mercoledì 7 novembre 2018

DOVEVO FARE IL CONTADINO




Dice così il sottotitolo della sua autobiografia Il destino. Potrebbe sembrare una frase un po’ snob, già sentita, ormai neanche più spiazzante. Ma, considerando che l’ha scritta Flavio Lucchini, ha autenticità e significato.  E non solo perché precede “ma ho incontrato la moda”, seguito da “e non sono uno stilista” fra parentesi. Rispecchia il carattere e il modo di pensare del geniale art director, nonché editore e artista. Quella sua semplicità saggia, che potrebbe apparire vaghezza, ma che rivela una grande attenzione al mondo intorno e la capacità di cogliere aspetti interessanti nelle persone, come nelle cose. A non partire da preconcetti. La copertina del 
                        libro con il disegno di una bambina, la nipote Luna, lo sintetizza ampiamente. E la sua carriera lo conferma. Si legge nei novanta capitoli, novanta come i suoi anni, e, chi non lo conosceva, ha avuto modo di riscontrarlo nelle sue parole e nelle varie testimonianze alla festa per il suo novantesimo compleanno alla Triennale di Milano, lo scorso 27 ottobre. A fare gli onori di casa il presidente della Triennale Stefano Boeri, a dialogare con Lucchini, Gisella Borioli sua moglie, giornalista e responsabile del Superstudio, Oliviero Toscani, Giovanni Gastel e vari personaggi per i quali è stato un maestro di vita oltre che il talent scout. E proprio nell’avere saputo trovare i talenti nella fotografia e nella moda e nel continuare a credere nei giovani sta molto della sua forza. Il rifiuto dello scontato e la voglia di individuare nuovi punti di vista è il filo conduttore della sua attività. Dal progetto di Amica negli anni ‘60 alla trasformazione di Novità in Vogue, alla creazione dell’Uomo Vogue con reportage inediti e coraggiosi come quello sulle Black Panthers e la cultura nera. Poi la casa editrice Edimoda, con le riviste Donna e Mondo Uomo negli anni ‘80. Un' altra maniera ancora di interpretare la fotografia di moda di cui la famosa copertina di Donna con la modella di schiena ne è l’esempio più lampante. Sempre in quegli anni la fondazione del  Superstudio 13, il primo studio italiano a fare concorrenza al parigino Pin Up, al quale nel 2000 si aggiungerà Superstudio Più. E anche le sue dolls e i suoi totem (con lui nella foto di Oliviero Toscani al centro) le sculture a cui si dedica da quando ha lasciato l’editoria, sono in qualche modo una continuazione di quel discorso. Novanta sue opere sono in mostra alla MyOwnGallery di Superstudio fino al 31 dicembre, quando  saranno battute  all’asta  per raccogliere fondi per un’iniziativa volta ad avvicinare all’arte ragazzi special needs. Mentre durante Book City, dal 16 al 18 novembre, tutti i giorni alle 16, verrà proiettato il filmato La moda in altro modo presentato nella serata-compleanno (foto in basso).

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