Definirlo semplicemente romanzo non sembra giusto, gli si toglie molto, ma chiamarlo romanzo storico potrebbe essere azzardato. Il principe azzurro di Diego Cugia (Giunti Editore) è una felice sintesi di tutte e due le espressioni letterarie. Racconta la breve e intensa vita di Corradino di Svevia. Un personaggio che molti conoscono in virtù di quella discutibile poesia di Aleardo Aleardi che lo dipingeva "biondo, bianco, beato" e di un unico verso dell’inferno dantesco. Ma pochissimi conoscono i suoi “fatti”, svoltisi nel giro di soli sedici anni.
Con una prima parte da piccolo principe di una delle più importanti famiglie reali, una madre autoritaria e anaffettiva che quando ha solo nove anni lo abbandona nelle mani della servitù, ma fortunatamente anche del famoso Yesuf che lo inizia a pensieri e riflessioni, che gli saranno utilissime per formare il suo carattere e la sua tempra. Nella seconda parte è un sedicenne con la mente di un uomo maturo, che vuole riconquistare le sue terre, ma non per la sete di potere fine a se stessa dei suoi avversari. Ne emerge una figura bella e positiva, di cui è difficile non subire il fascino o innamorarsi. E questo anche grazie al tipo di narrazione che mette insieme fatti e sentimenti in giusto equilibrio tra loro, senza mai eccedere, e soprattutto non lasciando mai che gli uni condizionino la valutazione degli altri. Corradino è una figura vera, realistica, che potrebbe esistere, anzi si vorrebbe che esistesse. Un "principe azzurro" per tutti, non solo per le "Cenerentole". E questo è emerso già in parte anche nella presentazione del libro grazie alle azzeccate domande rivolte a Cugia dalle giornaliste e scrittrici Anna Folli e Valeria Serra. A cui l’autore ha sempre risposto con enfasi, alle volte perfino togliendo la parola alle intervistatrici. A completare la magia della situazione il luogo, The Sanctuary, una vecchia struttura ex deposito ferroviario di Porta Genova riadattato da una community di artisti. E la musica dal vivo di Soulin'duo.
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