Non c’è da stupirsi che sia stato selezionato per il
Festival del Teatro Italiano di New York, il 17 e 18 maggio. E ancora meno che il Teatro Menotti l’abbia scelto per la
seconda edizione del Festival di
narrazioni e contaminazioni. Stria (in scena ieri e oggi a Milano)con
la drammaturgia e l’interpretazione di Claudia Donadoni, la regia di Sergio
Stefini e la supervisione di Marco Baliani, più che uno spettacolo è una performance
artistica di altissima qualità. Lo spunto è un fatto reale avvenuto nei primi
anni del ‘500, anche se le implicazioni sono per certi aspetti, purtroppo, di
grande attualità. In un paese della Lombardia ai confini con la Svizzera, una
ragazza viene stuprata brutalmente. Per stanare il colpevole le donne decidono
di utilizzare Rusina, amica e coetanea della giovane, che viene però accusata di
stregoneria e bruciata sul rogo, appunto come una Stria. Sola sul palcoscenico Rusina-Claudia
racconta la storia alternando dialetti del nord a canzoni, danze, vocalizzi,
grida. Ogni tanto voci fuori campo puntualizzano gli eventi, nell’ italiano
forbito del tempo enunciano editti, condanne, ordini.All’azione diretta si mescolano
flash back inquietanti e angoscianti. In cui emerge tutto l’orrore dei metodi
dell’Inquisizione, la cattiveria sociale, la dolcezza e la disarmante ingenuità
della protagonista. Ottima la scenografia di Massimo Barili in cui le luci
giocano un ruolo fondamentale. Notevoli le musiche originali eseguite dal vivo
da Giovanni Bataloni.
sabato 28 aprile 2018
domenica 22 aprile 2018
FIL ROUGE, ANZI ROSE
Diventa parte
della rivoluzione è scritto sulla pubblicità di un brand
di elettrodomestici che invita all’esperienza a 360° nell’esclusiva tecnologia
del suo forno. Ed è proprio vedere da vicino e nei dettagli le trasformazioni e
coglierne direttamente il racconto rende il Fuorisalone milanese coinvolgente.
Se ne apprezza l’interattività, ma si sente anche l’impotenza di non riuscire a
vedere tutto, con il dubbio di essersi soffermati su qualcosa non così
fondamentale e aver trascurato le novità più intriganti. Rientra nel discorso
della rivoluzione la piccola mostra omaggio Elio
Fiorucci creatività e genio nel
Casello Daziario di Porta Venezia. Le foto
degli anni ‘70 e ‘80 dell’imprenditore creativo e alcuni degli straordinari
oggetti kitsch, diventati pezzi di culto, testimoniano un passo importante
della storia del costume. L’esposizione rientra nel Rainbow District, gruppo di commercianti della zona di Porta
Venezia che credono nella libertà di espressione dell’arte, del design, della
moda e di cui Fiorucci è stato
sicuramente un antesignano e un portavoce. Il
legame tra moda e design continua anche con accostamenti, non sempre così
indovinati, ma che comunque movimentano. Le zone più coinvolte sono Via
Montenapoleone e dintorni, dove Montenapoleone
District ha realizzato una mostra dedicata alle architetture degli anni‘30,
evidenziate dalle opere grafiche dello studio Job (nella foto in alto la facciata dello
storico Garage Traversi).C’è chi come Gucci si limita a presentare la sua
collezione in un contesto a sorpresa (v.foto al centro).E chi come Maryling in Via
Manzoni ospita pezzi d’arte e, per sottolineare la femminilità del suo stile,
sceglie un’artista donna, Anna Godessi. Bottega Veneta propone pezzi
d’arredamento disegnati dal direttore creativo Tomas Maier con la consulenza
per le luci di Osanna Visconti di Modrone. Krizia presenta Horah, installazione
che prende il nome dalla danza popolare di origine israeliana, composta da trenta lampade. A Palazzo Bocconi,
in una scenografia a effetto, da vedere gli Objets
Nomades di Louis Vuitton. In Corso Como nella boutique Anteprima debutto
della Design Collection di MGM. I vetri luminosi di Paola Croci spiccano da
Momomì. Marni con la Vereda continua il suo viaggio nell’artigianato
colombiano. Forse meno entusiasmante degli altri anni House in motion, l’evento organizzato dalla rivista Interni nei
cortili dell’Università degli Studi. Uno strano fil rose lega i gorilla con lampada e i conigli sedia di Stefano
Giovannoni (foto in basso) con il labirinto aereo in filo di policarbonato di Jacopo Foggini,
per interpretare la nuova fragranza di Ferragamo. Da vedere fino al 28 aprile. venerdì 20 aprile 2018
INGINOCCHIATOI A LUCI ROSSE E DESIGN IN 3D
“Cosa fa Kartell?” domanda un quarantenne in tiro.
“Mobili” risponde solerte la signora al suo fianco. “Interessante, devo
arredare casa” replica lui. “Non sono il tuo genere, sono di plastica” ribatte
lei perentoria. La conversazione avviene a Milano nella fila per vedere il
progetto Crossing Generation nel
negozio Kartell. Le persone in coda hanno già passato
un severo sbarramento con
richiesta d’invito e nome in lista, all’entrata pomposamente definita per i Vip.
