domenica 4 novembre 2018

OLTRE LA VIDEOARTE




Da un video artista, in genere non ci si aspetta un film di 90 minuti. Anzi lo si teme. Per quanto siano assicurate  la bella fotografia e la vista ne rimanga appagata, la lunghezza  inevitabilmente smorza qualsiasi sensazione positiva. Il film di Shirin  Neshat, pur durando un'ora e mezza, non delude affatto. Anzi intriga e appassiona. Perché con  Looking for Oum  Kulthum, l'artista iraniana (da anni a New York, Leone d'argento nel 2009 a Venezia per Donne senza uomini), riesce a mettere insieme l'eleganza delle immagini dell'opera d'arte a una trama ben impostata e capace di farsi seguire. Il film racconta di una regista, Mitra che sta girando in Egitto un film su una grande cantante, appunto Oum Kulthum. Ma non è un biopic e non solo perché  Oum  è un simbolo, un'icona della possibile libertà delle donne, ma perché le scene del film si intrecciano e si alternano alla vita sul set. E soprattutto alla storia personale di Mitra che, raggiunta dalla notizia della fuga del figlio adolescente che non vedeva da anni, incomincia  a mettere in discussione le sue scelte di vita. Come la cantante, anche lei ha chiuso con i sentimenti e gli affetti per inseguire la carriera e il successo . Ma mentre  la Oum  che lei racconta non sembra averne coscienza, Mitra  si rende conto che in questo modo ha fatto male a se stessa e alle persone intorno a lei. Per questo decide di rivedere il finale del film, mettendo nel personaggio parte dei suoi dubbi. Cosa che non  piace ai produttori e che la spinge ad abbandonare il set a film quasi finito. Pochi i dialoghi, ma significativi. Molto è giocato sull'espressione dei protagonisti, ma senza gli eccessi, spesso ridicoli, dei film muti. Buoni gli attori, e benissimo selezionati. Straordinaria ovviamente la fotografia, la scelta dei colori, le inquadrature inaspettate, come quella delle donne velate in corteo, piuttosto che l'incontro immaginato di Mitra con la vera cantante in un terrazzo su orizzonti infiniti, o ancora il viso di Oum, nella finzione filmica, che sporge dal sipario rosso. Le figure, soprattutto femminili,  sono stranamente allungate, le tinte eccezionalmente vivide, le musiche improvvisamente enfatiche, in un mix perfetto per mettere insieme finzione scenica, realismo e immaginazione. 

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