C'è il
ritratto del tipo in tuta da jogging, accessoriato con catene e cuffia per
musica. C'è il contadino americano con la camicia a scacchi, c'è la fashion victim che sul
pull casual mette la collana. C'è la signora in pelliccia che tiene al
guinzaglio un Weimaraner. Niente di
strano, se non fosse che tutti gli umani sono dei Weimaraner, razza canina
presente già nei dipinti di Van Dick, frutto di incroci propiziati dal Granduca di Weimar tra segugi, bracchi,
pointer. E i ritratti sono foto, novanta polaroid
e dieci stampe, realizzate da William Wegman (foto in alto davanti a una sua Polaroid), da vedere alla mostra Being Human dall'8 settembre all'11
gennaio al Masi, Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano. Un modo
per raccontare il mondo in varie sfaccettature. Il percorso si compone di otto
sezioni, ognuna caratterizzata da una frase del fotografo dove il sense of humour è alle stelle. Ci sono i Tales (racconti) parola con lo stesso
suono di code in inglese, con riferimenti cinematografici e letterari. C’è Masquerade in cui si attribuisce ai Weimaraner
l’invenzione del ballo in maschera.
Nella serie Vogue l’artista
insiste sul senso per la moda di questi cani, facendo derivare il termine Vogue
da wag-scodinzolare. C’è la sezione Cubists dove i cani diventano geometrie
da accostare a cubi. Ci sono foto con giochi cromatici, dove le zampe formano un bicchiere (foto in basso). Completano la mostra
alcuni corti girati da Wegman dagli anni 70. Negli ultimi, irresistibili, una
divertente critica al mondo degli artisti. La scelta del Weimaraner, ha detto
Wegman, è dovuta oltre alla loro disponibilità al fatto che sono grigi, colore
neutro. Per chi
ha qualche perplessità e pensa che per scattare queste foto si maltrattano gli
animali, parlando con l’artista può sciogliere immediatamente i propri dubbi. I suoi
cani-modelli, ne ha avuto nove dal primo Man Ray agli attuali Flo e Topper di
sette e otto anni, sono il suo primo pensiero. Condizionano la vita sua e della
moglie tanto che si alternano nei viaggi per non affidarli ad altri. L’unica critica
che si può fare al fotografo è quella di
aver reso, con le sue foto e le sue campagne pubblicitarie (straordinaria
quella di Fissore), il Weimaraner cane di moda, tale da essere scelto non da chi
ama i cani, ma da chi vuole uno status symbol.
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