Per fortuna questo è un episodio isolato. Il pubblico del Fuorisalone sembra
davvero consapevole e interessato nel modo giusto. Nessun ragazzetto fuori
dagli eventi ad aspettare il personaggio,
magari uscito dal Grande Fratello. Niente blogger e influencer che, sfidando
con coraggio il senso
del ridicolo, sfoggiano gli insiemi più improbabili per
farsi notare. C’è desiderio di vedere novità, installazioni intriganti, capire
cosa può portare il domani. Ci può essere la finalità di trovare il divano
giusto, ma anche quella di capire se si può fare qualcosa contro
l’inquinamento, piuttosto che scoprire quali saranno i materiali dei prossimi anni.
In questo senso il Fuorisalone di Zona Tortona e soprattutto il
Superdesignshow, su progetto e direzione di Gisella Borioli, risponde a queste
curiosità. Ci si può divertire con gli
oggetti di Idea come l’inginocchiatoio,
per pregare ma anche per farlo
strano, oppure il box gabbia per bambini troppo vivaci o la culla da
utilizzare come
barca. Si sente esclamare “Che meraviglia!” nel percorso creato
da Caimi Brevetti per mostrare e far sperimentare i suoi pannelli
fonoassorbenti. Ci sono gli oggetti e i giochi di EcoBirdy realizzati in
plastica riciclata(in alto). C’è l’auto di Stahl & Partners che diventa un luogo dove
vivere e lavorare. C’è l’affascinante installazione (al centro a destra) e la mostra di Dassault Systèmes,
azienda giapponese del software di design in 3 D, che affronta il tema
dell’inquinamento. C’è una casa completa
di cucina e bagno, dove ogni oggetto e mobile è made in Italy e scelto da
Giulio Cappellini, direttore artistico di Superdesignshow. E infine,
all’ingresso, c’è una stanza progettata da Elena e Giulia Sella di Design
ByGemini dove tutto, eccetto il pavimento pied-de-poule, è rosa Barbie.giovedì 19 aprile 2018
A MOLTI PIACE GRANDE
Sorprendere è tra gli obiettivi di questo Fuorisalone
milanese, ormai troppo viziato dalle più incredibili installazioni, dalle
performance più discusse, dalle parade più
coinvolgenti. Difficile dire qual è l’elemento che in questo momento è più trainante.
Di certo stupire ha sempre il suo effetto. Per quanto si possa avere un atteggiamento
professionale, difficile restare indifferenti a una costruzione con volumi
geometrici bluette, che troneggia in piazza Gae Aulenti (in alto). E’ Lighthenge, "un raggio italiano nel cielo dell’energia globale", progetto di Edison e Stefano Boeri, che sembra contrapporsi, idealmente, allo Stonehenge di Jeremy Deller. Il king size comunque continua ad avere i
suoi fans. Come può passare
martedì 17 aprile 2018
DESIGN A PALAZZO
Sarà un concetto anni Sessanta, quando la casa chic
doveva avere il pezzo antico fra mobili, allora si diceva moderni. Però il design contemporaneo in una cornice
ridondante e barocca risalta molto di
più che in un’ambientazione essenziale. Forse si guarda meno l’oggetto nei
dettagli, ma l’insieme è più d’impatto, diventa come un’installazione. A Milano
non mancano i palazzi importanti,
sempre più presi d’assalto durante il Fuorisalone. Uno di questi è Palazzo Litta, splendido
esempio di barocco milanese. Nel suo cortile,Il tempietto nel bosco di Asif Khan accoglie i visitatori(foto in alto). Con alti
e stilizzati alberi dai tronchi rossi e senza fronde, in mezzo ai quali, su un
pavimento di marmo bianco, amache invitano al relax. Intorno, sotto il
porticato, i mobili, disegnati da Raffaella Mangiarotti e Ilkka Suppanen per Manerba, spiegano come, con leggerezza e colori pastello, un ufficio può diventare luogo confortevole. E lo dicono con i fiori. Nel giardino accanto, la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, uno dei tanti rappresentanti del Swiss Design a Milano, espone pezzi semplici e lineari, creati da giovani artisti: panche, tessuti, sgabelli, sedie, una vasca. In un allestimento accattivante, mix di razionalismo e fiaba. Nei sontuosi saloni del primo piano ci sono i tappeti annodati a mano con i disegni di Jan Kath, molto richiesti per hotel e boutique e i progetti artigianali di Japan Creative, organizzazione non-profit. Le sfere di Flos omaggio a Lino
Sarfatti, risplendono fra stucchi e dorature (al centro a destra). Come la Leaving room, la casa per viaggiare, progettata da docenti e studenti di Naba. O gli straordinari vetri del turco Nude. Tra questi emerge Concentrics, disegnato da Ron Arad composto da quattro vasi da girare e orientare secondo il desiderio e la luce.
Di grande effetto anche la presentazione di Lasvit,
marchio di vetri della Boemia, che ha scelto per il suo Monster cabaret il Teatro
Gerolamo, storico teatro delle marionette costruito nel 1868 a imitazione della
Scala e restaurato di recente dopo 33 anni di inattività. Al centro della sala,
spogliata dalle poltrone, Independant
enorme installazione di Maxim Velcovski, con appesi 111 schermi televisivi (a sinistra, al centro).Nei
tre livelli di palchi i mostri pensati, immaginati e realizzati in vetro e
cristallo da artisti e designers. Da Daniel Libeskind ai fratelli Campana, da
Alessandro Mendini a Fabio Novembre, Marteen Baas, Stephan Hamel (nella foto in basso i
suoi mostri-bocche). Il tutto con ogni tanto piccoli spettacoli di burlesque
sul palcoscenico.