giovedì 11 ottobre 2018

TI COPRIRO' D'ORO E DI ACCIAIO




S’intitola Gioielli. Dall’art Nouveau al 3D Printing. Ma il libro scritto da Alba Cappellieri, professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al Politecnico di Milano, non è il solito volume sulla storia del gioiello. E non solo per le foto di straordinaria qualità e per la competenza con cui affronta l’argomento vastissimo. Perché, come dice il sottotitolo, parla di quel periodo speciale in cui il gioiello, da oggetto  prezioso per le lavorazioni e i materiali usati, diventa una creazione di design, un’opera d’arte da indossare. Qualcosa insomma dove il valore non è determinato dalla preziosità e rarità delle pietre, o dai carati, ma dalla creatività, dal disegno, dalla lavorazione, soprattutto dalla capacità di essere ornamento prescindendo da oro, platino, gemme. Ed è proprio ai primi del ‘900 che il gioiello diventa sperimentazione. Appunto con l’Art Nouveau. S’incomincia a utilizzare materiali considerati un’eresia nel settore, come le pietre semipreziose invece di diamanti purissimi. Nel periodo Déco, con l’influenza dell’esotismo, il gioiello non è più un pezzo a sé, celebrativo di momenti importanti della vita,  ma diventa un accessorio della persona. Qualcosa che non deve necessariamente essere un dono, ma la donna  può comprare da sola, come una borsa o un paio di scarpe. Il soggetto animale è uno dei preferiti (nella foto in alto la spilla Libellula di Tiffany). Quindi si passa ai bijoux innovativi degli americani di cui l’espressione più significativa è la famosa zip di Van Cleef & Arpels degli anni Cinquanta che chiusa è un bracciale , mentre aperta si trasforma in una collana. Seguono le avanguardie olandesi e inglesi degli anni Sessanta, le estrose creazioni di Paco Rabanne, realizzate in materiali poveri, i gioielli disegnati da architetti che s’ispirano ai loro progetti. O quelli che mettono insieme oro a titanio o ad acciaio inox, come la collana Superleggeri spirale di Giancarlo Montebello(foto in basso). Alla fine l’autrice parla della manifattura in digitale con la stampa 3D, dei nuovi processi creativi e produttivi e introduce anche un glossario. Con un accento preciso su come tutto questo faccia parte di una normale evoluzione e come tecnologia e artigianalità possano continuare ad andare d’accordo, senza problemi di sovrapposizioni o conflitti d’interesse. Il libro, in edizione italiana, inglese e francese,  è edito da Skira.

1 commento:

  1. Brava Luisa, ancora una volta ci permetti di conoscere libri belli e "preziosi" che il ritmo frenetico della nostra folle esistenza spesso ci fa trascurare, quando non ignorare del tutto. Tu li sfogli per noi e ce li illustri con le tue parole lucide e pulite, veri e propri gioielli che ci illuminano.

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