Non sono angeli per le strane ali fatte con le
pagine di un libro aperto. Ma per la straordinaria capacità nel loro quotidiano
di provocare un sorriso, stupire, incuriosire, far scoprire un pensiero, ricordare
un pezzo di vita, far tornare a mente qualcuno.
Gli Angels of the world fotografati da Peter Wüthrich (Berna, classe
1962) non
hanno un nome e neanche una vita particolare. Sono uomini, donne,
bambini, adolescenti, vecchi, ragazzi, padri, madri fotografati per strada nel
lungo viaggio dell’artista incominciato nel 2001 a Los Angeles. C’è la giovane
donna che si sporge su Piazza S.Marco a Venezia e ci sono due ragazze con abiti colorati su
una spiaggia qualsiasi. C’è un uomo con cappello sulla baia di S.Francisco e ci
sono due adolescenti che guardano dentro un giardino qualunque. Alle volte i
luoghi sono definiti e identificabili, alle volte potrebbero essere dovunque.
Il contesto alle volte è poetico, alle volte è anonimo, al limite dello
squallido. Ci sono persone belle e brutte, visi intriganti e soggetti dallo
sguardo spento. Gente in movimento e gente ferma, statica o fotografata in un
attimo fuggente, come il papà che tiene per mano la bambina e ha uno sguardo
dolce. Il filo conduttore non è solo quel libro sulla schiena che simula le ali, ma un messaggio, forse
involontario. Che invita a guardarsi in giro,
e cogliere, in giorni comuni, momenti speciali. Gli angeli di Wüthrich sono in mostra
all’Atélier Les Copains di Milano fino al 31 luglio.
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