giovedì 2 maggio 2019

UN'ACCOPPIATA VINCENTE





Sono le due ultime mostre in corso a Milano legate alla Design Week. Terminano tutte e due il 12 maggio e sono tutte e due a Palazzo Reale. Sono The art of Kartell e De Coding Alcantara. Anche se 
entrambe sono promosse dal Comune di Milano e da due importanti realtà del mondo del design, non sono celebrative delle aziende. Sebbene con pezzi famosi l’una e con interpretazioni importanti l’altra, non raccontano la produzione, ma parlano d’arte, della sua evoluzione, dei nuovi linguaggi, delle contaminazioni con la tecnologia. The Art of Kartell, curata da Ferruccio Laviani e Rita Selvaggio, per i settant’anni dell’azienda, è nell’Appartamento dei Principi, prezioso esempio  di abitazione ottocentesca. Qui si confrontano e s’integrano pezzi iconici come sedie, tavoli, lampade, complementi d’arredo con fotografie, video, campagne pubblicitarie, ma anche estratti di film cult. Che a loro volta diventano pezzi di un’installazione. Ogni sala è una sorpresa a tema, non necessariamente didascalico, spesso di fantasia, dove l’immaginazione è sovrana e il filo conduttore sofisticato e onirico. Anche l’ironia gioca un ruolo importante. C’è il bar tutto di vetro con strane creature.  C’è un paio di stivali e due pochette di cui una triangolare, in camoscio verde, che simboleggiano l’Italia con Sicilia e Sardegna. Nelle foto si alternano gli still life o i ritratti di Giovanni Gastel, alle visioni surreali di Giampaolo Barbieri, al perfezionismo di Aldo Ballo, alle Polaroid decostruite di Maurizio Galimberti (due foto in alto).
De Coding Alcantara, a cura di Domitilla Dardi e Angela Rui, è nelle Sale degli Arazzi e non a caso. Gli arazzi, che narrano episodi di Le Metamorfosi di Ovidio, non fanno solo da sfondo, ma  sono il punto di partenza per una decodificazione. Per prendere spunti per una ri-narrazione in quattro installazioni artistiche che utilizzano il materiale Alcantara con le nuove tecnologie. Come la storia di Medea nell’interpretazione della designer olandese Sabine Marcelis, dove gli arazzi, cornici comprese, sono spezzettati in cubi rivestiti di Alcantara, da vedere con gli occhiali 3D (foto a destra).  O la rivisitazione della mini-serra, inventata nel 1829  per trasportare specie botaniche da un emisfero all’altro, dello studio Space Popular di Londra, che racconta  il mito degli Argonauti con l’ausilio degli occhiali di realtà virtuale (foto al centro). Anche qui le occasioni di stupore sono molte, svariate, inattese. L’accensione della curiosità è continua e riceve sempre risposte soddisfacenti. Il gioco e il divertimento è comunque assicurato. Particolare non trascurabile, l’ingresso a entrambe le mostre è libero. 

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