venerdì 19 ottobre 2018

CULTURA IN PIAZZA




La conoscono in pochi a Milano, anche se ha avuto un’inaugurazione ufficiale con sindaco, autorità e concerto a seguire. Ed è un peccato, perché Piazza Adriano Olivetti vale proprio la pena di essere vista. Normalmente le nuove piazze sono il prolungamento di un palazzo firmato da un archistar o uno spazio compreso fra edifici di interessante architettura. Piazza Adriano Olivetti, invece, ha una sua identità che non toglie niente alle costruzioni intorno, le valorizza, senza far loro da spalla. Insomma è un piacevole insieme, non nato per caso, ma che rivela un’intelligente progettazione dietro. E fa ancora più piacere che questa piazza sia stata intitolata a un grande imprenditore, un industriale che, non solo è stato uno dei primi a privilegiare la cultura e a dare spazio ad architetti e designer per le sue fabbriche, i negozi e anche i prodotti.  Ma negli anni bui dei padroni delle ferriere si è occupato del benessere fisico e intellettuale dei dipendenti, operai, impiegati e dirigenti. Un esempio d’illuminismo imprenditoriale, forse più riconosciuto all’estero, che in questi momenti di prevalenza del becero è difficile pensare sia esistito. Ritornando alla piazza, si trova in quella ex area industriale intorno alla Via Ripamonti, ora in totale trasformazione. Da un lato c’è un enorme palazzo, la cui presenza è alleggerita dalla sagoma a triangolo e dall’effetto riflettente dei vetri in facciata. Di fronte c’è il retro della Fondazione Prada, una ex distilleria di cui il genio creativo di Rem Koolhaas è riuscito nella ristrutturazione a conservare l’aspetto di archeologia industriale. Interrotto dalla nuova avveniristica torre e dalla palazzina dorata, che con l’aiuto del sole dialoga e gioca con i riflessi del palazzo di fronte. Un terzo lato è uno skyline di fabbriche basse, mentre il quarto continua con un giardino che affianca un nuovo palazzo a gradinate. Quarantacinque alberelli autoctoni della zona nord del Po, che come si vede nel rendering presto saranno più folti, sono disseminati dappertutto, come le panchine in legno e le fontane.  Dal lato della Fondazione Prada c’è un sentiero a zig zag in un prato con erbe e piante selvatiche, volutamente lasciato incolto. A fiancheggiare, invece, il palazzo di vetro e a raddoppiare l’effetto specchio due immense vasche di cui una giallastra, per le erbe intorno. Una scelta quella della vegetazione spontanea e  dell’acqua non assolutamente casuale, ma per raccontare la presenza di fontanili, una volta, in quella zona di Milano.  

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