venerdì 6 maggio 2016

LA MINISTRA E IL RAPITORE


Fa piacere ridere, quando dietro c’è il ritratto di una situazione attuale, una critica acuta, la messa in risalto di storie importanti. Insomma non è la risata fine a se stessa, facile da provocare, che non lascia niente dietro. Per questo si apprezza  la satira ben condotta o una commedia come L’ho fatto per il mio paese, di Francesco Freyrie e Andrea Zalone, fino  al 15 maggio al Teatro Menotti di Milano. In scena Lucia Vasini, nella parte di una Ministra del lavoro rapita, e Antonio Cornacchione in quella del suo rapitore, un ex infermiere rovinato dalla riforma della signora. Che, appunto, con il suo donchisciottesco gesto  e un piano molto approssimativo, vuole vendicare  gli italiani rovinati come lui e far  cancellare la nuova legge. Tutto si svolge in uno scantinato squallido quanto basta, ma con dettagli  che raccontano e completano il personaggio di lui. Il tempo, circa quarantotto ore, è scandito  dagli stacchi con cambiamenti di luce  ogni tanto, oltre l’intervallo, ben studiati dal regista Daniele Sala. Cornacchione è irresistibile con quel suo linguaggio da post sessantottino, zeppo di luoghi comuni. Vasini è divertente e quanto mai convincente nelle vesti della ricca snob sicura di conoscere il mondo e poter dettare legge. Con quel tono di voce impostato e quei modi di dire  per cui ti aspetti da un momento all’altro parole come choosy. Inutile dire che il rapimento abortisce, e in modo grottesco. Ma non è il finale.      

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