giovedì 16 giugno 2016

SPLENDORI E MISERIE DELLA CORNICE


Una location particolare invoglia a visitare una mostra, ma non sempre aiuta ad apprezzarla. La scelta di Cartier di ambientare il lancio dell’orologio Drive nel cinquecentesco palazzo Gondi, ambiziosa negli intenti, si è rivelata felicissima negli sviluppi. Merito dell’allestimento di Sergio Colantuoni, che ha escluso ogni possibile confronto giocando su una poetica ironia. Nessun stridore quindi tra la presentazione degli orologi e la vista dall’alto dei 



terrazzi, forse una delle più belle di Firenze, data la vicinanza con il Duomo e palazzo della Signoria e la cornice lontana delle colline (foto in basso).Per evidenziare l’universalità dell’oggetto, Colantuoni ha scelto un gioco di cassetti. E in ognuno ha messo il ritratto di un uomo raccontato dagli abiti, dagli accessori, dalle passioni e dall’orologio, 
diverso solo nel cinturino. Non si può dire lo stesso della mostra Karl Lagerfeld, Vision of Fashion a Palazzo Pitti (fino al 23 ottobre). Nel percorso dallo Scalone del Moro agli Appartamenti degli Arazzi, sono esposte fotografie del direttore creativo sia per campagne su riviste internazionali, sia ispirate alla mitologia, di cui alcune inedite. Per quanto di altissimo livello non riescono a dialogare con le opere intorno (da Tiziano a Rubens, da Velasquez a Raffaello,ecc.) e neppure a  creare un contrasto che susciti emozione. Impossibile  trovare un filo conduttore. Scenografica invece la Sala Bianca, dove nel 1955 ci fu la prima sfilata della moda italiana. Qui pannelli in tessuto leggerissimo con stampate le foto, ondeggiano per tutta la sala evocando una fantomatica passerella. Interessante il ritratto in cornice barocca di Lagerfeld che in una sala sostituisce un’opera in restauro(a destra). E anche il pannello all’ingresso con patchwork di foto. Fantastica la vista dal terrazzo, aperto per l’occasione(in alto a destra). Molti gli allestimenti curiosi sia fuori che dentro Pitti. Come il mini-circo creato dalla Compagnia del denim, dove sotto il tendone campeggia una tigre fatta con pezzi di jeans dall’artista africano Afran (in alto a sinistra). O ancora il cinema anni Cinquanta di Xacus, che per i suoi sessanta anni ha creato una mini-collezione di otto camicie ispirate ai film più cult degli ultimi sessanta anni. Con una serata evento nel cortile di palazzo Budini Gattai e la proiezione di un corto realizzato in collaborazione con l’istituto Luce di Cinecittà.    

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