venerdì 5 aprile 2019

VEDERE OLTRE



Non capita spesso di trovarsi in un salone affrescato dal Tiepolo e guardare un video girato nella Galleria Sabauda di Torino, davanti a un dipinto del Veronese. Succede a Milano, a Palazzo Dugnani, nella sala dove si celebravano i matrimoni. Ora questa e le stanze intorno sono uno spazio per mostre. Fino al 14 aprile ospitano Ipervisualità. Rendere visibile l’invisibile, promossa dal Comune di Milano in collaborazione con la Wemhöner Collection a cui appartengono le videoinstallazioni. Sono sei e parlano di ciò che va oltre il reale, che sta “tra 

il visibile e l’invisibile nella percezione temporale”. In Fragile, nel salone del Tiepolo, il duo Masbedo racconta di un pavone che si aggira nel museo e di un ragazzo (in alto). Nell’altro loro video 2’59’’ un LP gira su un giradischi, si sentono le note di Imagine interrotte da strani rumori. Playtime di Isaac Julien narra storie di crisi finanziaria a Londra, Dubai e Reykjavich. Swap di Julian Rosefeldt, parla di uno scambio di valigie fra bande di gangster, con flash di grottesco. Dello stesso artista Deep Gold, bianco e nero ispirato a L’âge d’or di Buñuel e al suo “immaginario libidinoso”. Sensualità aggraziata che si rifà al cinema cinese anni ’30 nei nudi dei cinque video New Women di Yan Fudong (al  centro). Il corpo, ma quello enfatizzato del body building, è il riferimento delle opere del belga Felix Fasolt (classe 1988), un progetto di Edoardo Cimadori, fino al 19 maggio alla galleria MDM7, in Via Marco de Marchi. Le fibre muscolari fotografate, ingigantite, inserite fra due vetri  in cui è stata versata la bevanda Powerade, diventano alberi e paesaggi(in basso). Come dice con ironia il titolo-gioco di parole I, you, you, ar, my! creato da Olivia, la figlia di nove anni di Fasolt, ognuno ha una sua visione. D’effetto anche l’attrezzo da palestra che al posto della persona ha una massa di olio di palma con pezzi di fragole, banane, e altri cibi proteici per dare sfumature di colore e continuare il discorso del paesaggio e del culto del corpo. Potrebbe essere inserito nell’Art week, per il modo artistico di trattare temi sociali e umani, lo spettacolo Eli Ohna-Land of the people, ieri allo spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro. E’ la storia di guerre, sfruttamento, schiavitù, a causa del petrolio, di un paese del Delta del Niger raccontata da sei straordinari performers Ikwerre, una delle venti etnie del Delta, con l’apparizione in finale del loro re e della loro regina.

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