Non capita spesso che un italiano sia molto stimato all’estero e poco conosciuto in Italia. Specie se si tratta di un pittore che ha affrescato un’intera chiesa in un paese non cattolico. Stiamo parlando di Antonio Moscheni, gesuita missionario, nato a Stezzano, piccolo paese vicino a Bergamo, nel 1854 e di Mangalore, città nel sud dell’India nota per i suoi collegi. Tra cui quello di Sant'Aloysius (foto in basso) dove si trova la cappella di S.Luigi Gonzaga con gli affreschi, per cui Moscheni è stato chiamato il Michelangelo Indiano.
Ma il nome è solo uno dei riconoscimenti che gli sono stati tributati, tra cui il francobollo con un suo quadro stampato dal Governo Indiano . Nato in una famiglia benestante, Moscheni rivela subito il suo talento tanto da essere mandato all’Accademia Carrara di Bergamo, dove rimane qualche anno prima di andare a Roma per studiare i capolavori del Vaticano. A 35 anni, con all’attivo varie opere nelle chiese del Bergamasco, entra nella Compagnia di Gesù prima da laico, poi da novizio. Nel 1898 inizia l’avventura indiana con l’incarico di dipingere la cappella del collegio di Mangalore. Muore nel 1905 a soli 49 anni, a Kochi, qualche giorno prima dell’apertura ufficiale della Cattedrale da lui affrescata. Secondo le testimonianze per la fatica e le condizioni climatiche terribili. Una storia affascinante da cui emerge un personaggio speciale, non solo dal punto di vista artistico, ma soprattutto umano. Questo ha messo ben in evidenza il docufilm Antonio Moscheni il Michelangelo indiano, realizzato dalla giornalista Silvana Rizzi (foto al centro, nella cappella) lontana parente del pittore e presentato a Milano, Forte dei Marmi e ultimamente a Stezzano. Proprio nella casa dove Moscheni è nato e ha vissuto da giovanissimo (foto in alto). Dove vivevano le sorelle a cui dall’India spediva lettere raccontando la sua esperienza, come si apprende nel docufilm. E dove si possono vedere, dopo il sapiente restauro, gli affreschi dell’artista dal tratto riconoscibile nei fiori, nei volti dei piccoli putti, nella scelta dei colori (in alto a sinistra).
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