C'è
un giovane Giorgio Armani in un raro atteggiamento scanzonato, ma c'è anche un
Armani serio e pensoso, noto ai più. C'è Ottavio Missoni con quell'intrigante
aria da charmeur. Krizia è sdraiata
su una poltrona, sguardo ironico e divertito. Gianfranco Ferré dietro ai grandi
occhiali non riesce a nascondere sensibilità e timidezza. Gianni Versace è il
bel ragazzo dal sorriso aperto. C'è Valentino con l'inseparabile carlino
Oliver, quasi impossibile da individuare. Laura Biagiotti è una giovane,
affascinante signora. I protagonisti del prêt-à-porter
italiano ci sono tutti. Oltre ai creativi, quelli che l'hanno prodotto,
distribuito, comunicato e fatto conoscere nel mondo. Da Ferragamo a Loro
Piana, ad Achille Maramotti, il signor Max Mara, a Franca Sozzani, alle
icone
Anna Riva e Anna Piaggi. Ma il panorama della moda non si limita all'Italia. Ecco
l'americano Oleg Cassini abbracciato a un enorme cane, Karl Lagerfeld quasi
irriconoscibile nella sua semplicità,
e ancora Tom Ford, bello come un divo del cinema, di cui ora fa parte, come
regista. Ai personaggi dello spettacolo e agli artisti è dedicata la sala
accanto. Qui sono i ritratti di Gregory Peck, Valentina Cortese, Federico
Fellini, Ermanno Olmi, Andy Warhol, Walter Matthau, Tina Turner, Woody Allen,
ecc. Siamo al terzo piano di Giglio Bagnara a Sestri Ponente e tutte
le foto portano la firma di Graziella Vigo, uno dei nomi più importanti
ed eclettici della fotografia internazionale. La mostra Portrait, da vedere fino al 15
novembre, fa parte degli eventi per celebrare i 150 anni del piccolo grande magazzino. Il primo department store italiano, creato dagli
antenati dell'attuale proprietario, su ispirazione del Lafayette parigino. Nel
centro storico del quartiere genovese propone una selezione raffinata di moda per uomo, donna, bambini, accessori per la casa, oggetti di
design, profumi e affini, ma anche libri, una zona dedicata ai computer e una
ai vini con ingresso indipendente sulla strada. L'atmosfera, preannunciata
dalle vetrine curatissime, è accogliente come in una casa: luci giuste, tappeti
persiani per terra, musica non troppo forte, personale gentile e mai
invadente e un piccolo Caffè dei Glicini, bar-ristorante con gli originali
soffitti affrescati e un gradevole terrazzo pieno di verde. Perfetta la scelta
di una mostra come questa, e soprattutto coerente con lo spirito del luogo
impostato a uno stile mai sopra le righe, che rispetta le tradizioni ma
attento all'evoluzione e alle novità del contemporaneo. Proprio come il tipo di
fotografia di Vigo "con l'occhio alla tecnica del passato e la
morbidezza del ritratto moderno" ha scritto Lanfranco Colombo, gallerista
e forse il massimo esponente nella storia della fotografia italiana. Milanese,
studi a Ginevra, giornalista professionista, Vigo lascia la sua attività di
fashion editor in Rizzoli per trasferirsi a New York e specializzarsi
in fotografia, prima all'International Center of Photography poi
con Robert Mapplethorpe per il ritratto in bianco e nero. Di cui questa
mostra è una significativa testimonianza, dove si coglie, come ha detto di lei Franco
Zeffirelli, la capacità di “captare e raccontare l'attimo fuggente
rendendolo memorabile".
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