La parola resiliente di questi tempi è troppo usata.
Però bisogna saper distinguere quando esprime bene un concetto, come nel caso
di Valli Resilienti. Si chiama così
un progetto per le Prealpi bresciane, affidato alle Comunità Montane della Val
Trompia e della Val Sabbia. Finanziato dalla Fondazione Cariplo, si propone di
ridare vita a zone che si stanno spopolando e rischiano davvero di scomparire. Vitalissime negli anni del boom, per le
industrie collegate alle miniere di ferro, ora sono un insieme di paesi dove la maggior parte delle case sono disabitate, non
esistono o quasi negozi, sono spariti i locali dove ritrovarsi. Basta un
piccolo giro per rendersene conto e capire nello stesso
tempo le potenzialità
del luogo. Il turismo, ovviamente, è tra gli obiettivi. E non certo come soluzione
di recupero. Le attrattive ci sono e soprattutto sono particolari. A cominciare
da una natura generosa, con vegetazione variegata e storie e tradizioni da
raccontare. La possibilità di
camminare per ore nel silenzio completo,
o nel giro di un centinaio di metri scoprire panorami e scorci completamente
differenti o avere intorno specie diversissime di fiori. A mezz’ora dal
traffico della città (Brescia) trovare un rifugio a 1400 metri come il Rifugio Piardi. Punto di partenza per un’escursione impegnativa, ma anche occasione
per una cena o un pranzo con piatti locali, o per scambiare due chiacchiere con
Giacomo Ottelli, il proprietario, con un passato da fotografo. O ancora
sperimentare la naturopatia. Con i
trattamenti di medicina vibrazionale
di Antonella Trombetta che ti aiuta a individuare tra sedici fiori quello per
il tuo equilibrio. Di tutt’altro genere, se non quasi all’opposto, l’esperienza
delle miniere di Pezzaze. Pochi minuti su un trenino guidato dal mitico Ciso,
uno egli ultimi minatori della valle e si è nelle buie gallerie con l’umidità a
90°, l’acqua che scorre e stallatiti
alle pareti. Carla, ottima guida, ti seduce e ti strazia con il racconto della vita
in miniera, dove solidarietà, amicizia e spirito d’avventura sono stati i punti
forti dei lavoratori . E poi c’è il
vecchio borgo di Mondaro con un
inaspettato trompe-l’oeil nella piazza della chiesa (al centro). Accanto, nel
quattrocentesco Broletto, il Museo Orma, acronimo di Officina delle Radici
Museo Archeologico, che in un allestimento curatissimo ed elegante mostra reperti dal neolitico all’epoca romana (in basso).
Con il commento competente, mai pedante,
ma appassionato e trascinante di Fausto.
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