Sono le due ultime mostre in corso a Milano legate alla Design Week. Terminano tutte e due il 12 maggio e sono tutte e due a Palazzo Reale. Sono The art of Kartell e De Coding Alcantara. Anche se
entrambe sono promosse dal Comune di Milano e da due importanti realtà
del mondo del design, non sono celebrative delle aziende. Sebbene con pezzi famosi
l’una e con interpretazioni importanti l’altra, non raccontano la produzione,
ma parlano d’arte, della sua evoluzione, dei nuovi linguaggi, delle contaminazioni
con la tecnologia. The Art of Kartell,
curata da Ferruccio Laviani e Rita Selvaggio, per i settant’anni dell’azienda, è
nell’Appartamento dei Principi, prezioso esempio di abitazione ottocentesca. Qui si
confrontano e s’integrano pezzi iconici come sedie, tavoli, lampade, complementi
d’arredo con fotografie, video, campagne pubblicitarie, ma anche estratti di
film cult. Che a loro volta diventano pezzi di un’installazione. Ogni sala è
una sorpresa a tema, non necessariamente didascalico, spesso di fantasia, dove
l’immaginazione è sovrana e il filo conduttore sofisticato e onirico. Anche l’ironia
gioca un ruolo importante. C’è il bar tutto di vetro con strane creature. C’è un paio di stivali e due pochette di cui
una triangolare, in camoscio verde, che simboleggiano l’Italia con Sicilia e
Sardegna. Nelle foto si alternano gli still life o i ritratti di Giovanni
Gastel, alle visioni surreali di Giampaolo Barbieri, al perfezionismo di Aldo
Ballo, alle Polaroid decostruite di Maurizio Galimberti (due foto in alto).
De Coding Alcantara, a cura di Domitilla Dardi e Angela Rui, è nelle Sale
degli Arazzi e non a caso. Gli arazzi, che narrano episodi di Le Metamorfosi
di Ovidio, non fanno solo da sfondo, ma
sono il punto di partenza per una decodificazione. Per prendere spunti
per una ri-narrazione in quattro installazioni artistiche che utilizzano il
materiale Alcantara con le nuove tecnologie. Come la storia di Medea nell’interpretazione
della designer olandese Sabine Marcelis, dove gli arazzi, cornici comprese,
sono spezzettati in cubi rivestiti di Alcantara, da vedere con gli occhiali 3D (foto a destra). O la rivisitazione della mini-serra,
inventata nel 1829 per trasportare
specie botaniche da un emisfero all’altro, dello studio Space Popular di
Londra, che racconta il mito degli Argonauti
con l’ausilio degli occhiali di realtà virtuale (foto al centro). Anche qui le occasioni di
stupore sono molte, svariate, inattese. L’accensione della curiosità è continua
e riceve sempre risposte soddisfacenti. Il gioco e il divertimento è comunque
assicurato. Particolare non trascurabile, l’ingresso a entrambe le mostre è
libero.
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