sabato 8 ottobre 2016

INDOVINA CHI VIENE A SCENA



Il grottesco è un genere difficile in tutti gli ambiti, perché ha dei confini rigidi, non lascia spazi di tolleranza. La caduta nel comico facile piuttosto che nel barocchismo volgare sono sempre in agguato. Per questo Mein Teil, al di là del saper catturare l’attenzione, è un’ottima prova. Tanto più che l’autrice, Delia Rimoldi, è partita per la drammaturgia da un fatto di cronaca.  La vicenda di un tedesco che dopo aver attratto a casa sua con un annuncio un uomo, lo ha sedotto, ucciso, cucinato e mangiato in parte. In parte riposto nel congelatore. E tutto con la vittima consenziente, come è stato provato dalla videoregistrazione trovata. La  scena è 
                 piccola, come  piccolo è lo spazio teatrale Dilà, a Milano, dove è in cartellone da ieri fino a domani. Sufficiente però a ospitare gli elementi determinanti della narrazione: la vasca da bagno dove il  morto viene lasciato  dissanguare, un abbozzo di cucina con un imponente frigorifero pronto a ospitare i pezzi del cadavere e un tavolo   a cui siedono ogni tanto Armin il cannibale e Bergen il cannibalizzato, interpretati da Claudio Gaj (nella foto con Delia Rimoldi) e Jacopo Veronese, naturalissimi e convincenti in due personaggi che di reale hanno ben poco. Con loro l’autrice, che è anche regista, nel ruolo della mamma possessiva e incombente di Armin, alle volte vera, alle volte nei ricordi del figlio. Sta a lei inframezzare al racconto di sprazzi di vita vissuta  la fiaba di Hansel e Gretel, con il devastato quadretto familiare, da sempre ossessione del protagonista. Coerente la scelta delle musiche, dai più romantici ballabili alle colonne sonore di horror, dalle note di accompagnamento da documentario allo sketch televisivo, addirittura a un piccolo balletto. Diversi gli oscuramenti totali di scena, non solo per dare un ritmo , ma per allentare la tenzione come certe battute dalla comicità surreale, mai eccessive e fuoriposto. Unico neo: solo due repliche. 

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