Non soltanto e non da solo. Ci
sono trafori, applicazioni, inserti. Tutti quei dettagli che danno a un abito,
a una camicia, a una borsa, a una scarpa quel qualcosa che fa la differenza. Serve a
farsi notare in una marea di proposte. Emerge dove tutto e il contrario di tutto è stato
sperimentato. Non sempre con esiti fortunati, ma sempre richiamando
l’attenzione. Sulle forme e le linee più di tanto non si può lavorare. La
creatività ha dei limiti. Le gonne per uomo, le lunghezze asimmetriche, le
scollature in eccesso, tutto è stato provato. La novità ormai viene solo dai
materiali. Che, aiutati dalla tecnologia si rinnovano, si reinventano, si
mescolano, si fondono. Non esistono più tessuti invernali o estivi, ci sono
cappotti di tela e bikini di visone. E neanche tessuti da giorno e da sera.
Materiali che trenta anni fa non si sarebbero mai indossati prima delle 8 pm,
popolano il metro alle ore di punta della mattina. Così come sui red carpet il
mimetico diventa un pezzoforte . La tanto nominata contaminazione è al centro
della scena. L’abito nero di Giorgio Armani si movimenta con listelli di tessuti in technicolor. Da Burberry ai maglioni di lana spessa si abbinano pendenti di brillanti fino alle spalle. E con i calzettoni da golf si osano i sandali gioiello. C’è chi come Horo crea
una collezione in cui un elemento in oro 24 carati ne diventa il fil rouge.
Dalla felpa all’abito lungo, dalla giacca allo spolverino. Può essere una
scritta, un intarsio, un ricamo. L’action panting fa scuola ed ecco sulle
sneakers Mizuno1906, con glitter, pennellate di vernice colorata. Moose Knuckles, brand di parka e giacconi a prova di meno 20,
di Winnipeg la citta più fredda del Canada, crea una capsule collection per
Corso Como 10. Il quid identificante è il ricamo con l’alce e la scritta del marchio, rivisto nella grafica del concept store.
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