martedì 13 settembre 2016

RITORNO A PRAGA


E’ una di quelle città che non ha bisogno di un motivo particolare per ritornarci. E non è per i palazzi e le vie piene di storia, ma per quell’insieme di sensazioni, ricordi, contrasti, effetti speciali che si rinnova di continuo. Praga offre sempre

qualcosa di inedito o che ci è sfuggito, e vale il viaggio. Può essere una nuova architettura o un edificio restaurato, ma anche un prato che appare all’improvviso all’interno di un cortile. Due gambe con scarpe e pantaloni che fuoriescono da un muro all’entrata di una galleria d’arte, un teatro all’aperto inaspettato, uno scorcio visto in un film (la capitale ceca è una delle preferite location cinematografiche e non solo per il genere cappa e spada). O un nuovo quartiere che sta sbocciando, come quello nella zona 5, che si attraversa arrivando dall’aeroporto. Per ora poche fabbriche in disuso, sui lati 

        della ferrovia. Da una certa ora del pomeriggio, come per una bacchetta magica, si anima con concerti, mostre, performance. Lo caratterizzano le due auto rosse applicate sulla parete della costruzione principale, il Meet Factory, forse una subliminale citazione della storica insegna del primo Hard Rock Café di Los Angeles. Ma anche nelle zone più turistiche, tra i pezziforti della città, capita di individuare una scritta luminosa mai notata prima, come quella del Museo del ponte Carlo con la data di inaugurazione, ore e minuti compresi, che si può leggere da entrambe le parti, perché perfettamente palindroma. O ancora a pochi metri dalla Cappella di Betlemme, dietro un cancello si apre un piccolo giardino. Preceduta da un’installazione, c’è una galleria d’arte con l’insegna Is architecture sexy? Qui intorno le vie strette e a misura solo d’uomo, brulicano di ristoranti con le cucine più svariate o di locali per massaggi cinesi ai piedi. Sempre dotati di un acquario, in genere in vetrina, dove immergere le estremità per il massaggio con morsi di pesciolini neri. A pochi passi dal Municipio della Città vecchia, con l’ orologio astronomico che ogni ora dalle 9 alle 23 richiama piccole folle, nella via Jilska, Sigmond Freud controlla i passanti dall’alto, appeso a un palo. E’ una delle tante provocatorie opere dell’artista ceco David Cerny. Che se non fosse per la  selfimania potrebbe passare inosservata.

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