Per quanto sia l’adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti Le otto montagne, al Teatro della Cooperativa di Milano da ieri al 29 ottobre, è un’opera a sé, frutto di creatività diverse. Dove ognuno a suo modo ha dato un proprio originale contributo. Tutto poi coordinato dalla regia di Marta M.Marangoni e dalla drammaturgia di Francesca Sangalli. Non a caso l’autore del libro, Premio Strega 2017 da cui è stato tratto anche un film, ha detto in proposito: “Mi piace molto come le mie parole sono distillate e sono contento che la storia sia raccontata in altro modo, che ha più a che fare con la memoria”.
La storia è la stessa, quella di Pietro, interpretato da Andrea Lietti, che a 31 anni torna nel luogo di montagna dove ha passato le estati da bambino per vedere il rudere che gli ha lasciato il padre morto da poco. I suoi ricordi del passato si mescolano alle emozioni del presente, tutto dominato da una passione per la montagna ereditata dal padre, con cui il rapporto è sempre stato difficile. La montagna non è solo l’arrampicarsi, il piacere della conquista, la sfida con se stessi, ma è soprattutto la metafora di una vita libera, dove il superfluo non esiste, dove c’è tempo e spazio per pensare. Accanto a Pietro in scena c’è Bruno, interpretato da Giuliano Comin, il ritrovato amico d’infanzia che non è mai sceso in valle, tranne per vedere il mare una sola volta. Parla poco ma quello che dice è pregnante, come lo sono i lunghi silenzi. Con lui e con la sua straordinaria efficienza Pietro rimetterà a posto il rudere. Frasi di tutti i giorni si alternano a considerazioni sulla vita, emerge l’amicizia, la passione per il salire, l’altezza, i silenzi. Silenzi interrotti dalla voce fuori campo di Arianna Scommegna, che cita come "eco della montagna" parole di Mark Twain e Hemingway. Quasi in contemporanea ai movimenti poetici e significativi della performer Alice Bossi che ricava suoni, rumori, vibrazioni, ispirate alla montagna, dalle installazioni sonore di Dario Buccino. Le luci che ricordano l’acqua, il ghiaccio, i sassi sono di Alessandro Barbieri mentre le musiche e le canzoni, tutte originali, sono di Fabio Wolf.
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