giovedì 4 ottobre 2018

SESSANTOTTO


Sarà forse una delle ultime mostre per i cinquant’anni del ’68, non molto segnalata, ma che vale la pena vedere. “Un grande numero. Segni immagini parole del 1968 a Milano” al Base Milano,  fino al 22 ottobre, è curata  da Isec, istituto per la storia dell’età contemporanea, fondazione creata nel 2002 per “raccogliere, conservare, ordinare e porre a disposizione degli studiosi i documenti atti a ricostruire la vita sociale, politica ed economica dell’Italia contemporanea”. L’esposizione non ha la spettacolarità di altre sull’argomento, non è interattiva, non punta sugli effetti speciali. Ma ha un modo di proporsi  particolare, in quanto  mette l’accento sulla comunicazione e cioè su   

come questo  movimento si è diffuso  nel mondo  e in  Italia.  E’ raccontato da foto, fotocopie di articoli e titoli di giornali, riviste, libri, manifesti, scritte sui muri, striscioni, video. Anche se la mostra non segue un preciso percorso cronologico si apre con gli antefatti o i primi segnali a San Francisco, New York, Praga, Tokyo, poi a seguire in Francia, in Germania. I documenti mettono subito in evidenza come il movimento sia stato globale in tutti i sensi. Si contesta la guerra del Vietnam ma anche il trattamento dei lavoratori nelle fabbriche, si chiede una riforma della scuola, delle università. A manifestare sono gli studenti,gli artisti, gli operai, gli impiegati,gli intellettuali. Molto spazio è dato alla contestazione studentesca di Milano, attraverso gli scatti di Uliano Lucas.  Interessanti, in una sala, i documenti e le foto che descrivono il lavoro dei giovani designer dell’Università Iuav di Venezia, ideatori dell’allestimento della mostra.   

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