S’intitola Gioielli.
Dall’art Nouveau al 3D Printing. Ma il libro scritto da Alba Cappellieri,
professore ordinario di Design del Gioiello e dell’Accessorio Moda al
Politecnico di Milano, non è il solito volume sulla storia del gioiello. E non
solo per le foto di straordinaria qualità e per la competenza con cui affronta
l’argomento vastissimo. Perché, come dice il sottotitolo, parla di quel periodo
speciale in cui il gioiello, da oggetto
prezioso per le lavorazioni e i materiali usati, diventa una creazione
di design, un’opera d’arte da indossare. Qualcosa insomma dove il valore non è
determinato dalla preziosità e rarità delle pietre, o dai carati, ma
dalla creatività, dal disegno, dalla lavorazione, soprattutto dalla capacità di
essere ornamento prescindendo da oro,
platino, gemme. Ed è proprio ai primi del ‘900 che il gioiello diventa
sperimentazione. Appunto con l’Art Nouveau. S’incomincia a utilizzare materiali
considerati un’eresia nel settore, come le pietre semipreziose invece di
diamanti purissimi. Nel periodo Déco, con l’influenza dell’esotismo, il gioiello non è più un pezzo a sé, celebrativo
di momenti importanti della vita, ma
diventa un accessorio della persona. Qualcosa che non deve necessariamente
essere un dono, ma la donna può comprare
da sola, come una borsa o un paio di scarpe. Il soggetto animale è uno dei preferiti
(nella foto in alto la spilla Libellula di
Tiffany). Quindi si passa ai bijoux innovativi degli americani di cui
l’espressione più significativa è la famosa zip di Van Cleef & Arpels degli
anni Cinquanta che chiusa è un bracciale , mentre aperta si trasforma in una
collana. Seguono le avanguardie olandesi e inglesi degli anni Sessanta, le
estrose creazioni di Paco Rabanne, realizzate in materiali poveri, i gioielli
disegnati da architetti che s’ispirano ai loro progetti. O quelli che mettono
insieme oro a titanio o ad acciaio inox, come la collana Superleggeri
spirale di Giancarlo Montebello(foto in basso). Alla fine l’autrice parla della manifattura
in digitale con la stampa 3D, dei nuovi processi creativi e produttivi e
introduce anche un glossario. Con un accento preciso su come tutto questo
faccia parte di una normale evoluzione e come tecnologia e artigianalità
possano continuare ad andare d’accordo, senza problemi di sovrapposizioni o conflitti d’interesse. Il libro, in edizione italiana, inglese e francese, è edito da Skira.
Brava Luisa, ancora una volta ci permetti di conoscere libri belli e "preziosi" che il ritmo frenetico della nostra folle esistenza spesso ci fa trascurare, quando non ignorare del tutto. Tu li sfogli per noi e ce li illustri con le tue parole lucide e pulite, veri e propri gioielli che ci illuminano.
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