui nomi non sono così famigliari, provenienti
da musei e collezioni private di tre continenti e 26 Paesi. L’elemento che li
accomuna non è soltanto il secolo, ma la sperimentazione della luce. L’Europa della luce, infatti, completa il
titolo. Una luce che ha molti punti in contatto con quella del Caravaggio, di
cui non si sa se De La tour abbia mai visto i dipinti. Soprattutto nei suoi
coevi è una luce artificiale, proveniente da una candela spesso presente. Le sue
opere, anche se varie sono a carattere religioso, si distinguono per un quasi iperrealismo. La tendenza cioè a
ritrarre scene di vita di strada con persone reali, poveri, derelitti. E così
accanto ai soggetti religiosi come la drammatica Maddalena penitente con la mano posata su un teschio o Giobbe deriso dalla moglie, considerato
il suo capolavoro ma di non facile lettura, ci sono quadri di vita popolare che
rivelano una sensibilità e un’attenzione a guardarsi intorno, che non si
riscontra nei suoi coevi. Come La lotta dei musici, mendicanti che con
un flauto in mano si contendono probabilmente qualche moneta (in alto). O Il Suonatore di ghironda (una specie di
liuto a corde e a tastiera nato nel Medio Evo) col cane (in basso). Tutto qui è perfetto, reale, commuovente: dal viso
dell’uomo ai suoi vestiti, perfino l’espressione del cane. Animale che De La
Tour conosceva bene, avendo raccolto in casa sua molti randagi. La mostra,
prodotta da MondoMostre Skira, che ne ha anche edito il catalogo, chiude il 7
giugno.
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