Antonio Marras |
Giuseppe Zanotti Design |
Ermanno Scervino |
Non si sono molte nuove idee in
questa fashion week milanese, ma la varietà di proposte è notevole.
Puntare sulla funzionalità nella
scelta di tagli e tessuti e lavorare sui dettagli per la caratterizzazione è
una delle strade seguite . E non è così ovvia. Ujoh il marchio giapponese di Mitsuro Nishizaki, che ha sfilato nel
Teatro Armani, ha proposto per esempio cappotti
semplici ed essenziali con applicate
strisce di pizzo sintetico o nastri di piume, con un effetto di movimento.
Sartorialità certo anche
da Antonio Marras , ma in secondo piano rispetto alla ricchezza di ricami, giochi di intarsi, abbinamenti di tessuti a sorpresa, per una collezione ispirata alla fragile e sfortunata Adele H del film di Truffaut.Sulla passerella di Cividini, invece, sfila il minimalismo imperfetto. Pezzi pensati in modo rigoroso hanno spunti inaspettati, una
stampa in capo non è completa, il cardigan è in realtà un patchwork di maglieria e pelle, il tweed del cappotto è maglia jacquard. Da Ermanno Scervino capi maschili, addirittura del guardaroba militare, sono così ingentiliti da evocare le vere dive del passato, ma in chiave attuale. Un inno alla femminilità quindi, ma non così risaputo. Una donna qualunque potrà indossare questi capi o indossandoli non sarà più qualunque? Ancora un altro spirito dietro la collezione, ricchissima (circa 700 capi), di Luisa Spagnoli per cui la definizione più giusta è rassicurante. E non è poco. Una donna può trovare di che essere chic e sufficientemente di tendenza senza sembrare il testimonial di serie C del marchio. C’è tutto: dalla quintessenza dell’abito risolutivo in maglia effetto tessuto alla tuta da sera, al parka scozzese donante per chiunque.
da Antonio Marras , ma in secondo piano rispetto alla ricchezza di ricami, giochi di intarsi, abbinamenti di tessuti a sorpresa, per una collezione ispirata alla fragile e sfortunata Adele H del film di Truffaut.Sulla passerella di Cividini, invece, sfila il minimalismo imperfetto. Pezzi pensati in modo rigoroso hanno spunti inaspettati, una
stampa in capo non è completa, il cardigan è in realtà un patchwork di maglieria e pelle, il tweed del cappotto è maglia jacquard. Da Ermanno Scervino capi maschili, addirittura del guardaroba militare, sono così ingentiliti da evocare le vere dive del passato, ma in chiave attuale. Un inno alla femminilità quindi, ma non così risaputo. Una donna qualunque potrà indossare questi capi o indossandoli non sarà più qualunque? Ancora un altro spirito dietro la collezione, ricchissima (circa 700 capi), di Luisa Spagnoli per cui la definizione più giusta è rassicurante. E non è poco. Una donna può trovare di che essere chic e sufficientemente di tendenza senza sembrare il testimonial di serie C del marchio. C’è tutto: dalla quintessenza dell’abito risolutivo in maglia effetto tessuto alla tuta da sera, al parka scozzese donante per chiunque.
Negli accessori il trend è
ribadire il proprio stile. E così Giuseppe Zanotti Design insiste sulla donna
disco anni ’80. Ovviamente scegliendo
nuove forme, nuove lavorazioni, nuovi materiali. Come il velluto
glitterato dello stivaletto, il motivo a farfalla in pietre su sandali e
ballerine, la pioggia di strass sui camperos. Novità la capsule collection con pantaloni, giubbotto, abito, in plastica o in velluto. Sofisticate e intellettuali le nuove
borse di Valextra. Tre modelli, solo in
pelle bianco pergamena, hanno una grande X nera che richiama sia la X del marchio
sia i nuovi linguaggi del web. Di vari colori, invece, e forme, dallo zaino alla
tracolla, le borse del Button Project di Martino Gamper su cui si possono
applicare a piacere i divertenti magneti in technicolor creati dal designer.
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